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Autore: Prue786    31/01/2013    0 recensioni
“Vuoi mettermelo dentro?”
Fu questa la bizzarra domanda che mi fu posta all’improvviso dal ragazzo di fronte a me. [...] Me la sarei potuta cavare con una battuta simpatica [...] ma quello che venne fuori dalla mia bocca fu solo un balbettante “È fisicamente impossibile, sono una ragazza!”
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sogno poco erotico di una notte di inizio inverno

 

“Vuoi mettermelo dentro?”

Fu questa la bizzarra domanda che mi fu posta all’improvviso dal ragazzo di fronte a me.

“Cosa?” Chiesi a mia volta, strabuzzando gli occhi, credendo di aver travisato le sue parole.

Il volto privo di espressione e lo sguardo fisso nel mio mi fecero irrigidire: cosa avrei dovuto rispondere?

Me la sarei potuta cavare con una battuta simpatica o chiedendogli con tatto cosa intendesse; avrei potuto spiegargli che non avrei potuto mettergli nel cervello il mio buonsenso perché negli anni a venire sarebbe servito anche a me, ma quello che venne fuori dalla mia bocca fu solo un balbettante “È fisicamente impossibile, sono una ragazza!” Morsi immediatamente la lingua, maledicendomi per aver lasciato intendere di aver preso sul serio le sue parole, sottolineando la “velata” accezione sessuale.

Il ragazzo inarcò appena un sopracciglio, socchiudendo le labbra, prima di aggiungere, lentamente: “Allora vuoi che te lo metta dentro?” un ghigno distrusse la sua aria imperscrutabile “O vuoi usare un surrogato? Semmai più di uno…”

Deglutii a fatica, la gola secca, sconcertata dalla strana piega che aveva preso la situazione; perché la sessione di studio collettivo in vista dell’imminente esame universitario si era improvvisamente trasformata in una conversazione a sfondo sessuale? E perché il ragazzo simpatico e solare, conosciuto qualche settimana prima, all’improvviso faceva proposte indecenti istigandomi all’uso di materiale sadomaso sulla sua persona?

“Walter, possiamo chiudere questo surreale scambio di… hm… come chiamarle? Confidenze?” Abbassai lo sguardo sui miei appunti afferrando l’evidenziatore con l’intento di riprendere da dove interrotto.

“Ma allora perché siamo qui? Non sono stato invitato con questo scopo?” Il tono piatto e noncurante del giovane mi fece rabbrividire, costringendomi ad alzare nuovamente lo sguardo su di lui.

“Siamo qui, in un’aula studio praticamente deserta, appunto per studiare.” Sibilai fra i denti lanciando uno sguardo intorno e sentendomi sollevata nel constatare che, fatta eccezione per il ragazzo con delle cuffie enormi seduto in un angolo che ci stava ignorando del tutto, eravamo gli unici studenti nell’ampia stanza.

“Perché?” Quello di Walter fu solo un sussurro ma ciò non riuscì a nascondere la sorpresa nella sua domanda.

“Forse…” cominciai, cercando di non urlare “… perché siamo iscritti allo stesso corso di laurea nella stessa università, seguiamo le stesse lezioni di letteratura russa con lo stesso, assurdo, professore e dobbiamo sostenere la stessa, identica, prova d’esame a risposta aperta e siamo venuti qui a decifrare cosa vogliono sapere queste domande assolutamente senza senso?” con un gesto della mano indicai il foglio in bella vista sul tavolo mentre riprendo fiato. “E forse perché ci siamo conosciuti durante una delle lezioni del suddetto professore ed abbiamo convenuto che studiare insieme sarebbe stato più produttivo che impazzire da soli!” scrollai le spalle, accigliandomi, prima di borbottare “E ora riprendiamo o non finiremo mai.” abbassando nuovamente lo sguardo, non riuscendo più a sostenere quello palesemente perplesso di Walter.

“Bene… vediamo di riprendere il filo.” Pensai tra me, scorrendo con lo sguardo le righe scritte sul mio blocco per gli appunti, ma la concentrazione sembrava andata via. Respirai a fondo scuotendo appena la testa, ma il mio cervello continuava a rifiutarsi di capire la frase appena letta.

“Sento il suo sguardo addosso… oddio, non riuscirò più a studiare.” Pensai con una smorfia disperata.

“Walter, Lara, scusate il ritardo.”

Il bisbiglio improvviso mi fece voltare di scatto.

“Ian, finalmente.” Mormorai con un sorriso mentre il ragazzo dall’aria trafelata si lasciava cadere su una sedia, sbuffando.

“Ho fatto tre volte il giro del parcheggio… non so che diavolo sia successo oggi, ma non riuscivo a trovare un buco per la macchina.” Borbottò sfilando il berretto e sistemando alla ben  e meglio i ricci corvini che gli ricadevano sugli occhi.

“Ah, allora è lui che vuole…”

Sollevai gli occhi al soffitto nel sentire la voce di Walter.

“Zitto!” Non riuscii a frenarmi dal gridare, immobilizzandomi subito dopo nel vedermi puntati addosso gli occhi di tutti e due i ragazzi del tavolo “Ehm… scusate…” mormorai spostando rumorosamente la sedia indietro per potermi alzare.

“Lara, che hai? Mi sa che tutto questo studio ti sta dando alla testa, dovresti fare una pausa ogni tanto!” Bisbigliò Ian con un ghigno, muovendo una mano davanti al viso.

Annuii distrattamente e afferrai Walter per un braccio.

“Vieni con me un attimo.”

 

Inspirai profondamente e socchiusi un attimo gli occhi prima di lanciare un’occhiataccia a Walter, appoggiato alla parete.

“Che diavolo ti prende oggi? Hai mangiato qualcosa di strano prima di venire qui?” Domandai con un sorriso nervoso che mi si gelò in viso davanti all’espressione impassibile del ragazzo.

“Non fare la finta tonta, Lara, lo sappiamo tutti e due che…” 

“No!” Sbottai irrigidendomi “No che non lo so!” Digrignai i denti muovendo un passo verso il giovane “Perché non provi a spiegarmelo con parole semplici?”

Walter sembrò perdere un attimo la sua calma irritante e abbassò lo sguardo, sussurrando “Perché sono qui, a studiare con voi?”

“Perché di solito alle persone piace studiare in compagnia e fare amicizia!” Mi uscì fuori senza neanche rifletterci.

“Non ti credo!” Sibilò il giovane imbronciandosi “Sono tutte stronzate!”

“Beh, se la pensi così peggio per te. Per quanto mi riguarda puoi anche andartene.” Sbottai, incrociando le braccia al petto.

Per qualche attimo non si udì altro che il rumoreggiare di Ian che aveva cominciato a sfogliare il suo block notes.

“Lara… cosa pensi di me?” Mormorò all’improvviso Walter, fissandomi negli occhi.

“In che senso?” chiesi con aria dubbiosa.

“Quello che vuoi.”

Inarcai un sopracciglio, confusa, ma continuai “Beh… sei un ragazzo simpatico e allegro… è piacevole stare in tua compagnia.”

“Hm… e poi?”

“Eh? Oh, beh, cosa vuoi che ti dica? Ti conosco solo da qualche settimana!” Socchiusi gli occhi, pensando velocemente “Ecco!” Esclamai esultante “Sei collaborativo e non ti tiri indietro se c’è qualcosa da fare e, boh…” Feci spallucce sperando che gli bastasse come risposta, ma Walter continuava a fissarmi come in attesa.

Allargai le braccia, esasperata “Oh, Walter, cosa vuoi che ti dica?”

“Come mi trovi?”

Inclinai la testa di lato osservandolo più attenzione; gli occhi scuri continuavano a fissarmi, in attesa, a tratti nascosti dalla folta frangia che Walter si lasciava cadere sul viso senza preoccupazioni di sorta. Scesi con lo sguardo sul volto del giovane, sul naso regolare, le labbra sottili e sulla barba appena accennata che gli ricopriva il mento e le mandibole.

Trattenni a stento una smorfia perplessa, soffermandomi appena sul fisico asciutto del giovane “Sei piuttosto carino, se è questo che vuoi sapere.” Mormorai evitando di guardarlo negli occhi.

“Ci usciresti con uno come me?”

La domanda mi fece sospirare “Se non si comportasse come stai facendo tu ora, è possibile.”

“Ne sei davvero sicura?” 

Allargai le braccia, tornando a guardarlo “Walter, non so dove accidenti vuoi arrivare, ma sappi che mi sto innervosendo. Se stai cercando di farmi il filo ti avverto…” sussurrai mordendomi un labbro “Un approccio di questo tipo tende a spaventare le persone, non a incoraggiarle ad uscire con te.”

“Sei spaventata da me?”

Il tono dispiaciuto di Walter mi fece per un attimo pentire di esser stata così diretta.

“Hm… non lo so ancora.” Gli sorrisi lievemente “Ma se continui così mi costringerai a chiamare un medico.”

Il giovane rimase in silenzio prima di stringere le labbra e abbassare lo sguardo “Va bene, ho capito…”

“Possiamo ritornare a studiare, ora, prima che Ian venga a prenderci con le cattive?”

“Sì… sì, certo… scusa se ti ho fatto perder tempo…” Walter si allontanò di colpo dal muro e con poche falcate ritornò al tavolo, sedendosi e riprendendo in mano i suoi appunti, senza dire più nulla. 

“Avete finito di cospirare?” domandò Ian in un sussurro, quando raggiunsi il mio posto.

“Sì e abbiamo deciso di eliminarti…” mormorai con scarso entusiasmo fissando ancora per qualche attimo Walter, prima di dedicarmi nuovamente ai libri.

 

***

 

Fissai il mio pc con aria indecisa prima di premere il tasto d’accensione.

Mi ero ormai convinta che Walter avesse avuto quell’exploit a causa dello stress pre-esame ma evidentemente mi sbagliavo.

Il giorno seguente, a lezione, non ci aveva rivolto la parola, salutandoci a stento salvo poi trascinarmi all’improvviso fuori dall’aula fino ad un angolo appartato.

 

“Prendi questa, forse così capirai.”

 

Mi aveva mollato in mano una chiavetta usb arancione guardandomi con aria ansiosa.

 

“Scusa per ieri, ma tendo ad essere sospettoso nei confronti di chi si dimostra amichevole con me!”

 

Bella coerenza la sua; era il primo ad essere estroverso e chiacchierone, perché diavolo pretendeva che la gente non fosse altrettanto aperta con lui?

Era rimasto a guardarmi con aria indecisa, quasi come se non riuscisse a trovare un modo convincente per ribattere alle mie obiezioni.

“E come avrebbe potuto? Stava continuando a dire stronzate su stronzate!” Borbottai di fronte al monitor, sul quale, in bella vista, un onigiri gigante mi sorrideva da uno sfondo sbrilluccicante.

Scossi la testa e inserii la chiavetta usb: dopo pochi secondi si aprì una finestra.

“Hm… sono dei video…” Fissai le cinque icone e, facendo scorrere il dito sul touchpad, posizionai il cursore su quella con nome “n. 1” cliccando due volte e rimanendo in attesa.

“E quindi?” domandai al portatile mentre il monitor mi rimandava indietro una schermata nera che non sembrava volesse andar via nonostante i secondi stessero scorrendo.

“Ma che cavolo…”

Un gemito sommesso interruppe le mie proteste, lasciandomi sorpresa a fissare il pc, dove la schermata nera si stava schiarendo leggermente.

Che cazzo fai!” Fu l’urlo storpiato che uscì dalle casse.

Ehi, per cosa credi che…

Lo so, idiota, ma aspetta almeno che tutto sia pronto! La telecamera è da tutt’altra parte… razza di maniaco pervertito impaziente.”

Inarcai un sopracciglio allo scambio di battute prima di spalancare occhi e bocca contemporaneamente.

“Walter…” mi uscì in un lamento quando vidi il mio collega di studi in compagnia di uno sconosciuto, entrambi nudi e in atteggiamenti che lasciavano ben poco all’immaginazione.

La mia mano rimase ferma sul touchpad, indecisa se continuare a starsene immobile o chiudere immediatamente il video.

“Va bene…” Pensai mentre i due ragazzi cominciavo un’intensa attività fisica “Ora mi domando e dico: perché a me?”

Le casse del pc non producevano altro che ansiti e gemiti e la cosa sarebbe anche risultata interessante se in quella stanza in penombra, ricoperto di sudore e con il volto sfigurato alternativamente dal dolore e dal piacere, non ci fosse stato un ragazzo che solo due giorni  prima era intendo a studiare con me prima di uscirsene con una domanda infelice ed equivoca.

“Lara? Sei in camera?”

La voce di mia madre mi fece saltare sulla sedia e senza pensarci due volte abbassai con uno scatto lo schermo del pc voltandomi verso la porta che in quell’istante venne aperta.

“Che stai facendo?”

Sentii il battito accelerare “Niente, perché?” Sorrisi a denti stretti cercando a tentoni di abbassare il volume.

“Parlavo con una mia collega oggi, nella pausa caffè…” cominciò mia madre con aria pensierosa, andando a sedersi sul letto e facendomi imprecare mentalmente.                                             

“Mi ha detto che suo figlio è iscritto alla tua stessa facoltà. Liar si chia…”

“Walter…” Mi uscì con voce strozzata “Liar Walter… ancora lui…” Non capii cosa mi rispose mia madre perché la mia mente fu invasa dall’immagine di ragazzi nudi e avvinghiati l’un l’altro.

“Merda…”

 

Arrivai in Ateneo ansiosa e nervosa come se avessi dovuto sostenere un esame di lì a poco. A stento salutai Ian quando lo incrociai in corridoio e, senza tante spiegazioni, afferrai Walter per un braccio, trascinandolo nel vano delle scale.

“Hai visto i video?”

Mi voltai a guardare il ragazzo a quella domanda, pensando di vedergli un’espressione colpevole in viso, ma i suoi occhi non tradirono emozione. Sospirai annuendo “Sì, li ho visti, e avrei due domande da farti.” Mormorai lentamente.

“Ti ascolto.”

“Perché lo fai?”

“Per essere precisi facevo: quei video sono di due anni fa… comunque non saprei risponderti con precisione.” Fece spallucce “Non so cosa mi stesse passando per la testa e prima che potessi rendermene conto stavo facendo sesso con un estraneo davanti ad una telecamera.” Il tono piatto usato da Walter mi fece accapponare la pelle.

“Piuttosto eccitante, direi…” aggiunse con un lieve sorriso, lo sguardo perso nel vuoto.

“Hm… ok…” Cominciai, cercando di riordinare i miei pensieri “Capisco che la gente voglia fare esperienze estreme… ma per me è estremo il bungee jumping. Quello che hai fatto tu è… assurdo!” Sbottai, ma il giovane si limitò a fissarmi prima di stringere le labbra e sospirare.

“E la seconda?”

 “Eh?”

“La seconda domanda che volevi farmi.”

Sgranai gli occhi, sorpresa dalla velocità con cui era stato accantonato il discorso appena accennato.

“Ah, sì…” chiusi un attimo gli occhi “Perché hai fatto vedere quel materiale a me?”

“Mi fido.” Affermò Walter con semplicità.

“Perfetto…” Borbottai scettica “Mi fido… disse quello che vedeva congiure ovunque… dannazione, Walter, sei una contraddizione vivente! L’altro giorno hai continuato a dire cose senza senso e ora dichiari di aver fiducia in me…”

Il ragazzo mosse pochi passi, andando a sedersi sul secondo scalino, abbassando lo sguardo a terra. “Pensavo che in qualche modo tu ed Ian foste venuti a conoscenza dei video… credevo che prima o poi mi avreste chiesto qualcosa in cambio del vostro silenzio e…”

“Che cazzate dici?” Urlai, aspra “Pensi sul serio che una volta scoperta una cosa del genere ti avremmo ricattato? E a che scopo, poi?”

Walter curvò le spalle mordicchiando il labbro inferiore “Io non…”

La voce del giovane andò scemando e avvertii una stretta allo stomaco.

“Ascolta…” cercai di addolcire il tono, avvicinandomi a lui “Non so con che genere di persone  hai avuto a che fare fino ad ora, però… penso che sarebbe meglio se evitassi di fare proposte come quella fatta a me, anche se hai dei sospetti.” Andai a sedermi accanto a lui abbassando ulteriormente la voce “In caso qualcuno dovesse insinuare qualcosa dovresti semplicemente negare tutto.”

Walter annuì in silenzio prima di aggiungere “Quando ho capito che effettivamente non sapevi nulla di quello che avevo fatto ho pensato fosse giusto che sapessi la verità… sentivo che potevo sbilanciarmi ed effettivamente non è stata una cattiva idea.” La sua voce divenne un sussurro ma alzò gli occhi su di me, sorridendo appena.

In quel momento provai per lui un grande moto di tenerezza…

 

 

“Lara?”

La voce di mia madre mi scosse dal sonno; grugnii e mi voltai dall’altro lato, aprendo piano gli occhi.

“È domenica, voglio dormire…” pensai coprendomi la testa con le coperte, prima di venir chiamata di nuovo.

“Che palle.” Sbottai tirandomi lentamente a sedere sul letto “Che c’è?” urlai a mia volta con voce rauca; passai una mano sul viso e inspirai a fondo prima di sbadigliare. 

Mi guardai pigramente intorno e feci una smorfia notando la pila di libri sulla scrivania.

“Devo finire di leggere gli appunti…” mormorai prima che un pensiero improvviso mi facesse spalancare gli occhi.

“Un sogno…?” domandai a me stessa fissando il piumone stropicciato “È stato solo un sogno.” Questa volta ne avevo la certezza e senza riuscire a fermarmi cominciai a ridacchiare.

“Santo cielo, Lara! Che razza di subconscio perverso hai?” Scossi la testa continuando a sorridere “Come diavolo avrò a fatto a sognare una roba del genere? Walter, poi! Da dove è uscito fuori? Non conosco nessun Walter, io!” Annuii con fermezza e sospirai nel sentire nuovamente la voce di mia madre. 

“Lara, sei sveglia?”

“Se non lo fossi non potrei risponderti.”

“Ho bisogno urgente di alcuni documenti, prendo in prestito la tua chiavetta, quella arancione.”

Annuii distrattamente “Certo, basta che ritorni alla base quanto prima…” Feci per stendermi di nuovo prima che una stretta allo stomaco mi immobilizzasse “Io non ho nessuna chiavetta di quel colore.” Mi sentii invadere dal panico, sorridendo nervosamente “Non può essere, giusto? Io non conosco nessun… MAMMAAA!!!”

   
 
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