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Autore: neurodramaticfool    01/02/2013    8 recensioni
Cosa succederebbe se Thor, Loki & co vivessero nel nostro mondo, conducendo in tutto e per tutto un'esistenza come la nostra?
E cosa succederebbe se i due ragazzi scoprissero non solo di non essere fratelli ma di essere anche dei?
E se, oltretutto, ci fosse qualcosa di più oltre al legame che lega due fratelli?
Se Loki, scappando da casa, incontrasse un Chitauro poco ben intenzionato?
Non vi resta che leggere questa storia per saperlo.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frigga, Loki, Odino, Thor
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Ehilà bel mondo!

Questa FF è un completo esperimento, frutto della sola perversione della mia mente, nonché la prima in questa sezione.

È un AU, quindi non cominciamo a dire “questo non era così” oppure “ehi, ma non è possibile”.

Basta, non c'è da dire altro...ah, no, ecco, ve lo dico da ora. Sei capitoli. Quindi, potete sopportare la lunghezza, credo.

Now, let's go!

 

 

CAPITOLO 1- Happiness' not gonna last

 

Thor piombò nella stanza del fratello, trovandolo steso a leggere, come spesso capitava. Loki alzò lo sguardo, tranquillo, guardando il primo con aria interrogativa e leggermente irriverente.

-Sei pronto? Dobbiamo andare alla partita. Tuonò il biondo.

-Sì che sono pronto, non mi dimentico della tua partita di football, Thor.

-Vorrei farti presente che dovresti giocare anche tu, oggi,- esordì in tono severo il più grande, senza riuscire a smorzare il sorriso che gli nasceva sul viso ogni volta che vedeva il fratello,- credi di poterlo fare? Io voglio che tu lo faccia.

Loki si alzò e raccolse un borsone, sorridendo in risposta, e insieme si avviarono al campo sportivo del liceo.

Non essendo ancora arrivato nessun altro della squadra, lo spogliatoio era deserto. Loki rifletté, mentre si metteva la maglia della squadra e le protezioni, che il suo fisico non era il più adatto a quello sport, per il quale il corpo di Thor sembrava fatto apposta, ma suo fratello si ostinava a dire che la sua magrezza favorisse la velocità. Il più piccolo non disdegnava il football o lo sport in generale, solo che non capiva quelle persone che ne facevano una ragione di vita. Lo trovava divertente e salutare, una cosa da fare ogni tanto, per mantenersi in forma, al contrario di Thor che voleva fare attività fisica dalla mattina alla sera, ma non si sarebbe mai messo sui libri se non fosse stato per il fratello.

La partita iniziò. La squadra avversaria era forte, non ce l'avrebbero mai fatta. Il coach aveva messo in campo anche Loki, ma il ragazzo non credeva di essere adatto al contatto fisico con gli avversari e per questa ragione restava indietro, per evitare che, al fischio, uno degli armadi dell'altra squadra gli piombasse addosso. Mai si sarebbe immaginato che le sorti dell'incontro si sarebbero risolte a loro favore, ottenendo un pareggio quasi alla fine del tempo. Ancora meno probabile per la sua mente era pensare che la palla sarebbe toccata casualmente in mano a lui, che, risalendo dalle retrofile verso la parte superiore del campo, aveva calciato il pallone, segnando i punti decisivi per la vittoria.

 

Dal nulla, si era trovato avvolto tra le braccia possenti di tutti i giocatori del suo liceo, primo tra tutti Thor stesso che continuava a urlare “ve l'avevo detto che era bravo, è mio fratello!”. Si sentiva felice, ricoperto di gloria davanti agli occhi di tutti gli spettatori, al centro dell'attenzione, per una volta. La sua gioia, esagerata, continuò per molto anche dopo che i due fratelli furono tornati a casa.

-Pa',- vociò Thor, come entrarono in casa,- abbiamo vinto, grazie a Loki!

Odino accorse, gli occhiali da lettura in mano, una camicia a quadri che fuoriusciva dai pantaloni. Anche Frigga si affacciò dalla cucina, per vedere cosa accadesse. Il padre disse:

-Figlio mio, mi prendi forse in giro?

-No, no, è vero, verissimo! È arrivato da dietro, tranquillo come sempre, e poi ha calciato la palla. È stato bellissimo!

Frigga intervenne: -Ma lui è sempre bellissimo, Thor, non solo quando fa un punto a football.

-Frigga,- fece Odino,- non tirare fuori le tue frivolezze femminili ogni qualvolta ti va.

Loki e Thor si guardarono, divertiti dai battibecchi dei genitori. Thor portò il braccio intorno alle spalle del fratellino, scuotendolo con affetto, mentre continuava a spiegare al padre come il più piccolo avesse ribaltato le sorti di uno scontro che sembrava già perso. La cena ebbe come argomento solo la partita di football e il punto di Loki. Sia Thor che Odino erano così felici che il padre scelse di premiare il minore dei figli con qualcosa che sicuramente lo avrebbe reso felice.

-Ragazzi miei, domani tutti in montagna per festeggiare!

Loki si illuminò di felicità, Thor un po' meno, ma avrebbe fatto ogni cosa per rendere gli onori meritati al fratellino.

 

Il sole splendeva alto nel cielo e l'odore del legno dei boschi rendeva l'aria carica di sensazioni positive, mentre l'allegra famigliola finiva il picnic nello spiazzo erboso dove avevano scelto di fermarsi. Frigga ripiegò la tovaglia, mettendola nella borsa frigo, insieme alle poche briciole avanzate dal pasto. Odino si distese all'ombra di un albero, leggendo un giornale. Loki si alzò, proponendo al fratello di fare una passeggiata. Thor sbadigliò e rispose che avrebbe preferito una partitella a baseball o qualunque altro sport di squadra.

Il più giovane scoppiò a ridere, sincero, lasciando che l'allegria penetrasse fino al profondo dei suoi occhi verdi.

-Dai, Thor, che ti costa venire a fare una cosa tranquilla e rilassante come una passeggiata? Lo provocò Loki, continuando a ridere.

-E va bene, piccola peste! Vengo a fare una tranquilla e rilassante passeggiata...

 

Si incamminarono tra gli alberi, facendo meno rumore possibile sul terreno ricoperto dal verde dell'erba e del muschio, sebbene fosse quasi estate.

Loki assaporava appieno il profumo della natura e la pace che gli provocava nella mente, nel cuore. Sentiva di appartenere a quell'ambiente, non capiva bene perché. Thor, al contrario, si annoiava abbastanza a vedere il fratello e la sua bella ed elegante figura camminare pacato tra i boschi, fermandosi di tanto in tanto a osservare qualcosa di sconosciuto.

Il biondo, ad un certo punto, rimase più indietro, senza che l'altro se ne accorgesse minimamente, raccogliendo qualcosa da terra e concentrandosi su un'azione da compiere.

 

D'improvviso piombò alle spalle di Loki, atterrandolo con la sua forza e la spinta che si era dato. Il più giovane rotolò più a destra, scansandosi dall'atterraggio del fratello. Thor si accovacciò, con un'aria selvaggia, Loki si rialzò velocemente, lisciando i capelli neri e lucidi col dorso della mano.

Thor tentò di afferrare l'altro, che scivolò dietro a un albero, ridendo. Continuarono per moltissimo tempo, Thor attaccando, Loki schivando astutamente i colpi ormai prevedibili del biondo, girando intorno ai tronchi, saltando sui sassi, abbassandosi o spostandosi leggermente a lato. Infine, Thor restò indietro dalla corsa leggera e spensierata del moro, che si rilassò e si fermò vicino al raccordo dei sentieri. Il più grande arrivò silenzioso alle sue spalle e lo atterrò, restandogli sopra.

-Saresti morto, a quest'ora, fratellino. Sentenziò, serio.

Loki, con un'occhiata, gli fece notare di avere un sasso nella mano e, di colpo, rovesciò le posizioni, trovandosi a sovrastare Thor: -No, tu saresti morto, geniaccio. Loki non poté fare a meno di perdersi negli occhi azzurri del fratello, pensando a quante ragazze dovessero morirgli dietro. Thor, a sua volta, si sorprese a naufragare nel verde degli occhi del più piccolo, sorridendo ingenuamente. Loki era appoggiato col gomito sul petto del fratello, rilassandocisi sopra, come su un comodo materasso, mentre continuava a guardarlo sornione. Sapevano entrambi che sarebbero rimasti in quella posizione anche per sempre. E questa cosa non sapevano spiegarsela. Thor si diceva che era colpa del magnetismo degli occhi smeraldo del più piccolo dei due, ma dentro di sé, una voce lo avvertiva che un'attrazione simile a quella che nutriva per quello sguardo non sarebbe stata lecita nei confronti di un familiare. La sua incoscienza di giovane giocatore di football, però, lo convinceva a ignorare la voce della sua razionalità. Anche se più attento alle cose spirituali, Loki non si spiegava la gelosia che ogni tanto lo prendeva alla sprovvista se vedeva qualche bella cheerleader parlare e flirtare col più grande. Si sentiva molto più tranquillo quando Thor le scacciava con una risposta innervosita e tornava a guardarlo, anche se da lontano, con un sorriso tenero e comprensivo.

L'istinto che li portava sempre vicini, a contatto tra loro, stava avendo la meglio sul loro intelletto. I loro nasi si stavano quasi toccando, mentre le loro labbra, inarcate in sorrisi spensierati, erano a una distanza quasi proibitiva.

Thor spostò il proprio braccio sul fondo schiena del moro, carezzandolo con dolcezza. L'altra sua mano si stava avvicinando alla nuca del fratello, con gentilezza. Loki non staccava gli occhi da quelli del biondo.

-Ragazzi! È ora di andare. Intervenne Odino, rompendo la magia di quel momento, sollevando un sopracciglio nel vedere un moto di disappunto nei tratti del maggiore dei suoi figli.

-Stavamo solo... sentì la necessità di giustificarsi quest'ultimo.

-Giocando,- finì per lui il padre,- esattamente come quando eravate piccoli e vi rincorrevate nel giardino di casa, finendo proprio in questa posizione.

-Davvero? Fece Loki, curioso.

-Sì, Loki. Tuo fratello,- a Loki sembrò che accentuasse apposta la parola fratello- era convinto di vincere, ma tu lo sorprendevi sempre.

 

Si avviarono al posto in cui avevano lasciato la macchina. Durante il viaggio di ritorno, Thor si addormentò e Loki si immerse nell'ascolto del suo iPod, risentendo per l'ennesima volta le canzoni di quei gruppi che amava fino all'osso. Odino e Frigga parlottavano a bassa voce, evitando di farsi sentire dai figli.

-Odino, non credi sia il momento per dirgli che lui e Thor non...

-Frigga, mi sembra che avessimo deciso di aspettare ancora un po', non ribaltiamo le nostre sentenze!

-Ma tu per primo hai visto quanto stiano cambiando le cose tra loro! Hanno un rapporto meraviglioso, sapere la verità potrebbe aiutarli a..

-Frigga! Si stavano comportando come una coppietta di innamorati!

-Appunto, Odino, se solo tu capissi che conoscere il vero li aiuterebbe in questo...

-Sono fratelli!

-E invece no! Ma sono i nostri bambini, perciò dobbiamo renderli sempre felici.

 

A casa, i due fratelli si accorsero di stare morendo di fame e per questo motivo iniziarono a mettere fretta alla madre affinché preparasse più velocemente la cena.

Loki aveva più fame del solito e cercò di ottenere una seconda porzione di carne, ma Thor lo freddò con una gomitata, dicendo che, poiché era più grosso, avrebbe dovuto mangiare di più.

-Ehi, devi sempre infierire sulle mie dimensioni? Guarda che non sono poi così tanto più basso di te, montagna!

-Basso non sarai, anche se è discutibile, essendo tu a malapena un metro e novanta, ma di certo sei magrissimo. Io devo nutrire i miei muscoli.

-I tuoi inutili muscoli! E io dovrei nutrire il mio cervello, ma soprattutto il mio stomaco! Thor, dai, per piacere...almeno facciamo a metà!

-No! Sei piccolo e resti piccolo!

-Mamma!,- se ne uscì il minore, con un'espressione da cane bastonato e una specie di sorriso, misto a un broncio- Perché non posso essere grande e grosso come Thor e mangiare quanto lui?!

Frigga rischiò di affogare con il boccone che stava masticando e così Odino con l'acqua che provava a buttare giù. La donna, recuperando l'uso della parola e della trachea, bisbigliò qualcosa nell'orecchio del marito, il quale annuì con espressione grave.

-Thor, per favore, puoi uscire un momento? Dobbiamo parlare con Loki. Da soli. Disse Odino, con un tono che non ammetteva repliche.

Thor spostò la sedia dal tavolo con violenza, facendola cigolare in modo sinistro, alzandosi in malo modo: -Tutto per una fetta di carne? Potevi farne di più, mamma.

Il padre lo fulminò con lo sguardo, accelerando la sua uscita dal tinello. Quando udirono i suoi passi pesanti per le scale, i due genitori iniziarono il loro discorso. Erano entrambi molto seri, cosa che spaventava Loki alquanto.

Il ragazzo iniziò a temere che potesse trattarsi di un rimprovero per il modo in cui il padre li aveva trovati quel pomeriggio. Si aspettava esattamente quello, a dirla tutta. Si immaginava che gli dicessero che era il momento che si trovasse una ragazze e cose del genere e a quel punto lui sarebbe stato costretto ad ammettere che le cose non stavano in quel modo. I suoi pensieri furono introdotti dalle parole del padre.

-Loki, veramente la tua minore altezza ti fa stare male?

-Papà! Stavo scherzando, con Thor, come al solito...non credere che io soffra di complessi di inferiorità nei suoi confronti, gli sono persino superiore in alcuni ambiti.

-La parlantina è tra quelli, ne sono certo, Loki, ma non è questo il punto. Ti sei chiesto, giustamente, perché tu non sia grande e grosso come lui, no?

-Pa', c'è una risposta a questo: si chiama genetica e un povero monaco di nome Mendel trascorse metà della sua vita a studiarla. Prevede che la trasmissione dei caratteri possa avvenire..

-Loki! Smettila di blaterare le tue sciocchezze scientifiche. Voglio darti la mia, di spiegazioni. Una che ti sembrerà persino più logica delle scoperte di Mendel.

Il ragazzo iniziò a temere veramente qualcosa di drammatico. Una parte di lui avrebbe dato una risposta sarcastica del genere “chiamo l'istituto per il Nobel visto che il DNA non soddisfa più la genetica”, ma qualcosa gli diceva che la questione era molto più seria e complessa. Si rilassò sulla sedia, rovesciando le bianche braccia sul tavolo del tinello. Frigga intervenne con dolcezza:

-Loki, io e tuo padre vorremmo dirti che tu e Thor non siete fratelli.

Il giovane non si scompose minimamente: -Ok, dov'è la telecamera nascosta?

-Nessuno scherzo, Loki. Siamo seri.

Il ragazzo boccheggiò, devastato da una verità che cominciava a farsi strada tra le cellule del suo corpo. Con voce rotta, affannata, la disperazione sul viso, disse: -Adottato? I-i-i-io? Non è vero.

Frigga girò intorno al tavolo per stringerlo e confortarlo. Ma il ragazzo si scansò, il panico negli occhi verdi.

-Vattene! Urlò, disperato.

Frigga si portò una mano alla bocca, spaventata.

-Voi...voi..voi due! Mi avete mentito per diciotto anni! Dovreste provare solo vergogna per quello che avete fatto. Non c'era motivo per non dirmelo da subito! Siete...s-s-siete stati sprege...spregevoli! Io non capisco..

concluse prima di scoppiare in lacrime, la testa tra le mani, un tremore che lo scuoteva da capo a piedi.

Adesso molte cose gli erano più chiare. Il fatto che suo padre stravedesse per Thor e lo ritenesse migliore del più piccolo. L'eccessiva preoccupazione della madre per ogni singolo evento che colpiva Loki. Non erano stati equi nel crescere i loro figli, secondo l'animo ferito del ragazzo, avevano sempre fatto differenze tra i due, preferendo il maggiore al minore chi per un verso chi per l'altro. La diversità fisica, anche, trovava finalmente una risposta. Thor era alto, con gli occhi azzurri, biondo e possente, Loki era comunque alto, ma più magrolino, con i capelli neri, gli occhi verdi e si riteneva molto più brutto del fratello, ignorando che Thor avrebbe voluto esattamente essere come lui.

Loki, ancora tremando e piangendo, si alzò da tavola, con i suoi movimenti pacati e quasi felini, anche quelli opposti al modo di muoversi del fratello, impetuoso e rumoroso. Questa riflessione aumentò non poco la portata dei suoi singhiozzi.

-Loki, piccolo,- esordì Frigga- non prendertela così tanto, noi continuiamo ad amarti come abbiamo sempre fatto!

-Tu, forse, lo hai fatto, ma lui no! Non mi ha mai amato! Non poteva amare qualcuno a lui estraneo! Io sono di un'altra razza, sai, padre? No, aspetta, come devo chiamarti, ora?

-Puoi continuare a chiamarci mamma e papà. Non cambierà nulla. Proseguì la donna, scioccata dal rifiuto che proveniva dal figlio.

-E' già cambiato tutto! E ora, per piacere, lasciatemi andare...ho bisogno solo di restare un po' da solo. Sbottò, chiudendosi la porta alle spalle con foga.

Salì a corsa le scale, singhiozzando, e si buttò sul letto a pancia in giù, inzuppando di lacrime il cuscino. Thor lo sentì arrivare piangendo, una cosa che non tollerava. Nessuno doveva far soffrire il suo piccolo Loki.

-Loki! Che c'è? Fece, entrando con gentilezza.

-Va' via! Sei un sudicio bugiardo..uno strisciante esemplare di menzognere che meriterebbe di bruciare vivo!

-Che ti ho fatto? Loki, io... ho mantenuto tutte le promesse che ti ho fatto! Non sto uscendo con nessuna ragazza...

-Credi davvero che mi importi delle stupide ragazze, sciocco ammasso di muscoli?

-Loki, piccolo mio, che..

-Non sono piccolo! E, soprattutto, non sono tuo! Non sono niente, per te!

-Stupido di un adorabile isterico adolescente, come non sei niente? Tu sei il mio piccolo, amabile, amato e coccoloso fratellino!

Di solito, questa uscita riusciva a sedare tutte le loro liti. Quindi Thor non immaginava affatto cosa potesse rispondergli il moro in quella situazione.

-Vaffanculo, Thor! Continui sulla stessa scia? Non sono tuo fratello, come devo dirtelo?

Thor restò senza parole, ammutolito da quella semplice affermazione.

-C-c-c-cosa blateri?

-Fattelo spiegare. Ma vattene, Thor, voglio stare solo!

-Un solo che non comprende nemmeno me?

-Solo. Io in compagnia di me stesso. Ho bisogno di pensare.

 

Thor si precipitò letteralmente per le scale. Si infilò prepotentemente in cucina.

Odino disse che lo stavano aspettando, Frigga cercò di frenare l'aggressività del marito e del figlio, sebbene si fosse a sua volta sorpresa del fatto che il figlio minore, nel voler stare da solo, avesse comunque consentito l'accesso al maggiore. Thor chiese con cattiveria una spiegazione veritiera e sincera.

Odino narrò al figlio che avevano adottato Loki quando era appena un neonato e che li avevano cresciuti insieme senza dir loro il vero perché temevano di far nascere in loro delle rivalità non necessarie.

Thor sentì montare dentro di sé una rabbia incontrollabile. Iniziò a urlare come un ossesso in faccia al padre, del quale era persino più alto. Si meritò uno schiaffo. Ma a bruciare, più del segno rosso delle dita del padre, era la coscienza di non essere dalla parte della ragione, di non essere lui ad aver diritto di arrabbiarsi così tanto. Quello doveva essere il fratello, rinchiuso in camera a piangere su un letto, come una ragazzina con problemi di cuore.

Thor non riuscì a controllarsi e rovesciò la tovaglia e tutto quanto le stesse sopra per terra, con un gran fracasso. Frigga lanciò un gridolino di terrore, nascondendosi dietro al ben più robusto corpo del marito. Odino, invece, sclese di tentare di imporsi sul violento e impazzito figlio.

-Thor, vuoi calmarti?!

-No! Non ne ho motivo! Voi siete degli sporchi bugiardi, ecco cosa!

Ha preso lezioni dal fratello?! Queste frasi così altisonanti e letterarie non sono nel suo stile, di solito. Pensò Odino, un po' sorpreso, poi disse: -Thor, dovrebbe essere Loki ad arrabbiarsi, non tu.

-VOI AVETE MENTITO A ME QUANTO A LUI! Mi avete illuso che fossimo con lo stesso sangue...mi avete fatto credere che fossimo quasi la stessa cosa. E invece non era così...

senza più energie, si mise a sedere su una sedia ancora in piedi dopo la sua follia distruttiva dei minuti precedenti. Non si spiegava una così grande menzogna. Dopo essersi calmato, chiesta scusa ai genitori per la sua rabbia e abbracciata la madre in lacrime, Thor si accinse a salire le scale e andare a parlare con il fratello.

-Loki, posso? Chiese, prima di spingere la porta. Non sentendo nessuna risposta, pensò che il ragazzo fosse ancora arrabbiato da non voler parlare con lui, ma non aveva intenzione di piegarsi alla volontà di un bambino capriccioso. Così entrò. Restò esterrefatto allo spettacolo che gli si prospettava davanti. Non c'era più nessuno. Non solo, ma alcuni oggetti a cui sapeva che Loki era molto affezionato non c'erano più.

-Loki! Urlò, distrutto. I genitori accorsero in tutta fretta. Trovarono Thor seduto sul letto del fratello e scosso da singulti fortissimi.

-Non c'è! Se n'è andato! Sussurrò, mentre il padre gli si avvicinava, preoccupato, e gli poneva una mano sulla schiena.

-Sta' tranquillo, figlio mio. Sarà andato a schiarirsi le idee con una delle sue passeggiate, sai quanto le tenga in considerazione sotto questo aspetto. Tuo fratello tornerà, non potrebbe mai lasciarti solo.

Ti ama così tanto. Aggiunse tra sé e sé, poi, senza avere il coraggio di esprimere il suo pensiero ad alta voce.

Thor si addormentò sul letto dell'altro, aspettando il suo ritorno per tutta la notte e non dandosi pace per l'accaduto. Era ora determinato a ritrovare Loki, avesse dovuto cercarlo per tutti gli Stati Uniti a piedi. Si rese improvvisamente conto che la sua vita senza di lui sarebbe stata vuota e quasi prova di senso. Aveva un bisogno immenso di abbracciarlo, stringerlo tra le braccia e sussurrargli che non stavano solo giocando, per lui, che ora che sapeva anche che non erano veramente fratelli, avrebbe potuto amarlo come si meritava.

Ma Loki non tornò.

 

Loki, uscito dalla porta principale durante la distruzione delle stoviglie di Thor, si trovò a vagare per le buie strade della sua città, avvolto in un giacchetto di pelle lungo fino al ginocchio, che gli dava un'aria mista tra l'intellettuale e il ribelle. Le sue lunghe gambe andavano senza una meta precisa, seguendo gli impulsi del suo cervello, in realtà ancora perso nelle parole di Odino, ma soprattutto in quelle di Thor. Aveva mantenuto ogni promessa fatta, no? Perché avrebbe dovuto farlo, poi? A un fratello si vuole bene, ma si fanno dispetti, si fa arrabbiare. Mentre lui non mi ha mai fatto arrabbiare se non per pochi istanti prima di stringermi ancora una volta nei suoi abbracci così caldi. Io sono sempre stato uno stronzo con lui, mi sono comportato sempre da ragazzino capriccioso e viziato. Mi perdonerà mai, Thor? Quando e se ritornerò a casa? Non posso farlo, ora. Non posso tornare nel luogo che mi riporterebbe a mente queste ultime ore di felicità estrema e di terribile tristezza. Con quale faccia poi chiederei a Odino di farmi entrare e di accogliermi ancora come un figlio? E se avessero anche capito che oggi con Thor io non stavo giocando e basta. Che un solo istante di più e mi sarei trovato a baciare mio fratello? Che mi sarebbe proprio piaciuto fare una cosa del genere?

Le riflessioni del giovane furono interrotte da una voce mielosa e suadente, che lo riportò alla realtà.

-Dove vai, bel ragazzo, immerso nei tuoi pensieri?

Loki sobbalzò, vedendo davanti a sé un uomo poco più basso di lui ma abbastanza robusto, dal viso gentile e dai morbidi capelli castani che gli scendevano a metà del collo. Il ragazzo deglutì, un po' spaventato e un po' sollevato dal fatto che qualcuno lo avesse fatto tornare con i piedi per terra.

-Sto tornando a casa. Si, ecco, sto proprio tornando a casa. Disse, mentendo, sembrando del tutto naturale.

-Ma che delizioso bugiardo! Hai una carriera come attore, sai? Saresti molto adatto, bello come sei...

-Mi dispiace deluderla, signore, ma ho una ragazza e non sono affatto interessato a lei o a Hollywood. Grazie lo stesso.

-Guardalo! Come sei carino a recitare. Nessuno oserebbe dire che menti, se non sapessi riconoscere alla perfezione le tue vere intenzioni. Bel bimbo, dove stai andando? Ripetè.

Loki si accorse di essere stato incastrato, rendendosi anche conto di essere ormai con la schiena appoggiata a un muro, senza vie di fuga, e non stava giocando con Thor.

-Da nessuna parte. Sono scappato di casa, signore.

L'uomo sorrise, soddisfatto.

-Bene, il mio nome è Thanos. Non sono greco.

-Piacere, L...Luke.

-Sicuro?

-Insinua che non sappia il mio nome?

-Mh, chissà perché avevo avuto questo sentimento, sì, Loki.

Loki rabbrividì. Non ci credeva! Un maniaco sessuale, uno stalker, che cos'era?

-Dove andiamo, Thanos? Chiese, mantenendo un tono determinato e una faccia impenetrabile. Thanos si compiacque della domanda e gli fece strada, infilandosi attraverso una porta che si affacciava sulla strada.

Arrivati nell'ordinato e raffinatissimo appartamento, l'uomo disse che avrebbe preparato all'istante un letto per il ragazzo. Loki aveva paura. Non sapeva cosa sarebbe successo. Sapeva solo che si stavano avverando le preoccupazioni più recondite della madre. E che lui non aveva fatto nulla per evitare quella situazione. Adorabile bugiardo. Non c'era definizione più adatta a me.

Thanos riapparve, in pigiama. Condusse Loki alla stanza, chiudendo delicatamente la porta una volta che ce l'ebbe accompagnato.

Il ragazzo trovò il tutto molto accogliente e decise di smettersi di preoccuparsi, credendo che niente avrebbe potuto farlo stare peggio, quel giorno.

Si svegliò senza essere stato disturbato.

Thanos aveva anche preparato la colazione. Se era un maniaco doveva aver piacere di far le cose con grande stile.

-Buongiorno, niente scuola oggi, dolcezza?

-Primo, dolcezza lo dici a una ragazza. Secondo, se ti ho detto che sono scappato di casa, secondo te vado a scuola a vedere se mio fratello mi riporta a casa?

Thanos rise: -Ieri sera sembravi molto più educato, Loki. Poi, ti dispiacerebbe così tanto incontrare il bel Thor?

-Trovi bello ogni ragazzo? Indagò Loki.

-Direi che chiunque troverebbe bello tuo fratello, no?

-Non saprei... mormorò, un po' colto alla sprovvista.

-Oh, dimenticavo. Tu lo ami.

-Non pensarci nemmeno, lurido pervertito sostenitore e fomentatore di incesti!

Thanos sorrise, malignamente, in modo da far rabbrividire il bel moro.

-Cosa sai della tua famiglia?

Loki non rispose, Thanos continuò: -Dovresti sapere da dove vengono, sai? Perché non è propriamente un posto in cui tutti potrebbero andare...

-Basta! Non ho bisogno di sapere altro su Odino, Frigga e Thor. Non sono la mia famiglia. Non lo sono mai stati. Mi hanno solo saputo mentire.

Loki si alzò e se ne andò. Thanos sorrise ancora una volta. Aveva ottenuto ciò che voleva.

-Ti consiglio solo di leggere un libro. I mortali lo chiamano “Gli Dei Del Nord”... potrebbe risultarti interessante e familiare...

Loki si sbattè la porta alle spalle.

 

 

here we are,

allora, piaciuta? ^^

 

Due appunti: Thanos non sapevo come rappresentarlo, quindi è venuto fuori così..non è che uno può incontrare un Chitauro per la strada!

Poi, il libro non esiste, credo.

 

Ebbene, fatemi sapere todos!

 

Love.

Chiara, neuro o @ItalyLovesPunk (su twitter)

  
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