Crossover
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Autore: Registe    01/02/2013    3 recensioni
Terza storia della serie "Il Ramingo e lo Stregone".
"L’esercito del Grande Satana colpì in modo violento l’Impero Galattico. Non vi furono preavvisi, minacce o dialoghi alla ricerca di una condizione di pace. I demoni riversarono i loro poteri in maniera indiscriminata, non facendo differenza tra soldati e civili, guidati solo da un ancestrale istinto di distruzione. Soltanto la previdente politica bellica dell’Imperatore Palpatine riuscì ad impedire un massacro in larga scala.
-“Cronistoria dell’Impero Galattico, dalla fondazione ai nostri giorni” di Tahiro Gantu, sesta edizione.-"
[dal primo capitolo].
E mentre nella Galassia divampa la guerra, qualcun altro dovra' fare i conti con il passato e affrontare i propri demoni interiori...
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Telefilm, Videogiochi
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ramingo e lo Stregone'
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Capitolo 1 - Decisione estrema




Hadler


L’esercito del Grande Satana colpì in modo violento l’Impero Galattico. Non vi furono preavvisi, minacce o dialoghi alla ricerca di una condizione di pace. I demoni riversarono i loro poteri in maniera indiscriminata, non facendo differenza tra soldati e civili, guidati solo da un ancestrale istinto di distruzione. Soltanto la previdente politica bellica dell’Imperatore Palpatine riuscì ad impedire un massacro in larga scala.
“Cronistoria dell’Impero Galattico, dalla fondazione ai nostri giorni” di Tahiro Gantu, sesta edizione.



L’ultimo ologramma ad accendersi fu quello di Saruman, che apparve con i capelli ancora fumanti e la piastra in mano. L’Imperatore lo congelò con un solo sguardo, e lentamente passò in rassegna gli ologrammi dei suoi Signori Oscuri, che lo osservavano con faccia sgomenta dalle loro postazioni sugli altri pianeti.
Zam era l’unica persona lì dentro, in carne ed ossa, accanto all’Imperatore.
Era stata lei a portargli l’Occhio.
L’Imperatore Palpatine stringeva la piccola creatura per i tentacoli, e quella emetteva confusi suoni di dolore, anche se non bastarono a ridurre la stretta dell’uomo anziano. Anzi, la sua furia era cresciuta nell’attesa.
Quella strana creatura, chiamata Occhio di Zaboera, le era stata consegnata da una strana figura vestita di nero che le si era parata davanti solo una manciata di ore prima, quando stava perlustrando i bassifondi di Coruscant alla ricerca di tracce di attività ribelle. Indossava una maschera sorridente ed impugnava una falce con una naturalezza che era sconosciuta sia ai soldati dell’armata imperiale che alle reclute dell’Alleanza; prima ancora che potesse chiedersi come fosse riuscito a giungerle alle spalle senza che lei se ne accorgesse, la figura le aveva fatto cadere tra le mani quel piccolo Occhio pigolante dalla consistenza gelatinosa. “Per il tuo padrone” le aveva detto con un inchino sarcastico “Da parte del mio datore di lavoro. E stai tranquilla, donna, non è un esplosivo”.
Prima che potesse saltargli alla gola, quello aveva stretto qualcosa nella mano sinistra ed era scomparso.
Peggio, teleportato …
Aveva esaminato l’Occhio di Zaboera in tutti i modi: ne aveva scandagliato la struttura con i dispositivi ad azoto compresso della sua astronave, e ne aveva prelevato un campione di icore che aveva spedito con la massima urgenza ai laboratori chimici di Coruscant, ma nulla di pericoloso era uscito da quei dati. Aveva sondato il suo potenziale magico trasformandosi in Lich per poi assumere lei stessa le sembianze dell’Occhio; solo dopo tutti quegli accorgimenti si era decisa che la piccola creatura non nascondeva alcuna minaccia e l’aveva portata nelle mani del signore della galassia. Durante il viaggio verso la Morte Nera aveva passato in rassegna numerosi filmati forniti dai servizi segreti, ed aveva compreso che il misterioso messaggero con la falce non era altri che la persona mandata dal Grande Satana Baan a prelevare Mistobaan qualche settimana prima. La falce, il sorriso e la maschera erano del tutto identici a quelli del misterioso rapitore del filmato, e questo voleva dire solo una cosa: la famiglia demoniaca non aveva digerito il condizionamento di Mistobaan.
Nella sala del trono della Morte Nera, gli ologrammi si accesero uno dopo l’altro: prima il solerte Tarkin, con l’espressione accigliata di chi era appena uscito da una riunione con i burocrati di Coruscant. Boba Fett, con lo sguardo assonnato di chi era stato svegliato perché in quel momento, su Kamino, era notte fonda. L’immancabile Maul da una stazione orbitante e Dooku con ancora in mano una tazza da the delle baronesse di Hapes. Quando si accese il suo ologramma, di Mistobaan si udì prima la voce e solo dopo comparve la sua figura ammantata, che si prostrò davanti a loro blaterando qualcosa su quanto fosse stato indegno di non aver risposto immediatamente alla chiamata. Con Saruman uscito dal bagno, l’élite dell’Impero Galattico era al completo. Patetici, pensò Zam, mentre l’Imperatore spiegava loro in modo sbrigativo come fosse giunto in possesso dell’Occhio. Se non fosse per il giuramento non sarei qui ad ascoltare le loro chiacchiere idiote.
Quando ebbe terminato le spiegazioni, l’Imperatore si sedette di nuovo sul trono e tamburellò le dita sulla sommità della piccola creatura demoniaca: la pupilla si dilatò fino a raggiungere le dimensioni del bulbo, ed in essa comparve l’espressione accigliata di un demone antico, dalla barba bianca, che Zam indovinò essere il Grande Satana. E, purtroppo, raramente la sua intuizione si sbagliava.
“L’Imperatore Palpatine, suppongo” fece il demone, seduto anche lui su un trono.
“In persona”.
Seguirono alcuni istanti di silenzio, interrotti solo dal ticchettare nervoso della penna del governatore Tarkin lungo la sua scrivania. Il sovrano della galassia restò in attesa. Zam sapeva benissimo che l’uomo anziano non faceva mai il primo passo, né svelava le proprie carte o rivelava qualcosa in più di quello che lui desiderava trapelare. Una pratica vile che le dava il voltastomaco. Era evidente che anche il demone dall’altra parte dell’Occhio si aspettasse qualche frase in più, ma non ottenendo più di quella risposta lapidaria fece un’espressione corrucciata “Io sono il Grande Satana Baan, demone maggiore sovrano della famiglia demoniaca. Ho inviato presso voi umani questo Occhio di Zaboera per comunicarvi la mia ufficiale dichiarazione di guerra”.
Immaginavo che prima o poi sarebbe successo …
“Voi ci avete sottratto Mistobaan, mio Braccio Destro, comandante in capo delle mie schiere e generale del corpo d’armata del Megudan. Lo avete tratto dalla vostra parte con l’inganno, con quella pratica vile e ripugnante che chiamate condizionamento – ed a quelle parole i lineamenti del demone si fecero più duri- Lo costringete a servirvi contro la sua volontà, e quando abbiamo giustamente cercato di portarlo di nuovo nella famiglia demoniaca voi siete giunti nel mio palazzo seminando morte, fuoco e sangue tra la mia gente. Trovo i vostri gesti inammissibili, ed è per questo motivo che d’ora in avanti ho intenzione di scendere in campo con le mie schiere per riprendermi il mio subalterno con la forza, se necessario”.
La donna sussultò. Anni addietro Mistobaan era stato sottoposto al condizionamento dai Membri dell’Organizzazione, degli individui loschi che avevano rapito alcuni membri dell’oligarchia imperiale per utilizzarli in una pratica magica chiamata Invocazione Suprema. Mistobaan, inviato presso di loro dal Grande Satana per fermarli, era stato invece coinvolto in quel processo ed i suoi ricordi erano stati modificati, alterando la sua indiscutibile fedeltà al signore dei demoni con una nuova, artificiale lealtà verso l’imperatore Palpatine. Era stata proprio Zam a porre fine all’Invocazione Suprema; quando però aveva avuto tra le mani l’occasione per ridare a Mistobaan i ricordi perduti e riportarlo dal suo vero sovrano, lei ed il governatore Tarkin avevano deciso invece di mantenergli le memorie posticce ed offrirlo in dono all’Imperatore. Da quel momento il Braccio Destro aveva continuato a crogiolarsi nelle sue menzogne ed a servire l’Imperatore Palpatine con incredibile energia: la donna si era sentita più volte in colpa per quella decisione, soprattutto quando gli altri Signori Oscuri si divertivano alle sue spalle. Ma aveva cercato di inghiottire quella sensazione spiacevole.
L’Imperatore, avvolto nella sua tunica nera, non proferì parola.
“Vi concedo tre giorni” continuò il demone antico, visibilmente irritato da quel silenzio “Consegnatemi Mistobaan in questi tre giorni e annullerò la mia dichiarazione di guerra. Non ho alcun interesse nei vostri mondi. Ma se non lo farete … colpirò i vostri mondi con la furia della famiglia demoniaca!”
I Signori Oscuri si lanciarono sguardi di puro panico; persino Tarkin perse il suo solito sorrisetto glaciale. L’Imperatore fu l’unico a non scomporsi, e da sotto il cappuccio comparve un’espressione quasi divertita. “Interessante …” fece, squadrando il suo avversario “… ma io direi che forse dovremmo interpellare il diretto interessato. Mistobaan?”
“Mio fulgido sovrano! Fonte di ogni gloria ed onore!” disse la creatura incappucciata con un tono di voce che fece vibrare la sala del trono anche se il padrone si trovava a migliaia di parsec di distanza “Quel demone bestemmia! Io? Una creatura del Grande Satana? Io, che sono da una vita il suo più fedele servitore a cui lei ha affidato il Dono? Come può quell’empio demone affermare che io fossi un suo servitore? Mente, sicuramente mente!”
“Mistobaan …”
Un’espressione di pura tristezza attraversò il volto del demone maggiore. Non maschera le proprie emozioni, annotò mentalmente Zam, osservando prima il demone attraverso l’Occhio e poi il suo stesso sovrano, più che mai divertito dalla scena sotto i suoi occhi.
“COME OSI, DEMONE, METTERE IN DUBBIO LA MIA FEDELTA AL GRANDE IMPERATORE PALPATINE! NON VERRO MAI DALLA TUA PARTE, PREFERIREI STRAPPARMI LA CARNE DAL CORPO CON LE MIE STESSE MANI, E NON LO FACCIO SOLO PER RISPETTO DEL DONO DELL’IMPERATORE!” tuonò Mistobaan, ormai in preda alla sua leggendaria arte oratoria, con un dito sollevato in aria. “IMPERATORE, MAI E POI MAI SERVIRO QUESTO EMPIO DEMONE!”
Il sovrano sul trono si limitò a scrollare le spalle “Come vede, Grande Satana, Mistobaan ha deciso. Lungi da me andare contro la sua volontà, non trova?”
Certo, soltanto perché quel poveraccio è condizionato …
Era certa che, se il Grande Satana si fosse trovato in quella stanza e non a migliaia di parsec di distanza, l’Imperatore non avrebbe mai usato quel tono di sfida. Probabilmente il vecchio demone lo avrebbe incenerito con la sua magia, se quello che conosceva di quella razza corrispondeva a verità. Ma la creatura antica non era lì e, sebbene la sua espressione gridasse fuoco e sangue, non poté far altro che commentare con un sospiro “Comprendo. Ma tra tre giorni capirete la gravità del vostro errore, umani. Quando vorrete trattare la resa, contattatemi personalmente con questa creatura”.
L’Occhio di Zaboera si spense a quelle parole. La sua pupilla tornò delle dimensioni normali ed emise qualche piccolo verso inarticolato. Da oltre i loro ologrammi, i Signori Oscuri si scambiarono qualche sguardo perplesso, alternato all’espressione corrucciata del loro sovrano; rimasero così per diversi secondi finché Saruman non espresse il pensiero collettivo “Ohibò, ma quel demone è stupido? Davvero ci dà tre giorni di preavviso?”
Fu il segnale per l’ilarità generale: Boba e Maul iniziarono a ridere all’unisono, ed il loro amico governatore tornò a sorridere in quella maniera irritante che le faceva venire voglia di strappargli i muscoli della faccia e darli in pasto ai rancor. Al conte Dooku per poco il the non andò di traverso, e lo stesso Imperatore aveva uno sguardo compiaciuto come non gliene vedeva da anni. Si accorse di essere l’unica a non trovare divertente quella situazione.
“È evidente che abbiamo a che fare con un demone che non ha la benché minima idea di cosa voglia dire la parola guerra” disse il sovrano oscuro “Crede davvero che in questi giorni di preavviso noi resteremo con le mani in mano in attesa della sua venuta? Beh, penso che dovremo proprio dare una bella lezione a quel demone tracotante. Governatore Tarkin?”
“Sì, Imperatore?”
“Quanti giorni ci vogliono per conquistare un pianeta?”
L’altro sorrise, accomodandosi sulla sua sedia preferita “Se contiamo l’effetto sorpresa … la loro scarsa tecnologia … la loro evidente incompetenza bellica ed un nostro utile membro dei servizi segreti … meno di tre, senza dubbio”.
“Eccellente”.
Zam non parlò. Non ne aveva alcuna intenzione. Nessuno dei Signori Oscuri lì presenti, fatta eccezione per quel condizionato di Mistobaan, si era mai scontrato realmente con i membri della famiglia demoniaca. Lei invece aveva avuto l’occasione di duellare con il loro Cavaliere del Drago e di saggiare sulla propria pelle la sua potenza devastante: aveva raccontato di quello scontro nel dettaglio in più di un rapporto, ma era chiaro che nessuno aveva preso in considerazione le sue esperienze. Peggio per loro, mormorò tra sé. Sono convinti che un attacco a sorpresa basterà a placare l’ira di quella creatura antica.
Come se una flotta di Star Destroyer potesse fare il solletico a quel generale Baran …

Non le sembrava una mossa molto furba. Se la sarebbe aspettata da quei vigliacchi di Saruman e Dooku, non ultimo dal governatore, ma dall’Imperatore … la cosa l’aveva sorpresa. L’Imperatore Palpatine era un essere spregevole e meschino, falso e marcio fino al midollo, in grado di condire qualsiasi sua decisione con diverse gocce di crudeltà. Ma non era uno sciocco. Da quando era stata costretta a porsi al suo servizio aveva imparato che i suoi occhi erano ovunque, ed erano pochi i complotti dei suoi Signori Oscuri che erano sfuggiti al suo attento controllo. Lo aveva visto organizzare centinaia di offensive alle basi dei ribelli e progettare innumerevoli manovre difensive ogni volta che l’Alleanza cercava di sollevare scompiglio nei suoi pianeti, e tutte le volte si era morsa le labbra nel constatare la sua terribile efficienza. Era un giocatore esperto su una scacchiera con oltre mille pianeti e miliardi di abitanti, eppure era sempre uscito vincitore da ogni partita. Per questo motivo quella decisione le sembrava fin troppo affrettata.
Evidentemente questa sfida è inusuale persino per lui. Dopotutto nessuno lo ha mai sfidato così apertamente, pensò, mentre la mente le andava agli scontri con l’Alleanza Ribelle. Ma in fondo le sue decisioni non mi competono.
Non sarebbe stata di certo lei a dargli un suggerimento vincente. Lo odiava come pochissime persone al mondo. Lei combatteva, lui comandava. Fine della questione.
Il sovrano si voltò, ed afferrò l’Occhio di Zaboera che era rimasto sul trono al termine della comunicazione. Dalle sue dita partì un’improvvisa scarica di fulmini azzurrini, l’espressione della sua massima dominazione sul Lato Oscuro, e tutti i suoi sottoposti mandarono un grido di stupore; la piccola creatura mandò un pigolio acuto, di puro dolore, ma dopo qualche secondo la sua agonia terminò e la massa, ormai carbonizzata, cadde lungo le scale che conducevano al trono nero. L’uomo vi si avvicinò, poi la scansò con un piccolo calcio prima che la sua veste ne toccasse la forma ancora fumante. “Trattare la resa, eh?”



Hadler salutò con diversi cenni del capo la folla di demoni che lo accolse quando atterrò sulla occidentale del Baan Palace; dedicò loro meno tempo del solito, borbottando qualcosa agli attendenti più giovani ed entusiasti, poi si affrettò a lunghe falcate verso la sala del trono.
La notizia della sua vittoria sulla flotta dell’esercito di Ringaia aveva fatto rapidamente il giro della famiglia demoniaca, perché anche nei corridoi trovò decine di soldati che si ricomposero il fretta al suo passaggio, mettendo in bella mostra le armi e mostrando espressioni entusiaste; una giovane demone dai capelli lunghi fino alle ginocchia gli offrì una coppa di vino, ma la rifiutò e passò avanti.
Una convocazione del Grande Satana aveva la priorità su qualsiasi cosa.
Sapeva che prima o poi il momento sarebbe giunto. Qualche settimana prima, quando erano finalmente riusciti a liberare Mistobaan, una manciata di umani provenienti da una dimensione sconosciuta aveva raggiunto l’inespugnabile fortezza volante del suo signore ed era riuscita a riprendersi il loro Braccio Destro. Hadler non aveva avuto l’occasione di parlargli, ma dai commenti di Zaboera la situazione era davvero grave: i ricordi di Mistobaan erano stati alterati da qualche sporco e vile trucco degli umani, e adesso era costretto a servirli persino contro la stessa famiglia demoniaca. Preferirei trafiggermi i cuori piuttosto che subire una tale umiliazione, pensò. Quegli umani –o qualunque cosa fossero, l’arcivescovo stregone aveva dei dubbi al riguardo- avevano scatenato una piccola battaglia dentro il cuore stesso della potenza militare demoniaca, e se non fosse stato per il tempestivo intervento di Baran le cose avrebbero potuto prendere una pessima piega.
Ma adesso il Grande Satana intendeva rispondere, altrimenti non avrebbe convocato i cinque generali dei suoi corpi d’armata.
Quando aprì le porte capì subito che la situazione era ben peggiore delle sue aspettative. Il Grande Satana aveva abbandonato il seggio regale ed osservava oltre la finestra, con lo sguardo fermo; decine di schegge di vetro accanto ai bordi della sua veste rossa indicavano che diversi bicchieri erano esplosi per la furia. Ma era l’aura magica del demone anziano a parlare più di ogni altro gesto: l’aria era satura di incantesimi, e la furia che attraversava la mente del suo signore attraversava le sottili maglie della magia e riusciva a fargli ribollire i cuori, il sangue e le vene, lasciando ad Hadler la sensazione di essere stato violentemente colpito allo stomaco. Zaboera, l’arcivescovo stregone, era in piedi accanto al Grande Satana e, proprio come lui, stava accusando in malo modo l’energia negativa proveniente dal signore dei demoni.
Si inchinò. “Grande Satana, perdoni l’attesa”.
“Ringaia non è vicina” disse l’altro “So che hai volato al massimo delle tue forze. Non hai nulla di cui scusarti, generale Hadler”.
Si rialzò, ed andò al posto che gli spettava, tra Crocodyne e Hyunkel. Sentì un commento ironico dalla colonna a cui era appoggiato Killvearn, ma decise di ignorarlo, se questo era il volere del suo signore: l’essere con la maschera quel giorno aveva appoggiato la sua falce al fianco, e teneva impegnate le mani con un mazzo di carte da gioco che mescolava in aria, facendole scivolare dalla mano destra a quella sinistra. Il suo piccolo assistente, Piroro, si divertiva a cercare di acchiapparne una al volo, ma i suoi movimenti erano goffi, lenti e finiva sempre per cadere dalla spalla del suo padrone: quello sembrava divertito dalla scena, nonostante l’espressione severa del Grande Satana sarebbe bastata da sola a congelare quella coppia di buffoni. Ogni volta che li vedeva, Hadler doveva fare un enorme sforzo di volontà per non sbatterli contro una parete e non liquefarli con qualche incantesimo di fuoco: erano esterni, inviati da un misterioso alleato del Grande Satana, e dovevano rispettarli nel limite del possibile. Il demone però era certo che la propria pazienza fosse davvero giunta al limite, specie davanti a quell’atteggiamento irrispettoso durante un concilio di guerra. Un rapido scambio di sguardi con Crocodyne e Hyunkel e capì che anche gli altri due generali erano giunti al limite della sopportazione.
Killvearn non smise il suo ridicolo giochetto nemmeno quando il Grande Satana abbandonò la finestra e si portò al centro della sala, cacciando con fare imperioso un paio di demoni che erano accorsi per pulire il pavimento. “Gli umani non sono disposti a trattare. Questo ci lascia un’unica scelta”.
Guerra. Vendetta. Fuoco e sangue.
“Sono passati oltre tremila anni dall’ultima vera guerra contro gli umani. Allora provenivano dal nostro stesso mondo, adesso sembra che vengano da pianeti lontani di cui fino a pochi giorni fa non sapevamo nemmeno l’esistenza. Ma alcune cose non cambiano …” disse, ed alle sue spalle Zaboera chinò il capo, perso in ricordi lontani “Gli umani conoscono come unica arma l’inganno, e come scudo le menzogne. Hanno catturato il nostro Braccio Destro, e sono offeso personalmente per il modo con cui lo tengono stretto a loro. Nessun membro della famiglia demoniaca, di alcun livello, demone minore o maggiore, può subire questo oltraggio senza che il suo Grande Satana cerchi di impedirlo. Ed è quello che ho intenzione di fare”.
Giusto, pensò Hadler.
“Hanno rifiutato la mia offerta, ma mi atterrò ai patti. Ho concesso loro tre giorni di tempo, e tre giorni saranno. Ma voglio che questo periodo non sia per noi solo un tempo di attesa, ma un modo per preparare il nostro esercito. Ho bisogno della forza di tutti quanti voi”.
Dalle pieghe della tunica estrasse un oggetto metallico che Hadler non aveva mai visto: era piccolo, stava in un pugno del demone, ma quando quello premette alcuni tasti sulla sua superficie esso si illuminò, ed istintivamente il generale fece un passo all’indietro. L’oggetto abbandonò il palmo del Grande Satana ed iniziò a fluttuare davanti a lui come se avesse vita propria: un fascio conico di luce chiara partì verso il soffitto, e vi apparvero strane costruzioni di vetro e metallo. “Questo è quello che gli umani chiamano proiettore olografico; una versione palesemente debole e imperfetta rispetto agli Specchi della Vista …” fece il sovrano “Ce l’ha procurata Killvearn nei suoi spostamenti, e rappresenta in maniera sommaria la struttura del loro pianeta principale, che chiamano Coruscant. Da quello che sostiene Killvearn si tratta di una gigantesca città che occupa un mondo intero”.
“E quelle sarebbero … case?” borbottò Crocodyne “A me sembrano giganteschi alveari di metallo. Solo che nessun insetto civile vi vivrebbe dentro”.
“Gli insetti sono esseri evoluti, generale Crocodyne. Gli umani no. Più aumenta il loro presunto livello di civiltà e più tendono a vivere ammassati l’uno sull’altro, te lo assicuro. Ma questo loro modo di vivere è di fondamentale importanza, perché se da una parte può avvantaggiarci, dall’altra può condurre il nostro esercito al disastro più totale”. Tamburellò le dita nelle immagini luminose, ed alcune parti di queste si ingrandirono; gli enormi edifici si spostavano al suo tocco, ed Hadler ebbe l’impressione di fluttuare realmente nella grande città degli uomini. “So che l’Imperatore non vive qui, ma su un pianeta artificiale che chiamano Morte Nera. Killvearn ha cercato di raggiungerla con le loro navi volanti, ma è più difficile di quello che supponessimo: è un luogo molto sorvegliato, e senza una serie di controlli non è possibile giungerci, nemmeno con l’aiuto dei nostri incantesimi”.
Strano, Killvearn, per una volta i tuoi trucchi da circo non hanno funzionato, eh?
“Per spostarci abbiamo le Pietre Dimensionali che prelevammo a quegli umani poco tempo fa: le ho sperimentate di persona, e possono condurre il loro possessore soltanto se questo conosce con esattezza il luogo che vuole raggiungere. Questo vuol dire che non possiamo spostare la battaglia nella roccaforte dell’Imperatore in persona, ma possiamo lo stesso colpire la sua capitale sferrare in relativamente poco tempo un attacco che gli umani non dimenticheranno facilmente. La coordinazione dei nostri corpi d’armata sarà la chiave della vittoria”.
Hadler si lasciò sfuggire un sorriso soddisfatto: negli ultimi tempi aveva avuto poche occasioni di combattere al fianco degli altri generali, soprattutto perché il movimento di resistenza organizzato dalla principessa Leona si era espanso, e si erano moltiplicati i piccoli attacchi alle loro singole postazioni che avevano richiesto loro di lavorare separati.
Lo Hyakujumadan, il corpo d’armata guidato da Crocodyne, il re degli animali, era stato quello più coinvolto nei piccoli scontri contro gli umani: tutte le belve del loro mondo, dai signori del cielo alle grandi creature sottomarine, rispondevano ai comandi del coccodrillo rosa che annuiva soddisfatto alla sua sinistra. Erano animali, non potenti come i demoni, ma erano ovunque: erano i loro occhi e le loro orecchie, e da quando gli umani si erano resi conto che anche le bestie nei loro villaggi erano leali al Grande Satana li avevano massacrati senza rimorsi. Tra loro vi erano anche i pochi superstiti della nobile razza dei licantropi, ma erano troppo pochi per formare un corpo d’armata autonomo.
Al contrario, poche erano state le perdite subite dallo Yomashidan, il corpo d’armata che rispondeva alla volontà dell’anziano Zaboera, il minuscolo ultimo arcivescovo stregone. Hadler non sapeva bene come definire quelle creature: erano piccole e sfuggenti come il loro padrone, giravano sempre avvolti in minuscoli mantelli ed erano in grado di scagliare incantesimi di qualunque tipo. Zaboera ne era sempre circondato, ed in virtù della sua anzianità non scendeva mai direttamente sul campo, dunque la maggior parte delle forze dello Yomashidan era già pronta alla battaglia.
“Killvearn, che non dispone di un suo esercito, terrà una delle Pietre Dimensionali. Sarà lui a trasportare i vari corpi d’armata”.
Il demone guerriero fece passare lo sguardo tra tutti i presenti in quella sala. Si accorse in quel momento, più che altrove, dell’assenza di Mistobaan. La figura incappucciata era sempre stata un mistero per tutti loro, perché nessuno aveva mai visto le sue sembianze. Da quello che ne sapeva, poteva benissimo non essere un demone. In quel momento mancava la sua voce tuonante in preda alla frenesia da battaglia, e quella riunione senza di lui aveva un sapore strano, amaro. Senza contare l’assenza del Maegudan.
Mistobaan aveva sempre domato le sue armature semoventi con grande maestria: erano gusci vuoti mossi soltanto dalla magia, ma il Braccio Destro del Grande Satana aveva sempre avuto una concentrazione tale da guidarne oltre un migliaio contemporaneamente, anche se era impegnato in qualche scontro contro Dai. Mancavano ovviamente della presenza di spirito e dell’inventiva degli esseri viventi –più di una volta i licantropi di Crocodyne aveva compiuto delle sortite autonome che avevano sorpreso persino il re degli animali- ma rappresentavano la falange più sacrificabile dell’esercito demoniaco, ed il Grande Satana ne faceva grande uso per preservare quante più vite possibile. Mistobaan riusciva persino a farle rigenerare durante le battaglie. Qualche mese prima Hadler aveva provato ad assumere il comando di quel corpo d’armata per vicariare il compagno rapito, ma si era accorto che la sua capacità di controllo su centinaia di quelle armature era scarsa: riusciva a dirigerne un manipolo ristretto, ma oltre le venti unità la sua testa iniziava a martellare.
Non era mai stato portato per governare enormi eserciti.
Il Grande Satana lo sapeva, e gli aveva sempre concesso tutta l’autonomia che desiderava.
La sua attenzione tornò al sovrano: la mappa olografica ingrandiva alcuni punti, in modo particolare la sua attenzione era rivolta alla sommità di quei grandi e soffocanti edifici.
“Sono costruzioni enormi. Non è possibile vedere il terreno una volta in cima ad una di esse. E se quello che Killvearn dice è vero, le strutture economiche, politiche e vitali si trovano più in alto. Questo vuol dire che le nostre truppe di terra potranno essere utilizzate al massimo per creare un diversivo, ma non potranno giungere ai luoghi di importanza strategica”.
Crocodyne fece un passo avanti, con la sua enorme mole che oscurò porzione della mappa. Ad una sua richiesta il Grande Satana cambiò la proiezione della mappa, e questa scese di centinaia di metri fino ad inquadrare quello che sembrava il terreno. Tutti, soprattutto il coccodrillo rosa, si scambiarono espressioni di puro disgusto. “Non è posto per lo Hyakujumadan, questo” borbottò “Con tutta franchezza, Grande Satana, i miei animali perderebbero il senso dell’orientamento, qui. C’è pochissima luce, un terreno fetido … ho il sospetto che anche come diversivo non potranno fare gran che”.
“Lo so, Crocodyne. Ciascuno di voi ha il suo terreno. Per questo ho pensato che sarà il generale Hyunkel ad occuparsi di tenere impegnati gli occhi degli umani”.
Hyunkel, l’unico comandante umano, sorrise.
Un’occasione per Hyunkel, capitano del Fushikidan, di dimostrare il suo valore, eh?
Hadler osservò di nuovo la mappa. Non aveva mai visto una terra così devastata. Non vi era un albero, una pianta, un fiore, nemmeno un sasso o un granello di sabbia: sembrava che la natura non fosse mai esistita su quel suolo. Persino il proiettore aveva difficoltà ad illuminare quelle vie nascoste, oscurate dall’ombra degli edifici che torreggiavano, e le uniche cose che poteva notare erano travi, sacchi, rifiuti accatastati: uno spettacolo degno della depravazione degli esseri umani, e il comandante fu felice di non essere stato assegnato a quella scomoda missione.
Il Fushikidan era la scelta migliore, senza dubbio. Erano guerrieri professionisti, una schiera di cui lui stesso aveva un misto di timore e riverenza; sebbene non fossero al livello della superiore razza demoniaca erano creature che ponevano l’onore e la lealtà ai loro capi più di ogni altra cosa, e condividevano con la famiglia demoniaca l’odio ancestrale verso gli umani.
Un tempo erano stati uomini anche loro. Dopo la morte, però, molti di essi avevano mantenuto un forte contatto con la magia e si erano rialzati: privi di pelle, con i muscoli cadenti, quei morti che camminavano erano stati scacciati dagli stessi uomini di cui un tempo facevano parte e si erano organizzati in modo autonomo. La magia permetteva loro di esistere, ed alla magia obbedivano. All’inizio avevano seguito il Grande Satana per necessità, ma con il tempo –e con una persona valorosa come Hyunkel al comando- avevano offerto con entusiasmo le loro armi alla causa dei demoni. Su quel pianeta metallico, dove anche l’aria si prospettava irrespirabile, una simile potenza era quello che avrebbe fatto al caso loro.
Hyunkel estrasse la spada, proclamando che nessuno dei suoi soldati avrebbe fatto pentire il Grande Satana della scelta.
“Zaboera?” fece il sovrano “Quante unità conta lo Yomashidan?”
Il piccolo demone tremò, come se non si aspettasse una tale affermazione “Oltre trentamila unità, Grande Satana. In questi tre giorni potrei aumentarne …”
“No. È un numero sufficiente. Radunali tutti in questi giorni. Affido a te ed al tuo corpo d’armata il compito di lanciare un’offensiva magica senza precedenti. Non si aspetteranno trentamila maghi in volo nel loro cielo, e questo servirà da lezione a quegli umani: in questi giorni manderà Killvearn con la Pietra Dimensionale ad osservare ancora questi edifici, in modo da concentrare il fuoco sugli obiettivi primari. Non voglio perdere tempo a distruggere ciò che non è vitale”
“I …io?”
“Sì, Zaboera. Tu e lo Yomashidan siete la scelta migliore, in questo frangente”.
Questo è vero. Gli incantatori volanti di Zaboera sono eccellenti per colpire dall’alto. Solo che … lui non è mai stato un demone d’azione … non so quanto …
Si accorse in quel momento che il Grande Satana non aveva nominato il Choryugundan. Baran era dietro di loro, con la schiena appoggiata alla parete e le braccia incrociate: aveva gli occhi chiusi, ma non vi era dubbio che avesse ascoltato ogni sillaba del signore dei demoni con l’attenzione di un drago antico. Il suo corpo d’armata era composto da migliaia di draghi di cielo, terra e mare, e nessun altra guarnigione del loro esercito poteva eguagliarli in potenza e forza. Il Choryugundan era fedele a Baran e solo a Baran. Il Cavaliere del Drago non sguinzagliava mai le sue creature per motivi futili, eppure Hadler sarebbe stato pronto a scommettere che il feroce corpo d’armata volante sarebbe stata la punta di diamante del loro attacco. Lo stesso pensiero doveva aver attraversato la mente dei due generali al suo fianco, perché il coccodrillo chinò la testa e fece per dire qualcosa, quando la mano del Grande Satana si sollevò. “Conosco i vostri dubbi. E li condivido. Ma guardate attentamente …”
La visuale della città alveare cambiò di nuovo: stavolta i palazzi si fecero minuscoli, e la sensazione di essere stati trascinati in alto gli strinse lo stomaco. Ovunque riuscisse a distendere lo sguardo, soltanto enormi costruzioni di metallo si stagliavano davanti a lui; potevano essere infinite per quel che ne sapeva. L’aria tra gli edifici mutò, e si illuminò di rosso.
“L’atmosfera di questo pianeta non è come la nostra. Questi umani hanno distrutto qualsiasi traccia di magia e natura su questo mondo, e l’assenza di piante impedisce la formazione di uno spazio aereo respirabile di grandi dimensioni. Suppongo che abbiano dei dispositivi tecnologici per generare e depurare la loro stessa aria, ma quello che ci interessa è che lo spazio aereo disponibile in questa Coruscant è decine di volte minore del nostro, è giusto una cupola per contenere gli edifici più alti. E per quanto i nobili draghi abbiano una potenza devastante, in un mondo privo di aree terrene per appoggiarsi e di spazi celesti per muoversi si rivelerebbero un vero problema. Potrebbero abbattere numerose di queste costruzioni, non lo metto in dubbio, ma resterebbero comunque privi di uno spazio vitale dove eseguire le loro formazioni aeree. Ecco perché ho scelto lo Yomashidan”.
Era per quel motivo che apprezzava il Grande Satana: era sempre avanti a tutti loro di numerosi passi. La vera potenza di un demone maggiore. Vide il Cavaliere del Drago esprimere la sua approvazione con un cenno d’assenso, anche perché Baran non riteneva glorioso scontrarsi con avversari umani.
Poi sentì che lo sguardo millenario si era poggiato su di lui: “Generale Hadler, in quanto comandante in capo di tutti i miei corpi d’armata, conferisco a te ed al generale Baran il compito più delicato: proteggere Zaboera e tutto lo Yomashidan. Non possiamo progettare un attacco senza pensare che i nostri nemici resteranno a guardare, e da quello che ho potuto vedere durante la loro incursione nel mio palazzo … beh, possono disporre di guerrieri singolari”. Hadler si stava chiedendo quando avrebbero affrontato quel tasto delicato: da quello che sapeva vi era stata una donna che aveva forzato la mano a Baran, obbligandolo alla trasformazione in Ryumajin. E le parole forzare la mano e Baran di solito non stavano nella stessa frase. Se i loro avversari potevano disporre anche solo di una decina di combattenti simili la battaglia avrebbe potuto prendere una piega ben diversa. Ma l’idea di potersi scontrare contro un nemico così abile … il suo sangue demoniaco già ribolliva per la frenesia. “Tu e Baran siete i miei migliori combattenti. Ed oltre a difendere lo Yomashidan avete un altro compito. Recuperare Mistobaan. Vivo e illeso. Forse l’Imperatore commetterà l’imprudenza di mandarlo contro di noi, ed a quel punto lui diventerà la priorità di tutto l’esercito. Combattiamo per lui, non per conquistare i loro putridi pianeti”.
Una vera battaglia.
Centinaia di occasioni di gloria.
Combattere al fianco di Baran.
Recuperare il loro compagno.
Il demone guerriero sentì che quei tre giorni sarebbero trascorsi fin troppo lentamente.
“Certo, però …” disse Crocodyne “… è un peccato non poter usare anche il Maegudan. Le armature di Mistobaan ci impedirebbero centinaia di vittime”.
“E chi ha mai parlato di escludere il Maegudan da questa operazione? Non ho intenzione di lasciare Hyunkel ed il suo Fushikidan da soli a terra, privi di protezione”
“Ma, Grande Satana, senza Mistobaan …”
Da sotto il palazzo, dalla terra su cui la fortezza volante gettava la sua ombra, si sentì un possente tremore. Il Baan Palace oscillò leggermente, e da sotto si sentì un rumore metallico di passi, centinaia, migliaia di passi che si susseguivano con un ritmo regolare, come tamburi di guerra. Hadler non resistette alla curiosità, e si affacciò alla finestra insieme a Hyunkel.
Sotto di loro non si scorgeva traccia del terreno: avanti a loro, fin dove giungeva lo sguardo, a destra ed a sinistra, tutto il paesaggio era diventato di un grigio scintillante, che emanava bagliori color arancio alla luce del sole che verteva al tramonto. Le armature sorgevano dal terreno e con un unico movimento sollevarono in aria le armi come saluto: erano corazze di uomini caduti, alcune avevano perso la lucentezza, ma la maggior parte ricordava la potenza degli esseri viventi che le avevano possedute in passato. Al di sotto degli elmi, vi era il vuoto che contraddistingueva l’armata del Maegudan, la totale assenza di vita che veniva compensata da un controllo magico superiore; alcuni brandivano soltanto spade e lance, ma altri trascinavano armi d’assedio in legno e metallo e nuclei incantati di magia difensiva. Quanti erano?
Non riusciva a pensare ad un numero, ma erano molti di più di quelli che normalmente impiegava Mistobaan, che pure ne mandava in campo quanti più poteva. Mantenere il controllo di tutti quei soldati inanimati richiedeva una concentrazione ed un potenziale magico fuori dal comune. Una concentrazione che solo uno di loro possedeva. Il Grande Satana si sedette sul trono e spense il proiettore olografico.
“Il Maegudan lo comanderò io”.


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Fonte della fan art a inizio capitolo: http://sylphide2.deviantart.com/art/Dragon-quest-Hadora-3-139148164
  
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