Molly Weasley, nata Prewett, aveva perso molte persone amate nella sua vita, ma non aveva mai smesso di cercare la felicità. Perché lei era certa: la felicità sopravviveva anche al dolore più grande.
Guardò
attraverso la tendina, cercando qualcosa nel cortile con lo sguardo,
emozionata.
“Sono
arrivati, Katie! Trattienilo su per qualche minuto poi portalo qui! E'
nella sua stanza!” sussurrò la donna sottovoce.
Katie
salì le scale lentamente, erano così ripide e
poco omogenee che
ebbe paura di inciamparci. Arrivò
davanti alla stanza di George e bussò.
Nessuna
risposta arrivò da dentro.
Aprì
piano la porta, un po' timorosa, col batticuore; ma di lui non c'era
proprio traccia.
“George?” chiamò titubante. Fece qualche passò incerta verso il centro della stanza. Non c'erano nascondigli, a meno che non fosse sotto ad uno dei due letti. Ma non ce lo vedeva George grande e grosso nascondersi lì sotto. O forse si?
Due
mani apparvero dal nulla alle sue spalle e la afferrarono. Una voce
profonda urlò: “L'ho presa capitano! E' la balena
bianca!”
Katie
pizzicò il braccio di George, offesa. Il
mantello dell'invisibilità, non ci aveva pensato. Lui se lo
tolse
apparendo completamente, alto, in forma.
Aveva
compiuto 27 anni, quel giorno.
Il
volto radioso e sorridente si avvicinò a lei e le diede un
bacio
sulla fronte.
“Sai
che scherzo, signora Weasley!” si scusò passando
una mano sul
ventre di lei, incinta di cinque mesi. “Sei una bellissima
balena
bianca!” aggiunse ridendo.
Katie
sospirò rassegnata, ormai si era abituata.
“Che
cosa fai qui?” chiese guardandola con un lampo negli occhi.
“Sei
venuta a irretirmi?” continuò, avvicinandosi a
lei, “vuoi
costringermi a saltarti addosso nella mia vecchia camera da letto?
Depravata!” Ormai
l'aveva presa tra le braccia e adagiata sul letto.
Katie
smise di ridere.
La
baciò con passione, facendo attenzione al suo pancione.
Quando
riuscì a tenerlo alla larga abbastanza a lungo, Katie gli
gridò:
“A
cuccia, George! Mi ha mandato tua madre a chiamarti! Non vorrai che
salga a controllare e ci trovi nudi nel tuo letto?”
George
parve afflosciarsi di colpo.
“D'accordo,”
mormorò lui mogio, “ma stasera riprendiamo da
questo punto!”
Si
diressero in cucina, George davanti per afferrarla se fosse caduta, e
non appena entrarono si sentì un gran boato.
“Sorpresa!”
urlarono varie voci.
Un
esplosione di fuochi d'artificio azzurri esplose nella stanza. Tutti i
Weasley erano riuniti, sorridenti.
Bill
teneva in braccio la piccola Dominique mentre Victoire faceva
capolino dietro le sue gambe. Fleur, bellissima come sempre, era
accanto a loro. Percy, teneva impettito un braccio attorno alla
moglie, Audrey, con in braccio la piccola Molly; Charlie stava
accanto a loro, sempre più segnato dalla vita all'aria
aperta. Ron
teneva in braccio un bambino coi capelli castani e gli occhi azzurri,
sui quattro anni. Hermione al suo fianco aveva stretta al petto una
bambina di poco più grande di un anno, rossa di capelli e
con gli
occhi castani.
Harry
teneva per mano Teddy Lupin, coi capelli rosso Weasley quel giorno.
Ginny teneva il piccolo James tra le braccia, radiosa. Il signor
Weasley alle spalle di sua moglie era ancora più calvo.
Il
piccolo tra le braccia di Ron scappò giù e si
buttò tra le braccia
di George.
“Papà!
Ti abbiamo fatto una sorpresa!” annunciò radioso,
gesticolando. George
gli baciò il collo facendolo ridere.
“Sei
stato bravissimo, Fred! Hai mantenuto il segreto!” lo
adulò Katie
andando a prendere la piccola dalle braccia di Hermione.
La
figlia si aggrappò ai suoi capelli con forza.
“Grazie
per esservi presi cura di Fred e Joanne. La visita è durata
più del
previsto” si scusò con i cognati.
“Allora?
Di che sesso è questo?” chiese Hermione curiosa.
Katie
buttò uno sguardo obliquo al marito.
“E'
un segreto” mormorò con sguardo furbo.
“Dai
George, diccelo!” insisté Ron. L'uomo
lo fissò divertito, schivando le manine di Fred, che
attirava la sua
attenzione.
“Non
lo so nemmeno io, non me l'ha voluto dire” si
scusò lui, “ma
sono aperte le scommesse! Io dico maschio!”
“Questo
è l'ultimo, vero?” chiese dubbiosa Ginny,
guardando l'enorme
pancione della cognata.
“Dovresti
chiederlo a tuo fratello! Pare abbia intenzione di mettere su una
squadra di Quidditch al completo!” sbottò Katie.
“Allora
farai sette figli come ho fatto io!” esclamò
contenta Molly.
“In
realtà, ho cambiato idea” annunciò
George serio. “Meglio
quattordici, due squadre complete. Io farò
l'arbitro!”
Katie
ebbe l'impressione che non stesse scherzando.
“Qualche
bolide deve averti colpito forte durante la crescita, George
Weasley!”
George
le cinse le spalle e le baciò la punta del naso. Il
piccolo Fred tra le sue braccia baciò il nasino di Joanne.
“Su
Katie, il procedimento è divertente, no?” la
punzecchiò.
Katie
arrossì.
Molly
Weasley tirò l'orecchio sano del figlio.
“Non
mettere in imbarazzo Katie! E non dire certe cose davanti ai bambini,
nella mia cucina!” lo sgridò la donnina, che
doveva alzarsi in
punta di piedi per arrivare alla testa del figlio.
“Ahi,
mamma! Così mi si staccherà anche questo!
Sarò buono, promesso!” mugolò lui in
protesta.
Il
piccolo Fred prese a tirare l'orecchio del padre come aveva fatto la
nonna.
“Papà!
Non dire imbarazzo ai bambini in cucina!” sbottò
imitando Molly.
Scoppiarono
tutti a ridere davanti alla faccia seria del bambino. George
fece una finta faccia pentita.
“Sarò
buono, Fred, perdonami!” si lamentò l'uomo facendo
la voce triste. Fred si
sporse e gli stampò un grosso bacio appiccicoso sulla
guancia.
Il
pranzo di Molly fu sublime come sempre. La torta di compleanno era
enorme, ricoperta di glassa blu.
Dopo il
sontuoso pranzo uscirono tutti nel cortile, improvvisando una partita
di Quidditch.
In
realtà 'gli adulti' continuavano a dare fastidio ai bambini,
con la
scusa di insegnar loro a giocare. Fred, svolacchiando di qua e di
là
sulla sua scopa giocattolo, tirò più volte la
pluffa in faccia a
Ron, per sbaglio diceva lui. Katie
lo vide prendere ogni volta la mira col visino concentrato per non
mancare la faccia dello zio.
Joanne
provava incerta e per la prima volta la sua scopa, tenuta per mano da
George, rincorrendo l'altra pluffa in gioco.
Seduta sulla panchina vicina alla porta, Katie sorseggiava un tè. La sua gravidanza le impediva di partecipare. Ma non è che si sentisse la mancanza della Cacciatrice Bell: lì in cortile c'erano un Portiere, due Cercatori, un Battitore, e una Cercatrice-Cacciatrice di Grifondoro. Si sarebbe stupita se i suoi figli non fossero cresciuti col Quidditch nelle vene.
Osservando
estasiata la scena, con troppa felicità nel cuore,
ricordò quella
stessa giornata di cinque anni prima, in cui tutta la sua vita era
cambiata.
Un
piccolo calcetto dentro la pancia la riportò alla
realtà.
Strofinando con amore il ventre ritornò a guardare la
famiglia
giocare in cortile.
“Perché
piangi? Ti senti male?” domandò allarmato George,
avvicinandosi
con Joanne. Katie alzò una mano e si toccò una
guancia, umida.
Non
seppe se avesse pianto ricordando il passato o per i calcetti.
“Si
sentono dei calci, George!” annunciò felice ed
emozionata. Il
marito si accucciò vicino a lei poi appoggiò
l'orecchio sano alla
pancia. Dopo pochi attimi dei piccoli calcini gli bersagliarono il
viso. Ridendo a crepapelle chiamò il piccolo Fred e Joanne
per
sentire il fratellino o la sorellina muoversi.
Fred,
che era troppo piccolo quando era incinta di Joanne saltò su
emozionato, chiamando tutti per sentire i calci.
Katie
si trovò al centro dell'attenzione, bersagliata di domande e
congetture con mani che le poggiavano caute sulla pancia. Ron si
teneva in disparte, rosso. Sembrava volesse sentire, come durante le
altre gravidanze, ma che si vergognasse.
Molly
intervenne a riportare la pace. Avendo
avuto sei gravidanze sapeva bene che tutte quelle attenzioni e quelle
mani invadenti, anche se affettuose, potevano dar fastidio.
“E'
ora di andare, chiudetevi bene nei cappotti. E portate le sciarpe.
Tu, vieni qui a soffiare il nasino!” strillò a
Fred che scappò
via tirando su col naso.
La famiglia al completo scese giù in paese, chiacchierando e ridendo. Il piccolo Fred camminava mano nella mano con George, Joanne stava in braccio a Molly e Katie si reggeva sottobraccio al marito. Arrivarono al cimitero di Ottery St. Catchpole bagnato dal sole. Era un piccolo e suggestivo cimitero di campagna, con molto verde e molti alberi che ombreggiavano le tombe. I primi fiori spuntavano tra l'erba e i rami dando tocchi di colore. Arrivarono alla lapide in fondo, bianca, circondata da meravigliosi girasoli. Sulla lapide era scritto in nero:
Fred Weasley
Figlio e fratello amato
01/04/78-02/05/98
“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni”
Rimasero
tutti in piedi a chiacchierare quietamente davanti alla tomba di
Fred, mettendo regali, cambiando fiori. Molly Weasley aveva un
maglione alla Weasley con una F come ogni anno. La rimpiccioliva con
la magia e la appoggiava insieme alle altre, in un piccolo scrigno
sotto i fiori. Dopo
mezz'ora il gruppo ritornò silenziosamente al cancello.
George
rimase indietro, per chiacchierare con Fred da solo. Katie dava la
mano al piccolo Fred e con l'altra teneva Joanne, in braccio.
Lasciando
un attimo il figlio sistemò meglio la bambina tra le
braccia: il suo
mega pancione non l'aiutava. Quando fece per ridare la mano a Fred
trovò il vuoto.
Suo figlio era sparito. Sapendo benissimo dove cercarlo percorse la strada al contrario, dopo aver avvisato gli altri di incamminarsi.
Fred
aveva manifestato, già dall'anno prima, curiosità
per il
fantomatico zio Fred che andavano a visitare al compleanno del suo
papà. Ovviamente non capiva molto di quello che gli veniva
detto,
perciò continuava a fare sempre più domande.
Arrivata
in fondo un po' affannata, trovò l'uomo coi capelli rossi e
il bimbo
coi capelli castani seduti davanti alla tomba intenti a
chiacchierare.
A volte
lei stessa trovava che suo figlio sembrasse un piccolo Fred in
miniatura, nel sorriso, nei gesti, nella camminata, ma mai come quel
momento.
“Qui
dorme tuo zio. Mio fratello gemello” sentì George
che spiegava
calmo al figlio. La voce profonda scivolava nel cimitero senza
turbare l'atmosfera.
“Cos'è
un gemello, papà?” chiese Fred guardandolo con
occhi identici a
quelli di suo padre. E di suo zio.
“Gemello
vuol dire che siamo nati lo stesso giorno e che eravamo identici. Io
e Fred eravamo uguali in tutto” raccontò ancora al
figlio curioso.
“Anche
lui non ha un orecchio?” chiese sbarrando gli occhi,
incredulo.
Fred
era sempre stato molto interessato alle diverse orecchie di George.
Da quando aveva capito che lui, come tutti, aveva due orecchie, si
era fissato con le orecchie asimmetriche del padre
George
sorrise.
“No.
Zio Fred aveva tutte e due le orecchie.”
“Tu
vuoi bene a zio Fred, papà? Vieni a parlare sempre con
lui.” Fred,
come tutti i bambini, mischiava il passato e il presente, forse
pensando anche che il grande Fred fosse ancora vivo.
“Sì.
Gli voglio un gran bene. Gli racconto tutte le cose che mi succedono
e che non
è qui per vedere.”
Il
piccolo Fred con un faccino deciso si alzò in piedi, si
avvicinò
alla tomba e poggiò le manine sulla lapide.
“Zio
Fred, sono Fred. Papà è un bravo papà,
e mi dice sempre le storie
di te e di lui quando facevate gli scherzi. Io voglio diventare come
te, fare scherzi per far ridere la gente e per far ridere
papà. A
volte lui è triste quando parla di te e piange. Io voglio
che papà
ride e basta” raccontò risoluto il bimbo.
George,
sorpreso, aveva le lacrime agli occhi. Katie,
alle loro spalle, aveva ascoltato tutto senza riuscire a trattenere le
sue. Singhiozzò piano, ma George si accorse di lei; si
voltò e le
sorrise emozionato. Prendendole la bimba dalle braccia la fece
avvicinare.
Per
Katie era la prima volta che si trovava alla tomba di Fred con
George. Era in genere un suo momento privato e non ci si era mai
intromessa.
Lui si
sedette per terra con Joanne, poi aiuto Katie a sedersi piano accanto
a loro.
“Mamma,
tu conosci lo zio Fred?” chiese l'insaziabile girandola di
domande.
“Io e
lo zio Fred siamo amici, grandi amici. Mi piace pensare che sia
merito suo se io e tuo padre ci siamo sposati. Ehi zio Fred!”
continuò diretta verso la tomba, “ce l'ho fatta
alla fine! Ho
sposato tuo fratello!”
George
la guardò sorridente e innamorato.
“Come
puoi vedere, Fred, ci stiamo allargando. Questi sono i nostri figli e
presto ne avremo un altro!” esclamò entusiasta
l'uomo guardando i
suoi tesori.
Katie
deglutì nervosa. Quello
era un buon momento.
“Ne
avremo due” mormorò fiocamente.
George
la guardò incredulo, emozionato e sorpreso nello stesso
istante.
Guardò
prima il viso di lei, poi la pancia, poi ancora il viso, la tomba di
Fred poi di nuovo la pancia. Saltò
su con un ruggito di gioia, alcuni visitatori si girarono increduli a
guardarli, poi sollevò Katie piano e l'abbracciò,
Joanne in mezzo a
loro che ridacchiava.
Due
gemelli.
Era
rimasta sorpresa anche lei quando la Guaritrice gliel'aveva detto, ma
non c'erano dubbi. Due cuori e due battiti. Il sesso era sconosciuto.
Fred saltellava su e giù anche se non aveva capito nulla,
strillando.
“La
Guaritrice dice che c'è una percentuale molto bassa che
siano
gemelli identici come voi due. Quello è in genere un fattore
ereditario nel ceppo femminile. Non è escluso che possano
essere
diversi tra loro e di sesso diverso” si scusò lei.
Ma
George non ascoltava, non importava. Avrebbe avuto due gemelli. Due
figli in un colpo solo, da amare. Amava sempre di più Katie.
“Mi è
sembrato giusto dirlo a te e Fred insieme, prima di tutti gli
altri”
continuò lei.
Rimasero
lì a chiacchierare per un po', scegliendo i nomi,
immaginando le
possibili combinazioni, l'aspetto.
Tutto
sotto lo sguardo amorevole dello zio Fred che era, ed era sempre
stato, un elemento chiave di quella famiglia. Era nel loro cuore,
sempre.
Arrivarono
alla Tana che il sole era già tramontato e finalmente
diedero la
notizia alla famiglia. Molly
si commosse davvero tanto e non riuscirono a farla smettere di
singhiozzare per tutta la sera; George l'abbracciava e le dava pacche
affettuose sulla schiena.
Katie
prese la mano di Ron e gli fece sentire i calcini dei suoi nipoti.;
il giovane, con le orecchie rosse, sorrise quando sentì i
colpetti,
prima nervoso e poi entusiasta. Passò la sera a raccontarlo
a
Hermione. La
giovane le disse che se Ron voleva un figlio subito era tutta colpa
sua. Poi l'abbracciò grata.
Quattro
mesi dopo, in Agosto, nacquero il piccolo Gideon e la piccola
Felicia; il maschietto era identico a George, nei colori e nel viso,
la femmina aveva i capelli e gli occhi castani come la madre.
George
li strinse a sé felice quella sera di fine Novembre, appena
tornato
dal lavoro extra, poi li mise nei lettini, dando loro un bacio della
buona notte. Raggiunse
Katie, addormentata profondamente nel loro letto, sfinita dai
gemelli. Si
infilò sotto il lenzuolo e si accoccolò vicino a
lei, cercando di
non svegliarla, ma il suo istinto di mamma ormai la faceva sobbalzare
per qualsiasi cosa.
Si tirò
su allarmata.
“E'
tutto a posto. Dormono tutti, ritorna a dormire pure tu”
sussurrò
stringendola in un abbraccio rassicurante, mentre le strofinava la
schiena.
“Oh,
George, ti prego moltiplicami” blaterò Katie
assonnata, infilando
il viso nell'incavo della spalla di lui, inalando il suo profumo.
“Credevo
l'avessimo già fatto” ridacchiò lui,
alludendo ai figli.
“Intendevo
dire sdoppiami, triplicami. Sono sfinita” lo
rimproverò senza
molta convinzione.
“Oh,
mi piacerebbe. Un Harem di Katie. Allettante!”
Katie
lo pizzicò piano sul braccio mentre lui le dava un bacio
sulla
fronte.
“Sei
un idiota, George!”
“Ti
amo anche io” ribatté l'uomo divertito.
“I gemelli ti hanno
fatto dannare?”
“Non
molto. A parte il fatto che se piange uno piange anche l'altro son
molto buoni, sul serio. Se non fosse per Fred!”
raccontò Katie.
“Ha trovato la bacchetta di Zio Fred nel cassetto del tuo
comodino
e ha colorato i capelli di Gideon di castano e i suoi di
rosso!”
“Non
c'è nulla da ridere!” disse, visto che George era
scoppiato in una
gran risata.
“Scusami.
Vuoi che ci parli?” domandò l'uomo cercando di
contenere le risa.
“No,
l'ho già fatto io. Gli ho detto che non deve essere geloso
dei suoi
fratellini, perché io e te li amiamo tutti alla stessa
maniera. Pare
che si sia accorto che dedichi molte attenzioni ai gemelli.”
George
sospirò nell'oscurità della camera, riflettendo.
“Domani
sera uscirò prima dal negozio e passerò un po' di
tempo con Fred”
concluse, contento della soluzione. Il
piccolo entrò nella loro camera in quel momento, facendo
entrare la
luce del corridoio dallo spiraglio della porta.
I suoi
capelli erano di nuovo castani, per merito di Katie.
“Mamma?
Posso dormire con voi?” domandò piano mentre stava
ai piedi del
letto, torcendo un angolo del suo pigiamino.
Katie
si puntellò sui gomiti, per guardare il figlio.
“Hai
avuto un incubo?” chiese, mentre Fred già si
infilava nel letto
senza aspettare una risposta.
“Sì.
C'erano tanti cani zombie che mi inseguivano”
raccontò infilandosi
a forza tra loro due.
“Hai
guardato di nuovo i programmi della televisione che ti ho
proibito?”
domandò Katie con rimprovero.
La
televisione, parte del bagaglio culturale di suo nonno, nato babbano,
gli era stata regalata da poco dai bisnonni materni e Fred continuava
a guardarla anche quando gli era proibito.
“Un
pochino, mamma. Ma ti giuro che non lo farò
più!” mugugnò Fred
che aveva percepito lo sguardo arrabbiato della madre anche al buio.
“Sai
cosa, Fred? Conosco una magia che ti proteggerà, se tornerai
a
dormire nel tuo letto” rivelò George punzecchiando
il fianco del
figlio, che si era voltato verso di lui.
“Davvero?”
strillò Fred, emozionato.
Amava
la magia e amava che suo padre facesse magie per lui.
George
afferrò la bacchetta dal comodino vicino al letto, poi con
un colpo
fece apparire un luminoso, argentato Fennec, che illuminò la
stanza.
Il piccolo vulpide si sedette sul letto e li guardò
scrollando le
orecchie, sotto gli occhi meravigliati di Katie e quelli emozionati
di Fred.
Il
piccolo saltò giù dal letto, rincorso dal Fennec,
e corse verso la
sua camera, senza nemmeno augurar loro la buona notte.
Ritornati
al buio, George si ricoricò, soddisfatto.
“George?
Quello era il tuo patronus” strillò Katie
avvicinandosi a lui.
“Sei riuscito a produrre un patronus!”
Lo
strinse a sé, felice.
George
era un uomo completo ormai.
“Non
vuoi sapere qual è il mio pensiero felice?”
domandò lui, visto
che lei era rimasta in silenzio.
“No.
Mi basta sapere che ne hai uno” mormorò la donna,
ricevendo per le
sue parole baci e abbracci.
“Siete
voi. Tu sei stata il mio primo pensiero felice e poi me ne ha dato
molti altri. Ti amo.”
“Ti
amo anch'io, George.”
Si
baciarono, con amore.
La
porta si spalancò per la seconda volta e Fred
entrò nella camera
col Fennec d'argento dietro, tenendo per mano Joanne.
“Io
voio” strillò la piccola indicando il Fennec. Fred
era andato dalla sorella a vantarsi della magia, svegliandola in
piena notte.
Katie e
George li fecero coricare con loro nel letto, poi presero anche i
gemelli e la donna fece apparire anche il suo Fennec.
Il
lettone era pieno da scoppiare, sotto la luce amorevole dei due
patroni, simili ma non identici, come due fiocchi di neve.
“Come
si fa a non essere felici?” sussurrò George nel
suo orecchio,
prima di addormentarsi.
Note:
The
End!
Finito,
ma nel migliore dei modi. George è tornato felice e
completamente
sereno, ha sposato la nostra Katie che lo ama per ciò che
è, non
come un pallido sostituto, e hanno dei deliziosi bambini.
Il
piccolo Fred non sembra il nostro grande Fred? Si sarà
reincarnato?
Vi
ringrazio tutte per avermi seguito fino alla fine.
E' la
prima storia che io abbia mai scritto e vedere la vostra
partecipazione mi ha fatto enormemente piacere.
Grazie
a tutti voi che avete recensito, regalandomi sorrisi in momenti
inaspettati, a voi che avete seguito silenziosamente e magari almeno
oggi, dato che è finito, volete farmi sapere cosa ne avete
pensato;
grazie a chi ha messo la storia nelle preferite, facendomi credere in
me stessa.
Mi
mancherete!
Al
momento sto partecipando ad alcuni contest e ho tre o quattro storie
per la testa...alcune di George e Katie. Li sopporterete ancora? :p
Di
sicuro Fred e George scalpitano per tornare, dato che Fred pare abbia
riscosso parecchio successo e pare che non voglia rinunciare alla
ribalta tanto presto!
Questa
storia è nata grazie alla mia Katiewow, alla quale
è dedicata, che
sento ormai poco perché studia Medimagia seriamente. In
bocca al
lupo!
Un
ringraziamento speciale a Alice, amica specialissima, che ha
sopportato la mia storia in anteprima, mi ha corretta, mi ha motivata
quando ero sfiduciata e mi ha spinto a proseguire. Grazie dolcina!
Senza
di lei la storia non vi sarebbe piaciuta, credetemi!
Un
abbraccio fortissimo a tutti! Spero a presto!
Con
molto affetto
Mimì
<3