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Autore: Alia_chan    02/02/2013    8 recensioni
L'amore, l'odio, la paura, la morte... Una ragazza dovrà affrontare tutto questo. Catapultata in un mondo completamente diverso dal suo, popolato da dei, uomini e mostri, Kagome dovrà mettere a dura prova la purezza del suo spirito e il suo coraggio....
Può davvero un dio diventare un demone?
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17








Inuyasha era seduto su una poltrona, davanti al grande camino in marmo.

L’aveva portata a casa del padre con Eros, l’aveva richiamato in modo che arrivassero più velocemente senza scuotere troppo il corpo di Kagome.

Era entrato in casa con la ragazza fra le braccia, sempre più pallida e sudata.

Sakuya, avendo notato che la figlia non era più in casa, stava aspettando nel salone, con l’aria di chi aveva qualche lezione da impartire a qualcuno, ma quando li aveva visti entrare era sbiancato di colpo. Senza dirgli una parola, aveva strappato la figlia dalle sue braccia, esaminandola con lo sguardo.

-Avvelenamento e lesione spirituale.- Aveva detto con orrore, prima di voltarsi e guardarlo con sguardo indecifrabile. –La prego di non avvicinarsi al momento a mia figlia. Rimanga qui.-

Aveva portato via Kagome, lasciandolo solo ad aspettare.

Il dio aveva assunto il suo aspetto umano involontariamente, si sentiva distrutto.

Guardava il fuoco, cercando di non pensare a niente, ma non ci riusciva. Kagome aveva evitato che lui distruggesse un villaggio di innocenti, e gliene era grato, ma a quale prezzo?

Stupida umana, se fosse morta la sua fatica sarebbe stata inutile! Avrebbe ucciso tutti gli abitanti di quell’insulso villaggio senza pensarci due volte, a questo non ci aveva pensato?!

Evidentemente no, visto che adesso si trovava di là con suo padre che cercava di guarirla.

Sentì entrare i due Generali, che lo raggiunsero posizionandosi dietro la sua poltrona.

-So quello che è passato per la testa di Kagome.- Iniziò a dire Inuyasha, dandogli le spalle, il fuoco del camino che mostrava una parte della sua sagoma. –Quello che non capisco è perché le avete permesso di fare una simile pazzia e come è potuto succedere un avvelenamento e una lesione spirituale.-

I due stettero qualche secondo zitti a quelle parole, assimilando la gravità della notizia, poi Renkotsu prese a parlare. –La barriera di Kagome ha la caratteristica in parte di assimilare attacchi, e in parte respingerli se sono oggetti. La seconda ondata era un Bakuryuha, e siccome questo è formato dalla tua energia spirituale l’ha in parte assorbito.-

Inuyasha si mise la testa fra le mani, i gomiti puntati sulle ginocchia.

La barriera aveva assorbito il suo attacco, e non sapeva se Kagome si sarebbe mai ripresa da esso.

-Abbiamo trovato una cosa strana all’interno della caverna.- Gli annunciò Jakotsu dopo qualche minuto, interrompendo i suoi cupi pensieri.

-Mostratela.- Disse Inuyasha, senza voltarsi.

Aveva bisogno di distrarsi al momento, stare lì a riflettere su quanto fosse stato idiota e dandosi la colpa non avrebbe di certo aiutato la ragazza a sentirsi meglio. Avrebbe aspettato con pazienza, per quanto lui potesse essere paziente, il padre di Kagome prima di decidere cosa fare con lei, intanto aveva una guerra fra le mani.

Gli misero sotto gli occhi uno strano disegno con delle strane scritte. Rimase qualche secondo a guardarlo, prima di lanciare un’occhiata omicida a Jakotsu. –Se è uno scherzo, ti avverto, non sono dell’umore adatto.-

-Non è uno scherzo, abbiamo trovato questa specie di mappa all’interno della caverna incisa sulla roccia, ma non abbiamo la più pallida idea di che cosa sia.- Jakotsu aveva la faccia più seria che gli avesse mai visto, quindi molto probabilmente era vero.

Il Dio della Guerra prese in mano la mappa, alzandosi.

Non aveva mai visto un territorio del genere, o almeno aveva la sensazione di averlo già visto ma non ricordava dove. Inoltre quelle stupide scritte di certo non lo aiutavano. Stranamente quel disegno gli ricordava un luogo oscuro, tetro e non capiva il perché.

-Farò vedere questa mappa a Saya e Myoga, almeno dovrebbero sapere cosa vi è scritto sopra, visto che sono gli dei della conoscenza.-

In quel momento apparve nella stanza Sakuya, pallido come un cencio. Inuyasha vedendolo, lo raggiunse quasi subito. –Allora?-

Il sacerdote alzò lo sguardo, in viso sembrava distrutto. –La lesione spirituale si rimarginerà col tempo, una settimana al massimo, ma il veleno da solo non lo posso estrarre. C’è il rischio che l’odio e la disperazione del suo animo corrodano il suo spirito e il suo corpo.-

Il dio sembrava sconvolto, ma si riprese in qualche attimo. –Di cosa hai bisogno per guarirla?-

L’uomo parlò senza esitare. –Bisogna mandare a prendere la sacerdotessa Kaede, nel Tempio della Conoscenza. Ha un grande potere spirituale e sicuramente sa come estrarre il veleno. –

Inuyasha si trasformò immediatamente nella divinità che era e si diresse fuori senza dire una parole, mentre Sakuya ritornava ad assistere la figlia come meglio poteva.

Lasciarono nel salone da soli Jakotsu e Renkotsu.

Stettero qualche minuto in piedi, davanti al camino, in silenzio, poi la spia passò il braccio sulle spalle dell’altro dio, guardando, con un aria mista fra il preoccupato e la noia, davanti a sé. –Nel frattempo ci facciamo un drink?-

-Ma sì, perché no.-


Inuyasha in sella a Eros si stava dirigendo con tutta la velocità che possedeva dall’altra parte del globo, per raggiungere il Tempio della Conoscenza.

Stava rincorrendo il sole ad una velocità impressionante ed alla fine, dopo qualche minuto di ricerca, atterrò davanti l’entrata del tempio. In quella parte del mondo era pieno giorno, e tutti videro atterrare il Dio della Guerra sporco del sangue nemico col suo temibile cavallo di lava. Il dio come al solito non diede molto peso alle parole di saluto e profondo rispetto che gli rivolgevano ed entrò, senza pensarci due volte, dentro il tempio, molto più piccolo rispetto a quello dedicato a suo padre. L’interno era tutto perfettamente lucido, una luce azzurra rifletteva sulle semplici colonne corinzie che attorniavano il tempio, dando un senso di pace, e davanti la celletta dove vi erano custodite le Sacre Pergamene, vi era un’anziana donna vestita con una tunica bianca e un lungo haori rosso che pregava. Sentendo la presenza del dio, si girò lentamente verso la sua direzione, inchinandosi in segno di rispetto.

-Se mi è concesso chiederlo, cosa porta qui il Venerabile Dio della Guerra, ancora contaminato dal sangue dell’ultimo rivale?-

Inuyasha non diede molto peso a quelle parole. –Devi venire con me nel Tempio del Signore degli Dei, vecchia. Io e il sacerdote abbiamo una questione urgente che tu puoi risolvere.-

La sacerdotessa sembrò sconvolta da quelle parole, ma poi sorrise. –Non posso viaggiare nelle mie condizioni, mio Signore. Sono anziana e malata, cosa vi porta a scegliere proprio me?-

Il dio stava cominciando a spazientirsi, non era venuto lì per una chiacchierata. –Non cercare di imbrogliarmi, vecchia, sei in piena salute e pronta a partire in qualsiasi momento. Malgrado i tuoi capelli bianchi e la possibilità di vedere solo con un occhio, sei perfettamente in grado di affrontare un viaggio. Inoltre, se al posto di riempirmi di domande vieni adesso con me, ti darai da sola le risposte che cerchi di estorcermi.-

La sacerdotessa sorrise a quelle parole. -Avete ragione, verrò con voi. Dovete tenere molto a quella fanciulla di nome Kagome, visto che siete corso qui senza nemmeno cambiarvi.- Il dio sembrò davvero sorpreso a quelle parole, ma la sacerdotessa rispose alla sua muta domanda. –I miei Signori scendono molto spesso e volentieri a fare una chiacchierata, davanti un buon the, con la loro umile sacerdotessa.-

L’uomo capì tutto: certo che erano davvero chiacchieroni i vecchiacci, altro che conoscenza! Erano le divinità del pettegolezzo!

-Prepara un carro dove puoi stare comoda. Entro tre ore saremo arrivati.- Detto questo Inuyasha si lasciò il tempio alle spalle, raggiungendo il suo cavallo che era attorniato da quasi una città intera. Tutti gli abitanti si scansarono al suo passaggio mentre lui si appoggiò al suo cavallo e aspettò. Dopo qualche minuto gli si presentarono degli uomini che trasportavano un carro mezzo chiuso dove dentro, seduta comodamente, vi era la vecchia Kaede. Il dio si avvicinò agli uomini, prese il carro e lo portò dietro Eros legandolo ad esso con delle corde speciali. Salendo sul suo destriero, Inuyasha diede ordine di partire e levandosi in volo, fra i versi stupiti della gente, si diresse verso ovest, la direzione da cui era venuto.


Guardava tutto dalla fonte, dicendosi se avrebbe dovuto fare qualcosa per il figlio o meno. I due occhi ambra scrutarono la superficie dell’acqua, cercando una risposta. No, non credeva che quella ragazza sarebbe morta per così poco, era molto più forte di quanto immaginasse.

Sospirando, alzò lo sguardo sul tetto fatto da quelle che sembrava una stoffa impalpabile. Nessuno tranne il suo protettore sapeva della ubicazione della Porta del Cielo, e nessuno tranne il custode poteva entrare. Quello che gli altri dei conoscevano non era di certo la Porta Celestiale, ma la Porta della Terra. Solo lui sapeva cosa vi era in quella porta e oltre lui potevano entrare solo i pochi prescelti.

Sentì le urla del Generale del Dio della Guerra, lì fuori, che impartiva dei consigli alle truppe per prevenire ogni tipo di attacco da parte di qualcuno, e si ritrovò a sospirare. Com’era possibile che scoppiasse un vero e proprio cataclisma poco dopo l’arrivo della piccola Kagome, si trovò a chiedersi. Se Inuyasha si fosse trasformato nel bel mezzo della guerra, sarebbe davvero scoppiato il caos. Aveva messo Sesshomaru in allerta, non voleva che tutto questo si tramutasse in un orribile tragedia.

Inu no Taisho, dopo questi pensieri, si diresse verso la sua consorte che placidamente ricamava e canticchiava. Guardandola si rese conto che quella donna aveva dato più luce alla sua vita, non c’era nessuno al mondo che lo faceva sentire così a casa.

La dea, sentendolo arrivare, gli sorrise, i lunghi capelli che incorniciavano quel volto quasi fanciullesco. Se pensava che prima la vedeva soltanto come una sorellina più piccola…

Sorrise di rimando ad Izayoi, sperando fra sé e sé che quella pace che regnava fra loro non finisse mai.


Miroku non era mai stato un tipo troppo serio, o almeno lei credeva così, quindi non poteva credere a quello che le aveva appena detto. –Stai scherzando, immagino.-

-No, non sto affatto scherzando.-

La Dea della Luna e della Caccia non seppe più che dire.

Si trovavano nel giardino del Dio delle Arti, un piccolo paradiso architettonico e scultoreo in mezzo alla natura. Seduto davanti a lei, al bordo della fontana, vi era il dio che guardava il paesaggio di fronte a lui, impensierito.

In effetti non era proprio il momento per non esserlo, avevano appena ricevuto la notizia che Inuyasha aveva quasi raso a suolo la foresta sacra a Sango ed Ayame, e che Kagome, per evitare che un villaggio finisse nella furia del Dio della Guerra, aveva riportato preoccupanti ferite spirituali.

La piccola Kirara, la gattina della Dea della Luna, le si strusciò contro in segno di conforto, avendo capito che la sua padrona era preoccupata per qualcosa. Sango la prese in braccio guardandola: Il suo pelo era chiaro come la neve, con qualche striatura nera sulla fronte, la punta delle orecchie e delle due morbide code che ondeggiavano, mentre gli occhi erano color del fuoco rosso.

Gliela aveva regalata Miroku secoli addietro, non ne sapeva il motivo per il quale l’aveva fatto ma ne era felice.

Rialzò lo sguardo sul dio seduto di fronte a lei, che sembrava riflettere. -Che dovremmo fare allora? Stare qui seduti ad aspettare che tutto si risolva?-

Miroku rimase qualche minuto in silenzio, poi annuì. A quella risposta la dea sentì il suo sangue ribollire di rabbia, odiava quando non poteva fare nulla per aiutare le persone a lei care, malgrado fosse una dea.

Il Dio delle Arti si alzò in piedi e le si mise davanti, la faccia seria. Sango lo guardò confusa e sentì un calore diffondersi per il viso quando lui le poggiò gentilmente una mano sulla guancia, accarezzandola.

-Non ti preoccupare Sango, sono sicuro che Inuyasha non permetterà che Kagome ne resti in qualche modo segnata.-

La dea abbassò lo sguardo sulla gattina che teneva fra le mani, imbarazzata, mentre sentiva il suo cuore galoppare nel petto. Per questo, si ritrovò a pensare, le piaceva Miroku, la rassicurava solo con una parola o un suo piccolo gesto.

Lui si ritrovò a sorridere quando vide le guance rosse e lo sguardo imbarazzato di Sango. Le voleva un bene dell’anima, la sua unica dea.

Per non parlare del fatto che aveva delle curve mozzafiato!

A quel pensiero la sua mano scese involontariamente verso il petto della dea, palpando le sue grazie. Dopo un attimo di smarrimento, lei reagì prontamente con uno schiaffo sul viso di Miroku, che si ritrovò con una guancia più rossa del normale.

-Ben ti sta brutto manico!!!- Disse la dea voltandosi indignata, rossa in viso, mentre faceva dietrofront per rientrare in casa, maledicendo la divinità dietro di lei che, con un sorriso ebete stampato in faccia, si accarezzava la guancia offesa.

Quando si allontanò un po’ dalla sua vista, il dio si rimise seduto sulla fontana, facendo materializzare il suo strumento. Chiuse gli occhi, mentre le sue mani, come dotate di vita propria, accarezzavano leggermente le corde, provocando un suono armonioso. Così rifletteva, così si rilassava e poteva analizzare tranquillamente i problemi che li assalivano, come se tutto non lo toccasse, come se tutto quello che stava succedendo non lo coinvolgesse. Lui era come uno spettatore, in quei momenti, che analizzava ogni più piccolo scenario, ogni più piccolo particolare di quella storia che stava travolgendo tutti.

Gli sfuggiva qualcosa, aveva la soluzione sotto il naso ma non la trovava.

Iniziò a cantare con voce profonda e soave, facendo tacere persino il canto degli uccellini che ascoltavano, inebriati. La sua voce risuonava fra le fronde degli alberi, e il vento la portava via, lontano, godendo dell’armonia di quel canto.

Lei ascoltava il suo canto, non molto lontana da lì. Anche se l’aveva fatta arrabbiare, non voleva andarsene e lasciarlo solo in quella grande dimora. Chiuse gli occhi, rimanendo ad ascoltare la sua voce, seduta ai piedi di un albero. Kirara le si era appollaiata sulle gambe, trasmettendole un dolce tepore. Mentre passava la mano sulla calda e folta pelliccia della gatta, eccolo! Lo stesso pensiero di sempre, quando stava seduta lì ad ascoltarlo, rilassata.

Amava tutto di quel dio.





Salve a tutti!

Ecco qui un nuovo capitolo. Ringrazio ancora chi a distanza di tempo continua a leggere la mia storia, non smetterò mai di ringraziarvi. ^^

Mi raccomando, lasciatemi detto cosa ne pensate di questo capitolo e della storia in generale, vecchi e nuovi lettori. E' sempre bello sapere se voi apprezzate o meno, critiche ed elogi sono sempre ben accetti.

Un affettuoso saluto, ci vediamo alla prossima pubblicazione!


  
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