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Autore: LadyBracknell    02/02/2013    3 recensioni
C'era una volta...o meglio, c'erano, due e qualche più abitanti in un appartamento confusionario nel Regno Unito; questo appartamento, si trovava a Baker Street, Londra. Lo si poteva facilmente notare grazie alla porta verde rovinata dal tempo e una targa che faceva risplendere un 221B d'ottone.
Ma in special modo, era ben riconoscibile dai rumori di spari troppo spesso provenienti dal primo pian. Se si poneva bene attenzione alla finestra coperta da sottili tende bianche, si intravedeva la figura di un uomo alto dai capelli scompigliati, che si dilettava allo sparare contro il muro della piccola sala, prima di buttarsi a peso morto sulla poltrona.
C'erano una volta un consulente investigativo e un dottore.
Ed è di loro che parla questa storia.
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I.



Una pallottola si conficcò con precisione certosina nel muro, perforando la sottile carta da parati, piantandosi nell'occhio dello smile giallo che qualcuno si era divertito a disegnare con uno spray da quattro soldi.
Il detective si lasciò cadere sul divano, facendo dondolare la pistola fumante a pochi millimetri dal pavimento; lo sguardo stanco, contornato da occhiaie appena accennate, dichiarava una notte passata in bianco sul letto, a rimuginare su cosa scrivere di interessante. I lettori del suo blog ''The Science of Deduction'' attendevano con trepidazione novità scottanti, ma tutto quello che il consulente investigativo riusciva a donare loro erano solo qualche pagina su studi riguardo i differenti tipi di macchie lasciati sulla stoffa da svariate miscele di caffè.

Sollevò ancora la pistola, direzionandola verso la porta; lo sparo venne seguito da un'esclamazione spaventata.
Tre secondi di anticipo e quella pallottola sarebbe finita fra gli occhi del suo coinquilino. John Hamish Watson se l'era vista brutta in molti momenti, ma mai si sarebbe abituato alla costante tensione e rischio che pervadevano l'appartamento durante i giorni di noia.
Teste mozzate e pallottole volanti. Di sicuro non si poteva dire che la loro fosse una vita banale e piatta... Eppure ci voleva così poco per annoiare il grande Sherlock Holmes.


« Ma che diavolo stai facendo?! Sei impazzito?! Stavi quasi per ammazzarmi! »
« Beh, sei vivo. Non vedo quindi perché dovresti continuare a brontolare. »

Il dottore poggiò con un sospiro le buste della spesa sul tavolo, rinunciando a continuare quella che poi sarebbe sicuramente sfociata in una discussione sull'etica.
L'orologio segnava le cinque e mezza; aveva fatto tardi. Ovviamente la colpa era della cassa automatica. Ovviamente.


« Giornata fiacca? »
« Non ci sono più i criminali di una volta. »

John alzò un sopracciglio, sistemando con cura i cartoni del latte nel frigorifero; alcuni barattolini trasparenti imperavano fra lattine e verdure nel secondo ripiano Il dottore non era completamente sicuro di che cosa galleggiasse al loro interno.
Il detective continuava a battere i tasti sottili del portatile, trascrivendo i vari tipi di morsi lasciati dalle razze canine. Nulla di particolarmente interessante per un lettore iscritto con la speranza di ricevere informazioni macabre su un nuovo caso.
John se ne stava davanti al televisore con una tazza di tea fra le mani, costretto a leggere il labiale della presentatrice di un nuovo programma, perché l'altro aveva decretato ''Odio sentir parlare mentre lavoro'' ancor prima che le dita dell' ex-soldato andassero a sfiorare il telecomando.

Nessuna novità. Noia. Noia. Noia mortale.
Le dita bianche e lunghe del detective andarono ad affondare fra i ricci scuri, spettinandoli più di quanto non lo fossero già.
Quanto diamine ci metteva un criminale di tal fatta a mettere a punto un nuovo crimine e intrattenerlo un po'?
Erano già passati tre giorni e lui non si era ancora fatto vivo. Che razza di compagno di giochi si era trovato.
''Compagno di giochi''. Era tremendamente grottesco eppure era così per loro due.
Gli occhi di Sherlock si posarono sulla testa di John, seduto sul divano poco lontano dalla scrivania piena di scartoffie di chissà quale genere.
Quando si sarebbe decisa Mrs. Hudson a mettere tutto in ordine?
''Non sono la tua governante''.
Di sicuro lui non avrebbe mosso un dito.


La mattina seguente il celo non sembrava preannunciare nessun tipo di turbolenza, piccola o grande che fosse. Un tempo da sfatare quelle dicerie sulla costante pioggia londinese.
John aveva preparato la colazione già da un po' e se ne stava comodamente seduto a tavola, con la tazza piena di tea fumante in una mano e il giornale nell'altra, forse alla ricerca di un qualcosa che mettesse fine ai perpetui spari del consulente investigativo.
Finì la fetta biscottata con la marmellata di pesche, quando una piccola vibrazione fece spostare impercettibilmente il cellulare poggiato vicino al contenitore con lo zucchero.
Chi diamine poteva mandare i messaggi alle otto del mattino?
Con uno sbadiglio, il dottore prese il cellulare ancora illuminato, aggrottando le sopracciglia nel constatare che il numero era a lui sconosciuto.

| Spero che ti sia goduto questo anno di riposo. Ancora problemi con la fottuta gamba, signore?
SM |

SM?
Gamba?
Signore?
Il dottore alzò spropositatamente il sopracciglio destro, arricciando le labbra con fare pensieroso. Il bastone era poggiato nell'angolo della cucina da tempo, oramai; il dolore era sparito da quella sera e John era tacitamente in debito con quel pazzo genio che lo aveva trascinato in una corsa a perdifiato per le vie e i tetti di Londra.
SM.
Sorrise, gettando appena la testa all'indietro, al pensiero di dover dedurre di chi erano le dita che avevano composto quel breve messaggio mattutino. Sherlock lo avrebbe già compreso, gli avrebbe sputato in faccia il nome e lo avrebbe fatto sentire un perfetto idiota, come sempre.
Domandare chi fosse, magari spiegando che il numero non figurava nella rubrica? Facile, sì. Ma John non lo avrebbe certamente fatto, magari per evitare una figuraccia.

Il consulente investigativo si trascinò nella cucina, prendendo con noia il giornale e sfogliandolo ancor più svogliatamente, alla ricerca di qualche morto che o svegliasse da quel torpore dovuto alla mancanza di attività.


« Buongiorno. »
Il detective rispose con uno sbadiglio che la mano non si premurò a nascondere.
« C'è un caso aperto sull'omicidio di quella-- »
« Delitto amoroso. Il marito aveva un alibi convincente ma la colpa non è chiaramente del fratello di lei, come l'assassino voleva far credere. » lo interruppe bruscamente Sherlock, girando la pagina.

John annuì, con aria sarcastica, mettendo a lavare la propria tazza di caffè, macchiata di scuro dove aveva poggiato le labbra.
Continuò a lanciare occhiate al cellulare, rimuginando sulle iniziali. Non avrebbe chiesto aiuto a Sherlock, anche a costo di non dormirci la notte.
SM.
Fece spallucce, mettendosi il cellulare in tasca; strappò dal calendario il foglio vecchio, scoprendo la nuova data: mancava un giorno al suo compleanno. Non che ci tenesse particolarmente, ma era ben sicuro che Mrs. Hudson gli avrebbe preparato la sua torta preferita.


« Noia. Noia. Noia. NOIA!»
Sherlock si gettò supino sul divano, sotto lo sguardo del dottore che aveva dell'esasperato.
« Mi serve un caso. Un dannatissimo caso. Un caso! Nessuno qui si decide ad ammazzare una persona e commettere un omicidio, di quelli con la O maiuscola?! Tutti banali e piatti, dannazione! Mai qualcuno che abbia dell'inventiva! »

John si schiarì la voce, tornando a battere sui tasti del computer. Quattro giorni dal suo ultimo caso e già se la stava prendendo con la parete di casa... Non osava immaginare cosa sarebbe potuto accadere nei giorni seguenti.

Prese il cellulare e ritornò a leggere il messaggio di poche ore prima; se sapeva della gamba e si rivolgeva a lui come ''signore'' doveva essere sicuramente qualcuno che era al suo fianco durante la guerra in Afghanistan.

Che sciocco.
Soffocò un accenno di risata, scuotendo la testa.
Come aveva fatto a non venirgli in mente subito? Di sicuro il dormiveglia in cui era stato immerso per gran parte della mattinata non aveva aiutato il ragionamento.
Aprì un nuovo messaggio, incollando il numero nella parte riservata al destinatario.

| Sta bene, è tutto passato. Sentirti dopo così tanto tempo mi fa piacere, colonnello Moran.
JW. |

 

  
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