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Autore: Lelusc    02/02/2013    0 recensioni
Giorgia il penultimo giorno di vacanza, dalla zia in campagna, incontra Jade un ragazzo allegro e divertente,poi il giorno seguente controvoglia parte per ritornare in città e andare in una nuova casa e una nuova scuola Dolce Amoris,e li... vi prego fatemidelle recensioni, vanno bene anche due righe,se ne scrivete ne sarei molto felice,by Lelusc.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le cicale cantavano tra le fronde degli alberi, illuminate dai caldi raggi del sole,l’erba verde era stranamente corta dove mi trovavo. Adoro la natura, ma non mi piacciono tanto gli insetti ma è anche vero che nessuno può avere tutto nella vita e io non mi reputo così sciocca da non stare tranquilla, a farmi accarezzare dai caldi raggi del sole, in un campo erboso perché ci sono gli insetti.

Sotto all’ombra di una grande quercia guardavo i giochi di luce che creava il sole fra le fronde e i rami del albero. Mancavano solo due giorni alla fine delle vacanze estive e all’inizio di settembre e della scuola,sono felice di poter rivedere i miei amici,ma mi dispiace lasciare la campagna,un posto che mi fa pensare e mi calma,forse non avrei dovuto andare a fare una passeggiata oggi, visto che aveva piovuto,ma con questo bel sole orami la terra era quasi  del tutto asciutta,forse un po’ umida, come dimostrava il suo odore,ma non era un problema.
I riflessi erano bellissimi e luccicanti e mi sentivo così bene nella quiete della campagna e tra la natura, mentre evitavo di pensare a gli insetti che ci potevano essere.

Davanti a me c’era una stradina di terriccio che avevo passato un ora prima,la stradina portava alla villa di miei zii,avevo già preparato le valige per l’imminente partenza e poi ero scappata per stare tranquilla,infondo eravamo lì per una vacanza.
Mio fratello non era venuto con noi,lui e i suoi amici erano al mare per conto loro e io che avrei tanto voluto seguirli,ero stata lasciata con i miei.

 Quando avevo chiesto a Erik se potevo andare con lui, mi aveva rifilato questa frase “no, noi faremo tardi e tu non puoi stare così tanto sveglia e poi mi toccherà guardarti e così mi limiti,per carità ti voglio bene, sei la mia dolce sorellina, ma, no” “io credo ancora che mio fratello,non abbia capito, che ho diciotto anni e sono maggiorenne,ma ormai era partito e anzi sicuramente era già sul punto di ritornare a casa.

“Giorgia! Tesoro dove sei!?” (no, mia madre,cosa vuole,perché non mi lascia in pace,mancano solo due giorni, compreso questo e poi saremmo ripartiti per New York,perché non mi lasciava tranquilla.
Mi alzai in fretta, presi la giacca dove mi ero sdraiata e camminando velocemente continuai a percorrere il sentiero.

Mi fermai, la voce di mia madre non la sentivo più,sospirai sollevata e continuai a camminare. Non sapevo dov’ero,mi sarei dovuta preoccupare, ma c’era tempo, perché non curiosare un po’ in giro,sentivo ancora le cicale cantare e degli uccellini cinguettare, alzai lo sguardo e notai un nido di passerotti,era tutto così semplice indifeso, la natura gli animali,era tutto un balsamo calmante e un posto buono nel caso si volesse stare soli,sorrisi agli uccellini come segno di saluto e continuai ad esplorare.

 Quando la stradina finì e mi ritrovai in un campo di fiori,era tutto pieno di fiori colorati di vario genere,violette le semplici e pudiche margherite,i papaveri,ciclamini,bellissimi e infatti non ci pensai nemmeno, m’inginocchiai a terra e presi un papavero,rompendo delicatamente uno stelo,poi vidi due farfalle passarmi davanti,quelle farfalline bianche delicate,e io adoro le farfalle, anche se sono insetti.
Poi guardai in lontananza e mi sorpresi di vedere un bellissimo specchio d’acqua, un laghetto,gli corsi incontro anche se sapevo bene che non sarebbe andato da nessuna parte.

Già vedevo l’acqua splendente come coperta da tanti piccoli diamanti luccicanti,non vedevo l’ora di toccare quella limpida e naturalmente fredda acqua,ma scivolai.
Non mi ero accorta del fango vicino al laghetto,sentii un forte dolore alla caviglia che presi fra le mani, facendo una smorfia di dolore, poi sentii un allegra e calda risata.
Mi girai e vidi avvicinarsi un ragazzo,era vestito con una maglietta a maniche lunghe verde,dei pantaloni lunghi marrone scuro,come il gilè, il capello verde chiaro e degli stivali, chissà forse era già lì da molto e visto come era vestito si era mimetizzato e non lo avevo visto.

Stava cercando di smettere di ridere mentre ancora mi guardava“scusami non avrei dovuto ridere, ma sei così buffa,dai ti aiuto ad alzarti” mi disse porgendomi la mano,gliela afferrai e una volta in piedi lo guardai bene in viso,aveva dei capelli corti corvini e dei bellissimi occhi verdi “grazie per avermi aiutata ad alzarmi” “niente e scusa per aver riso” “ non importa sono caduta come una stupida,non pensavo ci fosse ancora del fango” “a si? però pensa che è terra vicino ad un laghetto,quindi  è sempre umida e comunque anche se oggi fa caldo, solo ieri a piovuto” gli sorrisi e feci un passo, sentii dolore e mi piegai “ti sei fatta male vero? Forse è solo una storta,vieni” e mi accompagnò verso un albero e mi sedetti appoggiando la  schiena al tronco.

“Per fortuna che hai i pantaloni lunghi,però non credo che le ballerine siano adatte alle passeggiate” “è vero,ma non pensavo di andare lontano da casa” “un attimo, aspetta qui”.
 Ritornò con un fazzoletto bagnato, che mi poggiò,sulla caviglia,e istintivamente  spostai la gamba “lo so è fredda,apposta per questo ti devo legare il fazzoletto,o vuoi che si gonfi?” “no, va bene” mi legò il fazzoletto e io continuai a guardarlo,stringeva forte, ma lui era gentile anche nei modi,non mi sarebbe dispiaciuto avere un amico così, ma ormai.

“Ecco fatto,ma perché ti sei allontana da casa?” “per non sentire mia madre,volevo stare tranquilla” “quindi ti piace la campagna” “si molto, anche se non sopporto gli insetti” “e che ci fai in campagna se non sopporti gli insetti?” mi chiese sorridendo “si lo so è strano,ma perché devo negarmi il sole e la natura, per via di qualche insetto” “giusto, ah io sono,Jade” “Giorgia” dissi sorridendogli,mi sentivo nonostante la figura che avevo fatto calma, anche perché lui era tranquillo e non mi faceva pesare la brutta figura.

 

“Hai visto il cielo? Che bello e quella nuvola mi sembra un gelato”scoppiò a ridere “perché ridi a te che sembra?” “Ma non saprei,però quella accanto mi sembra un fiore” “è vero e quella laggiù,che ti sembra?” “un insetto” “bla!” al mio verso di disgusto ricominciò  a ridere,lo guardai allegra, la sua risate era, contagiosa.

“Ma tu abiti in una delle villette?” “si ho i miei nonni qui e tu?” “io sto dai miei zii a via Margherita,carina come via” “e io a via dei ciliegi” “Me lo sono chiesta appena arrivata, qualche settimana fa,ma qui tutte le via anno nomi di fiori o piante?” “a quanto pare,non che mi dispiaccia” mi confidò  Jade “no infatti credo sia una cosa carina”.
“Quanto tempo rimarrai,hai detto che sei arrivata da qualche settimana ” lo guardai “scusa non volevo impicciarmi” “ma no,non ti preoccupare,domani purtroppo devo ritornare a New York” “scusa, ma le scuole non iniziano esattamente il primo settembre no,potresti rimanere ancora” “si, ma mia madre comincia a lavorare il primo settembre” “ah giusto,non ci avevo pensato”mi disse “però credo sia un peccato,se ti avessi incontrato prima,avrei imparato molto sulla natura e avremmo parlato molto di più”.

  “Ma posso farti vedere adesso quello che vuoi” “davvero?” chiesi felice “certo,sarò la tua guida” “si così eviterò di cadere un'altra volta” “a proposito di cadere,come sta la tu caviglia?” “scopriamolo” e aiutandomi con il tronco mi alzai,e battei il piede a terra “pare non mi faccia più male” “forse era una storta dolorosa e basta” “può darsi” .
“Allora se mi segui ti mostro una cosa bella” “mi devo fidare?” “ma certo o ti sembro cattivo,il lupo e cappuccetto rosso” cominciai a ridere “no  certo che no,ti seguo” c’incamminammo e davvero la caviglia non mi doleva più e forse era perché non la sforzavo,andavano tranquilli a passo calmo, lenti e intanto chiacchieravamo.

“Ecco guarda questa valle,vedi quel albero cavo,sta a guardare” “che cosa vuoi fare?” “guarda, fidati” lo guardai prendere una roccia e lanciarla contro l’albero,fece un rumore secco e all’improvviso una miriade si farfalle colorate uscì dal incavo e mi passò davanti “ma sono stupende!” esclamai guardandole sorridendo e portandomi le mani alla bocca “quelle sono le piccole bianche, ma le altre come si chiamano? Conosci quei tipi di farfalla?” chiesi curiosa girandomi verso di lui, con ancora con una luce splendente negli occhi.
 “Si ne conosco la maggior parte,con il nome scientifico, ma posso dirti due specie che puoi aver sentito tu stessa in giro,il Macaone e la farfalla Monarca” “ah si! La farfalla Monarca,mai sentita” “ma tu,”e proruppe in un'altra risata,non facevamo altro tutto il giorno,ma mi piaceva questa atmosfera allegra e gioviale.

“Però quanti arbusti qui e che belli sono tutti in fiore” “si ce ne sono molti” “ah ma quelle non sono mele?” “si è un melo,che hai fame?” “gusto un languorino,vediamo se c’è una mela bassa così riesco a prenderla”dissi allegra. Sotto al albero ne avvistai una “uffa mancava giusto un centimetro in più e l’avrei presa, pazienza” “aspetta ci penso io” e allungando solo un braccio prese la mia mela e quella accanto, per se suppongo” “ma guarda,ma non è giusto,perché tu devi esse più alto?” “perché sono un ragazzo” “bella risposta pronta” “comunque abbiamo la stessa altezza”disse lui per rincuorarmi “ma, su per giù”.
Ci sedemmo sotto al melo e detti un morso al frutto“che buon sapore e com’è succosa”dissi entusiasta “e rossa,speriamo di non sentirci male, dopo bianca neve” “che spiritoso,comunque, si,spero proprio di non sentirmi male” e calò il silenzio mentre continuammo a mangiare “aspetta ora ti porto una cosa,attendi qui, ora ritorno” “va bene”.

 Si allontanò e non ci mise molto a ritornare “che hai fatto?” “guarda” “che belle e sono enormi,non ti sei punto vero?” “no,avrei dovuto?” “certo che no, sai che dolore” mi sorrise, tieni assaggia “incredibile ”ne assaggiai una, poi lo guardai “è aspra” “ah si? La prossima volta ti porto e sentiamo se le tue saranno migliori” “affare fatto,ma quando?” “ah è vero,beh la prossima estate ritorni” “affare fatto,ho un impegno per questa estate,dissi sorridente,ha quella è una fragolina di bosco,questa è dolce e si sente bene il sapore” “modestamente le ho trovate e prese io” “sei modesto, molto modesto”dissi sorridendo e continuammo a mangiarle, era incredibile quante ne aveva prese, tra fragole more e lamponi.

 All’improvviso mi parve di sentire la temperatura scendere,ogni tanto avevo dei brividi “mi pare che cominci a fare freddo, vero?” “si perché manca poco al tramonto” “capisco,devo ritornare,però, sai, è un peccato esserci incontrati solo ora” “perché?” “perché potevamo vederci di più,sono ancora certa che avrei imparato molto da te e poi saremmo potuti diventati amici” “lo siamo, già, andiamo molto d’accordo” “ah si,bene” dissi sorridendo, avevo trovato un amico.
 “Va bene ti accompagno a casa allora” “grazie” ci alzammo e c'incamminammo.

“Ecco,continuo a camminare e mi ritrovo davanti alla villetta,grazie per avermi accompagnata,veramente l’ho apprezzato molto,spero di rivederti questa estate” “anche io, sei simpatica,sai” “allora ciao”.
M’incamminai verso la villa triste,ero stata veramente bene con lui e non vedevo l’ora che passasse un altro anno,avrei voluto rivederlo ne ero certa.

“Sono a casa!” e vidi sbucare mia madre dal arco che portava al soggiorno“Giorgia tesoro dove stavi? Ero preoccupata,ti devo dire una cosa” “va bene mamma, ma prima vorrei lavarmi,sono scivolata sul fango e sono tutta sporca” “va bene la merenda è pronta o se preferisci la cena” “si grazie aspetterò la cena” e salii le scale di legno che portavano di sopra.
Guardia la mia stanza o meglio la stanza degli ospiti che era diventata la mia stanza  in queste settimane,era spoglia e la valigia era sul letto, già pronta.
Fuori c’erano solo le cose indispensabili per la partenza,presi il cambio e da sotto il cuscino la camicia e andai al bagno.

Volevo farmi una doccia calda e rilassante e pensare alla bellissima giornata che avevo trascorso,mi spogliai, dannazione ero veramente bassa e non ero alta quanto lui, lui aveva dei centimetri più di me.
Misi a mollo gli abiti per dargli una sciacquata intimo e tutto e mi misi sotto al getto caldo e reggendomi al muro rimasi la sotto, in silenzio a pensare, con l’acqua che mi colava sul corpo e il viso e che mi faceva appiccicare i capelli,c’era qualcosa che non andava, ma cosa poteva essere?

Finita la doccia fresca e profumata scesi di sotto con il fazzoletto di lui piegato meticolosamente nella mano,lo guardavo e non capivo neanche io come mi sentivo,era stato gentile un perfetto amico e lo ringraziavo per questo,lo misi in tasca ed entrai in soggiorno “Mamma,che guardi?” “le previsioni di domani,a quanto pare sarà sereno” “meglio,così possiamo ritornare senza preoccuparci della pioggia” “infatti”rispose sorridendomi  “la zia?  “In cucina”.

“Zia che si mangia oggi?” “a ma che bel completino che indossi,e velluto vero?” annuii “comunque si mangia del buon pesce al forno,una bella insalatina e una minestra di verdure” “approvo la scelta” dissi sorridendo.
Poi andai in sala  a vedere la televisione insieme a mia madre,un gioco a quiz e poi un poliziesco “è pronto! A tavola!”.

A tavola avevo accanto mia madre  e di fronte mia zia,mio padre era a lavoro, purtroppo lui prendeva le ferie a settembre,ma meglio di niente.
La zia servì il minestrone e come prima si alzò un buon profumino “zia posso chiederti una cosa?” gli chiesi dopo che si sedette “certo cara dimmi” e attesero la mia domanda con estrema attenzione “conosci un certo Jade che abita in via dei ciliegi?” “si cara,è un così caro ragazzo,ma tu come lo conosci? e perché mi hai fatto questa domanda?” “stavo esplorando le vicinanze, sono  arrivata davanti ad un laghetto, sono scivolata sul fango o preso una storta e lui mi ha soccorso” “non ti sei fatta male vero tesoro?” “no mamma tranquilla” “e allora siamo diventati amici,mi ha fatto vedere delle cose bellissime”.

 “Ne sono felice amore della zia,infatti lui conosce la zona meglio di chiunque latro,sai ogni estate sta qui,dai nonni,i suoi genitori sono divorziarti,la madre e una biologa marina molto famosa e suo padre un botanico anche lui più tosto famoso,ma per via del lavoro non si vedevano molto, poi con la separazione, capisci da te, che,insomma”.

 “Però è bello vedere che è così dolce” “si non è cambiato affatto o almeno questo dice sua nonna,che conosco di persona,sai è una conoscente l’ho incontrata per caso al mercato e da li abbiamo continuato a parlare, visto che questo paesino di campagna e piccolo tutti sanno tutto di tutti,se tu vai in giro e chiedi di te,tutti sanno che sei qui e qualcuno ti direbbe anche che sei strana,perché ti conoscono di persona, nessuno passa inosservato,ti conoscono e tutti conoscono Jade”.
 “Però,che fico” “ma non proprio e ora cara continuammo a magiare o si raffredda e ci aspetta il pesce” “va bene zia” misi una mano in tasca e strinsi il fazzoletto di seta,poi continuai a mangiare.  

“Seconda portata, il pesce, la zia lo servì con di contorno le patate al forno e si sedette “ditemi cosa ne pensate” “si sorella,Giorgia ti devo dire una cosa” mi girai verso di lei,non mi piaceva la sua espressione,voleva dire che dovevo fare qualcosa che non mi sarebbe piaciuta “che c’è mamma?” “dovrai cambiare scuola, una volta a New York,devo lavorare per un po’ in un'altra parte,che è lontana dalla tua scuola,mi dispiace cara” “e io che dovrei fare? lasciare i miei amici? così senza dare spiegazione!?” “lo so cara non posso fare niente” “ah tanto con te è inutile e va bene e sentiamo la scuola come si chiama? chiesi arrabbia non guardandola neanche in faccia“Dolce Amoris” “Dolce Amoris,meglio non commentare,ma forse potrebbe essere carino” “grazie di aver capito tesoro” “si va bene, tu e il tuo lavoro d’avvocato” dissi scocciata,poi infilzai un enorme pezzo di pesce e lo portai alla bocca e per  tutta la cena non fiatai.

Avevo sparecchiato la mia parte di piatti e avevo appena finito di lavarla quando, decisi di andare a dormire, ero turbata e stanca “buona notte!” urlai a tutti e a nessuno e se mi avevano sentito meglio, e se no, non mi importava.
Di sopra lavai i denti e mi pettinai, spensi la luce e m’infilai sotto la coperta,cercando di calmarmi e di rilassarmi,poco dopo, mi addormentai.
 

 
  
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