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Autore: Laila    03/02/2013    7 recensioni
Akane sembra sparita nel nulla. Per scoprire cos'è accaduto Ranma and Co. dovranno intraprendere un viaggio molto particolare e vedersela con le loro fantasie interiori, nulla sarà davvero ciò che sembra e più si avvicineranno alla metà, più saranno consapevoli di dover restare uniti perché stavolta il rischio da scongiurare è enorme.
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Akari Unryu, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci siamo.

Se state leggendo queste poche righe vuol dire che sono tornata a pubblicare una mia opera su Ranma 1/2. Ho creato un gruppo apposito su facebook, per chi volesse dare una sbirciatina ecco il link:Prigioniera del Karma. Spero che questa storia valga la pena di essere letta, ma questo sta a voi valutarlo, ad ogni modo per me è stata un'esperienza fatta che credevo accantonata, un'idea che non riuscivo a tenere per me, ed anche un nuovo approccio alla fanfiction.

Ringrazio il senpai Kuno, che non solo ha betato e seguito la storia, ma è stato un valido aiuto per i miei dubbi o limiti narrativi. Questa storia non sarebbe la stessa senza il suo aiuto.

Non mi dilungherò oltre e vi lascerò al primo capitolo augurandovi come sempre una buona lettura.

***

Prologo:


-Quanto costa, Gonshiro?

Si voltò per vedere a quale oggetto la signora Asami si riferisse.

Era una tela di un paesaggio di Hakodate appartenuta al suo maestro.

-Ogni offerta è gradita, il ricavato del mercatino servirà per la riparazione del tetto. - disse riferendosi al caro e vecchio tempio alle sue spalle.

Il bambino che era con la signora indicò la scatola delle “cianfrusaglie”.

All'interno di quel pacco, lui e un amico novizio avevano gettato un mucchio di oggetti malridotti.

-Quella è tutta roba da riciclare. Mi spiace. – spiegò al ragazzino.

Scuotendo la testa stizzito il bambino replicò: -L'hula-hoop! Voglio quello!

-Ah, quello! - Ripeté Gonshiro. Come aveva fatto a non capirlo? Era logico che si riferisse al cerchio un po' nascosto dal volume del pacco.

L'hula-hoop sembrava un vecchio pezzo vintage, ma si era conservato in buono stato per essere venduto.

-Mamma me lo compri?

La signora Asami guardò la tasca interna del proprio borsellino e restò per un momento a capo chino.

-No tesoro, devi migliorare i tuoi voti in matematica, e poi hai già tanti di quei giocattoli a casa.

Il bambino prese a mugugnare, ma la madre non gli badò e comprò il quadro che voleva.

Gonshiro incartò con cura il quadretto prima di renderlo alla cliente.



An untenable absence


"L'Arte non è ciò che vedi tu,

ma ciò che consenti agli altri di vedere."

(Edgar Degas)

***



Si arrampicò sul muro, poi con un balzo entrò nell'immenso giardino privato.

Doveva stare in guardia, casa Kuno era piena di tranelli.

E forse la faccenda era collegata a quel palazzo.

O al senpai. Si era trasformato in ragazza col codino proprio per interrogarlo.

Stava ancora pensando alla parte da recitare, quando sentì la caviglia destra imbattersi in qualcosa di sottile.

Un filo di plastica?

Subito dal muro si scoprirono delle fessure dalle quali scoccarono decine e decine di frecce.

Si gettò a terra coprendosi la testa con le mani.

Tutto quel trambusto non passò certo inosservato.

-Chi osa introdursi nella mia dimora? - la voce di Kodachi era più stridula di come se la ricordava.

La ragazza indossava un kimono sfarzoso e una rosa tra i capelli.

-Oh, l'odiosa ragazza col codino! Vuoi per caso sfidarmi? O sei qui per vedere il mio stupido fratello?

Senza aspettare risposta, Kodachi scoccò il nastro cercando invano di frustarlo. Alla fine cambiò tattica e gli lanciò contro il coccodrillo domestico, usando il nastro come una fionda.

Ci mancò poco che Verdolino lo sotterrasse col suo peso. In risposta all'attacco di quella pazza, Ranma afferrò un ceppo di legno da sopra una catasta e lo cacciò dentro alle fauci spalancate dell'animale.

Verdolino lo ridusse in un mucchio di segatura, affilandosi i dentucci.

Senza perdere altro tempo, saltò al primo piano del palazzo usando una finestra come via di fuga, inseguito da una Kodachi sempre più isterica.

Sbucato in un corridoio, si nascose dentro la prima stanza che trovò a tiro e una volta al sicuro, scrutò le mosse della sua inseguitrice attraverso la porta dischiusa.

Kodachi continuò ad inveire contro la “ragazza col codino” lanciando petali e proseguendo lungo il corridoio.

Ottimo, non mi ha visto.

Ma non fece in tempo a riprendere fiato che si accorse di essere finito nella tana del lupo. I suoi poster e quelli di Akane appesi al muro lo stavano fissando.

La camera del tuono blu.

-Sogno o son desto, la ragazza col codino! - esclamò infatti Tatewaki alzandosi dalla scrivania su cui era chino a leggere, prima che lo distraesse.

Il senpai eccitato gli afferrò la mano.

-Dolce e leggiadra fanciulla, così passionale eppure così riservata da volermi vedere nella mia umile stanza, senza occhi indiscreti. Sei la benvenuta nel nostro nido d'amo...! - Lo colpì con un dritto in mezzo agli occhi.

-Le vedi le stelle? Sono gli astri del nostro amore! - civettò in risposta.

-Ah! Non hanno la metà del tuo splendore! - commentò Kuno cercando di abbracciarlo stretto e trovandosi così con il suo piede sulla faccia.

Quant'è melenso!

-E l'altra ragazza nel poster? - chiese indicando l'immagine di Akane in costume da judo, appesa sopra al letto di Tatewaki.

Rabbrividì nel constatare fin dove si spingesse l'ossessione del senpai.

Un'ombra di pura afflizione calò sul volto del tuono blu.

-Akane manca da scuola da due giorni. Oh! Cara ragazza col codino, consolami tu!

Sembrava sincero e questo lo fece inorridire. Aveva solo perso altro tempo?

Lo colpì allo stomaco con un pugno.

Tatewaki cadde ginocchioni stringendosi la pancia tra le braccia.

Dopodiché implorò il suo perdono, farneticando qualcosa sulla sua deliziosa gelosia per Akane Tendo e cercando allo stesso modo di mostrarsi onorato.

Lo lasciò a vaneggiare e se ne andò da quella stanza.

Alcuni minuti dopo, per strada, estrasse un blocchetto dai pantaloni e cancellò l'abitazione dei Kuno dalla lista. Si trascinò meccanicamente fino al ristorante “Il gatto”.

Nel locale, Shampoo lo accolse bagnandolo con la sua teiera e poi lo travolse, avviluppandosi al suo corpo come una piovra.

Fu Ucchan ad allontanarla con uno sguardo, chiedendogli se ci fossero novità.

Scosse la testa buttandosi a sedere e poggiando i gomiti sopra al tavolo.

Il locale era quasi al completo.

La porta oscillò quando Mousse, tenendo in equilibrio sul braccio tre piatti, uscì dalla cucina.

Guardò poi Obaba muoversi dietro la cortina di fumo dei pentoloni bollenti prima che la porta, silenziosa, si richiudesse.

Sospirò grevemente, non sapeva più da che parte sbattere la testa.

Era passato troppo tempo dalla sua sparizione.

Domenica mattina, dopo colazione, Akane era andata a fare il consueto giro di jogging che la impegnava per poco più di due ore.

Quel giorno però non aveva rincasato ed ogni ora di ritardo aveva prima sorpreso e poi spaventato incredibilmente i suoi familiari.

Tutti si erano mobilitati nella sua ricerca, ma nessuno aveva trovato uno straccio di pista da seguire.

Lui stesso aveva rastrellato ogni centimetro della città e sentito chiunque potesse aver visto Akane.

Ogni testimone, ogni conoscente.

No, un momento! Non tutti...

Alzò la testa dal tavolo, mentre un'idea si faceva largo fra i suoi pensieri.


***


Ancora quegli strepiti incontenibili.

Doveva essere vero che quando i Kami ti vogliono punire, esaudiscono i tuoi desideri.

Ryoga si stava muovendo nelle coperte, doveva averli uditi anche lui.

Si tirò su con la mano, mettendosi seduta, voltandosi quando un tonfo sordo vibrò nell’aria.

-Ahi!

Doveva aver battuto sul solito spigolo, nonostante le frecce fluorescenti che aveva applicato sul tatami. Ma perché non le seguiva correttamente?

Il ragazzo accese la luce e si voltò verso di lei, con un bernoccolo in bella vista sulla fronte.

-Vado io tesoro, tu rimettiti a dormire. – gli consigliò.

-Ci penso io. Sono un artista marziale e scaldare il biberon è un’inezia per me! - Ryoga, purtroppo, quando ci si metteva era proprio testardo.

Ignorando il sonno, si era avvicinata.

–Sono sveglia, lascia che t’aiuti a occupartene, così quando avremo fatto mi occuperò anche del tuo bernoccolo. – rispose baciando Ryoga su una guancia, mentre faceva scorrere il braccio sotto il suo.

Intanto, fuori dalla loro camera, al lamento della bambina si unirono i guaiti del cane che grattava sulla porta per entrare.



Tatami: tipico pavimento giapponese.

   
 
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