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Autore: DaughterOfDawn    03/02/2013    1 recensioni
Piccola one shot post manga. Kurogane, Fay, Syaoran e Mokona sono arrivati in un paese simile al Giappone del ninja. Qui i quattro hanno a che fare con una festa di paese per la maggiore età e, al termine di questa, il mago e il ninja si ritagliano qualche ora per stare da soli e riflettere su quello che è cambiato in quegli anni. [KuroFay]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Mokona, Syaoran
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!
Questa è la prima volta che scrivo sul fandom di TRC e ho voluto iniziare con qualcosa di semplice. La stroria è ambientata dopo la fine del manga e immagina un episodio avvenuto durante il viaggio di Mokona, Syoran, Kurogane e Fay. Spero che vi possa piacere!
Commenti e critiche sono ben accetti! Grazie a chi leggerà!
Mystic
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Alba

“Non sono ancora del tutto sicuro che sia una buona idea” disse Syaoran, osservando scettico la folla entusiasta che si muoveva e rumoreggiava qualche metro sotto di loro.
La notte era scesa da poco più di un’ora e con essa era arrivata l’allegria festosa che dominava in quel momento il paese in cui i quattro pellegrini avevano fatto tappa. La piazza principale era illuminata da tante lanterne colorate, che rischiaravano il buio della notte invadendolo con le loro tonalità variopinte. Il mondo in cui erano giunti somiglia per molti versi al Giappone di Kurogane, come lui stesso aveva affermato quasi fin da subito, solo che era tecnologicamente più avanzato. Forse c’era qualche differenza a livello di tradizioni e di cucina, ma nulla di così importante da influire sull’atmosfera del luogo e sullo spirito dei suoi abitanti, che erano gli stessi della terra natale del ninja. Lui, anche se non lo avrebbe mai ammesso, era molto contento di essere finalmente arrivato in una terra che aveva qualcosa di familiare, soprattutto considerando il fatto che gli ultimi mondi che avevano visitato gli erano risultati fin troppo strani ed incomprensibili. Aveva pensato di aver trovato finalmente un luogo in cui riprendere i suoi allenamenti in pace e lontano dal caos delle metropoli in cui erano capitati. Peccato che il mago idiota e la polpettina avessero trovato anche quella volta il modo di rovinare i suoi piani.
“Ma andiamo, Syaoran! Perché no? Anche tu sei uno dei festeggiati! E poi la signora della locanda ha chiaramente detto che anche gli stranieri sono più che accetti a questo tipo di eventi!” ribatté Mokona, tirando i capelli del ragazzo. “Sono sicura che ci sarà da divertirsi!”.
“Ma io non soddisfo esattamente i requisiti di questa festa…” tentò ancora lui, lanciando uno sguardo disperato a Kurogane in cerca di appoggio. L’altro si limitò ad alzare gli occhi al cielo, ma non si pronunciò. Aveva già cercato di protestare quando la polpettina era salta su con quell’idea folle, ma come al solito er stato ignorato. Syaoran sospirò. “Mi sentirei fuori posto…”.
“Questo non è vero, Syaoran” si intromise Fay con un sorrisetto inquietante stampato sul volto. “Il tuo corpo ha diciotto anni perché è rimasto congelato dall’incantesimo di Fei Long, anche se la tua mente ne ha sette in più. Quindi tecnicamente il tuo fisico è diventato maggiorenne oggi”.
“E poi mica potevi festeggiare mentre eri nelle grinfie di quell’uomo!” insistette Mokona, con forza. “Hai la possibilità di rifarti degli anni persi! Perché non approfittarne?”.
Il ragazzo sospirò una seconda volta, sconfitto. “E va bene” cedette, nascondendo un sorriso. I suoi compagni volevano che lui si godesse la loro vita, per quanto strana e imprevedibile fosse. E avevano anche ragione visto tutto quello che avevano dovuto passare per ottenerla. Se Sakura fosse stata con loro di certo avrebbe insistito anche lei per partecipare all’evento. Il pensiero della ragazza fece fiorire un pensiero mesto sul suo volto. Era anche il compleanno di lei quel giorno. Avrebbe festeggiato per entrambi come di certo stava facendo la sua compagna a Clow. “Partecipiamo a questa festa dei neo maggiorenni e divertiamoci!”.
Mokona e Fay lanciarono un gridolino entusiasta e afferrarono il ragazzo, trascinandolo giù dalle scale verso la folla festante, mentre Kurogane rimase a guardarli dalla balconata, scuotendo il capo. Aveva capito cosa aveva spinto il ragazzo ad accettare e non poteva biasimarlo. In fondo anche lui era venuto in quel posto inutilmente chiassoso per un motivo simile. I suoi occhi scarlatti si fissarono sulla figura del mago che stava già porgendo agli altri due da bere. E ovviamente era anche lì per evitare che quei tre si ubriacassero come al solito. Sbuffò, iniziando a scendere a sua volta gli scalini. Possibile che gli toccasse sempre fare la baby-sitter?

I festeggiamenti si protrassero fino a notte fonda. Dopo il momento del banchetto il sindaco aveva fatto un discorso rivolto ai ragazzi che entravano quel mese nell’età adulta, augurando loro di diventare persone capaci e di inseguire i loro sogni nonostante tutte le sfide che la vita avrebbe presentato loro. Syaoran era rimasto molto colpito dalle parole dell’uomo, in cui non aveva potuto non riconoscere la sua sorte e quella dei suoi compagni di avventura. Erano stati proprio i loro desideri e i loro ideali a dare loro la forza di andare avanti in quella battaglia che si era fatta ogni giorno più dura. Ma alla fine avevano vinto. Il sindaco, finito di parlare, aveva poi aveva dato inizio alla festa vera e propria, presentando lo spettacolo messo in piedi da una compagnia teatrale chiamata apposta per l’occasione. Il tema era ancora una volta la lotta per realizzare le proprie aspirazioni, contro pregiudizi e difficoltà.
E dopo lo spettacolo era ripartita la musica, che aveva continuato a suonare per tutto il resto della nottata, accompagnando le danze festose e l’allegria generale. Mokona non si era persa una canzone, continuando a saltellare qua e là tra i ballerini e cercando, non invano, di trascinare il ragazzo con sé. Anche Fay aveva partecipato ad alcuni balli, mentre Kurogane era rimasto in disparte a tenerli d’occhio per assicurarsi che non facessero guai, tenendosi compagnia con un paio di drink. Ovviamente il mago aveva tentato in ogni modo di convincerlo a ballare con lui, ma per quanto lo avesse spinto sul baratro dell’esasperazione con le sue insistenze, lui si era categoricamente rifiutato, giurando che avrebbe preferito morire piuttosto che buttare via il suo onore in quel modo. Alla fine il biondo era stato costretto a rinunciare, anche se questo non gli aveva impedito di fermarsi a cianciare al fianco del ninja delle cose più stupide ed inutili come a fargliela pagare per quei rifiuti.
Mancava meno di un’ora all’alba quando Kurogane aveva adagiato Syaoran e Mokona, profondamente addormentati, sui loro letti. Erano entrambi esausti ma contenti e sul volto del ragazzo era dipinto un sorriso sereno. Alla fine sembrava che si fosse davvero divertito nonostante l’iniziale scetticismo. Nonostante ciò non aveva saputo trattenere i suoi pensieri che erano corsi di quando in quando alla principessa che lo aspettava in un altro mondo. Si era chiesto più volte cosa stesse facendo e se anche lei si stesse godendo la loro festa. Conoscendola, la risposta era di certo affermativa e lui sapeva che anche i pensieri di lei si sarebbero spesso rivolti al di là del cielo stellato di Clow. Perché solo quando guardavano le stelle si sentivano vicini nonostante la distanza, ciascuno sicuro che degli astri simili illuminavano il volto dell’altro.
“Sakura…” mormorò nel sonno, attirando su di sé gli occhi scarlatti del ninja.
Kurogane non seppe trattenere un leggero sorriso e lanciò un ultimo sguardo ai due prima di chiudere la porta della stanza per lasciarli riposare. Poi si avviò lungo il corridoio, diretto alla terrazza della locanda.
Fay si accorse della sua presenza non appena lui ebbe messo piede sul pavimento della grande balconata, ma non si voltò, rimanendo immobile con le braccia posate sulla ringhiera lignea e lo sguardo perso sul cielo che lentamente iniziava a schiarire. Il ninja gli si avvicinò senza dire una parola e appoggiò la schiena alla balaustra, sollevando a sua volta gli occhi gli occhi verso la volta cieleste. Quel rituale era diventato quasi un’abitudine per i due, che ogni sera si trovavano in un luogo tacitamente prestabilito e vi spendevano qualche tempo. Potevano essere dieci minuti o anche un paio d’ore, a volte in silenzio, a volte parlando a bassa voce.
“Visto che alla fine l’idea di Mokona non è stata poi così male, Kuro-rin?” domandò il mago dopo diversi minuti, senza però voltarsi. “Syaoran si è divertito”.
“Ammetto che vi siete comportati abbastanza bene questa volta” concesse Kurogane scuotendo il capo. “Ma tenere lontana la polpettina dal saké è stata un’impresa ardua”.
“Tutte scuse per mantenere la tua maschera da cagnolone cattivo!” rise Fay, girandosi finalmente verso di lui e punzecchiandolo con un dito. “Anche a te è piaciuta la festa! Dai, ammettilo, Kuro-pi! Anche se sei stato proprio maleducato! Non hai voluto danzare con la tua mogliettina!”.
“Non iniziare con le cavolate, per piacere” ringhiò il ninja, ma senza arrabbiarsi sul serio. Ormai aveva fatto l’abitudine ai modi e ai nomignoli dell’altro, era stato costretto a farlo per non dover rincorrere quell’idiota con la spada sguainata dieci volte al giorno. Aveva deciso di limitare quel trattamento ai momenti di maggiore irritazione, quelli in cui venivano inflitti colpi mortali alla sua già scarsa pazienza. Scosse il capo. Però il mago era migliorato in quegli anni che avevano trascorso insieme, glielo doveva concedere. Continuava a nascondersi dietro le sue maschere per la maggior parte del tempo e si lasciava ancora prendere dai suoi pensieri idioti e autodistruttivi, ma i suoi sorrisi si erano fatti più sinceri. Per Kurogane era una conquista con tutta la fatica che aveva fatto e continuava a fare per cercare di convincere il baka che non aveva più motivo di fingere perché adesso aveva una famiglia e degli amici su cui poter contare, persone che lo appoggiavano e lo apprezzavano per quello che era e a cui non interessava quello che era stato in passato. Era uno sforzo che finiva spesso per mettere a dura prova la sua capacità di sopportazione, ed era uno dei motivi che lo spingeva ad inseguire l’altro per farlo a fette, ma lui lo faceva volentieri. Già fin dai tempi del loro viaggio alla ricerca delle piume della principessa i loro destini si erano rivelati fatalmente intrecciati e lui si era trovato ad essere inevitabilmente attirato verso quella figura sottile e misteriosa, quasi senza accorgersene e inizialmente anche contro la sua volontà. Col tempo aveva imparato a guardare al si là delle facciate che Fay costruiva intorno a sé stesso e al suo passato e aveva iniziato a sentirsi responsabile delle azioni avventate dell’altro. Dal momento che quell’idiota non si interessava della propria salute avrebbe dovuto farlo lui al suo posto. E così avventura dopo avventura il loro rapporto si era evoluto raggiungendo una forma che mai si sarebbe immaginato. Era un legame intenso e profondo, qualcosa che forse superava anche la sua lealtà verso Tomoyo. All’inizio era rimasto scioccato, preso alla sprovvista dalla forza dei suoi stessi sentimenti, ma alla fine non aveva potuto fare altro che accettarli. E con il senno di poi era contento di averli sviluppati. Aveva un accesso in più oltre le difese del suo compagno e la possibilità di agire dall’interno per mostrargli che anche lui poteva essere felice. Che potevano esserlo insieme.
“Ehi, Kuro-pon, non ti sarai mica offeso?”. La voce del biondo lo strappò dalle sue riflessioni, riportandolo al presente.
Kurogane si rese conto di essere rimasta in silenzio a fissarlo fino a quel momento. Si affrettò a girare lo sguardo altrove. “Certo che no” borbottò, dandosi dell’idiota per essersi incantato in quel modo. Nonostante il rapporto che condividevano lui continuava a rifiutarsi di lasciarsi andare alle inutili smancerie che piacevano tanto all’altro.  Aveva un onore da difendere al contrario suo. “Stavo solo riflettendo”. Tornò a guardare il suo interlocutore, facendosi serio. “Ho già ammesso che non è stata poi così male come festa. Fattelo bastare” disse, con un tono che non ammetteva repliche. “E tu, baka? Ti sei divertito?”.
Il sorrisetto vacillò sulle labbra di Fay, ma lui si sforzò di mantenerlo. Avrebbe dovuto aspettarsi una domanda del genere. Kurogane non perdeva mai l’occasione per costringerlo a tirare fuori i suoi veri sentimenti. Mentirgli sarebbe stato inutile, avrebbe fatto arrabbiare il ninja rovinando così quel loro momento di condivisione. Sospirò. Preferiva decisamente quando spendevano il tempo in silenzio o a parlare del più e del meno. Ma oramai la domanda era stata posta e lui doveva rispondere. I suoi occhi si persero nel vuoto. Si era divertito alla festa? Era stato sereno? In quegli anni che avevano seguito la fine della loro avventura erano cambiate molte cose. I loro viaggi si erano fatti meno più rilassati e loro si erano sentiti liberi di restare nel mondo in cui approdavano finché volevano, senza fretta di ripartire. Si davano da fare per aiutare le persone che incontravano e più di una volta avevano combattuto per riportare la pace e la giustizia. E nel frattempo avevano intessuto una rete estesa e complicata di rapporti e amicizie con le persone che incontravano, vivendo di volta in volta esperienze ed emozioni che avevano insegnato loro molte cose sul significato dell’esistenza. Sì, molte cose erano cambiate e stava iniziando a cambiare anche lui. Le storie delle persone che incontravano e ancora di più la quotidianità che condivideva con i suoi compagni di viaggio gli avevano aperto una prospettiva di vita completamente diversa da quella che aveva pensato per sé stesso, costringendolo ad aprire gli occhi e a dare le spalle alle ombre in cui aveva desiderato sprofondare. Gli avevano teso la mano e gli avevano dato dei motivi per cui valeva la pena andare avanti. E poi, anche se avesse voluto lasciarsi andare, non avrebbe potuto perché una presa ferrea stretta intorno a lui lo avrebbe trascinato fuori da qualsiasi abisso. Ancora non sapeva se quella certezza gli dava fastidio o gli faceva piacere, ma comunque fosse le era grato perché se al suo fianco non ci fosse stato Kurogane lui non avrebbe mai scoperto che oltre i suoi sensi di colpa e le sue maledizioni si estendeva un intero universo ancora da scoprire e che lui poteva davvero andarci. All’inizio aveva avuto paura di quello che stava nascendo tra loro, di quell’attaccamento estremo, di quel bisogno. Ad un certo punto si era pentito di aver attraversato quella linea che si era imposto di non superare mai. Poi però era stato il ninja stesso che gli aveva dimostrato che non c’era niente di sbagliato, niente da temere. Si sarebbero sostenuti a vicenda, legati da un tacito assenso. Il sorriso sul suo volto tornò a farsi più saldo e prese una sfumatura di sincerità, mentre il suo sguardo tornava a fissarsi sull’ombra nera che aveva di fianco. Perché continuare a mentire quando poteva godersi un minimo di verità dopo anni e anni di menzogne? Lasciar cadere ogni maschera per lui era ancora impossibile, ormai erano una parte di lui e forse lo sarebbero sempre state, ma poteva fare lo sforzo di ripagare la fatica del suo compagno.
“Sì” rispose semplicemente, senza i soliti schiamazzi, facendo capire che per una volta stava dicendo quello che pensava.
Kurogane lo squadrò scettico per un istante, trapassandolo da parte a parte con lo sguardo. Fay si sentì tremare leggermente sotto l’intensità di quelle iridi scarlatte, ma alla fine il ninja assunse un’espressione soddisfatta, segno che gli credeva, e lui poté tirare un sospiro di sollievo.
Fece per voltarsi per tornare a guardare l’alba, ma senza preavviso si sentì afferrare per un braccio e un attimo dopo si ritrovò stretto contro il petto del suo compagno, le braccia di quest’ultimo che gli circondavano saldamente la vita. Sollevò sorpreso gli occhi. Non si aspettava un gesto del genere. Ovviamente Kurogane non lo stava guardando, ma aveva il viso rivolto da un’altra parte e tentava senza troppo successo di nascondere l’imbarazzo.
Una risatina sfuggì dalle labbra del mago e lui allungò un braccio per punzecchiare la guancia dell’altro, attento però a non allontanarsi neanche di un millimetro da lui. “Vedi che sotto quella scorza da bruto hai anche tu il tuo lato tenero, Kuro-tan?” lo prese in giro a bassa voce. “Però potresti mostrarmelo più spesso invece di maltrattarmi sempre!!”.
“Mi sembrava di averti già detto di non dire idiozie” lo rimbeccò il ninja, punto sul vivo, lanciandogli un’occhiataccia. Gli posò le mani sulle spalle e fece per allontanarlo. “Non ho nessun lato tenero. Pensavo solo che ti meritassi un premio per avermi detto la verità senza farmi penare almeno per una volta”.
Non fece però in tempo a staccarselo di dosso perché Fay fu più veloce di lui e gli gettò le braccia intorno al collo, allacciando strettamente le proprie gambe intorno alla sua vita. “Oh sì che sei tenero invece! Hai appena detto una delle cose più dolci che abbia mai sentito uscire da quella tua bocca di solito piena di insulti” cantilenò dondolandosi e facendo irritare ancora di più il suo compagno. “Avanti, ammettilo che vuoi bene alla tua mogliettina!”.
“Ancora?! Non sei mia moglie, sono anni che te lo dico! Mago da strapazzo!” esplose Kurogane, sforzandosi però di non alzare troppo la voce per non disturbare gli altri ospiti della locanda. “Ringrazia che non ho con me la mia spada perché se no io…”.
Fu interrotto dalle labbra del mago premute contro le sue. Il contatto non durò che pochi attimi, ma fu di un’intensità tale da fargli dimenticare tutta la sua irritazione. Fay si staccò con la stessa rapidità con cui lo aveva baciato e lo lasciò andare, tornando a mettere i piedi sul pavimento e voltandosi per tornare dentro.
“Questo era il mio “grazie” per quello che fai per me” disse piano, la voce velata di malinconia. Si era voltato perché non voleva che Kurogane vedesse che i suoi occhi si erano fatti lucidi. Non riusciva a capire neanche perché gli fossero salite le lacrime, dopo che per tanto tempo le aveva sempre ricacciate con violenza. E per una volta non erano lacrime di dolore. Poi si costrinse a riprendere il suo tono squillante. “Forza, è meglio se andiamo a dormire anche noi o domani fare le valigie sarà veramente dura!”.
Kurogane rimase a fissarlo per qualche istante, ancora spiazzato da quello che era appena successo. Quell’idiota. Lo sorprendeva sempre, nonostante lui ormai fosse pronto a tutto quando erano insieme. Si riscosse e lo raggiunse in fretta, prima che potesse varcare la porta che portava al corridoio. Lo afferrò di nuovo per un braccio, costringendolo a voltarsi, e lo attirò nuovamente a sé, riempiendo ancora una volta lo spazio che li divideva. Questa volta il bacio fu più lungo e più approfondito, tanto da lasciarli entrambi senza fiato alla fine. Il ninja sembrava voler divorare le labbra e la bocca del mago, il quale accettò volentieri quell’assalto bollente e appassionato, non senza fare un minimo di resistenza.
Quando si staccarono sul volto di Kurogane c’era un lieve rossore, mentre Fay si avvinghiò al suo braccio, sorridendo beato e fin troppo allegro per i gusti dell’altro.
“Visto che alla fine ho ragione, Kuro-sama?” trillò il mago strusciando il volto contro il braccio del suo compagno.
“Baka” borbottò il ninja, mentre si avviavano.
Fay non rispose, ma abbassò il volto per nascondere un altro sorriso, più piccolo ma decisamente più autentico. Era contento di essere stato costretto a continuare a vivere. Sapeva che le cicatrici del suo passato non lo avrebbero mai lasciato, come sarebbe accaduto ai suoi compagni, ma era certo che finché sarebbero stati uniti ciò non avrebbe avuto molta importanza. Lanciò uno sguardo a Kurogane, trovandosi ad affondare gli occhi in quelle pozze cremisi che lo ipnotizzavano ogni volta. Era valsa la pena di soffrire visto quello che aveva guadagnato.
Alle loro spalle il sole iniziava a spuntare dall’orizzonte, cambiando il blu scuro della notte con l’azzurro del cielo diurno e annunciando l’inizio di un nuovo giorno.
  
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