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Autore: waferkya    03/02/2013    1 recensioni
«Ne ho abbastanza, Stark!»
Tony è il fan numero uno dell'autodistruzione, ma persino la pazienza di Steve Rogers ha un limite.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Il buco interdimensionale con l’intero esercito dei Chitauri ad attendere al di là era solo l’inizio. È stato il turno dell’extraterrestre kamikaze che viaggiava nel tempo, dopo, assolutamente deciso a tirar giù la Statua della Libertà per usare la fiaccola come antenna satellitare, e Tony gli si è abbarbicato addosso per disinnescare l’equivalente di dodici tonnellate di tritolo ma in ordigni alieni, senza la minima idea di quello che stava facendo.

È toccato alla strega che manipolava gli elementi, poi, e tra tutti è stato Tony a fare da esca per distrarla e Steve è immensamente felice di non aver dovuto leggere il rapporto di quella particolare missione. Dopodiché, il Mostro a Ottanta Braccia che ha quasi spiaccicato Tony nel tentativo di farlo stare zitto mentre Natasha cercava un modo di disattivare le Braccia, perché un Mostro è sempre più piacevole da affrontare quando ha un numero tollerabile di arti mobili.

Poi la Banda di Gazze Assassine ha trafugato l’armatura di Iron Man, così scintillante e colorata, e Tony ha pensato bene di tentare di recuperarla da solo, ma forse prima c’è stata l’invasione delle vespe tetracefale in cui Tony si è tuffato di testa nell’alveare per far fuori la regina, o quella è stata dopo l’attacco del Coniglio Cannibale che è arrivato a tanto così dal mordere Tony perché quel genio si era fatto distrarre da Clint intrappolato sotto un autobus?

Steve, onestamente, ha rinunciato a tenere il filo cronologico della sua vita nel momento in cui ha scoperto di essersi perso novant’anni di storia. Quello che ricorda, quindi, è un ammasso pressoché infinito di crisi spesso interplanetarie — e l’iniziativa Avengers è vecchia a malapena di un mese e mezzo, — che si sono puntualmente risolte con Tony Stark a uno, due o, proprio nella situazione più rosea, tre passi dalla morte.

E Steve è un leader, Steve è un soldato, Steve ha dei principi morali, e sarà pure un super-tutto-quello-che-vuoi, ma la sua pazienza ha un limite.

«Ne ho abbastanza, Stark!» esclama, all’ennesimo tentativo del genio multimiliardario, playboy e filantropo di crepare miseramente. Nessuno crepa miseramente se Steve Rogers è al comando, se Steve Rogers può fare qualcosa per evitarlo.

Tony lo guarda sbattendo le palpebre, confuso.

«Capitano?» dice, inclinando lievemente la testa di lato, una punta appena di presa in giro nella voce. Steve ribolle di furia, è solo teatro, la vita di Tony Stark, e non sia mai che l’attore principale si degni di smettere di recitare.

«Ne ho abbastanza, Stark,» ripete Steve, con più calma, minaccioso e glaciale. Capsicle, gli torna in mente, ma scalcia via il pensiero perché non è il caso di mettersi a ridere. «Di te, e di tutta questa farsa. O forse sei davvero così stupido da non capire che siamo una squadra, che siamo compagni, che esistiamo proprio allo scopo di condividere i rischi?»

Tony continua a guardarlo come se Steve stesse parlando marziano, e non è tanto la mancanza di rispetto che gli incendia il sangue nelle vene, quanto la genuina difficoltà dello scienziato nell’ammettere che, una volta ogni tanto, sarebbe bene che lasciasse a qualcun altro la parte del rischiare la pelle.

No, aspetta. Steve è decisamente furibondo perché Tony continua a prendersi gioco della sua autorità, come se fosse giusto, come se fosse normale. Sì, è quello.

Steve prende fiato.

«Guardatemi, sono il grande Tony Stark!» esclama, sarcastico, spalancando le braccia, ed è di punto in bianco terribilmente cosciente del fatto che lo stanno fissando tutti. «Sono un genio, miliardario, filantropo e un playboy, e ho meno autostima di un temperamatite! Tirate la cordicella e ammiratemi mentre mi autodistruggo!» Gli punta addosso un indice molto minaccioso. «È storia vecchia, Stark. Non hai il permesso di fare il martire, e francamente, neanche lo spessore morale.»

Clint, accovacciato in un angolo del soppalco, dà un fischio di apprezzamento.

Per una volta, Tony sembra annaspare, a corto di una risposta arguta, e Steve sguazza mentalmente nella gloria, sta già cominciando a farsi strada sulle sue labbra un ghignetto trionfante, ma figurati se Tony Stark gli darà mai la soddisfazione di vincere. Neanche nei tuoi sogni più dolci, Cap.

A Tony basta un battito di ciglia per ritrovarsi, ed è lui che sorride, quasi genuinamente, e porge a Steve l’abat-jour di Natasha, da cui s’era offerto di svitare la lampadina che aveva fatto corto circuito.

«Salvaci dal mortale pericolo della lampadina mutante, o Capitano, mio Capitano,» dice.

Steve non gli risparmia una lunga, terribile occhiataccia, poi gli strappa di mano la lampada e, con sua somma soddisfazione, prende la scossa.



A/N.
Questa risale a, tipo, luglio dell'anno scorso, lol. Way to go, Kyappe.

  
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