Titolo: "Oblivion"
...
not to forget
Frase scelta :num.8: Le
cose che non ricordi sono le cose che
vuoi dimenticare.
Personaggi
principali: Draco Malfoy;
Hermione Granger
Personaggi
secondari (eventuali): Ron Weasley, personaggio
qualsiasi*
Avvertimenti:
What if?
Genere:
One-shot
Introduzione:
Un
dubbio, tre gocce trasparenti
e poi la verità.
Una notte che resta un ricordo
per uno, che viene dimenticata dall’altra.
Tanti dubbi, tante domande e,
dopo tanti anni, una sola certezza. –Sì.
Sì, ti amo.
“Oblivion”…
not to forget
-Ricordi
cos’hai
provato quando hai capito di essere innamorato per la prima volta?
-No.- rispose
secco. Mentì.
Lo ricordava bene,
forse fin troppo, sebbene fossero passati tanti anni.
Era un ragazzo e
non sapeva cosa l’amore: se n’era accorto troppo
tardi, quando la perse, anche
se non l’aveva mai avuta.
Fu una notte,
soltanto una notte.
Le aveva mandato un gufo, alla cui zampa
aveva legato una pergamena.
«Stanza delle Necessità. Appena puoi.»,
aveva scritto con mano ferma, perché ormai aveva deciso di
capire cosa provava
realmente per lei. Da solo non ci riusciva ed era stanco di combattere
con se
stesso, era stanco di guardarsi allo specchio e scuotere la testa
negando i
sentimenti anche al suo riflesso.
Il tempo forse si era fermato, ma a lui non
importava: una metà del suo cuore aveva fretta di
comprendere; l’altra, invece,
voleva rimandare- e forse non far giungere mai- il momento della
verità.
Aveva paura. Paura di essere rifiutato,
paura di star male.
Però, sentiva il bisogno irrefrenabile di
capire e quello a cui era ricorso era davvero l’unico modo
per farlo: si erano
odiati per anni e poi qualcosa era cambiato.
No, non si erano innamorati follemente e non
si nascondevano negli angoli bui della scuola per baciarsi e non essere
visti.
Avevano semplicemente cominciato a guardarsi
ed erano cambiati i loro occhi. Era cambiato il loro modo di scrutarsi.
Non un saluto, non una parola, non un bacio.
Solo occhi.
Occhi intimiditi, sfuggenti. Occhi che non
capivano.
Occhi grandi. Occhi arrabbiati, accusatori,
spaventati.
A volte, occhi stanchi, tristi, arrossati.
Occhi meravigliati, felici.
Ma sempre e solo occhi.
Lei entrò in silenzio e lui la guardò come
se non fosse stata lì.
Era davvero entrata in quella stanza? Era
davvero lei? Sembrava diversa, eppure era la stessa.
-Non c’è verde in questa stanza.
-Non c’è neanche il rosso.
-Perché?
-Non è una partita di Quidditch e noi non
siamo a Hogwarts: tu non sei una Grifondoro, io non sono un Serpeverde.
-Cos’è?- gli chiese quando lui le porse una
boccetta contenente un liquido trasparente.
-E’ Veritaserum. Ne ho qui una anche per me.
Per quanto tu possa essere coraggiosa, non credo che lo ammetteresti.
Ed io
forse sono troppo codardo anche per pensarlo.
-Forse?
-Sì.
-Allora perché siamo qui?
-Perché ho bisogno di capire. Sicuramente ne
hai bisogno anche tu e questo è l’unico modo per
essere sinceri davvero.
-Come hai fatto ad averlo?
-Sono lo studente migliore in Pozioni.
-Non ho bisogno di capire e non devo
ammettere niente.
-Ti stai tirando indietro, o hai già tratto
le tue conclusioni?
-Sono fidanzata con Ron.
-Appunto: non hai nulla da temere.
-Io lo amo.
-Hai paura di scoprirti?
-No.
-Allora bevi.
-No.
-Non ho mai creduto che il Cappello avesse
sbagliato a smistarti a Grifondoro, ma sto cambiando idea.
A quel punto, Hermione allungò la mano e
prese la boccetta di Veritaserum che lui aveva tra le mani.
-Alla verità.
-Alla verità.
Le boccette si sfiorarono in un brindisi
poco felice: la verità li avrebbe fatti male.
Bevvero la pozione tutta d’un sorso. Tre
gocce.
Gli sembrò che la gola cominciasse a
bruciare, o forse era la sincerità che si arrampicava su per
le corde vocali e
correva forte per avere un suono tutto suo, per diventare parole e non
restare
solo un pensiero.
Una certezza. Sì, ti amo.
Sentì gli occhi riempirsi di
lacrime. Li
teneva chiusi, eppure sapeva che, quando li avrebbe riaperti, non
sarebbero
stati gli stessi di pochi istanti prima.
Grigi, ma diversi.
Era nudo delle bugie e delle maschere che
non smetteva mai di indossare.
Era nuda anche lei: nuda del coraggio, degli
ideali e della caparbietà che le calzavano a pennello.
E non c’era paura nei suoi occhi.
Ecco cosa c’era di diverso in lei: la paura
di qualcosa che, pur non essendo una guerra magica, sarebbe potuto
essere
ingestibile. E perfetto.
Si guardarono e lui, per la prima volta, le
sorrise sinceramente. Un sorriso, non un ghigno.
L’amava e aveva avuto il coraggio di
ammetterlo solo sotto l’effetto di una pozione.
E forse anche lei lo amava, perché pareva
non capire: sembrava spaesata, ma consapevole allo stesso tempo.
-Mi ami?- le chiese. Insicuro, spaventato.
Vulnerabile.
-Perché mi hai fatto bere questa stupida
pozione?
-Non ti ho costretta… e poi non sarebbe
giusto mentire a…
-Da quanto predichi il bene? Da quanto sai
cosa sia la giustizia, la lealtà, la fedeltà?
-Ti senti infedele, adesso?- si avvicinò a
lei.
Occhi grandi. Occhi tristi, arrossati.
-Perché?
-Avevo bisogno di capire.
-E hai capito?
-Sì.- Sì, l’amava. –Ho solo
bisogno di una
risposta.
-A cosa può servirti?
-Ne ho bisogno.
-Sì. Sì, ti amo.- prese il viso tra le mani
e il pianto divenne più forte. –Che senso ha?
Perché adesso?
Lui restò in silenzio: aveva perso le
parole, o forse erano state loro a dimenticarsi di lui, troppo vogliose
di
avere un senso e un suono.
Dimenticare: era l’unica cosa che avrebbero
potuto e dovuto fare.
Continuò a non parlare. Sarebbe stato
giusto, poi?
Sapeva che lui non era il meglio per lei e
non lo era neanche Ron Weasley, ma Hermione era giovane e aveva
comunque una
vita davanti per cercare e trovare quel meglio che l’avrebbe
resa felice.
Capiva quanto fosse importante avere la
libertà di poter scegliere. Lo capiva.
Impugnò la bacchetta che teneva sotto al
mantello. La strinse forte per la rabbia che nasceva dalla sua
decisione, come
se stringerla non avesse potuto fargli cambiare idea.
-Dopo fai lo stesso.- e non le diede il
tempo di rispondere o fare domande. –Oblivion.
Era la cosa giusta.
Lei lo amava- ora lo sapeva- e forse avrebbe
avuto il coraggio di ammetterlo anche senza il Veritaserum, ma lui no
perché
non era coraggioso.
Il Cappello lo aveva smistato a Serpeverde
proprio per questo: era viscido, infimo. Era una serpe e i serpenti
come lui
non avevano mai coraggio: strisciavano, si nascondevano, sputavano
veleno dai
denti e attaccavano per non essere feriti, ma non avevano coraggio.
Abbassò lo sguardo per non vedere la verità
andare via dagli occhi di Hermione.
Aveva perso: quella era la sua sconfitta.
Fissava il pavimento e anche il disegno
sulla pietra invecchiata portava a lei. Una scalfittura che si fermava
ai suoi
piedi piccoli.
Non era coraggioso, ma doveva raccogliere le
poche briciole del suo voler essere eroe e guardarla negli occhi.
Occhi che non capivano.
-Come stai?- Premuroso, dolce, interessato.
-Cosa ci faccio qui?
-Ti ho chiesto un favore.
-Io ricordo un gufo…e una boccetta.
-Sarà stato un sogno.- mentire a metà non lo
rendeva meno bugiardo. In fondo, però, quella bugia
somigliava tanto alla
verità: era stato per pochi minuti, era stato solo per
quella notte.
-Cosa vuoi?
-Ho bisogno che tu faccia un incantesimo. Su
di me.
-Cosa?- rise beffarda. Lo schernì.
-Un Oblivion.
-Mi prendi in giro?
-No: devo dimenticare un brutto momento.
-Perché lo chiedi a me?
-Sei l’alunna migliore della scuola, quella
con il volto più alto in Incantesimi.
-Posso sapere cosa vuoi dimenticare?
-Non ti ho chiesto di diventare la mia
migliore amica, Granger.
Lei impugnò la bacchetta senza più fare
domande. Arrendevole, confusa e lui l’amò un
po’ di più.
Chiuse gli occhi con la certezza che di lì a
poco tutto sarebbe finito. Abbassò la testa.
-Oblivion.
Non sapeva cosa avrebbe dovuto provare dopo
essere stato colpito da un incantesimo, ma non provare niente non era
un buon
segno. Non un pizzico, non un po’ di dolore, non un
po’ di gioia. Niente. O
forse era normale che fosse così.
Provò a rivivere le scene precedenti
all’incantesimo. Ricordava tutto.
Probabilmente era troppo presto. Allora
perché lei aveva già dimenticato tutto?
Magari l’incantesimo agiva in tempi diversi,
a seconda delle persone. Improbabile, eppure preferiva quella scusa
all’idea di
non aver dimenticato.
Non lo avrebbe voluto, eppure il ricordo era
lì, anche mentre lei andava via.
E come lei, anche quel flashback gli avrebbe
dato le spalle per lasciarlo. Ne era convinto.
-Ma
ti sei mai
innamorato?
-No.
Un’altra bugia che
con il tempo aveva imparato a travestire da verità.
Da giovane cercava
una solo cosa, ma non sapeva cosa: doveva essere perfetta. Non nella
forma, ma
doveva farlo sentire bene, completo, felice.
Solo quando si
sarebbe sentito così avrebbe trovato la perfezione e avrebbe
smesso di cercare.
E lo aveva fatto:
sapeva dove cercare, ma fisicamente aveva smesso di farlo. Con il cuore
no,
perché il cuore la desiderava ancora.
Solo quella notte,
in quei pochi minuti, tutto era stato perfetto.
Poi, lei si era
rivestita dell’Hermione di sempre. Dopo, lo aveva fatto anche
lui.
I giorni continuavano a colorarsi di rosa,
azzurro, arancione e blu e lei non lo amava più.
Come lui, che però fingeva.
Ricordava tutto.
Occhi arrabbiati, accusatori, spaventati.
Ricordava le sue domande, le sue labbra che
si muovevano veloci e le mani nei capelli crespi.
Il sorriso beffardo, il tremolio nella voce.
Ricordava tutto.
-Sì. Sì, ti amo.
Occhi tristi, arrossati.
Lei stava ancora con Ron Weasley e non si
tenevano per mano, non camminavano l’uno accanto
all’altra: si guardavano poco
e si sorridevano raramente.
Hermione non aveva gli occhi felici. Quasi
mai.
Nel frattempo, Draco aveva indossato l’abito
che gli stava meglio e non lo toglieva mai- non lo avrebbe fatto
più-: l’abito
con la maschera da freddo calcolatore e viscida serpe.
Ricordava tutto. E non sarebbe servito il
tempo… il tempo non serviva mai.
Forse consolarsi sì, sarebbe servito. Fino a
quando?
Sapeva che si moriva un po’ affinché qualcun
altro vivesse: aveva lasciato che Hermione vivesse la sua vita,
lasciava che la
sua compagnia notturna vivesse per quelle poche ore di piacere.
E, ogni volta, era come bere da un bicchiere
pieno di poche gocce che non placavano la sete.
La gola bruciava. Gola, mente, cuore.
A volte, Hermione lo guardava. Occhi che non
capivano.
Forse, si chiedeva perché lui avesse smesso
di offenderla, perché nella sua mente ci fosse il vago
ricordo di un gufo e di
una boccetta.
-Sarà stato un
sogno.-le aveva risposto quella notte.
Dimenticare era stata la cosa giusta:
sarebbe stato complicato farsi amare da lei. Più di tutto,
sarebbe stato
complicato odiarla, se tutto fosse finito dopo essere iniziato.
Andava avanti con quella certezza.
Poi, altri giorni si erano colorati di rosa,
azzurro, arancione e blu.
Così i mesi e gli anni.
-Ho
letto che le
donne perdonano sempre.
Hermione non
l’aveva fatto, anche se non c’era niente da
perdonare. Lei aveva dimenticato.
-Si scrivono tante
cose.- Lui no.
-Ho anche letto…
-Leggi troppo.
-Ho letto che le
cose che non ricordi sono le cose che voi dimenticare.
E in un attimo
cambiò tutto. Ecco il vero motivo per cui
l’incantesimo non aveva funzionato su
di lui.
O, forse, anche se
avesse voluto dimenticare, non sarebbe servita la magia. Come non era
servito
l’alcol, come non era servito il tempo.
Lui non aveva
voluto dimenticare: probabilmente era stata una specie di punizione
inflitta a
se stesso come riscatto al male che aveva fatto, una sorta di piacevole
masochismo, un inno di gloria dedicato all’unica volta in cui
aveva avuto
coraggio.
Credere di amarla
non gli era mai bastato, ma non voleva altre prove per dar conferma a
quello
che ormai sapeva con certezza.
Avrebbe voluto
spogliarsi altre volte di quell’abito che lo rendeva Draco
Malfoy, ma quanto
sarebbe stato utile farlo di fronte a chi aveva scelto di essere cieco?
Quanto sarebbe
stato penoso per lui scoprirsi ancora? Quanto altro freddo avrebbe
dovuto
sopportare prima che lei tornasse a vederlo come quella notte?
E poi, chi gli
avrebbe offerto un mantello per ripararlo dall’inverno,
mentre aspettava? O chi
gli avrebbe allungato un po’ d’acqua per dissetarlo
d’estate?
I suoi pensieri
avrebbero fatto bene a non spingere la sua curiosità e
rimanere tali.
In quegli anni,
l’aveva vista parecchie volte.
Occhi intimiditi, sfuggenti. Occhi che non
capivano.
Occhi grandi. Occhi arrabbiati, accusatori,
spaventati.
A volte, occhi stanchi, tristi, arrossati.
Occhi meravigliati, felici.
Incontri casuali,
riunioni di lavoro. Mai incontri voluti.
Non da lei, almeno.
Lei aveva voluto dimenticare… lui no.
Occhi che non capivano.
-Alla verità.
-Alla verità.
-Sì. Sì, ti amo.
"Oblivion"
... not to forget
Di Exentia_dream
Grammatica:
4.9/5
Stile:
9.8/10
IC
personaggi: 10/10
Utilizzo
citazione:
10/10
Originalità:
10/10
Gradimento
personale: 10/10
Totale:
54.7/55
Sarò
sincera: io odio le Dramione! Ti domanderai, allora, perché
le ho accettate. Per essere colpita, in positivo ovviamente! E tu, cara
mia, ce
l’hai fatta! Come puoi notare nella voce
“gradimento personale”, mi è piaciuta,
e anche molto! Credo che abbiano contribuito una serie di fattori, tra
cui: lo
stile perfetto (solo una frase poco chiara), la grammatica impeccabile
(solo
una svista), l’originalità (e con le Dramione
è qualcosa di veramente
difficile! Il Veritaserum … come ti è venuto in
mente?!), la caratterizzazione
dei personaggi (soprattutto Draco! Mi è piaciuto…
alla fine l’hai fatto agire
da vero codardo, quale è lui!).
Ti
riporto l’errore “grammaticale”, ossia ti
è sfuggito un
“non”!
Non
è una partita di Quidditch e noi non siamo a Hogwarts: tu non
sei una Grifondoro, io non sono
un Serpeverde (-0.10)
Invece
questa frase non mi convince: “Non ho mai creduto
che il Cappello avesse sbagliato a smistarti a Grifondoro, ma sto
cambiando
idea”.
La
citazione è usata divinamente: non solo perché
compare
fisicamente nella OS, ma anche perché si percepisce che ti
ha ispirato,
soprattutto per l'uso dell'incantesimo per cancellare la memoria. Come
ti è
venuto in mente? xD Quel momento è stato davvero
emozionante... speravo che
Hermione non lo facesse. Un altro motivo che mi ha colpito in
positivo è
stato quando spieghi perchè su Draco l'incantesimo
non
funziona... :') Brava!
Premi
speciali
Utilizzo
citazione
-> Exentia_dream.
Hai collegato la frase all’incanto
“Oblivion” in un modo assolutamente originale.
Ho aspettato la fine di questo contest con ansia, perchè questa è una delle poche storie che mi è piaciuto scrivere...
Sono contentissima del posto in classifica e del premio speciale.
Come ho specificato alla giudicia (che è stata meravigliosa) la frase: “Non ho mai creduto che il Cappello avesse sbagliato a smistarti a Grifondoro, ma sto cambiando idea”. è riferita al fatto che Hermione si tira indietro e quindi Draco crede che lei manchi di coraggio. Per questo tira in ballo il cappello e lo smistamento.
La storia è riportata con le opportune correzione, ora tocca a voi farmi sapere cosa ne pensate.
Presto inserirò i meravigliosi banner *.*
Un ringraziamento speciale va alla giudicia che, nonostante il periodo bruttissimo, ha avuto la forza di correggere le nostre storie e so che non ti conosco, ma questa storia la dedico a te... ti ringrazio ancora di tutto. Grazie infinite GIUDICIA.
A presto, la vostra
Exentia_dream