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Autore: Exentia_dream    03/02/2013    2 recensioni
Questa storia ha partecipato al "Una frase per Harry Potter... Grey's Anatomy sentences contest" di ticci.EFP
Un dubbio, tre gocce trasparenti e poi la verità.
Una notte che resta un ricordo per uno, che viene dimenticata dall’altra.
Tanti dubbi, tante domande e, dopo tanti anni, una sola certezza. –Sì. Sì, ti amo
Genere: Drammatico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Titolo: "Oblivion" ... not to forget
Frase scelta :num.8:
Le cose che non ricordi sono le cose che vuoi dimenticare.
Personaggi principali: Draco Malfoy; Hermione Granger
Personaggi secondari (eventuali): Ron Weasley, personaggio qualsiasi*
Avvertimenti: What if?
Genere: One-shot
Introduzione: Un dubbio, tre gocce trasparenti e poi la verità.
Una notte che resta un ricordo per uno, che viene dimenticata dall’altra.
Tanti dubbi, tante domande e, dopo tanti anni, una sola certezza. –Sì. Sì, ti amo
.

 

 

 

 

“Oblivion”… not to forget

 

-Ricordi cos’hai provato quando hai capito di essere innamorato per la prima volta?
-No.- rispose secco. Mentì.
Lo ricordava bene, forse fin troppo, sebbene fossero passati tanti anni.
Era un ragazzo e non sapeva cosa l’amore: se n’era accorto troppo tardi, quando la perse, anche se non l’aveva mai avuta.
Fu una notte, soltanto una notte.

 

Le aveva mandato un gufo, alla cui zampa aveva legato una pergamena.
«Stanza delle Necessità. Appena puoi.», aveva scritto con mano ferma, perché ormai aveva deciso di capire cosa provava realmente per lei. Da solo non ci riusciva ed era stanco di combattere con se stesso, era stanco di guardarsi allo specchio e scuotere la testa negando i sentimenti anche al suo riflesso.
Il tempo forse si era fermato, ma a lui non importava: una metà del suo cuore aveva fretta di comprendere; l’altra, invece, voleva rimandare- e forse non far giungere mai- il momento della verità.
Aveva paura. Paura di essere rifiutato, paura di star male.
Però, sentiva il bisogno irrefrenabile di capire e quello a cui era ricorso era davvero l’unico modo per farlo: si erano odiati per anni e poi qualcosa era cambiato.
No, non si erano innamorati follemente e non si nascondevano negli angoli bui della scuola per baciarsi e non essere visti.
Avevano semplicemente cominciato a guardarsi ed erano cambiati i loro occhi. Era cambiato il loro modo di scrutarsi.
Non un saluto, non una parola, non un bacio.
Solo occhi.
Occhi intimiditi, sfuggenti. Occhi che non capivano.
Occhi grandi. Occhi arrabbiati, accusatori, spaventati.
A volte, occhi stanchi, tristi, arrossati.
Occhi meravigliati, felici.
Ma sempre e solo occhi.
Lei entrò in silenzio e lui la guardò come se non fosse stata lì.
Era davvero entrata in quella stanza? Era davvero lei? Sembrava diversa, eppure era la stessa.
-Non c’è verde in questa stanza.
-Non c’è neanche il rosso.
-Perché?
-Non è una partita di Quidditch e noi non siamo a Hogwarts: tu non sei una Grifondoro, io non sono un Serpeverde.
-Cos’è?- gli chiese quando lui le porse una boccetta contenente un liquido trasparente.
-E’ Veritaserum. Ne ho qui una anche per me. Per quanto tu possa essere coraggiosa, non credo che lo ammetteresti. Ed io forse sono troppo codardo anche per pensarlo.
-Forse?
-Sì.
-Allora perché siamo qui?
-Perché ho bisogno di capire. Sicuramente ne hai bisogno anche tu e questo è l’unico modo per essere sinceri davvero.
-Come hai fatto ad averlo?
-Sono lo studente migliore in Pozioni.
-Non ho bisogno di capire e non devo ammettere niente.
-Ti stai tirando indietro, o hai già tratto le tue conclusioni?
-Sono fidanzata con Ron.
-Appunto: non hai nulla da temere.
-Io lo amo.
-Hai paura di scoprirti?
-No.
-Allora bevi.
-No.
-Non ho mai creduto che il Cappello avesse sbagliato a smistarti a Grifondoro, ma sto cambiando idea.
A quel punto, Hermione allungò la mano e prese la boccetta di Veritaserum che lui aveva tra le mani.
-Alla verità.
-Alla verità.
Le boccette si sfiorarono in un brindisi poco felice: la verità li avrebbe fatti male.
Bevvero la pozione tutta d’un sorso. Tre gocce.
Gli sembrò che la gola cominciasse a bruciare, o forse era la sincerità che si arrampicava su per le corde vocali e correva forte per avere un suono tutto suo, per diventare parole e non restare solo un pensiero.
Una certezza.
Sì, ti amo.
Sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Li teneva chiusi, eppure sapeva che, quando li avrebbe riaperti, non sarebbero stati gli stessi di pochi istanti prima.
Grigi, ma diversi.
Era nudo delle bugie e delle maschere che non smetteva mai di indossare.
Era nuda anche lei: nuda del coraggio, degli ideali e della caparbietà che le calzavano a pennello.
E non c’era paura nei suoi occhi.
Ecco cosa c’era di diverso in lei: la paura di qualcosa che, pur non essendo una guerra magica, sarebbe potuto essere ingestibile. E perfetto.
Si guardarono e lui, per la prima volta, le sorrise sinceramente. Un sorriso, non un ghigno.
L’amava e aveva avuto il coraggio di ammetterlo solo sotto l’effetto di una pozione.
E forse anche lei lo amava, perché pareva non capire: sembrava spaesata, ma consapevole allo stesso tempo.
-Mi ami?- le chiese. Insicuro, spaventato. Vulnerabile.
-Perché mi hai fatto bere questa stupida pozione?
-Non ti ho costretta… e poi non sarebbe giusto mentire a…
-Da quanto predichi il bene? Da quanto sai cosa sia la giustizia, la lealtà, la fedeltà?
-Ti senti infedele, adesso?- si avvicinò a lei.
Occhi grandi. Occhi tristi, arrossati.
-Perché?
-Avevo bisogno di capire.
-E hai capito?
-Sì.- Sì, l’amava. –Ho solo bisogno di una risposta.
-A cosa può servirti?
-Ne ho bisogno.
-Sì. Sì, ti amo.- prese il viso tra le mani e il pianto divenne più forte. –Che senso ha? Perché adesso?
Lui restò in silenzio: aveva perso le parole, o forse erano state loro a dimenticarsi di lui, troppo vogliose di avere un senso e un suono.
Dimenticare: era l’unica cosa che avrebbero potuto e dovuto fare.
Continuò a non parlare. Sarebbe stato giusto, poi?
Sapeva che lui non era il meglio per lei e non lo era neanche Ron Weasley, ma Hermione era giovane e aveva comunque una vita davanti per cercare e trovare quel meglio che l’avrebbe resa felice.
Capiva quanto fosse importante avere la libertà di poter scegliere. Lo capiva.
Impugnò la bacchetta che teneva sotto al mantello. La strinse forte per la rabbia che nasceva dalla sua decisione, come se stringerla non avesse potuto fargli cambiare idea.
-Dopo fai lo stesso.- e non le diede il tempo di rispondere o fare domande. –Oblivion.
Era la cosa giusta.
Lei lo amava- ora lo sapeva- e forse avrebbe avuto il coraggio di ammetterlo anche senza il Veritaserum, ma lui no perché non era coraggioso.
Il Cappello lo aveva smistato a Serpeverde proprio per questo: era viscido, infimo. Era una serpe e i serpenti come lui non avevano mai coraggio: strisciavano, si nascondevano, sputavano veleno dai denti e attaccavano per non essere feriti, ma non avevano coraggio.
Abbassò lo sguardo per non vedere la verità andare via dagli occhi di Hermione.
Aveva perso: quella era la sua sconfitta.
Fissava il pavimento e anche il disegno sulla pietra invecchiata portava a lei. Una scalfittura che si fermava ai suoi piedi piccoli.
Non era coraggioso, ma doveva raccogliere le poche briciole del suo voler essere eroe e guardarla negli occhi.
Occhi che non capivano.
-Come stai?- Premuroso, dolce, interessato.
-Cosa ci faccio qui?
-Ti ho chiesto un favore.
-Io ricordo un gufo…e una boccetta.
-Sarà stato un sogno.- mentire a metà non lo rendeva meno bugiardo. In fondo, però, quella bugia somigliava tanto alla verità: era stato per pochi minuti, era stato solo per quella notte.
-Cosa vuoi?
-Ho bisogno che tu faccia un incantesimo. Su di me.
-Cosa?- rise beffarda. Lo schernì.
-Un Oblivion.
-Mi prendi in giro?
-No: devo dimenticare un brutto momento.
-Perché lo chiedi a me?
-Sei l’alunna migliore della scuola, quella con il volto più alto in Incantesimi.
-Posso sapere cosa vuoi dimenticare?
-Non ti ho chiesto di diventare la mia migliore amica, Granger.
Lei impugnò la bacchetta senza più fare domande. Arrendevole, confusa e lui l’amò un po’ di più.
Chiuse gli occhi con la certezza che di lì a poco tutto sarebbe finito. Abbassò la testa.
-Oblivion.
Non sapeva cosa avrebbe dovuto provare dopo essere stato colpito da un incantesimo, ma non provare niente non era un buon segno. Non un pizzico, non un po’ di dolore, non un po’ di gioia. Niente. O forse era normale che fosse così.
Provò a rivivere le scene precedenti all’incantesimo. Ricordava tutto.
Probabilmente era troppo presto. Allora perché lei aveva già dimenticato tutto?
Magari l’incantesimo agiva in tempi diversi, a seconda delle persone. Improbabile, eppure preferiva quella scusa all’idea di non aver dimenticato.
Non lo avrebbe voluto, eppure il ricordo era lì, anche mentre lei andava via.
E come lei, anche quel flashback gli avrebbe dato le spalle per lasciarlo. Ne era convinto.

 

-Ma ti sei mai innamorato?
-No.
Un’altra bugia che con il tempo aveva imparato a travestire da verità.
Da giovane cercava una solo cosa, ma non sapeva cosa: doveva essere perfetta. Non nella forma, ma doveva farlo sentire bene, completo, felice.
Solo quando si sarebbe sentito così avrebbe trovato la perfezione e avrebbe smesso di cercare.
E lo aveva fatto: sapeva dove cercare, ma fisicamente aveva smesso di farlo. Con il cuore no, perché il cuore la desiderava ancora.
Solo quella notte, in quei pochi minuti, tutto era stato perfetto.
Poi, lei si era rivestita dell’Hermione di sempre. Dopo, lo aveva fatto anche lui.

 

 
I giorni continuavano a colorarsi di rosa, azzurro, arancione e blu e lei non lo amava più.
Come lui, che però fingeva.
Ricordava tutto.
Occhi arrabbiati, accusatori, spaventati.
Ricordava le sue domande, le sue labbra che si muovevano veloci e le mani nei capelli crespi.
Il sorriso beffardo, il tremolio nella voce. Ricordava tutto.

-Sì. Sì, ti amo.
Occhi tristi, arrossati.
Lei stava ancora con Ron Weasley e non si tenevano per mano, non camminavano l’uno accanto all’altra: si guardavano poco e si sorridevano raramente.
Hermione non aveva gli occhi felici. Quasi mai.
Nel frattempo, Draco aveva indossato l’abito che gli stava meglio e non lo toglieva mai- non lo avrebbe fatto più-: l’abito con la maschera da freddo calcolatore e viscida serpe.
Ricordava tutto. E non sarebbe servito il tempo… il tempo non serviva mai.
Forse consolarsi sì, sarebbe servito. Fino a quando?
Sapeva che si moriva un po’ affinché qualcun altro vivesse: aveva lasciato che Hermione vivesse la sua vita, lasciava che la sua compagnia notturna vivesse per quelle poche ore di piacere.
E, ogni volta, era come bere da un bicchiere pieno di poche gocce che non placavano la sete.
La gola bruciava. Gola, mente, cuore.
A volte, Hermione lo guardava. Occhi che non capivano.
Forse, si chiedeva perché lui avesse smesso di offenderla, perché nella sua mente ci fosse il vago ricordo di un gufo e di una boccetta.

-Sarà stato un sogno.-le aveva risposto quella notte.

 

 

Dimenticare era stata la cosa giusta: sarebbe stato complicato farsi amare da lei. Più di tutto, sarebbe stato complicato odiarla, se tutto fosse finito dopo essere iniziato.
Andava avanti con quella certezza.
Poi, altri giorni si erano colorati di rosa, azzurro, arancione e blu.
Così i mesi e gli anni.

 

 

-Ho letto che le donne perdonano sempre.
Hermione non l’aveva fatto, anche se non c’era niente da perdonare. Lei aveva dimenticato.
-Si scrivono tante cose.- Lui no.
-Ho anche letto…
-Leggi troppo.
-Ho letto che le cose che non ricordi sono le cose che voi dimenticare.
E in un attimo cambiò tutto. Ecco il vero motivo per cui l’incantesimo non aveva funzionato su di lui.
O, forse, anche se avesse voluto dimenticare, non sarebbe servita la magia. Come non era servito l’alcol, come non era servito il tempo.
Lui non aveva voluto dimenticare: probabilmente era stata una specie di punizione inflitta a se stesso come riscatto al male che aveva fatto, una sorta di piacevole masochismo, un inno di gloria dedicato all’unica volta in cui aveva avuto coraggio.
Credere di amarla non gli era mai bastato, ma non voleva altre prove per dar conferma a quello che ormai sapeva con certezza.
Avrebbe voluto spogliarsi altre volte di quell’abito che lo rendeva Draco Malfoy, ma quanto sarebbe stato utile farlo di fronte a chi aveva scelto di essere cieco?
Quanto sarebbe stato penoso per lui scoprirsi ancora? Quanto altro freddo avrebbe dovuto sopportare prima che lei tornasse a vederlo come quella notte?
E poi, chi gli avrebbe offerto un mantello per ripararlo dall’inverno, mentre aspettava? O chi gli avrebbe allungato un po’ d’acqua per dissetarlo d’estate?
I suoi pensieri avrebbero fatto bene a non spingere la sua curiosità e rimanere tali.
In quegli anni, l’aveva vista parecchie volte.

 

Occhi intimiditi, sfuggenti. Occhi che non capivano.
Occhi grandi. Occhi arrabbiati, accusatori, spaventati.
A volte, occhi stanchi, tristi, arrossati.
Occhi meravigliati, felici.

 
Incontri casuali, riunioni di lavoro. Mai incontri voluti.
Non da lei, almeno. Lei aveva voluto dimenticare… lui no.

 

Occhi che non capivano.
-Alla verità.
-Alla verità.
-Sì. Sì, ti amo.

 

 

 

 

 

"Oblivion" ... not to forget Di Exentia_dream

Grammatica: 4.9/5

Stile: 9.8/10

IC personaggi: 10/10

Utilizzo citazione: 10/10

Originalità: 10/10

Gradimento personale: 10/10

Totale: 54.7/55

 

Sarò sincera: io odio le Dramione! Ti domanderai, allora, perché le ho accettate. Per essere colpita, in positivo ovviamente! E tu, cara mia, ce l’hai fatta! Come puoi notare nella voce “gradimento personale”, mi è piaciuta, e anche molto! Credo che abbiano contribuito una serie di fattori, tra cui: lo stile perfetto (solo una frase poco chiara), la grammatica impeccabile (solo una svista), l’originalità (e con le Dramione è qualcosa di veramente difficile! Il Veritaserum … come ti è venuto in mente?!), la caratterizzazione dei personaggi (soprattutto Draco! Mi è piaciuto… alla fine l’hai fatto agire da vero codardo, quale è lui!).

Ti riporto l’errore “grammaticale”, ossia ti è sfuggito un “non”!

Non è una partita di Quidditch e noi non siamo a Hogwarts: tu non sei una Grifondoro, io non sono un Serpeverde (-0.10)

Invece questa frase  non mi convince: “Non ho mai creduto che il Cappello avesse sbagliato a smistarti a Grifondoro, ma sto cambiando idea”.

La citazione è usata divinamente: non solo perché compare fisicamente nella OS, ma anche perché si percepisce che ti ha ispirato, soprattutto per l'uso dell'incantesimo per cancellare la memoria. Come ti è venuto in mente? xD Quel momento è stato davvero emozionante... speravo che Hermione non lo facesse. Un altro motivo che mi ha colpito in positivo è stato quando spieghi perchè su Draco l'incantesimo non funziona... :')  Brava!

 

Premi speciali


Utilizzo citazione -> Exentia_dream. Hai collegato la frase all’incanto “Oblivion” in un modo assolutamente originale.

Angolo Autrice:

Ho aspettato la fine di questo contest con ansia, perchè questa è una delle poche storie che mi è piaciuto scrivere...
Sono contentissima del posto in classifica e del premio speciale.
Come ho specificato alla giudicia (che è stata meravigliosa) la frase:
 
“Non ho mai creduto che il Cappello avesse sbagliato a smistarti a Grifondoro, ma sto cambiando idea”. è riferita al fatto che Hermione si tira indietro e quindi Draco crede che lei manchi di coraggio. Per questo tira in ballo il cappello e lo smistamento.
La storia è riportata con le opportune correzione, ora tocca a voi farmi sapere cosa ne pensate.
Presto inserirò i meravigliosi banner *.*

Un ringraziamento speciale va alla giudicia che, nonostante il periodo bruttissimo, ha avuto la forza di correggere le nostre storie e so che non ti conosco, ma questa storia la dedico a te... ti ringrazio ancora di tutto. Grazie infinite GIUDICIA.

A presto, la vostra

Exentia_dream
   
 
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