Capitolo
III
Angel rimase in silenzio. Era la cosa più assurda che
poteva sentirsi chiedere da Buffy.
Ritrovare Spike. Lei voleva che lui la aiutasse a
ritrovare quel dannato vampiro biondo che lo stava letteralmente facendo
diventare matto vagando per quegli uffici da due anni.
“Angel, va tutto bene?”
Per un attimo fu tentato di non rivelare la verità a
Buffy. Ma fu solo per un attimo. Non avrebbe mai potuto farle una cosa del genere, non avrebbe
mai potuto tradire la sua fiducia. E lei aveva diritto
alla felicità. Per quanto ritenesse improbabile che fosse
Spike a donargliela, non voleva interferire con le sue scelte. E poi…lui adesso aveva Cordelia.
“Buffy…credo che troverai la mia risposta molto più strana della domanda…”
“hai intenzione di cercarlo?”
“Vedi Buffy…io non ho bisogno di cercarlo…io so
benissimo dove si trova.”
“Angel, ti prego…dimmi dov’è!”
“Lui è…”
Proprio in quel momento la porta si aprì con un gran
fracasso, e un bel vampiro fece il suo solito ingresso trionfale
“eccomi qui a rapporto capo! Il demone è morto, la
faccenda e risolta, e con tuo sommo dispiacere io sono ancora qui!”
Angel coprì la cornetta con le mani.
“Sono al telefono, razza di imbecille!”
“Oh…scusa! Sono mortificato! Spero
di non aver interrotto qualche importante trattativa con qualche mostruoso
cliente!”
“Taci!”
Riprese a parlare al telefono, mentre Spike si buttò
su una poltrona.
“Angel, ci sei ancora?” La voce di Buffy suonava
nervosa.
“Si scusa…stavo dicendoti che
lui è…proprio qui, davanti a me”
La cornetta le cadde dalle mani. Spike era a Los Angeles! Era alla Wolfram&Hart!
Il fatto che Angel glielo avesse confermato rendeva la notizia reale! Lui era
davvero vivo! Una sensazione strana si impadronì di
lei. Una sensazione che non provava da molto tempo…era felice.
Sapeva cosa doveva fare, prendere un aereo e
catapultarsi a Los Angeles!
All’improvviso si ricordò di Angel,
e riprese il telefono tra le mani.
“Angel, ci sei ancora?”
“Si Buffy, sono qui”
Al suono di quel nome Spike scattò su come una molla.
Dall’altra parte di quel telefono c’era lei. La sua Buffy. La
sua piccola riccioli d’oro. E cosa diavolo
significava quello che Angel aveva appena detto?
È qui, davanti a me.
Buffy aveva chiamato per lui? Aveva scoperto che era
lì? Dannazione, questo non doveva succedere! Lei sapeva che era vivo, questo
cambiava tutto! Non era previsto che succedesse! Il suo sacrificio non aveva
più importanza adesso. Lui era di nuovo solo Spike. La spalla su cui piangere,
la valvola di sfogo della cacciatrice…niente di più.
Eppure un
barlume di speranza gli si era acceso nel petto. Buffy lo aveva cercato. Voleva
vederlo. Doveva pur significare qualcosa!
“Angel…potrei…”
Capì subito cosa la ragazza voleva chiedergli. La conosceva alla perfezione.
“Vuoi parlare con lui?”
“Mi piacerebbe molto…si”
Spike iniziò a gesticolare in direzione di Angel, che lo guardava confuso. Scuoteva la testa e
faceva segno di no. Era in preda al panico. Si
sentiva spaccato in due. Una parte di lui voleva
scappare e nascondersi da qualche altra parte, terrorizzata dal dover
affrontare Buffy, mentre l’altra parte non desiderava altro che sentire la sua
voce.
A Buffy tremavano le mani. Tra pochi secondi avrebbe
potuto parlare con lui. Avrebbe sentito di nuovo quella voce
calda. Quella voce che tante volte l’aveva aiutata ad andare avanti, che
tanto spesso le aveva sussurrato ti amo…avrebbe
ascoltato la voce del suo uomo.
Angel non sapeva che fare. Si sentiva messo in mezzo
ad una situazione assurda. Da un lato, Buffy che telefonava a
lui per parlare con Spike, e dall’altro quell’idiota
che faceva dei gesti assurdi e sembrava sull’orlo di una crisi di nervi.
Pensando di essersi ritrovato improvvisamente in una qualche dimensione
parallela molto confusionaria, decise di seguire la
via più semplice.
“Buffy, mi dispiace, Spike è uscito prima che avessi
il tempo di dirgli che eri al telefono. Ma volevi che lo ritrovassi, e l’ho fatto. Spike lavora
qui.”
Cosa accidenti voleva dire Spike lavora qui?! Lei credeva che fosse
andato alla Wolfram&Hart per cercare lei. Non per
cercare lavoro! Perché stava perdendo tempo il quel posto
quando doveva stare accanto a lei?
“Angel…tu sai come…come ha fatto…a tornare?”
“Bè…il medaglione, è
arrivato qui, allo studio. E
lui si è materializzato nel mio ufficio. Credo che il suo spirito fosse rimasto intrappolato lì dentro…e dopo qualche mese ha
riavuto il suo corpo, anche questo arrivato per posta”
“Un paio di mesi?? E a nessuno è venuto in mente di dirmelo?”
Buffy era scioccata. Erano mesi che Spike era vivo e
lei non ne sapeva niente!
“Buffy…vedi, questo era
qualcosa che riguardava lui…”
“Forse ha solo aspettato di riavere il suo corpo,
prima di tornare da me…”
Stava ragionando ad alta voce, dimenticandosi
completamente del vampiro all’altro capo del telefono…
Spike non capiva. Cosa diavolo
stava succedendo?
Cos’era che dipendeva da lui? Dannazione! Era così
confuso! Cosa avrebbe fatto Buffy adesso? Una vocina,
in fondo al suo cuore, diceva qualcosa che suonava tipo: Verrà qui da te. Tornerà da te, e finalmente
potrete stare insieme…Ma
Spike non era così ingenuo da credere a quella vocina. Sapeva che non c’era lieto fine, per quelli come lui.
“Buffy, credo che tu debba sapere una cosa…”
Angel non sapeva bene come dirlo. Aveva la sensazione
che le avrebbe spezzato il cuore.
“Vedi…non sono solo un paio di mesi che Spike lavora
qui…sono due anni.”
Buffy sentì qualcosa che le si
spezzava dentro. Due anni. Spike
era vivo da due anni e non la aveva cercata, non aveva fatto nulla per cercarla. Aveva trovato un lavoro. Magari adesso era felice.
Senza di lei. Lei che aveva passato gli ultimi due anni a
combattere contro il suo ricordo, distrutta dal dolore, senza riuscire ad
andare davvero avanti. Ma se lui non la amava
più, se lui non voleva più starle vicino…allora con che diritto adesso irrompeva
di nuovo nella sua vita, confondendola e distruggendo le fragili ancore di
salvezza che si era costruita? L’amore di Spike era stato il suo unico vero
punto fermo. E adesso era crollato. Lui era vivo. Ma non voleva averla accanto.
Spike si sentì gelare. Un freddo
diverso da quello a cui era abituato il suo corpo morto. Un freddo che gli stringeva il petto. All’improvviso, aveva
capito. Buffy lo aveva cercato. Appena aveva scoperto
dalla rossa che lui era vivo, lo aveva cercato. Mentre lui,
per due anni, era stato nascosto nell’ombra. Lui credeva di fare la cosa
giusta. Lei si sarebbe rifatta la sua vita senza quel peso che lui era sempre
stato. Le aveva regalato la libertà, e credeva che lei
volesse viverla nel ricordo dell’eroe che amava, lontana da quel vampiro che le
aveva causato tanto dolore. Ma adesso non era più così
sicuro di se. Lui l’aveva abbandonata. Anche se lei
non lo amava, lui era sempre stato lì per lei. E
adesso l’aveva abbandonata. L’aveva abbandonata per paura di non essere amato.
Per paura di tornare indietro. Era stato egoista. Lei aveva bisogno di quella
spalla su cui piangere. Lei aveva bisogno di quello sfogo…
“Grazie di tutto,Angel”
Buffy chiuse il telefono. Provava troppe cose in una
sola volta. Era felice, perché Spike era vivo, ma era distrutta dall’idea che
lui l’avesse abbandonata. Ed era anche molto, molto arrabbiata. Sapeva cosa doveva fare. Doveva andare da
lui ed affrontarlo.
Sarebbe partita per Los Angel subito. Giusto il tempo di fare i bagagli.
Non poteva permettere che finisse così. Loro erano
incompleti. E la loro storia se la meritava una
conclusione. Che fosse felice o no.
Ecco qui il terzo
capitolo…scusate il ritardo nell’aggiornare ma si sa, le vacanze estive
assorbono tempo ed energie ^^
Spero
che sia di vostro gradimento. E nel caso in cui non lo fosse, state
tranquilli, dal prossimo capitolo la storia entrerà nel vivo. Promesso!