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Autore: Melinda2606    04/02/2013    2 recensioni
Una scelta sbagliata può portare una persona a prendere la vita in maniera diversa, a cambiare completamente... anche se questo cambiamento sconvolge chi le sta intorno. E soprattutto chi l'ha portata a cambiare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Max Mizuhara, Rei Kon, Takao Kinomiya
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Takao sospirò.
Erano due anni che non vedeva i suoi amici, e adesso sarebbero arrivati a momenti.
Era davvero felice, soprattutto se pensava a come si erano salutati.
Lui aveva urlato contro Kei, Max aveva urlato per conto suo perchè non riusciva a capire cosa fosse successo, Rei aveva urlato contro tutti cercando di farli ragionare.
Morale della favola, avevano dato spettacolo in aereoporto e tutti i viaggiatori li avevano fissati come se fossero dei matti scappati dal manicomio.
Ma erano passati due anni, tutto, almeno apparentemente, era stato superato, quindi non vedeva l'ora che gli aerei dei suoi amici atterrassero.
Certo non sarebbero stati soli, stavano arrivando con le rispettive squadre, ma andava bene lo stesso.
Takao era davvero grato al signor Daitenji per aver organizzato quella specie di rimpatriata, chissà quanto avrebbero dovuto aspettare per vedersi altrimenti!
Sospirando un ultima volta, alzò gli occhi verso i tabellone degli arrivi.


Rei sorrise.
Vedere Mao così felice lo faceva sentire l'uomo più fortunato del mondo.
Osservò il paesaggio fuori da finestrino dell'aereo, ormai doveva mancare poco all'arrivo.
Fortunatamente, perchè Gao e Kiki, abituati a sconfinati paesaggi, faticavano alquanto a restare seduti composti sul loro sedile, e non facevano altro che sbuffare in direzione di Lai, che era riuscito a prendere sonno all'inizio del viaggio.
Mao non faceva altro che controllare l'orologio, era impaziente di ritrovare le sue amiche, erano le uniche ragazze con cui aveva legato, ma avevano così poche occasioni di parlarsi faccia a faccia!
Anche Rei era impaziente, nonostante mantenesse la solita calma, ma la sua mente vagava.
Aveva ancora impressa in mente la rabbia di Takao, la confusione di Max e l'esprrssione sconfitta di Kei.
Li aveva sgridati, ma aveva fatto la cosa giusta?
Se lo era chiesto tante volte, ma Kei non ne aveva più voluto parlare e Takao gli aveva assicurato che tutto, anche se in modo poco ortodosso, era passato.
Adesso Rei era impaziente di vedere con i suoi occhi gli sviluppi che aveva avuto quella brutta storia.


Max rise.
Quello che gli aveva appena raccontato Emily era talmente inverosimile che non ce la fece a trattenersi.
Quando però quell'attacco di risa gli fu passato, in realtà cominciò a vedere un filo logico in quel discorso, e poi se glielo aveva detto Emily, non poteva che essere vero.
Lui non aveva capito, come al solito.
Adesso si spiegava l'ira di Takao e lo sguardo di Kei.
Aveva pensato che quello fosse un semplice capriccio di una ragazzina, e invece poverina si trattava di una cosa seria.
Sul suo volto sempre sereno si dipinse un'espressione preoccupata: ma come era potuta accadere una cosa simile?
Sentiva che sarebbe stata una rimpatriata particolare, ma vedere Michael preparare foto autografate per ingannare il tempo durante il volo ed Emily comportarsi normalmente dopo avergli fatto quella dichiarazione lo fece tranquillizzare.
La stessa Emily gli aveva garantito che non sussisteva più quel determinato problema.
Allora perchè preoccuparsi?


Kei si accigliò.
Possibile che il volo che lo avrebbe riportato in Giappone stesse già per atterrare?
Lui non era il tipo da pentirsi delle scelte fatte o dei sentimenti delle persone.
Eppure non era passato un singolo giorno, un singolo minuto senza che lui pensasse a quel momento di due anni prima.
Ci pensava nei momenti meno opportuni: quando si allenava, quando studiava, quando era con una ragazza.
Takao, dopo avergli urlato contro come non aveva mai fatto, lo aveva rassicurato dopo qualche mese, dicendogli che era andato tutto apposto.
Era stato troppo orgoglioso per chiedergli come fosse andato tutto apposto, ma da quel momento il suo tormento era aumentato in maniera quasi intollerabile.
Rei gli aveva sottolineato che era stato uno stupido e che le motivazioni che aveva dato per quel gesto erano infondate.
E aveva perfettamente ragione, ma Kei non lo avrebbe mai ammesso.
Yuri stava dormendo, incurante dei dubbi che l'amico aveva, mentre Boris e Sergey stavano rimettendo velocemente le carte da gioco che avevano usato fino a poco prima.
Tutti e tre sapevano che era accaduto qualcosa, perchè quando era tornato in Russia Kei era ancora più scontroso del solito, ma non c'era stato modo di fargli dire una parola.
Kei si allacciò la cintura, preparandosi all'atterraggio e alle conseguenze di quel suo gesto così meschino.


Hilary sbadigliò.
Aveva fatto davvero tardi la sera precedente, ma non poteva evitare di andare al tirocinio, sarebbe stata un'assenza ingiustificata.
Il traffico a quell'ora era intenso, così alzò leggermente il volume dello stereo e tamburellò sul volante della sua Lancia Ypsilon.
Mentre aspettava che scattasse il verde, pensò a Takao: doveva già essere arrivato all'aereoporto.
Era così felice la sera prima!
Aveva cercato di contenersi davanti a lei, ma quando lo aveva rassicurato, lui si era lasciato andare a quell'entusiasmo che lo aveva sempre caratterizzato.
Anche lei era felice che tornassero i ragazzi, ma soprattutto le sue amiche, finalmente avrebbero potuto parlare senza un telefono!
Le erano state vicine due anni prima, senza loro e Takao sarebbe sicuramente stata persa, perciò voleva sdebitarsi.
Per cominciare, aveva accettato la richiesta del signor Daitenji: il presidente della BBA le aveva chiesto di organizzare una festa di benvenuto in grande stile.
Niente di pomposo: una serata fresca e giovanile a cui tutti, sia blader che non, avrebbero potuto partecipare.
L'uomo sapeva che lei aveva un sacco di agganci e che sicuramente avrebbe organizzato una festa degna di questo nome.
Hilary si era impegnata davvero tanto, e dopo il tirocinio aveva già in programma di correre a controllare che non mancasse niente.Era cresciuta, ed era il momento che lo dimostrasse.
Soprattutto a chi era il responsabile della sua trasformazione. 
  
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