Non mi sono resa conto, eppure manca davvero poco alla fine della storia.
Vi adoro, grazie per aver seguito fino a qui. Siete tutti importanti, voi che leggette, e soprattutto voi che recensite,
dandomi spunti per la mia storia.
vi chiedo scusa per il ritardo, ed ora: BUONA LETTURA!! <3
Capitolo
18
***
Quando
io ed Edward tornammo in casa Denali, trovammo tutti riuniti nel salone, l’atmosfera
era molto simile ad una veglia funebre.
Li
osservai uno ad uno e non potei non notare come le facce appartenenti al clan
Denali fossero diverse dalle altre. Nei Cullen leggevo preoccupazione e timore,
negli altri sconforto e colpevolezza. Qualcosa li stava dilaniando dentro e non
potei non pensare a Tanya.
“Ditemi
che non è vero! No! Dannazione!”
Edward
se ne era uscito con quella frase ringhiando, scaraventando il tavolino da the
sull’albero di natale, distruggendo tutto. Poi Strinse le sue mani in pugni, le
nocche se possibile, erano ancora più bianche, mentre fissava Alice con una
furia che mai gli avevo visto addosso. Sicuramente aveva letto nella sua mente l’accaduto
e mi spaventava la sua reazione, sembrava che stesse per attaccare sua sorella
ed ero certa, che lei non poteva avere colpa e sarebbe stata il suo capro
espiatorio.
Mi
avvicinai a lui e strinsi una sua mano nella mia, si rilassò, ma non quel tanto
che speravo.
Buffo,
non potei non perdermi a ripensare a pochi minuti prima, dove tutta quella
tensione non c’era, dove stavamo per vivere un sogno, infranto sul più bello.
Quando lui aveva chiuso la telefonata di Alice, si era alzato, rimettendosi
l’anello in tasca. Non lo dissi, ma mi fece male quel gesto, come una porta
aperta dalla quale vedi il paradiso e che ti viene chiusa in faccia, dopo
averti fatto assaggiare l’illusione di potervi accedere. Forse aveva intuito il
mio stato d’animo o forse no, tuttavia mi accarezzò una guancia, dicendomi che
avremmo ripreso il discorso dopo aver affrontato la questione, ma sia io che
lui, sapevamo benissimo che non sarebbe stato così semplice ed ora quelle facce
me lo stavano confermando e la sua reazione, rassegnare.
“Cosa
sta succedendo? Centra … Tanya?”
Tutti
a quel nome sussultarono. La risposta era palese. Edward si prese la testa tra
le mani e si sedette sul primo gradino delle scale che portavano al piano
superiore. Lo conoscevo abbastanza bene da sapere, che qualsiasi cosa stesse
accadendo, lui si sentiva colpevole.
Alice
mi prese una mano e mi guardava con uno sguardo vitreo da raggelarmi il sangue.
La sua voce solitamente allegra era spettrale e apatica.
“Degli
amici di Jasper, che si trovavano nell’Europa Occidentale, hanno incontrato dei
nomadi, i quali hanno riferito loro che i Cullen … noi, stiamo nascondendo un
essere diverso dalla razza dei vampiri e da quella degli umani, tu. Pare che
Tanya abbia parlato di te e soprattutto della tua natura in giro e beh, vedi, i
vampiri centenari sono ghiotti di notizie come queste e sanno diventare dei
veri pettegoli disgustosi. La nostra velocità non aiuta affatto e la notizia si
è sparsa molto velocemente.”
Ma
bene. Ero diventata il gossip numero uno nella Gazzetta del Vampiro.
Il
suo sguardo si era fatto più vitreo ed Edward si stava dondolando in modo
maniacale.
“Non
è tutto, vero?”
Lei
abbassò il capo triste.
“No!”
Europa
uguale Italia.
Italia
uguale Volturi.
Ma
certo, era questo il problema di fondo. Il nostro timore più grande infine si
era realizzato e il più anticipatamente possibile.
“La
notizia è arrivata anche a loro,
vero?”
Non
servì pronunciare il loro nome, tutti rabbrividirono visibilmente solo accennando
a loro. Era come trovarsi in Harry Potter mentre si parlava di colui che non
deve essere nominato.
Carlisle
si avvicinò assieme ad Esme e quest’ultima mi avvolse in un abbraccio
affettuoso da mamma, non avrei mai pensato che il suo viso potesse conoscere la
tristezza.
“Alice
ha avuto una visione dove i Volturi ci mandano a chiamare al loro cospetto!”
disse Carlisle.
“Dritti
nella tana del lupo!” disse Jasper incolore. “Sperano di averci in pugno così,
senza vie di fuga!”
Era
tutta colpa mia, solo mia. La mia diversità li aveva messi tutti in pericolo.
“Andrò
io, non serve che mi accompagnate, è me che vogliono!”
Tutti
mi guardarono come se fossi una pazza, ma fu Edward a terrorizzarmi. Si alzò di
scatto ponendosi ad un soffio da me, mi guardava furente, i suoi occhi: neri. Potevo
provare paura nei suoi confronti?
“Non
dirlo! Neanche per scherzo!”
Alice
cercò di calmare la situazione frapponendosi. Non mi ero accorta di aver
trattenuto il respiro.
“Non
serve che fai Giovanna D’Arco. L’invito di Aro è specifico. Vuole tutta la
famiglia, non possiamo non presentarci, neanche volendo. Sarebbe come ammettere
una colpevolezza!”
“Verremo
anche noi!”
Eleazar
si era spostato per mettersi nel centro della discussione.
“No,
amico!”
Carlisle
lo raggiunse.
“Ci
sentiamo responsabili per il comportamento di Tanya, non possiamo non
appoggiarvi in questa missione!”
“Eleazar,
penso di parlare a nome di tutta la mia famiglia quando dico che il tuo onore è
grande, ma rifiuteremo. Per fortuna i Volturi vogliono solo noi, non rischierò
l’incolumità anche della tua famiglia. Va bene così!”
“E
poi noi abbiamo Bellina, con il suo scudo dovremmo riuscire a cavarcela!”
Emmett
mi scoccò un sorriso.
“In
effetti, contavo proprio su questo!”
Carlisle
mi guardava lievemente imbarazzato. Come se mi stesse chiedendo la luna.
“Scherzate
vero? È ovvio che lo farò. Farò tutto ciò che è in mio potere per proteggervi.
I vostri sforzi nel formarmi in combattimento saranno ora ripagati.”
Jasper
sorrise.
“Loro
non sanno dei tuoi poteri, e tu puoi annullare l’intera guardia. Saranno loro
ad aver paura!”
Il
velo di tensione si era alleggerito percettibilmente e l’aria nella stanza si
fece meno satura di negatività. Il mio scudo era l’unica arma di sopravvivenza
che avevamo ed io, mai come prima, ringraziai il mio dono.
Sentii
una porta sbattere con violenza e notai che Edward non era più nella stanza.
*
Edward
sedeva su quella che avevo ribattezzato ‘la nostra panchina’. Guardava un punto
lontano, ma pensai che ai suoi occhi non ci fossero immagini.
Ero
in piedi dietro a lui, mi abbassai e lo abbracciai. Lui non si mosse, ma una
sua mano strinse forte la mia. Fece per prendere parola, ma lo bloccai sul
nascere.
“Non
provare a darti la colpa di niente!”
Rise
amaro.
“Ma…”
“No!”
Sbuffò.
“Bella…”
“Ho
detto no!”
Feci
il giro e mi sedetti vicino a lui per guardarlo meglio in viso, ora teso in una
maschera di orrore, forse per se stesso.
“Ètuttacolpamia!”
Lo
disse veloce e d’un fiato.
“O
mio Dio, sei impossibile. E ora che l’hai detto? Ti senti meglio?”
Mi
guardò sconfortato.
“No…”
“Appunto!
Sei un’idiota Edward. Non provare a pensare che l’averti nella mia vita sia un
errore. Se non ti avessi incontrato, magari avrei girato il mondo, cosa che
avrei fatto sicuramente, da sola, oltre tutto, e chissà forse mi sarei
imbattuta in loro, senza tutta la consapevolezza che ho acquisito grazie a
voi!”
Aveva
capito a cosa mi riferivo e mi strinse più forte a se, visibilmente impaurito.
“Sei
la cosa migliore della mia vita. Tu e tutta la tua famiglia. Ringrazio Dio ogni
giorno per averci fatto incontrare e poi gli altri hanno ragione: ho il mio
scudo che ci proteggerà e se combatteremo, gli faremo il culo a stelle e strisce
in puro stile americano, alla faccia di quegli italiani!”
Edward
scoppiò in una risata fragorosa delle sue, quelle che mi piacevano tanto.
“Tu
sei pazza!”
“Si,
avevo già un dubbio a riguardo …”
Feci
finta di nulla guardandomi le unghie.
Lui
mi fece voltare, stringendomi a sé serio.
“Io
ho una paura maledetta che ti possano far del male. Non potrei più vivere senza
di te!”
Lo
baciai a fior di labbra.
“Edward
Anthony Masen Cullen, io non ho la minima intenzione di soccombere a Volterra.
Non è ancora giunta la mia ora. Ho ancora una vita immortale da vivere con te.
Ti sposerò, Signor Cullen, quando tutto questo sarà finito! Hai capito bene?”
I
suoi occhi sgranarono l’inverosimile e brillavano, brillavano di una luce che
gli avevo visto solo una volta. Al nostro ti amo.
“Signorina
Swan, sappia che mi sta rendendo l’uomo più felice del mondo!”
“Allora
è meglio sbrigarsi ad affrontare quelle mummie!”
*
Salutammo
il Clan Denali nell’atmosfera più tesa possibile. Si sentivano terribilmente in
colpa per Tanya e inutile era ripetere loro, che non dovevano. Forse quando
tutto questo sarebbe finito, si sarebbe potuto ricucire quel strappo che
comunque si era andato a formare.
Il
viaggio di ritorno fu molto più breve dell’andata, e terribilmente silenzioso. Per
un momento rimpiansi la parlantina di Alice.
Una
volta arrivati e scesi dall’auto, ci accorgemmo tutti che qualcosa non andava. Diverse
scie di vampiri giravano intorno alla casa, alcune erano entrate anche dentro.
“cosa
significa?”
Ero
allarmata e mi sentivo impreparata a tutto, non mi aspettavo di reagire così.
Jasper
con Emmett ed Edward avevano appena finito di sondare la zona.
“Nomadi!”
“Nomadi?”.
Tutti
sembravano sorpresi.
“La
notizia si è sparsa davvero in modo veloce. Di sicuro erano qui per sapere se
il pettegolezzo era vero.”
Fantastico,
pensai, ero davvero diventata il fenomeno da baraccone del momento.
“Credo
che dovremmo iniziare con i preparativi per la partenza, fra un’ora l’emissario
dei Volturi sarà qui. Partiremo domani all’alba, così da arrivare quando lì
sarà buio.”
Tutti
annuirono alla previsione di Alice.
“Stasera,
inoltre” parlò Jasper “Dovremmo fare un punto della situazione e beh, per ogni
evenienza, avere un piano difensivo!”.
Capirono
tutti qual’era quell’evenienza, ovvero se i Volturi non mi avessero accettato.
“Ce
la faremo vedrai!”
Carlisle
mi strinse una spalla e poi con tutti gli altri entrammo nella nostra
abitazione violata.
Esattamente
un’ora dopo, un vampiro dal viso insignificante bussò alla porta d’entrata. Vestiva
un mantello grigio e al collo un simbolo, una V ornata, lo stemma della casata
senza dubbio. Non disse il suo nome, non disse niente che non fosse ciò che
sapevamo già. ‘Eravamo cortesemente pregati a presentarci al cospetto dei tre
signori, per una “chiacchierata informale” alla quale sarebbe stata gradita, l’intere
presenza di tutta la famiglia.’ Era un messaggio nel messaggio. Sembrava gentile
eppure ogni parola metteva solo più brividi. Il vampiro consegnò poi a Carlisle
un invito scritto, che riportava le sue medesime parole, dopo di che si
congedò. Avevo osservato il vampiro entrare ed uscire dalla finestra dello
studio di Carlisle, che guardava sul davanti della casa. Non mi era stato
permesso di essere presente, non volevano rischiare e dare informazioni in più
prima del dovuto. Io dalla mia visuale tuttavia, restai allibita nell’osservare
quel vampiro, era ovvio cosa mi avesse scioccato. Li avevo sempre sentiti
nominare, ma non li avevo mai visti: i vampiri dagli occhi rossi. Avevo sempre
incontrato occhi dorati nel mio cammino, e vedere quegli occhi così diversi,
conscia del loro significato, mi disgustò all’inverosimile. Occhi che avrei
potuto avere anch’io se non fossi fatta a metà, colore che mai avrò più a
macchiare la mia anima.
Alla
sera ci ritrovammo nel grande salone per il punto della situazione. Tutto dipendeva
da cosa sarebbe successo non appena arrivati. Dovevo tenermi pronta con il mio
scudo, semmai ci avessero attaccati subito; se, invece, avessero voluto parlare,
l’effetto a sorpresa sarebbe svanito, nel momento in cui Aro avrebbe letto la
mente di uno qualsiasi della famiglia, me esclusa ovvio, e scoperto i miei doni.
Io ero dell’idea che qualora avessero intrapreso la via secondaria, e quindi
parlare, avrei cercato di tenere il mio scudo su tutti e proteggere le loro
menti, così da fare comunque un grande ingresso in scena. Anch’io avevo una
vena teatrale in me!
Alla
mia proposta tuttavia restai scioccata dalla risposta: consenso. Erano tutti
dell’idea che oramai, come spesso diceva Edward, se dovevamo andare all’inferno, tanto valeva andarci in gran stile.
Per il resto tutto dipendeva da domani e in ogni caso, avremmo combattuto fino
alla morte.
“Bene,
allora siamo d’accordo!”
Carlisle
mise fine a quella mini riunione. Annuimmo. Alice poi schizzò aggraziata sopra
il divano, facendo voltare tutti su di lei.
“Ok,
basta non resisto più! Famiglia Cullen, vi do un motivo in più per cui domani
dovremmo uscirne illesi. Devo preparare il matrimonio di Edward e Bella!”
Cosa?
I restanti
all’oscuro della notizia ci guardarono sorpresi, in cerca di una negazione o di
un’affermazione. Ok, perché tenere segreta la cosa?
“Alice,
non credo che nessuno dei due ti abbia chiesto di preparare niente!”
Lei
mi guardò con aria di sfida.
“Perché
tu pensi che io non sia la più adatta? Anzi, perché tu pensi che io potrei non
appropriarmi di tale compito?”
Oddio,
sembrava indemoniata. Sapevo della sua mania di organizzare tutto, ma non
credevo fosse a livelli così demenziali.
Guardai
Edward, il quale sogghignava sotto i baffi. Conosceva Alice, ovviamente, da più
tempo di me.
“No,
A-Alice, mai pensato!”
Non
avrei mai potuto, neanche volendo, negargli tale incarico, lo sapevo.
“Yuppi!!”
E fu
così, che la famiglia capì, come stavano davvero le cose, e fecero a me ed
Edward i più sinceri auguri, a cui nessuno sapeva quanto sarebbero durati. Fu
un momento di calma e di quiete, prima della grande tempesta.