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Autore: Trick    05/02/2013    11 recensioni
Potrebbe restare con le labbra di Belle premute contro le sue e il lento cigolio della ruota nelle orecchie per tutta l'eternità – poiché è davvero immortale, lui, e forse baciandolo può diventarlo anche lei.
|Rumpelstiltskin/Belle|
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Okay, ammetto di non avere la più pallida idea di cosa mi sia saltato in mente. Questa è una delle cose più strane che abbia scritto ultimamente, ma chissanefrega, capita.
I personaggi di questa storia non mi appartengono – con mio sommo rammarico non possiedo nemmeno gli attori che li interpretano – ma è tutto di proprietà della ABC. E pure di Grimm, aggiungerei.

*

L'illusione è il più crudele dei sortilegi


La vede per la prima volta e s'illude possa essere un soprammobile silenzioso.

I suoi riccioli castani scivolano in morbide onde ai lati del collo bianco. Ha polsi sottili, unghie curate e mani troppo delicate per rassettare le stanze di un castello così cupo. Eppure il trascorrere noioso del tempo all'interno delle mura non la inducono a lamentarsi del suo triste destino.
Non l'hanno indotta a parlare con lui nemmeno una volta.

Sente la sua voce e s'illude stia per tacere.

«Sono mortificata» pigola appena. «Si è scheggiato il bordo».
Rumpelstiltskin fissa la sua giovane preda accucciata ai piedi del tavolo per un lungo istante di penoso silenzio. La sua bocca trema appena e un lampo di paura le oscura gli occhi. Potrebbe farla svanire con uno schiocco delle dita – chi mai verrebbe a reclamare una cosina tanto debole e ingenua?
«Insomma... non si nota quasi, in realtà».
Si mordicchia timorosa il labbro inferiore. È un gesto sinistramente affascinante che fa inarcare un sopracciglio a Rumpelstiltskin.
«È solo una tazza. Non m'importa».
Non ha il tempo di stupirsi della propria sincerità che la giovane scoppia in una risatina nervosa.
È come liberare uno stormo di pettirossi nel salone.

Parla con lei e per un attimo s'illude di essere circondato dal ricordo della paglia fresca davanti a un fuoco dimenticato.

«Voi siete immortale?».
Ferma la ruota dell'arcolaio e volta il capo con la fronte aggrotta. Belle inclina appena il capo, intreccia le mani dietro la schiena e lo scruta con innocente curiosità. Rumpelstiltskin sbuffa infastidito, appoggia un braccio alla coscia e schiocca la lingua con espressione sarcastica.
«Non è ovvio, mia cara?».
«No» replica con naturalezza. «Per scoprirlo dovrei uccidervi».
Da principio non è che un soffio divertito fra i denti, ma poi Rumpelstiltskin si passa una mano sul viso, si piega in avanti e scoppia a ridere. A Belle non è mai apparso tanto umano.

Le fa un piacere e s'illude non sia nulla di speciale.

È talmente entusiasta della sua biblioteca da non riuscire a dire nulla. Osserva l'infinita distesa di libri sulle alte pareti con la bocca spalancata in una muta espressione sbalordita. Lo guarda e i suoi occhi brillano di eccitazione.
«Posso leggerli?».
Lui sogghigna e inarca un sopracciglio.
«Sono libri, mia cara. Cos'altro vorresti farci?».
Quando cala la sera, Belle è talmente presa da quei tomi polverosi da dimenticare di preparargli la cena. Vederlo comparire in biblioteca con un vassoio apparecchiato per lei fra le mani è più disarmante dell'odore di tutte quelle pagine vecchie di cent'anni.

Si innamora di lei e s'illude sia un patto che non vale la pena stringere.

È più leggera di quanto non si direbbe, ma per Rumpelstiltskin sentire le cosce di Belle sulle proprie è una sensazione piuttosto soffocante. Stringe i denti e cerca di ignorarla, ma lei continua a giocherellare con l'arcolaio e con la paglia, tentando invano di comprenderne il complesso funzionamento.
Rumpelstiltskin appoggia le proprie mani sulle sue e le mostra come far scorrere il sottile filo dorato. Belle ridacchia allegra e sbatte euforica i tacchi delle scarpette sul pavimento.
«Oh, guardate: sto realmente filando!».
Lui distoglie lo sguardo dalla linea morbida delle sue spalle nude – deve farlo, non può sopportare oltre – e fissa la matassa dorata che va accumulandosi ai loro piedi.
Il profumo della sua pelle non smette di confonderlo.

Lo bacia e s'illude di morire in quell'istante di vuoto.

Per un labile istante è stato sul punto di non muoversi più. Potrebbe restare con le labbra di Belle premute contro le sue e il lento cigolio della ruota nelle orecchie per tutta l'eternità – poiché è davvero immortale, lui, e forse baciandolo può diventarlo anche lei.
Rumpelstiltskin conosce ogni tipo di magia, ma quella è differente da ogni altra. È furiosa, è inconcepibile, è totale.
Capire che la magia che lo sta facendo volare al di là del tempo è la stessa che gli sta strappando dalle mani il potere gli fa ribollire il sangue.
Non è quello, il patto.

Lo fa infuriare, lo fa impazzire, e s'illude di avere ragione.

Sta per scagliare l'ultima tazzina, ma poi riconosce il bordo scheggiato e perde ogni forza. Resta fermo, si rigira la porcellana fredda fra la mani e serra feroce le palpebre, cercando di scacciare il ricordo del volto indignato di Belle dalla mente. Il gelo dei suoi occhi gli riappare implacabile quanto quello della tazzina che circonda fra i palmi. Rumpelstiltskin avvicina le mani al volto. Il punto in cui la porcellana si è rotta graffia le sue labbra.
Fa male quanto il suo bacio – ma forse fa più male rendersi conto che il sapore di Belle è già svanito dalla sua bocca.

La crede morta e s'illude di non essere immortale – di poter morire.

Capitava che i ruggiti della tempesta e del vento al di là della finestra la spaventassero. S'intrufolava nella sua stanza, allora, e si acciambellava in un angolo del letto cercando di non fare rumore, ma lui era sempre sveglio e sorrideva nel cuscino.
Rumpelstiltskin appoggia la tazzina sul piedistallo. Il suono della porcellana contro il marmo rimbomba come un tuono nella sua testa – piove, piange, e per la prima volta odia se stesso più della magia.

La ricorda e s'illude sia ancora da qualche parte nella sua vita.

Esce in fretta dal bed&breakfast e ringrazia il cielo che le strade di Storybrooke a quell'ora tarda siano così deserte. Deve appoggiarsi con una mano al muro, tenere gli occhi chiusi un paio di minuti, respirare e capire di essere vivo. Di essere lì, di avercela fatta, di avere vinto.
Rumpelstiltskin.
Qualcosa di crudele nella tua testa lo porta a chiedersi dove sia Belle – chi sia diventata Belle – e quando ricorda dov'è realmente rimasta, picchia i mattoni con un pugno carico di dolore, si apre le nocche e sanguina un poco.
È stato lui a lasciarla indietro.

Colpisce suo padre e s'illude di poter colpire anche la propria coscienza.

«Lei ti amava!».
Il bastone si solleva e si abbassa a ritmo frenetico. L'uomo ripiegato in un angolo geme e implora pietà, ma Mr. Gold deve colpirlo, deve fargli male, deve fargli comprendere chi, fra loro, è la vera causa della morte di Belle.
«È stata colpa tua! Non mia! Tua!».
Ogni grido è sempre meno umano – sempre più simile a Rumpelstiltskin, sempre più simile all'Oscuro – ma Mr. Gold preferisce non ascoltare quanto vane suonino le sue accuse.
Non è colpa sua.
Non è colpa sua.

Se la ritrova nel negozio d'antiquariato e s'illude di morire davvero, morire sul serio, morire per sempre.

È un sortilegio. È una maledizione, è una perfida vendetta di Regina, è uno schiaffo in faccia al quale non è preparato. Si ripete che non è vera, si ricorda che è morta, ma divora ugualmente il suo volto, i suoi occhi confusi, le labbra imbronciate, i capelli arruffati... è sempre stata così bella?
«Sei reale...».
Le sfiora il braccio, la tocca, la stringe – la deve sentire.
«Sei viva».

Pronuncia il suo nome e s'illude sia tutto vero.

«Rumpelstiltskin, aspetta».
È il sussurro più frastornante che abbia mai udito. Si volta verso di lei dopo averla ignorata tanto stoicamente nell'ultima ora, mentre tentava di non strapparsi le viscere al pensiero che Belle non ricordava che fumo. Era viva, non c'era, ma era il suo nome quello che aveva appena scandito.
«Io mi ricordo».
Scuote incredulo la testa. Vorrebbe piangere, vorrebbe ridere, vorrebbe esplodere, ma ciò che fa è semplicemente abbracciarla.
Le sua mani tremano.

La bacia altre cento volte e s'illude sia arrivato il lieto fine.

«Questa volta posso baciarti davvero?».
Ride fra i suoi capelli e stringe la sua mano, facendola danzare nel vialetto di casa. Belle volteggia come una farfalla nella veste bianca dell'ospedale, ma sembra realmente una principessa, ora, e Rumpelstiltskin ride, ride e si passa le dita fra i capelli senza riuscire a crederci fino in fondo.
Infila la chiave nella toppa, ma lei gli butta le braccia attorno al torso e affonda il viso nella sua giacca costosa. Restano paralizzati sul primo gradino senza aggiungere una parola.
Non c'è niente da dire.

Fa l'amore con lei e s'illude che il mondo sia una favola meravigliosa.

Giocherella con una ciocca dei suoi capelli mentre fissa il soffitto, ma la sensazione nello stomaco è quella di poter guardare il cielo. Belle respira piano con la testa appoggiata al suo petto e gli sfiora la spalla destra con i polpastrelli. Ha i piedi congelati e li infila fra le gambe di Rumpelstiltskin, strappandogli un flebile lamento fra i denti. Alza il capo e ridacchia con l'innocenza di una bambina.
«Ho freddo».
Sorride e allunga un braccio fra le lenzuola umide per coprirla, ma Belle si è già attorcigliata a lui e ha già ripreso a baciargli il collo.

La lascia andare e s'illude di potercela fare, ma lei lo trattiene lì - è la sua ultima salvezza.

«Ti ho già perso troppe volte».
Le labbra di Belle tremano un poco, il suo sorriso è incerto e nervoso, ma nei suoi occhi brillano le stelle. Gli getta le braccia al collo con impeto e Rumpelstiltskin deve afferrarsi al bancone del negozio per non scivolare a terra con lei.
«Non mi hai mai persa».

Ma poi la perde e non è più il tempo delle illusioni.

Fuori dall'ospedale il vento soffia impietoso e ha l'odore del mare e della pioggia, ma Rumpelstiltskin resta seduto immobile, con il manico di una tazzina frantumata fra le mani e il volto esangue. Alza il bavero del cappotto, ma non ha freddo. Ha timore che qualcuno possa vedere gli occhi lucidi e le guance scavate, che possa capire che anche l'Oscuro può perdere – che ha già perso, che ha di nuovo perso ogni cosa.
Si rialza con passi traballanti, afferra il bastone e fa un respiro profondo, ma quando non riesce a illudersi che lei possa tornare indietro affonda il volto fra le mani, incapace di soffocare oltre il pianto.

Rumpelstiltskin non s'illude.
   
 
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