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Autore: Stra_98    05/02/2013    0 recensioni
Leggete u.u
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 Un’altra notte insonne passata a girarsi e rigirarsi tra le lenzuola bianche ,con la fronte impregnata di sudore e gli occhi sbarrati a fissare il soffitto del piccolo monolocale di Gallus Merjory. L’uomo ,circa sui 40 anni ,si alzò dal letto e inizio a misurare a grandi passi la stanza. Fissava il vuoto di quel luogo che un tempo era stata la sua più grande fonte di felicità. Erano ormai mesi che il vecchio Gallus passava così le sue notti. Ormai il buio era diventata la sua più grande paura da quando lei se ne era andata. Di tanto in tanto alzava gli occhi dal quotidiano che leggeva ogni mattina nella speranza di incrociare i suoi grandi occhi neri. Ma lei non c’era ,solo una sedia in legno vuota. E ogni qual volte che il suo sguardo guardava quel vuoto il suo cuore diventava altrettanto vuoto.
Ormai Gallus Merjory era un uomo vuoto ,non sentiva più emozioni se non il dolore. Non poteva più vivere così quell’uomo che da mesi ,se non anni, lottava contro la scomparsa di quella donna.
Come può un’esistenza riempirti così tanto l’anima? Se lo chiedeva spesso ,spessissimo ,il vecchio Gallus. Ma quando se ne va ,quell’esistenza, lascia solo un vuoto che sembra incolmabile ,un sapore amaro sulla punta della lingua che non va via manco ingoiando tutto lo zucchero del mondo.
Che esistenza triste che era diventata la sua ,quella del povero scrittore londinese che da anni viveva nello stesso monolocale ,con le stesse luci ,le stesse sedie in legno ,lo stesso tavolo bianco ,lo stesso letto sempre fatto dalla cameriera italiana Lucia e la stessa amata macchina da scrivere. In quel momento Gallus pensò di essere un estraneo nella sua stessa casa. Forse finora aveva in mente un concetto diverso di casa.
 Eppure lei glielo aveva sempre ripetuto quando mano nella mano camminavano lungo il viale coperto dalle foglie rosse e gialle dell’autunno.
“Sono a casa qui con te .Perché casa non è un luogo ,è la persone che si ama”.Parole che Gallus dal cuore freddo non comprendeva a pieno. Molte frasi profonde come questo avevano perso significato poiché un cuore gelido come il suo non riusciva ad afferrarne a pieno il concetto.
Prese un bicchiere di porto e andò vicino alla finestra. Ogni notte a quell’ora c’erano persone che facevano lunghe serenate alle proprie amate e loro ,fanciulle ingenue, credevano che sarebbe bastata una stupida canzone per realizzare il sogno di amore eterno. Gallus sorrise mentre guardava un’altra ingenua londinese cadere ai piedi un altro ingenuo londinese. Tutti ingenui questi londinesi ,pensò il vecchio scrittore che ,una volta chiusa la finestra e accesa la luce del suo monolocale iniziò a scrivere. Di tanto in tanto i giornali gli chiedevano di scrivere qualche racconto per distrarre un po’ i lettori dalle cronache. Ogni volta Gallus accettava ma solo perché aveva bisogno di soldi in quel periodo. Era molto contrario alla pubblicazione di questi racconti: se i problemi c’erano era appunto perché la gente era distratta da cose di fantasia come i suoi racconti ,ed essendo distratti non potevano concentrarsi bene sulle cronache per poterle analizzare e magari fare in modo che non ci fossero più.
Tutti dicevano che chi è scrittore è padrone del tempo e forse per una buona volta quella mandria di idioti avevano ragione. Da mesi ormai Gallus scriveva della sua amata ,facendola diventare una volta una regina ,una volta una povera contadina e una volta ancora una strega. La faceva tornare in vita ogni volta che scriveva di lei ,come se quei terribili mesi non fossero mai esistiti ,come se fosse tornato indietro da lei. Ancora ,per un’altra meravigliosa volta.
 
Le due di notte, Gallus guardò soddisfatto il racconto di dieci pagine che ha appena scritto. Finalmente compare quell’amabile sorriso sul suo volto ,un sorriso che solo la scrittura può donare.
Guardò l’orologio e quando si accorse dell’orario decise di uscire a fare una passeggiata. Perché quel maledetto Gallus se ne fotteva altamente se erano le due di notte o le dieci del mattino :se voleva uscire usciva ,incurante del tempo. In fondo era  uno scrittore ,il tempo era l’ultimo dei suoi problemi. Prese il bastone ,che non si sapeva mai se qualcuno lo importunava bastava tirar fuori il vecchio pezzo di legno e dargli un colpo secco in testa, il cappello e il cappotto neri e uscì dal suo appartamento.
Camminò da solo quella notte ,senza la compagnia della sua amata. Si abbandonò al rumore del silenzio .Si ,un rumore perché faceva emergere il chiasso dei suoi ricordi. E da lì: compleanni ,baci rubati e restituiti ,lunghe passeggiate notturne e grandi occhi neri.
I ricordi sono imprevedibili :una volta sono una droga che ti fanno divertire ,altre quella droga fa solo del male.
Ripensò a quella volta sul lago ,quando le era caduto il cappello in acqua. Erano così giovani all’epoca ,avevano appena 19 anni e lui a quell’epoca non riusciva a vederla più di una carissima amica. Quanoi si sbagliava! Gallus si diede dello stupido ripesando a quanto fosse stato idiota: l’aveva avuta davanti gli occhi tutti quegli anni e non se ne era manco reso conto!
Fino ai 25 anni infatti lui non aveva fatto altro che passare da una donna all’altra: non era un uomo molto bello ma la sua intelligenze e il suo essere così “misterioso” lo facevano apparire agli occhi delle donne un uomo affascinante. Così ne approfittava e cambiava donna spesso ,manco fossero un paio di mutande. E ogni volta che finiva una di quelle “relazioni” andava da lei. Lei ,che si era sempre presa cura di lui nonostante provasse un sentimento forte ,quasi da togliere il respiro. Avrebbe voluto che lui provasse almeno la metà dei sentimenti che lei provava per lui ,così avrebbe potuto dire che era stata amata profondamente da un uomo.
Ma non era così.
“Dovresti smetterla ,che un giorno ti troverai nei guai con le tue donne!” gli aveva detto una notte estiva .Lui stava fumando un sigaro seduto sulla poltrona di un monolocale che aveva da poco comprato a Londra. Cacciò una grossa quantità di fumo dalla sue sottili labbra rosse. Poi si girò verso di lei.
“Meg non sono le mie donne. Sono solo donne” .Meg mise una ciocca dei suoi capelli castani dietro l’orecchio e andò a sedersi sul braccio della poltrona rossa ,accanto a Gallus. Prese il sigaro dalla mano del suo caro amico e iniziò a fumare. Gallus in un primo momento la guardò scandalizzato ,ma poi scoppiò a ridere.
“Non avevi detto che non ti piacevano i miei sigari?” le chiese mentre stava provando ad accendere un altro sigaro. Meg si voltò a guardare la luna dalla finestra di quel piccolo monolocale.
“Non sono i tuoi sigari ,sono solo sigari” .Gallus sorrise .Era una cosa che aveva sempre amato di lei :il fatto che non avesse peli sulla lingua ,che dicesse tutto in faccia e che soprattutto sapesse rispondere alle persone. Era sorprendente il modo in cui riusciva ad avere sempre ragione ,anche quando era palese che aveva torto. L’aveva sempre affascinato questo suo lato ,selvaggio ma intelligente e raffinato allo stesso tempo.
E quella notte rimase stranamente incantato dal profilo illuminato dalla luna di quella donna tanto bella quanto forte. Il naso alla francese ,le labbra carnose e quei grandi occhi neri lo affascinavano e lo inquietavano allo stesso tempo.
Grandi e neri ,il suo sguardo sembrava farti precipitare in un pozzo buio e senza fondo. Ma per lei sarebbe caduto volentieri ,pensò . Scosse la testa a quel pensiero e i due amici passarono la notte a scherzare ,a prendersi in giro e a riempire la stanza di fumo.
 
Gallus Merjory ,noto scrittore londinese, la mattina del 16 dicembre consegnò il racconto che aveva scritto la sera precedente. Il capo ,un signor grassoccio che doveva avere più o meno la sua stessa età ,dopo aver letto il racconto della ragazza con una gamba di legno che diventò un pirata per inseguire un pirata del quale era innamorata ,lo lanciò sulla scrivania con violenza. Si alzò e camminò per il suo piccolo studiolo.
“No no ,no!” disse con rabbia e con il volto rosso. Dopo qualche minuto prese un fazzoletto e si pulì i baffi neri.
“Mr. Merjory lei sa quanta fiducia abbia in lei e so che è uno scrittore alquanto famoso ,ma non può scrivere ogni settimana lo stesso racconto di una ragazza innamorata che scappa! Prima la dama ,poi la lavandaia e ora … ora questo!” disse indicando il racconto appena scritto. Gallus non si sentì offeso perché in  cuor suo sapeva che Mr. Rossi aveva ragione. SI tolse il cappello e disse che avrebbe cambiato trama ,sarebbe stato un bel racconto il prossimo.
Uscì dall’ufficio e passeggio a lungo nel piccolo parchetto di fronte al suo piccolo monolocale. Era autunno ,il parchetto era pieno di foglie e i colori rendevano quel posto magico. Gallus si sedette su una piccola sotto una grossa quercia e picchiettò la penna sul foglio ,nella speranza che qualche idea geniale avesse acceso la sua lampadina.
Ma ormai non aveva più lampadine il vecchio Gallus ,aveva solo una candela che non si decideva a spegnersi .
Candele … Si ricordò di quando ci fu quel blackout a Londra e lui e Meg si trovavano nel suo appartamento .Erano giovani ,lui 27 anni e lei 26.
“Non avrai mica paura del buio!?” disse Meg accendendo l’undicesima candela e mettendola suo comodino accanto al letto di Gallus. Erano passati due anni da quella notte estiva e col passare dei giorni Meg aveva assunto una notevole importanza per Gallus. Era diventata quasi fondamentale e il non poterla stringere a se o baciarla lo uccideva. Era strano perché lei era sia il martello che lo mandava in frantumi sia la colla che teneva assieme i pezzi.
“Certo che no” disse lui sedendosi sul letto e facendo cenno a Meg di sedersi accanto a lui. Lei posò l’ultima candela sul frigorifero e andò a mettersi accanto a Gallus. Erano così vicini …
Scherzarono tutta la notte ,tra birra e racconti di ogni genere.
“Credi nei fantasmi?” le chiese Gallus. Lei si alzò dal letto ,prese una candela e la posizionò sotto il suo viso ,in modo che il suo volto avesse un’aria spaventosa. Si sedette di nuovo accanto a Gallus.
“Non dirmi che hai paura dei fantasmi!” disse lei avvicinandosi ,forse un po’ troppo, volto dell’amico. Già perché in una frazione di secondo Gallus prese il suo viso tra le mani le baciò .Un bacio breve. Meg aveva ancora la candela in mano ,ma era spenta.
Gallus avvicinò le sue labbra all’orecchio della ragazza.
“Certo che ho paura di qualcosa” le sussurrò dolcemente.
“Di te” disse e riprese a baciarla.
 
Merjory Gallus passò tutto il giorno seduto su quella panchina a scrivere e ad accartocciare fogli. Non poteva farci niente :era rimasto indietro con gli anni ,aveva una candela e non una lampadina. Decise che forse era meglio rinunciarci: col tempo aveva messo da parte un bel mucchietto di soldi, poteva benissimo vivere senza lavorare.
In quel periodo la mente gli suggeriva una fuga :tutte le storie che scriveva parlavano di una donzella in fuga da qualcosa o da qualcuno. Da qualcuno ,si disse in fine.
Tornando a casa si domandò se tutte quelle fughe non erano altro che dei segni. Forse doveva scappare anche lui. Si ,forse era quella la soluzione. Cambiò direzione e al posto di andare al suo vecchio monolocale andò in un’agenzia di viaggi.
Dietro la scrivania c’era una ragazza vivace di 23 anni. Lo accolse con un sorriso e lo invitò a sedersi sulla sedia di fronte a lei.
“Come posso aiutarla?” chiese mentre riattaccava il telefono. Gallus  si tolse il cappello e lo mise sulle proprie ginocchia.
Arrossì un po’ e sorrise ,un sorriso incredibilmente dolce a differenza della sua personalità.
“Vorrei fare un viaggio” .La ragazza sorrise e mostrò al signore vari opuscoli.
“Questo lo so signore ma dove?”
“New York”
E dopo nemmeno trenta minuti il vecchio Gallus uscì dall’agenzia con in mano un biglietto aereo per New  York. Solo un giorno di tempo per preparare tutto ,sarebbe partito la mattina seguente.
Guardando i biglietti per andare a New York gli tornarono in mente i viaggi fatti con Meg.
“Il poster di Chicago dove lo metto?” gli chiese lei dopo che erano stati a Napoli ,a Parigi e a Monaco. Aveva ripiegato i poster giganti di Napoli ,Parigi e Monaco e ora Meg aveva in mano l’enorme poster di Chicago. Gallus disse di metterlo sulla parete vuota accanto al frigorifero mentre stava finendo di rotolare su se stesso il poster di Monaco. Con un po’ di fatica Meg appese il paesaggio di Chicago sul muro.
Gallus andò ad accendere l’autoscatto della macchina fotografica e subito corse accanto alla sua amata Meg. Non avevano ancora i soldi per fare un vero e proprio viaggio di nozze ,così con i pochi soldi che possedevano avevano comprato quei poster giganti delle varie città.
“Oh andiamo sorridi Gallus!” le disse Meg a denti stretti visto che stava sorridendo. Lui la guardò e non poté fare a meno di sorridere. In chiesa era così bella nel suo abito bianco ma ora con i capelli scompigliati e il vestitino azzurro era una meraviglia. La macchina scattò un’altra foto che cadde sul pavimento e Gallus andò a prenderla.
“I nostri migliori 30 anni” disse Meg guardando prima la foto e poi suo marito.
Lui la guardò negli occhi :erano due finestre che davano sul Paradiso. Gallus si allontanò da lei e tornò con un paio di occhiali da sole. Meg lo guardò perplessa.
“Devi metterli” le disse lui con aria seria. Meg si spaventò un po’.
“Perché?” gli chiese con un sussurro.
“Poi le stelle si ingelosiscono dei tuoi occhi” .La baciò. Lo baciò .Si baciarono e sì ,le stelle erano gelose di loro perché sapevano che nemmeno il sole emanava più luce del loro amore.
Meg si staccò da lui solo per guardarlo meglio. Gli occhi grigi e i capelli dello stesso colore, il naso dritto e le labbra sottili e rosse. Lei lo amava .Era un concetto strano quello di amore per una donna come lei. Aveva passato l’intera vita ad aspettarlo e adesso era lì davanti a lei ,con la fede al dito su cui erano incisi i loro nomi. Ora lei era Margaret Merjory ,mai nessun nome sarebbe stato più melodioso di quello per lei.
 
Prima di tornare a casa con i biglietti però Gallus passò in una vecchia casa di riposo. L’infermiera lo invitò ad entrare :c’era una sola persona in quell’edificio. Lui entrò in soggiorno e vi trovò due grandi occhi neri che lo fissavano. Fece vedere a Meg i due biglietti ,abbassò lo sguardo e sorrise.
La donna di fronte a lui lo guardò con aria confusa. Lui si inginocchiò davanti a lei e le diede un biglietto.
“So che ti sembra strano ,insolitamente idiota e forse azzardato Margaret” Le disse senza smettere di guardarla negli occhi.
“Ma io ti amo ok? TI amo più di quanto Romeo ami Giulietta. Ma la nostra storia non finirà così: non moriremo per amore ,vivremo per amore. So che non sai chi sono ,anzi non ti ricordi perché sai benissimo chi sono. Sono quello che hai aspettato”. A quel punto gli occhi di Meg si riempirono di lacrime. Gli prese la mano e l’accarezzo dolcemente.
“Sei quello che sto ancora aspettando ,che aspetterò sempre Gallus Merjory. Ricordarmi di te , forse non sarà mai facile .Ma solo perché ti ricordi di qualcosa perché questa diventa un’abitudine e no ,l’amore non è abitudine. Tu non sarai mai un’abitudine per me ,sarai sempre qualcosa di nuovo ,di speciale e meraviglioso perché … perché si ,perché sei tu Gallus Merjory”
Gallus sorrise e guardò i biglietti.
“So di averti lasciata ,so che ben presto anche tu mi lascerai ma intanto” disse e mise tra le mani il biglietto per New York.
“Volevo partire ,andare a New York ,lontano da te. Ma poi mi sono reso conto che dico di voler scappare da te mentre ti sto inseguendo. Andiamo insieme allora. Fino alla tua morte lasciami vivere il tuo amore. Ti dimenticherai di me ogni giorno ma io ti farò innamorare di me sempre. Vieni con me”
 
Il giorno dopo Gallus Merjory e signora si trovarono nel loro piccolo monolocale di New York ,con i mobili in mogano ,il tavolo bianco ,la poltrona rossa e l’amata macchina da scrivere di Gallus … Bhé quale racconto poteva scrivere ora che aveva la sua Meg lì con lui? Anche a New York ogni notte c’erano gli stessi ragazzi ingenui che cantavano le loro canzoni alle stesse ragazze ingenue. Gallus li osservava dalla finestra mentre aveva in mano il bicchiere con dentro il porto.
“Che stupidi! Tante parole urlate al vento quando basterebbe semplicemente sussurrarle al cuore”. Meg si mise a ridere e si avvicinò a suo marito. Avvicinò la sua bocca al cuore di Gallus.
“Ti amo” sussurrò dolcemente. 
  
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