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Autore: Mils    05/02/2013    5 recensioni
Kristen ha sempre studiato a casa, circondata dai suoi fratelli.
Adesso che sta finalmente andando a una scuola normale, non vede l'ora di vivere tutte quelle cose che finora le sono state impedite. Ma saprà riconoscere il limite? O finirà con il perdersi in quei tristi occhi chiari?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BELIVE EIN ME
Pov Robert 




Oggi è il compleanno di Kristen.
Oggi, la mia ragazza, fa' diciassette anni.
Ci sto pensando da ieri notte, quando siamo andati a dormire insieme, nella cameretta della sua casa di Londra. I suoi genitori ancora non mi parlano ma Jules ha fatto in modo che io possa stare da loro "finché non trovo una sistemazione migliore", parole sue. Perché non posso vivere più qua, ovvio. Devo trovare una casa vera, visto che presto non saremo solo io e Kristen, ma anche.. il bambino. Ancora non riesco a pensarci senza avere almeno un minimo di esitazione, è più forte di me.
Cerco di farlo pesare il meno possibile a Kristen, che in tutto questo tempo ha sempre evitato di parlarne davanti a me. Si vergogna persino a spogliarsi davanti a me, odia che io gli tocchi la pancia e si sposta ogni volta, parla molto con mia sorella, sua madre e Sam ma con me è raro che parli di argomenti che non siano, diciamo, neutri. Lo scorso mese, per festeggiare il nuovo lavoro che mi ha trovato mia madre in una minuscola casa discografica, mi ha organizzato una bellissima festa con tutti i miei amici, c'era anche Victoria con Cameron e Marcus con una ragazza dai capelli neri a caschetto che fa' un corso di recitazione appena fuori città, che Marcus ha definito come la sua "nuova musa", quindi dubito che durerà più di un paio di mesi. Ma almeno è venuto. Kristen mi ha comprato un paio di plettri nuovi per la chitarra, una custodia per quest'ultima e ha prenotato un'ala di un ristorante solo per me, lei e i nostri amici. Naturalmente, per l'occasione, ha indossato una maglietta rossa stramegalarga e per tutta la sera non ha fatto neanche un cenno al bambino, neanche il minimo, anche quando l'ho vista sbiancare per una delle sue solite nausee non ha detto niente e ha continuato a ridere e parlare con tutti.
E oggi è il suo compleanno e io non so che fare.
Non ho organizzato niente, le ho comprato a malapena un regalo.
La verità è che sono stato talmente preso dai miei pensieri sul bambino da non rendermi conto del tempo che passava e dal fatto che, forse, avrei dovuto organizzare qualcosa visto che lei per me ha tirato sù un circo.
Mi giro nel letto e guardo il viso di Kristen.
Ha le mani sotto il viso e la bocca semi aperta.
Dopo un po' che la sto fissando apre gli occhi anche lei.
«Ehi.. ciao».
«Ciao, amore», le accarezzo il viso e lei sorride, ancora assonnata. «Buon compleanno, piccola».
Lei fa' una smorfia. «Dio, è vero.. uhm, grazie».
«E' il tuo primo compleanno insieme, amore».
«E il mese prossimo sarà il tuo, non possiamo festeggiare solo il tuo?».
«Mh, no».
«Eddai, Rob. Non mi piacciono i compleanni, specialmente il mio».
«Fai diciassette anni, piccola. È una data importantissima».
«Quelli sono i diciotto. I diciassette sono solo una via di mezzo».
«Non per me. Quindi, buon compleanno amore mio».
Lei fa' di nuovo una smorfia ma poi sorride e mi bacia. «Mi piace solo perché ci sei tu..», so che nella sua testa sta pensando a lui – o lei – come sempre, ultimamente. Ogni cosa che dice, pensa o fa' ha in qualche modo a che fare con quello che le sta crescendo dentro la pancia. È come se non avesse finito la frase, come se mancasse una parte, o una persona.
«Si..».
«Ehi, tutto okay?» mi chiede.
«Si. Vieni, facciamo colazione».
«Okay..».
Mi alzo e lei fa' lo stesso, afferrando una vestaglia che le copre bene la pancia. Ormai noto solo quello, noto solo il modo in cui lei si nasconde da me, come si vergogna di stessa, come io mi vergogno di me stesso per come la faccio sentire.
«Amore, sei sicuro di stare bene?», Kristen mi appoggia una mano sulla spalla mentre scendiamo le scale.
«Tutto perfetto, amore».
«Sei sicuro? Se stai male possiamo anche tornare a letto, chiedo a mia madre di..».
«No», le lascio un bacio dolcissimo sul naso, sperando che basti a farla stare zitta e ci riesco. «Va bene così. Facciamo colazione, così possiamo uscire».
«Uscire?», si siede a tavola, fissandomi con quel suo sguardo da bambina. «Dove si va di bello?».
Uhm, ottima domanda. «Sorpresa».
Storce il naso, di nuovo. «Lo sai che non mi piacciono».
«E' il tuo compleanno, lasciami fare, piccola..».
Solleva le mani in segno di resa e sorride, «Come vuoi. Ma spero per te che tu non mi abbia comprato niente».
Almeno quello. «Kristen, basta parlare. Mangia» la rimprovero.
Lei scuote la testa, abbassando lo sguardo, sembra.. imbarazzata. «Nausea mattutina... non posso mangiare, o vomito tutto».
Ah, giusto. Nausee. Mattutine, quindi.. di mattina. Vomito. Okay, capito.
Non ho ancora capito molto bene come funziona questa cosa. A volte si sveglia ed è di una bellezza raggiunte, tutta allegra e pimpante, se si mette una maglietta larga quasi mi dimentico che sia incinta. Ci sono altre mattine, invece, che sono come questa; non mangia, non si alza quasi dal letto e passa tutta la giornata al telefono con Sam o viene mia sorella Lizzie a farle compagnia, a volte persino Victoria. E' incredibile quanto Kristen si sia avvicinata alle mie sorelle e come.. si sia allontanata da me. Ma non è colpa sua, è colpa mia. Ma forse, per la prima volta in vita mia, sto iniziando a capire qualcosa. È colpa mia ma non per questo deve andare male per forza, esattamente come è colpa mia può anche essere la mia occasione per cambiare le cose.
Mi alzo e le vado incontro, prendendole il viso fra le mani e lasciandole un dolce bacio sulla fronte. «Se ti senti male, dimmelo sempre. Ti amo, lo sai vero?», lei sembra un po' confusa ma annuisce lo stesso.
«Allora, cosa vuoi fare oggi?».
«Rob..».
«E' un giorno speciale, tutto quello che vuoi».
«Non voglio fare niente.. voglio solo stare con te..».
«Vuoi uscire a pranzo? Vuoi uscire con Sam? Tutto quello che vuoi, amore».
«Non voglio fare niente, davvero..», abbassa lo sguardo, fissandosi la pancia.
«Kristen..», cerca di capire quello che prova, rendila felice, comprendila, fa' qualcosa per lei e non per te, per una cazzo di volta in vita tua, «se stai male, io posso.. non so, fare qualcosa? Vuoi che vada a prenderti delle medicine in farmacia? Ci metto un attimo. O posso prepararti qualcosa. Basta che tu stia meglio, amore».
Lei accenna un sorriso, riconoscente. «Voglio tornare a letto, ho la testa che mi gira un po' amore.. ti dispiace?».
In realtà, si.
Vorrei uscire con lei.
Farla sentire speciale.
Vorrei organizzarle qualcosa come lei ha fatto per me, non solo starcene a letto.
Ma annuisco e la prendo per mano.
Kristen si toglie la vestaglia che si era messa per andare di sotto e si mette seduta sul letto, indossa una mia maglietta che le sta grande il doppio, ha ancora i capelli tutti spettinati di chi si è appena svegliato e un paio di pantaloni della tuta che, un tempo, appartenevano a me ma che non metto da una vita e che ormai hanno il suo profumo.
Mi siedo sul letto e lei si mette a gambe incrociate davanti a me.
«Spara» dice.
«Eh?».
«Oh, andiamo! Sei tutto dolce, cosa vuoi?».
«E' il tuo compleanno, amore».
«Si.. ma, non è detto che per forza tu debba essere dolce e farmi fare tutto. E poi.. non so, ho la sensazione che tu stia escogitando qualcosa. Robert, se hai organizzato un qualche tipo di festa giuro che..», le metto una mano sulla bocca, fermando il flusso di parola che stavano per uscire dalla sua bocca.
«Nessuna festa, volevo solo.. non so, mi sono appena reso conto di essere stato uno stronzo con te in questo ultimo periodo... quindi volevo farmi perdonare».
Kristen fa' un sorriso un po' triste e mi accarezza il viso, «Non hai niente da farti perdonare, Rob..».
Faccio aderire completamente la mia guancia alla sua mano, «Non voglio che tu pensi che ti sto lasciando sola perché amore, non è così..».
«Ma io non lo penso, Rob».
«Tu.. tu dici così, ma io lo vedo, Kristen. Vedo come.. come ti comporti e mi dispiace davvero tanto.. vorrei solo renderti felice, mi sto impegnando.. lo sto facendo sul serio, amore, lo giuro».
«Lo so, amore..», mi getta le braccia al collo e mi abbraccia. Si siede sulle mie ginocchia, premendo la sua pancia contro la mia, da quanto non la sentivo così bene contro di me? È cresciuta, quella sua piccola pancia, è cresciuta e adesso è molto più grande di quanto pensassi.
Le sfioro un fianco con la mano e, lentamente, come se stessi toccando un vaso prezioso o un qualcosa di molto fragile, faccio scivolare la mano fino alla sua pancia. Entrambi tratteniamo il respiro.
«E' cresciuta..» dico.
«Già.. be', ci sta crescendo dentro nostro figlio..».
Nostro figlio.
Oh, che strano effetto.
«Nostro figlio...» mi gusto quelle parole che escono dalla mia bocca, non suonano così male, anzi.
«E' bellissimo sentirtelo dire.. posso prendermi questo come regalo di compleanno?» mi chiede, sorridendo.
«Non se ne parla».
«Pff, che cattivo. Amore?».
«Mh?», non tolgo la mano, continuo a sfiorarle la pancia. Per molto tempo ho avuto paura di farlo. Avevo accettato Kristen, la sua scelta di portare avanti la gravidanza e di starle vicino perché l'amavo ma non avevo accettato appieno la creatura che stava crescendo dentro di lei, almeno.. fino ad ora. La pancia di Kristen è tonda, grande e.. mi attira come una falena è attirata dalla luce, improvvisamente vorrei poterla accarezzare per tutto il giorno.
«Puoi dirlo di nuovo?».
«Che cosa?».
«Quelle due paroline. Hai capito, dai... è stupendo sentirtelo dire».
«Ah, ho capito», le sollevo un po' la maglietta e appoggio il palmo della mano sopra la sua pancia, «nostro figlio. Qua dentro c'è nostro figlio».
«O figlia..» mi corregge lei, adagiandosi a me, rilassata.
«Giusto..», un'idea nuova si forma pigra nella mia testa e prima che me ne renda conto mi è già uscita di bocca.
«Hai già scelto il nome..?».
Kristen sorride e appoggia la testa contro la mia spalla, stendendo le gambe sul letto e adagiandosi meglio contro di me, mettendo una mano sopra la mia sulla sua pancia. «No.. voglio deciderlo con te».
«Con.. me? Mh, fammi pensare..».
«Se è un maschio?».
«Robert Junior».
«Non dire cazzate, Rob».
«Come? Secondo me andava bene».
«Mh, si, certo. Altre idee?».
«Tu come vorresti chiamarlo, amore?», le porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, baciandole la fronte.
«Non lo so.. pensavo a qualcosa di strano, ma voglio anche un nome tradizionale.. non ho le idee ben chiare. Che ne dici di... Nate?».
«Mio figlio non si chiamerà...Nate».
«Che ha che non va' Nate, scusa?».
«Niente, niente. Altre idee?».
«Visto che fai tanto il difficile, proponi qualcosa tu!».
«Io ho già proposto Robert Junior e tu mi hai bocciato l'idea. Ma, se proprio insisti, qualcosa come.. Christofer? O Harry? Magari anche Kevin o Luke».
«Eh si, magari anche George, Jordan, Carlos, Charlie e..».
«CHARLIE!».
«Che cosa?».
«Charlie! Charlie mi piace! E' perfetto! Possiamo anche chiamarlo "Chuck" o.. il nome intero è "Charles" vero?».
«Si. Mh, Charlie... si, piace molto anche a me. Teniamolo in considerazione, va bene? Va bene sia se è maschio sia se è una bambina, è adatto», solleva la testa e mi bacia la mascella, rendendo subito il bacio in una serie di piccoli morsi sparsi sulla mandibola, poi sul collo e poi di nuovo su, fino alle labbra.
«Mh.. piccola».
«Mi manchi..», mi cinge il collo con le braccia, attirandomi a sé.
«Non.. non voglio che..».
«Shh.. Rob, per favore, ti amo.. mi manchi.. okay? Mi manchi da morire. Sono solo incinta, non malata. E sono innamorata, ho bisogno del mio ragazza.. ne ho davvero, davvero, davvero bisogno, amore» mi sussurra all'orecchio mentre si sdraia sul letto e mi attira ancora di più a sé. Mi sistemo sopra di lei, cercando in ogni modo di non pesare troppo sulla sua pancia.
«Mi sei mancata da morire anche tu, bimba».
«Aw..».
Con un movimento veloce ma attento l'afferro per i fianchi e ribalto la situazione, sistemandola sopra di me.
«Si.. forse è meglio» approva.
«Decisamente meglio» dico, togliendole la maglietta e appoggiandole entrambe le mani sulla pancia. Cazzo, è davvero grande... e pensare a quello.. a cosa, a chi, c'è dentro, mi rende inquieto ma non spaventato. Adesso che sono più rilassato, non mi spaventa più l'idea di cosa si sta creando dentro Kristen, nella mia testa si è creata l'immagine di un essere minuscolo, con i suoi occhi verdi.
«Rob..».
«Si?».
«Ti amiamo, lo sai?».
«Oh».
«Io e.. uhm, Charlie».
Le accarezzo i fianchi e lei si inchina per baciarmi di nuovo, portando le sue mani sul mio viso mentre io l'aiuto a sfilarsi i vestiti rimasti. «Kristen.. Kristen, devi.. devi farmi una promessa».
Lei annuisce e mi bacia ancora, «Tutto quello che vuoi..».
«Devi promettermi che non lascerai mai più che io mi allontani da te, qualunque sia il motivo. A costo di prendermi a pugni in faccia, tu non permettere mai più che io faccia anche solo un passo lontano da te, me lo prometti? Ho bisogno di sapere che tu mi terrai ancorato al tuo fianco, che mi spingerai a reagire anche quando la parte più codarda di me prenderà il sopravvento, anche quando mi comporterò come un idiota o un coglione o semplicemente come il ragazzino che sono, mi dovrai prendere da una parte e ricordarmi che io ti amo e che insieme possiamo affrontare qualunque cosa, che se siamo arrivati fino a qua un motivo c'è ed è la cosa che sta crescendo dentro di te. Ecco, lui o lei che sia, è il motivo per cui noi siamo arrivati fino a qua. Ho avuto paura, lo ammetto, ma adesso mi rendo conto che.. forse, e dico forse, c'è ancora speranza per me, ma solo grazia a te perché sei solo tu il motivo per cui io credo in me. Tu mi hai fatto credere in me stesso, mi hai preso per mano e mi hai condotto dove non credevo possibile arrivare, anche quando sarei dovuto essere io a farlo tu non ti sei mai tirata indietro, mi hai sempre aiutato, mi hai amato, mi hai reso felice, mi hai reso l'uomo più felice del mondo con un semplice sorriso e io ti amo. Ti amo da morire e voglio vivere felice, con te, per sempre».
Kristen ha gli occhi lucidi e le mani appoggiate sul mio petto, tremano. «Ho solo fatto quello che pensavo fosse la cosa giusta da fare... amarti era ed è la cosa giusta da fare».
«Continua a pensarla così, per favore», le accarezzo la schiena provocandole un milione di brividi che sento contro la mia mano.
«Sempre».
«Sempre».
«Sai...», si porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e si morde il labbro, «non ho mai pensato di innamorarmi sul serio. Cioè, prima di conoscere te pensavo che l'amore non ci sarebbe mai stato nella mia vita; c'era quello dei miei genitori e quello dei miei fratelli, ma sentivo che ero destinata a qualcosa di più.. grande, più complicato direi ora, ma non mi sarei mai immaginata di amare una persona nel modo in cui amo te».
«Neanche io pensavo di potermi innamorare così. Diciamo che pensavo che non mi sarei mai innamorato e basta».
«E perché mai? Sei un bravo ragazzo, te l'ho sempre detto. Gli sbagli che hai fatto da giovane non contano sull'uomo che sei ora, amore».
«E' per questo che ti amo.. o almeno uno dei tanti motivi», prendo una delle mani che ha appoggiato sul mio petto e la bacio, mentre la faccio sdraiare sul letto e osservo il suo bellissimo viso, per poi passare al petto coperto a malapena dal reggiseno, per poi finire con lo sguardo su quella pancia tonda che cresce ogni giorno di più. «Tu hai creduto in te, non lo dico tanto per dire. Tu hai davvero creduto in me, fin dall'inizio tu hai visto in me qualcosa che gli altri non vedevano.. che neanche io vedevo, a dire il vero. Ma tu l'hai visto e l'hai fatto vedere anche a me. C'è voluto un po', ma ce l'hai fatta, amore».
«Dovevo farcela, tu dovevi vedere quello che c'è dentro di te..».
«Ora l'ho visto. Grazie, piccola».
«Non credo che sia semplicemente finita qua, però..».
«No? E perché?».
«Non può essere così facile. Non ci sarebbe gusto, no?».
«Cosa hai in mente?».
Un sorriso malizioso si posa su quel viso d'angelo. «Una bella sfida. Devo continuare a farti vedere che uomo meraviglioso sei per il resto della tua vita. Credo che mi darai filo da torcere».
«Ci puoi giurare», ricambio il sorriso.
«E io che speravo di potermi riposare..».
«Non mi ami per poterti riposare, mi ami perché infondo hai visto in me una sfida che volevi vincere fin dal primo giorno».



«Mi spieghi perché mi hai fatto mettere una benda davanti agli occhi?».
«Shh, è una sorpresa».
«Ma..».
«Shh, siamo quasi arrivati».
«Rob, siamo ancora a casa mia. Siamo in cucina, guarda che non sono stupida».
Oh, pensavo di averle fatto perdere almeno un po' l'orientamento facendola girare per la casa per dieci minuti buoni. «Eh.. uh, si. Zitta, stai rovinando la sorpresa».
«Okay, okay».
«Grazie».
La faccio spostare in soggiorno e la deposito sul divano. Appoggiata al muro, Sam mi sorride e mi incita a toglierle la benda. «Allora», prendo un bel respiro, «so benissimo che tu detesti le feste e tutto quello che si avvicina anche solo lontanamente a una festa a sorpresa ma questa non è una vera e propria festa quindi.. non uccidermi, ricordati che mi ami alla follia. Quindi.. niente, ecco qua..», le tolgo la benda e lei finalmente vede tutte le persone che ci sono nella stanza.
Sam che le corre incontro e l'abbraccia, stritolandola.
Tom le sta dietro, in attesa del suo turno.
Marcus, con una nuova ragazza. Questa ha i capelli rossi e lentiggini in tutto il viso, un viso sveglio e un'espressione maliziosa in viso, un cerchietto da bambina che corona il tutto. Le stringe la mano e lei sorride, leggermente a disagio visto che non conosce nessuno, non so neanche come si chiama.
Cameron con Victoria sono appoggiati al divano sul quale è seduta Kristen, mia sorella mi sorride e mi lancia un messaggio ben chiaro con lo sguardo, "ben fatto, Rob".
Dana e Lizzie stanno ridendo come pazzi per la faccia che ha fatto Kristen quando ha visto tutte le persone che si trovavano in casa sua. Taylor cerca di guardare da un'altra parte.
«Ma.. ma.. non capisco? Mi sono addormentata solo per qualche minuto.. come.. come hai fatto a farli venire tutti a casa? E mamma e papà? Rob, ma che...».
«Dormivi così bene che ho pensato "perché non invitare a casa tutte le persone che le vogliono bene per festeggiare tutti insieme il suo diciassettesimo compleanno?", mi è sembrata un'ottima idea. Non è una festa, amore, è solo un modo per passare la giornata con le persone che ami. Ho chiamato tutti quanti mentre dormivi e ho chiesto loro di passare a prendere cibo a volontà per pranzare e cenare tutti insieme, naturalmente ho chiesto prima ai tuoi genitori e loro hanno accettato subito... be', tua madre ha accettato, a dire il vero. Spero che ti piaccia come idea..».
Kristen ha di nuovo gli occhi lucidi. «Si... si... santocielo, si!».
«Meno male, ero già pronto a spedire tutti a casa e portarti in camera da letto per farmi perdonare».
Kristen diventa rossa come un pomodoro e Cameron mi lancia un'occhiata omicida.
«Dicevo solo per dire...», mi scuso.
«Si.. certo», Cameron mi da una pacca sulla spalla, «hai fatto una cosa giusta, Rob, non rovinare tutto. Chiudi quella cazzo di bocca e vammi prendere una birra, devo essere allegro per tenere compagnia alla mia sorellina».
Victoria si mette in mezzo, «Niente birra per te».
«Ma..».
«Cameron, ho detto no. Fine della discussione. Non farmelo ripetere».
«Okay...».
Poi Victoria fa' una cosa che non le avevo mai visto fare, si trasforma all'improvviso nella persona più dolce del mondo, le grondano quasi caramelle dagli occhi e sembra diventare una torta di amore puro, con il miele che le cola dalla punta delle dita. «Il mio Cammy Cammy», gli circonda il collo con le braccia e lo bacia davanti a tutti.
Cameron la stringe forte, ricoprendo la giacca formale di Victoria con le sue braccia tatuate. «La mia Vicky» dice lui.
Nella stanza si crea un silenzio imbarazzato; mi giro verso Kristen, che sta ridendo guardando Dana che finge di vomitare. Prima avrei riso anche io ma adesso sono contento dell'atmosfera che c'è in casa, sembrano tutti contenti, felici. A parte Taylor, hanno tutti trovato qualcuno da amare. È bello vedere Kristen al sicuro, circondata dalle persone che le vogliono bene, sicura che nessuno di loro le farà mai del male o le volterà mai le spalle.
Mi avvicino e mi siedo accanto a lei, circondandole la vita con un braccio. «Ti piace davvero?» le sussurro all'orecchio. Lei si gira verso di me, ha gli occhi lucidi, ma un sorriso che va' da un orecchio all'altro. «E' tutto perfetto, Rob, grazie. Ti amo».
Mi sento bene, in pace con me stesso. «Buon compleanno, piccola», e stavolta non fa' nessuna smorfia.



*



Nessuno mi aveva preparato a questo. Nessuno mi aveva detto che sarebbe stato così complicato restare fuori dalla sala parto mentre la ragazza che ami sta dando alla luce tuo figlio. Me ne sto qui, in attesa, insieme a me c'è soltanto Tom perché era con me e Kristen quando ha perso le acque. Non ne abbiamo mai parlato, non mi ha mai detto se le sarebbe piaciuto se io entrassi dentro con lei oppure aspettassi fuori e ora continuo a fare avanti e indietro nella sala d'attesa mentre le urla attutite di Kristen mi arrivano come coltellate alla pancia. Oddio, la sua pancia, adesso in quella pancia il nostro bambino starà lentamente scivolando fuori, è uno spettacolo che non riesco a capire appieno ma all'improvviso so che non voglio perdermelo e sopratutto non voglio lasciarla sola in questo momento. Ma la paura mi fa' stare con i piedi ancorati al pavimento.
«E se entro...?».
«Dovresti. Io sto cercando di chiamare Sam da due ore ma è a scuola, cazzo. Le avevo detto che non doveva andarci oggi, Cristo!».
«Io ho chiamato mia madre e i genitori di Kristen, stanno arrivando. E se entrassi..?» chiedo di nuovo.
«ENTRA! Certo che devi entrare! Muoviti, la tua ragazza sta partorendo tuo figlio, porca troia, entra là dentro e.. non so, stringile la mano, nei film lo fanno sempre».
«Dio, non doveva andare così, Tom. È prematuro di tre settimane!».
«E allora? Muovi il culo, Pattinson!».
«Okay, okay.. entro, ho deciso, entro».
Una delle infermiere mi ha lasciato un camice verde nel caso decidessi di entrare, è appoggiato contro un appendino e me lo infilo in fretta, il cuore che batte a mille. Dovrei bussare? No, che cretino che sono, non si bussa alla porta di uno sala parto.
Spalanco la porta ed entro.
Kristen è sdraiata su un lettino, uno sciame di infermiere le gironzola attorno mentre un dottore continua a ripeterle «spinga, spinga» con una voce troppo pacata, scommetto che a Kristen da i nervi.
I suoi occhi incontrano i miei e tutto il resto della stanza scompare.
Ha i capelli appiccicati alla fronte, continua a espirare ed espirare mentre un'infermiera le stringe forte una mano e continua a dirle che sta facendo un ottimo lavoro. «Rob!» urla.
Una delle infermiere mi lancia un'occhiata scocciata. «E' il padre? Finalmente! Venga qua, presto», lascia la mano a Kristen, cedendomi volentieri il posto. Quando mi posiziono accanto a lei e stringo la mano a Kristen capisco subito il perché, non l'ho mai sentita stringermi così forte, mi sta per amputare una mano.
«Sei entrato alla fine...», è stanca morta, si vede.
«Non sarei mai mancato, amore», sorride, o almeno ci prova.
«Mamma.. mia mamma..».
«Sta arrivando, piccola, sta arrivando» le scosto i capelli dal viso e cerco di nascondere il dolore alla mano.
«Rob... fa'... fa' malissimo..», il suo viso viene annientato da una smorfia di dolore.
Guardo il medico. «Quanto manca?».
«Ci sono complicazioni, il bambino ha difficoltà a uscire e la signora non sta respirando bene, deve cercare di calmarla o dovremo optare per il cesario».
Kristen spalanca gli occhi alla parola "cesario". «NO! NO, NO, NO! ROBERT, NON LASCIARE CHE MI FACCIANO IL CESARIO. Amore, amore.. per favore... oh, DIO, che male! Rob, per favore.. per favore, non..».
Le prendo il viso fra le mani e le bacio la fronte, «Andrà tutto bene, amore, ci sono io, capito? Ma tu devi collaborare almeno un po'.. ti ricordi il corso pre-parto e il corso di respirazione e tutti quegli altri corsi che tua madre ci ha costretti a fare insieme?», lei annuisce piano, ha le lacrime agli occhi, «Ecco. Adesso dobbiamo metterli in pratica. Calma, piccola, ci sono io. Respira, tranquilla».
Una delle infermiere mi da una pacca sulla spalla e mi mima con le labbra "continui così".
«Spinga!» urla il dottore.
«FA' MALE!» si lamenta invece Kristen.
«Amore, lo so che fa' male..».
«NO CHE NON LO SAI, ROBERT! Non ti sta uscendo la testa di un bambino da un buco!».
Okay, mossa sbagliata. «Hai ragione, non lo so, ma so che tu vuoi vedere questo bambino, amore, e lo voglio vedere anche io. E il modo più veloce per farlo è respirare come ti hanno insegnato al corso e cercare di calmarti, capito piccola?».
«Non ce la faccio, Rob.. non ce la faccio.. ho sbagliato tutto, fin dall'inizio.. AAAH, CHE MALE, DIOSANTO!».
«Non hai sbagliato niente, amore, assolutamente niente. Devi solo calmarti un po'..», ma il panico stava prendendo possesso anche di me, e se Kristen davvero non ce l'avesse fatta? Un cesareo non me l'avrebbe mai perdonato. «Andrà tutto bene, amore, te lo prometto».
«Okay.. okay.. ci... ci.. ci provo», mi stringe di nuovo la mano, ancora più forte di prima.
«Brava, così.. respira, tranquilla».
«Voglio mia mamma, Rob.. chiamala, dille di venire.. dille.. mamma.. mamma.. mamma...».
«Sta arrivando, Kristen, sta arrivando ma non è ancora qui.. tu cerca di fare del tuo meglio, piccola, forza».
Così riprende a respirare con più calma, le spinte si fanno più forte e il tono del dottore più deciso.
Non so quanto restai dentro quella sala parto.
Forse due minuti, forse due ore.
Kristen continuava a spingere e ogni tanto si lasciava andare a urla e lamenti, ma adesso cercava davvero di farcela, ce la metteva proprio tutta, ormai era sfinita.
«Ci siamo!» urla il medico.
«Rob.. ci siamo.. Dio, oh.. oh, ah!».
«Vedo la testa! Vedo la testa, signor Pattinson!».
«Kristen, amore, sei bravissima, sei davvero stupenda, bimba.. continua così, è finita, un ultimo sforzo, amore.. ultimo sforzo».
«Si.. va.. va bene».
«Forza, signorina, manca poco!».
«Quanto..?».
«Lei spinga, non si preoccupi».
Le infermiere circondano Kristen, una la rassicura, l'altra controlla alcuni macchinari, alcune escono dalla stanza, visto che ormai il loro lavoro è praticamente finito.
«Eccolo qua!».
«Sta uscendo?», ho il cuore a mille, adesso sono io ad aver bisogno della stretta di mano di Kristen.
«Vedo la testa!».
Cinque secondi dopo sentii il suono più bello del mondo: il gemito di un bambino e il suo successivo urlo\pianto, era come se stessa già urlando contro il mondo, dicendo "sono qui, ce l'ho fatta!" e anche io volevo urlarlo. E invece strinsi più forte la mano di Kristen mentre un'infermiera prendeva il bambino dalle braccia del medico e lo voltava verso di noi. Il cordone ombellicale ancora legato a Kristen. «Congratulazioni, è un bella femminuccia, forte e sana» dice.
«Charlie...» sento sussurrare a Kristen.
«Si, amore, Charlie».
Una bambina.
Una bellissima e sana bambina.
Non so perché ma mi ero sempre immaginato la creatura che nasceva dentro Kristen come una specie di mini me, un esserino minuscolo che avrebbe preso tutti i miei difetti, invece adesso che so che è una bellissima bambina posso associarla a Kristen. Sarà come lei, sarà perfetta.
«Vuole avere lei l'onore?» chiede il dottore.
Ci metto un secondo di troppo a capire che sta chiedendo a me e che mi sta chiedendo di tagliare il cordone ombelicale. Tentenno, poi lascio la mano di Kristen e prendo le forbici che mi sta porgendo il medico.
Tac, adesso è ufficialmente la nostra bambina.
«Ecco qua..», l'infermiera mi porge la bambina, «la porti alla sua ragazza». La piccola è davvero morbida e anche se è tutta sporca di sangue e altra roba che non riconosco, è bellissima. Tenerla finalmente fra le braccia è una sensazione sconvolgente, è come se non fosse davvero qui, né lei né io, forse questo è solo un sogno e mi sveglierò e mi ritroverò da solo.
«Fammela tenera, per favore... Rob.. posso..?».
«Oh, si, certo..», mi risveglio dal mio non-sogno e porgo la bambina a Kristen, che la tiene fra le braccia come se fosse la cosa più naturale di questo mondo. Al contrario di me ero impacciato e temevo di farla cadere. Lei invece le bacia la fronte e la tiene stretta a sé, come solo una mamma sa fare.
«Ehi.. ciao..» le sussurra, «sono la mamma.. ciao, piccolina.. come sei bella.. sei davvero bellissima.. non è bellissima, Rob?».
«Si..», guardo Kristen, guardo la ragazza che amo più di ogni altra cosa al mondo e che mi ha insegnato a credere in me stesso, mi ha preso per mano e mi ha aiutato a sconfiggere le mie insicurezze quando invece era lei ad avere bisogno di me, e sta tenendo in braccio il frutto di un amore che non avrei mai pensato di meritarmi ma che adesso è mio e ancora non ci credo, e ancora non mi sembra possibile e invece è vero ed è mio, tutto mio e forse me lo merito per davvero. Forse, mi merito lei. Mi merito questo. «Bellissima, amore».





Epilogo.

Tre anno dopo.



Pov Kristen



«ROBERT!».
«Si.. si, un attimo. Arrivo, amore!».
«Sbrigati, stiamo aspettando solo a te, amore, dai!».
Mi giro verso mia madre, che mi sorride mentre tiene in braccio Charlie. Lei e mia figlia hanno un legame unico, non so cosa farei se non ci fosse mia madre. Tra il lavoro, Charlie e Robert a volte non ho un attimo per respirare ma non smetto mai di sorridere, è più forte di me, è come se continuassi a ripetermi nella mia testa che ho finalmente ottenuto tutto quello che ho sempre voluto. «Secondo te cosa stanno facendo in cucina Rob, papà e Cameron?» le chiedo.
Mamma sistema la coda di cavallo di Charlie, «Staranno ascoltando la partita da una radio che papà avrà tirato fuori all'ultimo minuto, come ogni domenica, tesoro. Piuttosto, come va' il lavoro?».
«Alla grande, però ci tiene molto occupati. Siamo ancora all'inizio e c'è molto da fare..», da un anno a questa parte Robert ha trovato lavoro in una piccola casa discografica indipendente insieme a Marcus, quando il proprietario è andato in pensione qualche mese fa' ha lasciato tutto a Robert e Marcus, che ora si occupano di tutto e stanno praticamente tutto il giorno in sala d'incisione. Robert ama il suo lavoro, ama avere a che fare con la musica tutti i giorni e ogni sera si mette sul divano con la chitarra e canta una nuova canzone per me e Charlie, è la nostra parte preferita della giornata, perché siamo tutti insieme. Noi tre.
«Rob lavora molto, eh?» chiede Victoria, seduta davanti a me. È domenica e siamo tutti riuniti per il nostro tradizione pranzo di famiglia; è arrivata pochi minuti fa', si è vestita come se fosse chissà quale pranzo d'onore mentre io sono in pantaloni della tuta e una maglietta di Rob perché mi sono alzata presto perché Charlie ha avuto in incubo e non ho ancora avuto il tempo di cambiarmi.
«Parecchio» rispondo.
«Lo stai aiutando molto, però» dice mia madre.
«Davvero?», Victoria sembra sorpresa, «Ma come fai con la bambina..?».
«Oh, be'... a volte la lascio a mia mamma».
«E' una cosa normale, tesoro» mi rassicura mia mamma, «sei fortunata ad avere qualcuno di cui ti fidi al quale lasciare Charlie, io non ho potuto farlo con Cameron e per poco ne sono uscita matta. Tu invece hai me e tuo padre e poi hai anche il lavoro, devi aiutare Robert, e a una casa a cui badare adesso. Non devi vergognarti di niente, sei un'ottima madre e poi ti occupi anche della gestione dei soldi insieme a Robert, io all'inizio lasciavo che fosse solo tuo padre a occuparsi di tutto mentre tu stai facendo ogni cosa insieme a lui come ogni coppia dovrebbe fare. State andando benissimo».
Victoria sembra imbarazzata dal discorso di mia madre, si agita sul posto e non sa dove guardare; per fortuna in quel momento suona il campanello. «Vado io», mi alzo e vado ad aprire la porta. Sono Sam, Tom, Marcus e Jasmine, la sua nuova fiamma. Mi stupisce quanto Marcus passi da una ragazza all'altra tanto facilmente, una sera ne ho parlato con Robert perché ero preoccupata che Marcus avesse solo paura di un rapporto stabile ma Rob mi ha spiegato che semplicemente Marcus si stanca molto facilmente, non scende a compromessi quando si tratta di amare e appena vede che con una ragazza non c'è più quella scintilla che c'era all'inizio semplicemente la lascia senza tanti preamboli. Ecco perché passa così facilmente da una ragazza all'altra, non gli va' di perdere tempo con ragazze che non considera "la sua vita", tutto qua. Non condivido appieno questa idea – odio pensare a tutte quelle ragazze con il cuore spezzato che si è lasciato dietro – ma Marcus è uno dei migliori amici di Rob e quindi è anche mio amico e io ci tengo a lui, lo considero quasi un membro della mia famiglia e poi è anche un po' merito suo se io e Robert adesso stiamo insieme.
«Kristen!», Sam mi abbraccia forte. Non ci vediamo da tre settimane, da quando lei e Tom hanno iniziato l'università insieme. Sam ha convinto Tom ha iscriversi al suo stesso corso e adesso stanno studiando insieme tutte le sere, il destino è stato clemente anche con loro. «Dio, quanto mi sei mancata, cazzo.. tantissimo, non ne hai idea. E Charlie? Come sta l'amore della zia? La voglio vedere!».
«E' in cucina con mia mamma, vai», ricambio l'abbraccio e poi la lascio andare a vedere Charlie.
Tom mi abbraccia a sua volta, meno stretto di Sam ma comunque in modo amichevole. Anche con lui i rapporti si sono intensificati da quando tutto è andato al suo posto – io, Rob, Charlie, l'inizio della nostra vita insieme, un po' complicata ma serena – e poi è comunque il fidanzato della mia migliore amica e ci tengo a lui. «Ciao, Kristen, stai benissimo. Dov'è Rob?».
«Grazie, Tom. Oh, lo sai com'è Rob.. è in cucina con mio padre e Cameron a sentire la partita..».
Gli occhi di Tom si illuminano. «La partita? Grande! A dopo!», e fugge in cucina anche lui. Maschi...
Marcus mi guarda e mi sorride, la ragazza accanto a lui. Jasmine ha lunghi capelli neri, quasi blu, lineamenti egiziani, due profondi occhi neri, indossa un abito bianco che mette in risalto la sua carnagione caffè-latte e le lunghe gambe sottili, e anche indossando un paio di sandali alla schiava è alta come Marcus. «Kristen, lei è Jasmine, ma la conosci già».
Jasmine mi porge una mano, che stringo contenta. Spero davvero che lei duri più di un mese. «Ciao, Jasmine. Sono contenta che tu sia venuta».
«Ciao, Kristen.. è un piacere, per me», ha un forte accento straniero, che potrebbe essere egiziano come potrebbe essere francese per quanto me ne intendo io, comunque la rende davvero particolare, ancora più di quanto già non sia.
«Piacere mia. Vieni, ti mostro casa mia e Charlie, mia figlia».
Jasmine mi segue lungo il corridoio. «Tu.. hai una figlia?», sono abituata a quel tono, il tono che usano tutte le persone quando capiscono chi sia davvero Charlie, ormai non mi arrabbio neanche più, non mi infastidisce neanche. Mi limito a girarmi verso di lei e annuisce prima di prendere al volo mia figlia, che corre verso di me mentre cammino nel corridoio.
«Jasmine, lei è Charlie, mia figlia. Dì "ciao" Charlie».
«Ciaaaaaaaao».
Jasmine si avvicina, sorridendo e mostrando denti bianchissimi e drittissimi, «Ciao, Charlie. Sei davvero bella, lo sai?».
Charlie annuisce, «Siii, lo so. Papà me lo dice seeeeeempre».
Mi sento una mano che si appoggia sul mio fianco e mi attira a sé e subito dopo le labbra di Robert mi baciano sulla guancia e poi si posano su quella di Charlie. «Perché lo sei, raggio di sole. Come sta la bambina di papà, eh? Vieni qui, girasole!», la prende in braccio e la fa' volteggiare mentre Charlie strilla tutta contenta.
Jasmine guarda contenta lo spettacolo.
Ma con come fanno tutte le ragazze quando vedono Robert giocare con Charlie, lei non sta guardando solo il mio ragazzo, lei sta guardando tutto l'insieme. I suoi occhi luccicano davanti all'immagine di un papà che gioca con sua figlia. Questa ragazza sta sperando di formare una famiglia tutta sua. Istintivamente mi volto verso Marcus, che invece si sta dileguando insieme agli altri ragazzi in cucina per la partita.
Sospiro.
Robert mette giù Charlie, che corre via ridendo.
«Rob, lei è Jasmine, la ragazza di Marcus», li presento.
«Ciao Jasmine», la pronuncia del nome di Jasmine con l'accento di Robert è davvero buffa ma cerco di non ridere, «io sono Robert, il fidanzato di Kristen. Guarda», prende la mia mano sinistra e le mostra il mio anulare, dove brilla un semplice anello ma che sembra risplendere di luce propria, un solitaria in stile classico che Rob ha comprato con i soldi del suo primo stipendio.
Divento tutta rossa e cerco di togliere la mano da quella di Robert ma lui continua a tenerla in alto, in bella mostra. «Ci sposeremo in estate, sulla spiaggia. A Los Angeles, dove faremo anche la luna di miele. E poi torneremo a Londra, dove ci aspetta una casa nuova, tutta nostra».
Jasmine ha gli occhi lucidi.
«E' stupendo...» sussurra.
«Rob..».
«Si, è stupendo. Abbiamo aspettato anche troppo, quindi.. non vedo proprio l'ora», mi abbraccia e mi da un bacio veloce.
«Rob.. amore, ehm.. vai ad aiutare papà in cucina».
«Certo, a dopo piccola. È stato un piacere, Jasmine» la saluta e va' via.
Una volta restata sola con Jasmine la prendo da parte per chiederle scusa.
«Kristen, di che ti stai scusando? Quello che il tuo ragazza ha fatto è magnifico, dimostra che ti ama davvero, vuole mostrarlo al mondo. Non capisco perché tu ti stia scusando. Magari Marcus facesse una cosa del genere per me...», un secondo dopo averlo detto si tappa la bocca con la mano. Questa specie di antica regina egizia è in imbarazzo davanti a me, «oddio, scusami, non voglio annoiarti con i miei lamenti..».
«Va tutto bene, Jasmine, è okay. A volte le cose ci sfuggono solo di bocca, è normale. Le cose con Marcus non... vanno tanto bene..?».
«Diciamo che... vanno. Lo conosco da poco ma.. tu che lo conosci forse puoi capirmi.. Marcus ha quella luce, ha qualcosa di speciale che lo rende terribilmente necessario una volta che l'hai conosciuto bene, non puoi più farne a meno. Quell'aria da artista tormentato.. ti conquista. Ma non credo di aver suscitato in lui le stesse emozioni...».
«Non dire così», cerco di consolarla ma come posso? Conosco Marcus e non so quanto effettivamente potrebbe durare ancora la sua relazione con Jasmine, «Marcus ha solo bisogno... ecco.. cerca di mantenere vivo il rapporto, Marcus odia la noia e la routine, okay?».
Jasmine si asciuga una lacrima, rovinandosi il trucco. «Grazie.. grazie davvero Kristen, per avermi ascoltato.. mi serviva il parere di una persona che lo conoscesse» e mi ritrovo abbracciata da questa modella egiziana che è alta tipo il doppio di me.
«Uhm, di niente...».



*



«Adesso, puoi baciare la sposa...».
«Dio, finalmente!», Robert ride e insieme a lui tutti i presenti dentro la chiesa.
«Si..», sono troppo emozionata per dire altro. Robert mi stringe a sé e finalmente mi bacia. Dio, lo stavo aspettando dall'inizio dalla cerimonia. Anzi, lo stavo aspettando da quando mi sono infilata questo abito bianco questa mattina, sto aspettando di baciarlo da troppo tempo e quando dobbiamo staccarci per non rischiare di rendere questo bacio troppo scandaloso per una chiesa mi sembra comunque che non sia durato abbastanza.
Robert mi prende per mano e insieme percorriamo la navata mentre tutti i nostri parenti e amici gridando di gioia e ci salutano, seguendoci fuori.
Charlie applaude; è accanto a mia madre, che piange come una fontana insieme a mio padre. I miei genitori, la mamma di Robert, le sue sorelle e i nostri parenti sono in prima fila e sono quelli che urlano di più. Sam salta sul posto sbracciandosi per farsi vedere mentre io e Robert corriamo verso la macchina che ci porterà al nostro hotel, dove staremo per le prossime tre settimane. Tre settimane nella soleggiata Los Angeles insieme a Robert, è un sogno per me.
Non so come sono riuscito a convincerlo a lasciare Londra, ma alla fine ci sono riuscita. Certo, stare lontani da Charlie per tre settimane non sarà facile, ma starà con mia mamma e mio padre e anche con la mamma di Rob e potremo chiamarla ogni sera per sapere come sta e Robert le ha promesso che le racconterà una favola via Skype ogni volta che vorrà.
Mi mancherà Londra.
Ma sono solo tre settimane e voglio godermele tutte.
Voglio stare con Robert per tre settimane come se avessimo ancora sedici e diciotto anni, come in quel periodo in cui nessuno di noi due lavorava e c'era pace e niente preoccupazioni. Amo la mia vita, ma ancora di più amo stare da sola con Robert e quando torneremo da questa vacanza avremo una casa tutta nostra ad attenderci dove potremo vivere per conto nostro con Charlie.
«Finalmente!», Robert si lascia ricadere sul sedile posteriore della macchina d'epoca che sua madre ha prenotato per il matrimonio, prendendomi in braccio sulle sue ginocchia. Il mio abito – bianco candido, senza spalline per via del troppo caldo e in stile classico senza troppi fronzoli o strati – occupa buona parte della macchina ma Robert non sembra farci caso.
«Siamo praticamente scappati..» dico.
«Ho sempre pensato che le fughe romantiche ti piacessero».
«Infatti mi piacciono, signor Pattinson».
«Ne sono lieto, signora Pattinson. Cazzo, suona benissimo!», mi prende il viso fra le mani e mi bacia.
Ricambio il bacio cercando di sistemarmi meglio sulle sue ginocchia senza rovinare il vestito. «Si.. suona davvero bene. Ti amo.. ti amo, Rob.. non so neanche io quanto diavolo ti amo.. sei la cosa più bella della mia vita, lo sai?» gli accarezzo i capelli e lui fa' lo stesso, infilando le mani nell'acconciatura che Sam e Jasmine – si, è ancora la ragazza di Marcus, dopo quasi otto mesi, è un record, non è mai successo – hanno fatto sui miei capelli.
«Io so soltanto che tu sei la mia vita, Kristen. Ora e per sempre. Ogni cosa che succederà in futuro, adesso so che non ci dividerà. Mi hai insegnato tanto senza neanche accorgertene, amore.. sei la miglior cosa che sia mai stata mia, l'unica cosa a cui tengo davvero, te, Charlie, la nostra famiglia, il nostro amore, la vostra serenità».
Una lacrima mi scivola lenta sul viso.
Ma non è di tristezza.
Per la prima volta nella mia vita, posso dire di avere davvero tutto quello che voglio.
Sono felice.
Sono felice come mai in vita mia.
Non avrei mai immaginato di essere così felice.
Non avrei mai immaginato di riuscirci davvero, di raggiungere questa felicità. Pensavo di essere destinata alla paura, all'insicurezza, a restare sola per il troppo timore di affrontare la vita e invece eccomi qua, completa.
«Ti amo, amore».
«Ti amo, piccola».


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Fine.
Ho scritto davvero la parola "fine"?
L'ho fatto? Si, l'ho fatto.
È finita. È finito "believe in me", è finita questa storia, è finita ma mica ho finito di scrivere.
Comunque, spero di aver dato un finale carino a questa storia... non me la cavo bene con i finali,
a dire il vero non me cavo bene neanche con gli inizi.. forse neanche con il resto, ma vabbè, io
ci provo e poi voi siete così carini con me c':
uhm, quindi.. grazie.
Non so che dire, sono triste come voi.. ma dovevo finirla, se l'avessi continuata sarebbe diventata una
cosa insopportabile che non finiva più, una palla e vi sareste solo annoiati, cosa che preferirei evitare.
Perdonatemi se non vi è piaciuto il finale.
Perdonatemi se non vi è proprio piaciuta la storia.
Spero di aver fatto del mio meglio.
Ah! e se siete interessati io ho altre due storie robste, una che ha già qualche capitolo – qua – e una che
invece è solo all'inizio – qua – è appena nata, dobbiamo darle attenzioni!
Perché questa storia è finita ma io continuo a scrivere ff perché ormai sono drogata di queste cose e delle vostre recensioni. A proposito, me ne lasciate una bella lunga, vero...? daaaaaaaaaai, è l'ultimo capitolo!
Okay, la finisco qua.
Vi voglio bene,
grazie di tutto,
baci,
ci vediamo nelle altre ff se avrete voglia di continuare a sopportarmi.

ps. scusate qualche errore ma l'ho scritta davvero di fretta perché volevo assolutamente pubblicare stasera e scusate se non ho risposto ad alcune recensioni mi dispiace
davvero moltissimo ma ho avuto molto da fare, se mi scrivete in questo risponderò a tutti, GIURO.





   
 
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