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Autore: phoenix_esmeralda    05/02/2013    4 recensioni
"Quando avevo vent’anni, qualcuno mi disse che ciò che noi chiamiamo amore è solo infatuazione.
Credete che sia amore, ma è solo innamoramento.
Io mi indignai: sapevo perfettamente ciò che provavo per il mio ragazzo e ritenni insultanti quelle parole. Ma quella persona non si scompose: capiva che non capivo. Forse capiva anche che avrei capito."
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 “Quante volte crediamo di dare
e diamo il di più!
Invece l’amore vero è un taglio sul vivo,
è dare la vita”
(Un piccolo gesto d’amore)


Taglio sul vivo

 

L’uomo arranca sotto il peso di una colpa che lo schiaccia, che affonda i suoi passi nel terreno fino a imprimerli in profondità.
È difficile stare a guardare mentre cade, si rialza e faticosamente torna a mettere un piede davanti all’altro; rivoli di sudore si mischiano al sangue della sua fronte e colano lungo le braccia malmesse, striando di rosso annacquato la terra arida.
 
Vivo nella colpa da quando sono nata.
Mi hanno detto che dovevo comportarmi bene, che avrei dovuto essere brava e non mentire, non arrabbiarmi, non disobbedire, non rispondere. Ordini assoluti che precipitano sulla vita di una bambina come cartelli di direzione obbligata: seguirli o essere cattivi.
Così sono stata cattiva: senza intenzione a volte, altre volontariamente; in alcune situazioni senza neppure avvedermi della mia colpa, in altre scorgendola eppur volgendo la testa altrove. Se non sei un essere umano perfetto, se ci provi e non ci riesci... o ci riesci per un giorno, due, dieci... e poi di nuovo voli a terra... allora vuol dire che non ce la puoi fare.
È così: non ce la posso fare. Mi hanno assegnato un compito impossibile, una missione dalla meta irraggiungibile.
Trascorrere la mia infanzia, la mia adolescenza, la mia prima età adulta fingendo di essere buona, fingendo di sentirmi buona è stata una farsa necessaria, ma falsata da troppe lacune: il travestimento si è infranto, la maschera si è sbriciolata a terra.
Sono una persona cattiva.
E non sono in grado di cambiare.
 
L’uomo cade a terra un’altra volta, il suo gemito è straziante. Una donna gli corre accanto, gli asciuga il sangue dalla fronte: un’anima pia in mezzo a mille incattivite che vogliono solo urlare, insultare, deridere.
Lui non sembra farci caso, concentrato nel tentativo folle di alzarsi ancora un’ennesima disperata volta.
 
Quando avevo vent’anni, qualcuno mi disse che ciò che noi chiamiamo amore è solo infatuazione.
Credete che sia amore, ma è solo innamoramento.
Io mi indignai: sapevo perfettamente ciò che provavo per il mio ragazzo e ritenni insultanti quelle parole. Ma quella persona non si scompose: capiva che non capivo. Forse capiva anche che avrei capito.
L’amore non è un sentimento, provò a spiegarmi.
Ah no?
 
L’uomo ha raggiunto la sua meta. Il sangue stria la sua fronte di scarlatto, gli abiti stracciati gli pendono di dosso come tristi monili, il dolore offusca i suoi occhi.
E, tuttavia, chi lo circonda lo deride, lo insulta, lo provoca.
Brutalità, rabbia, stupidità.
Violenza gratuita.
In me si accende l’odio, come fiamma su una striscia di benzina. Se potessi li prenderei a schiaffi; l’istinto primordiale mi rende aggressiva oltre ogni razionalità.
Ma lui non fa nulla, china la testa e sopporta. Tanta mitezza accentua la mia ira: come può tollerare tutto questo?
L’ingiustizia non si può accettare in silenzio.
 
La prima volta in cui sentii parlare dell’amore al nemico non ne intesi minimamente il significato.
Io non ho nemici, mi dissi. E comunque... come amarli?
Mi addentravo in terra sconosciuta, cauta e sospettosa, un passo avanti e cinque indietro.
Poi scoprii che i miei nemici erano molto meno lontani del previsto: il mio vicino di casa che si lamentava di rumori che non avevo fatto, la mia migliore amica che mi rispondeva male, la mia collega che cercava di rifilarmi la colpa di un suo errore. Amarli in quei momenti? Oh no: solo filippiche mentali a fomentare una rabbia che girava su se stessa fino a implodere.
Allora iniziai lentamente a capire: l’amore non è un sentimento. L’amore è un taglio sul vivo.
 
I chiodi gli trapassano le mani, gli perforano i piedi da parte a parte.
Avrebbe il potere di annientare i suoi aguzzini in un batter di ciglia, ma non lo fa.
Se lo facesse, la colpa che porta sulla spalle ricadrebbe su chi lo circonda, nuovamente. Ma lui la tiene ben stretta, salda su di sé.
Sollevato su una croce, accoglie le beffe, gli insulti, le provocazioni. Ogni violenza gli precipita sul capo, appoggia dolore ad altro dolore.
La sua mitezza mi faceva impazzire poco fa. Ma adesso, all’improvviso, il mio odio scompare.
È la mia colpa quella che lui tiene su di sé, la colpa in cui vivo da sempre: i miei sbagli, i miei errori, quelli più voluti e cercati, le mie insensibilità, le mie rabbie, i miei giudizi. La mia incapacità di amare. Le mie violenze, anche quelle più ingiustificate. Sono tutte su quella croce, inchiodate insieme a lui.
 
Vivo nella colpa e non riesco a saltarne fuori.
Come mi salverò?
 
Lui alza la testa e per un istante il suo sguardo abbraccia l’odio che lo circonda.
- Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno.
 
E d’improvviso vedo... vedo perché non si è ribellato.
Muore perdonando, lasciandosi uccidere mentre ama. E questo ci salva tutti.
Il suo sangue è il prezzo per la nostra colpa, per la mia colpa.
E non ho più bisogno di essere brava, di sforzarmi, di fingere.
Sono cattiva e lui mi ama così.
 
L’amore mi avvolge come un abbraccio e scioglie lacrime di vergogna che si stemperano in  sollievo.
Non è un sentimento, aveva ragione chi me lo disse. È dare la vita a costo di se stessi. Darla per il vicino che ti insulta e la collega che ti fa torto.
Oh, non credo che ne sarò capace! Ma se io sono stata perdonata, forse allora posso perdonare.
 
Chiudo la Bibbia e so che da oggi tutto sarà diverso.
 
 
 
 

  
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