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Autore: Akane    06/02/2013    2 recensioni
"Farò tutto ciò che serve e quando ci ritroveremo non sarò più nell’impossibilità di non riuscire a proteggerlo. Mai più. Per questo starò qua e farò tutto ciò che serve, ogni cosa e oltre. Per lui. Per Rufy."
Zoro chiede a Mihawk di diventare il suo maestro per rinforzarsi nell'arte della spada e questi dopo una prova di tutto rispetto da parte del ragazzo, accetta. Così Zoro e Mihawk restano due anni a contatto l'uno con l'altro. Come andrà la convivenza?
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Monkey D. Rufy, Roronoa Zoro | Coppie: Rufy/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sopra ogni cosa'
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AUTORE: Akane
TITOLO: Allievo e maestro
SERIE: One Piece
TIPO: long fic, yaoi
GENERE: generale, sentimentale
RATING: arancione
PAIRING: Roronoa Zoro, Drakul Mihawk, Perona. La coppia è Zolu (Zoro/Rufy -Luffy- ) ma DraZo (Drakul/Zoro)
DISCLAMAIRS: i personaggi non sono miei ma di Oda, io li prendo in prestito per puro diletto.
NOTE: questa fic ho iniziato a scriverla molto tempo fa (leggendo quelli che all'epoca erano spoiler e che ora non lo sono più) e l'ho finita solo di recente, dopo una pausa intorno agli ultimi capitoli l'ho conclusa. La pubblicherò ogni 4 giorni. Conta 16 capitoli. Siamo nel periodo dei due anni di allenamenti, quando sono divisi e Zoro è l'allievo di Mihawk. Con loro c'è Perona. Fin dove sono arrivata a leggere io il manga (non sono più dietro agli spoiler) non si sa molto di quel periodo per non dire nulla, così la mia fantasia è partita. Apprezzo molto Mihawk ed ho sempre pensato che se non fosse che Zoro sta tanto bene con Rufy e che Mihawk sta tanto bene con Shanks, loro due sarebbero una coppia perfetta. E così curiosa di vedere cosa fosse successo fra loro due in quei due anni, ho deciso di cimentarmi in quest'impresa. Potrebbe essere che ci sono incongruenze col manga, cose inverosimili e cose che non garbano all'universo conosciuto, però questa è la mia fic! Tutto ciò è la mia visione di come potrebbero essere andate le cose, c'è tutta la mia fantasia insomma. I precedenti sono che Zoro e Rufy stanno insieme e c'è un forte amore a legarli e Mihawk ha una relazione di sesso sporadica con Shanks. Spero di non aver scordato nulla. Buona lettura. Baci Akane
PS: le fan art che trovate sotto al titolo non sono mie ma trovate in rete e sono disegni che in qualche modo per qualche motivo racchiudono un po' ciò che c'è in questa fic... o semplicemente mi piacevano e le volevo mettere!
PPS: ogni capitolo ha una canzone sempre dello stesso gruppo. I Breaking Benjamin mi hanno fatto da colonna sonora per questa fic quindi ho deciso che sarà anche quella di chi legge. I link riportano al video. Ci sono anche dei versi tratti dalle canzoni.

ALLIEVO E MAESTRO

zoro: 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10
mihawk:  1 - 2 - 3 - 4 - 5
shami: 1 - 2
shanks
drazo: 1 - 2 - 3 - 4
drazo + perona
zolu: 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6

CAPITOLO I:
IL PRIMO PASSO

"Di' addio
mentre balliamo con il diavolo stanotte
Non osare guardarlo negli occhi
mentre balliamo con il diavolo stanotte
Tieni duro
Tieni duro

Io credo in te"
 
Gli bastò il suo sì e come se avesse vissuto fino a quel momento solo per quello e non per il suo opposto, ovvero per batterlo, si accasciò e si lasciò finalmente andare vinto dalle proprie ferite profonde.
Mihawk lo guardò con lo stupore dietro l’impassibilità, le iridi dorate percorsero il ragazzo stremato e interamente coperto di ferite e sangue, respirava a fatica ed ormai era completamente privo di difese, svenuto ed alla sua mercede.
Se quello era il suo primo allievo, l’impatto iniziale era quanto di più contraddittorio avesse provato in vita sua.
Da un lato il suo unico allievo osava svenire come primo approccio; dall’altro sapendo tutto quello che aveva fatto in quei giorni dove non si era mai dato per vinto nemmeno quando lui stesso gli aveva detto di non combattere inutilmente battaglie perse in partenza, non poteva che capire quanto al limite fosse.
Alla fine vinse questo secondo sentimento e senza la capacità di sorridere, pensò freddamente:
Almeno finalmente si deciderà a riposare!”
Poi sospirò e si guardò intorno. In quel vecchio castello isolato viveva praticamente da solo con l’unica ospite auto invitata che svolazzava di continuo intorno a loro.
Perona, una specie di fantasma, era ancora lì sopra di loro a guardare stupita la scena. Fino a quel momento aveva sperato se ne andasse ma capì che tutto sommato da ora sarebbe potuta essere utile.
- Ehi ragazza fantasma, curalo che poi quando sarà rimesso cominceremo. - Disse in una sorta di ordine. In realtà non si sprecava nemmeno a farne, il tono bastava a far capire che gli altri dovevano eseguire. Dare ordini presupponeva un impiego di tempo e forze per imporsi e far capire che lui aveva l’autorità per darne, cosa che lo snervava ampiamente, per cui tendeva sempre a dare per scontato che quando diceva qualcosa con tale fermezza era perché gli altri dovevano farlo e basta.
Naturalmente dipendeva da chi si trovava davanti, con certi elementi sapeva che non funzionava, con altri invece era loro obbligo sottostare a lui e questo per un motivo principalmente.
Lui era più forte.
Perona capendo che gli stava ordinando di curarlo alzò l’ombrellino viola a cui stava sempre appesa e fece per tirarglielo addosso, pareva non gradire il tono:
- Curalo tu, se ci tieni! Per chi mi prendi, la tua serva? E poi non ho la minima idea di come si curi, cosa credi! -
Così con fare isterico la ragazza che sembrava un fantasma-bambolina in perfetto stile gotico nei toni del rosa e del viola, se ne andò via lasciando i due uomini da soli.
Uno completamente svenuto e l’altro in piedi davanti a lui che lo fissava distante cercando a sua volta di capire cosa mai dovesse fargli.
Senza dire niente e scomporsi di un pelo, si abbassò e unendo i polsi di Zoro, se li alzò sopra la testa, quindi tirò e si passò l’intero busto del peso morto intorno alle spalle, infine se lo issò con una certa facilità alzandolo dal pavimento.
Il sangue gocciolò e se lo sentì colare addosso sui vestiti e sulla pelle.
Giunto in una delle molte stanze del castello deserto a sua disposizione, l’adagiò sul letto matrimoniale e si tirò di nuovo su ad osservarlo cercando di capire quale potesse mai essere la parte successiva.
Era ferito e sporco di sangue ma anche di terra e chissà cos’altro. Oltre a delle cure pratiche gli serviva un bel bagno e dei vestiti nuovi, visto che quelli che aveva erano ormai a brandelli.
Se voleva stare con lui ed essere il suo allievo doveva essere ordinato e pulito come minimo ma anche disposto a distruggersi pur di ottenere il giusto livello.
Gli sembrava strano doversi occupare di qualcuno in quel modo, non l’aveva mai fatto per anima viva, anzi, tendenzialmente li riduceva in quello stato e li abbandonava senza preoccuparsi minimamente della fine che potevano fare.
Nonostante non l’avesse mai fatto, decise che se Zoro avrebbe dovuto imparare ad essere un vero spadaccino -e doveva ammettere che dopotutto era a buon punto-, lui doveva come minimo imparare a trattare un essere umano da… bè, umano. Almeno il suo allievo.
Il primo e unico.
Poi c’era Shanks ma lui era un’altra cosa… lo diceva sempre.
Non lo trattava da umano ma da pari, il che era anche diverso ed ancora più raro.
Zoro, comunque, non sarebbe ad ogni caso mai stato trattato da Mihawk da essere umano ma bensì da allievo, anche questo era molto diverso.
Con il coltello a forma di croce appeso al collo gli tagliò le bende che rimanevano appese e che si era messo alla buona appena approdato nella sua isola. Ricordava com’era giunto giorni prima. Anche allora era ferito e stremato e ci aveva messo un po’ a riprendersi.
Questo ragazzo ha più sangue in giro per il mondo che in sé!”
Commentò al volo ricordando che anche la prima volta che l’aveva incontrato, nel Baratie, per sua mano aveva perso almeno una quantità industriale di sangue; poi quando gli era giunta la notizia che aveva battuto quello che tutti conoscevano come Mister One e che in realtà era un rinomato criminale molto forte dal corpo di acciaio, non aveva potuto che immaginare a quale prezzo.
Tolte le bende residue e scoperte le vecchie ferite per niente rimarginate e le nuove di quei giorni di lotte continue coi mostri che vivevano su quell’isola, si occupò dei vestiti che tolse con lo stesso metodo, senza il minimo interesse per qualcosa di così lercio e malridotto e che soprattutto non era suo.
Una volta completamente nudo, optò per un bagno caldo ristoratore dove avrebbe potuto continuare a dormire e nel frattempo si sarebbe lavato e curato da sé senza che nessuno avesse avuto bisogno di alzare un dito.
Lo lasciò per riempire la vasca.
Era un bagno termale molto ampio ed esagerato, le vasche erano spropositate e con ogni comodità sebbene ancora più comodo sarebbe stato avere degli addetti che si occupavano di quelle seccature al posto suo.
Nessuno aveva il coraggio di vivere lì e del resto lui l’aveva scelto proprio per quello. Perché sarebbe potuto essere di certo solo, specie considerando l’esterno…
Quando la vasca fu piena di acqua bollente e sali curativi e rigeneranti, tornò da Zoro e per un istante contemplò il suo corpo. Si vedevano molte cicatrici ma sopra tutte c’era quella che gli aveva fatto lui al petto. Era stata ricucita bene ma non sarebbe mai andata via, sarebbe rimasta per sempre a testimoniare gli errori e le sconfitte. Probabilmente un giorno sarebbe stata anche la più preziosa, per quel ragazzo, oltre che la più odiata.
Ancora profondamente imperturbabile, tornò a prenderlo sulle spalle come aveva fatto prima ed in breve raggiunse le terme dove l’adagiò nella vasca più grande. L’appoggiò a peso morto e lo vide andare giù come un sasso, sotto la superficie che ribolliva.
Mihawk sospirò vagamente seccato capendo che gli sarebbe toccato anche il bagno fuori programma.
Cos’era, un baby sitter?
Non si era mai chiesto cosa dovesse poi essere un maestro, in realtà. Aveva accettato senza porsi quella domanda ma davanti a tanta convinzione e volontà non aveva saputo rifiutare.
Capendo che sarebbe annegato se l’avesse lasciato a sé stesso, si tolse i vestiti e completamente nudo a sua volta si immerse nella vasca spaziosa, lo prese per le ascelle, da dietro, e lo tirò su facendolo riemergere, poi si adagiò all’estremità rendendosi conto che comunque finché quel peso morto non si sarebbe svegliato non avrebbe potuto mollarlo.
E dunque devo stare così ancora per quanto?”
Si chiese realizzando che comunque era una posizione non solo equivoca ma anche molto evocativa.
Così come il corpo di quel ragazzo.
Zoro era forte e prestante, molto muscoloso e ricordava decisamente il corpo dell’unico uomo che aveva avuto modo di accarezzare invece che ferire.
Shanks il rosso, di nuovo, tornò ai suoi pensieri e allo stesso modo in cui gli venne ci rimase. Rinunciò all’idea di sistemare Zoro in altro modo che non fosse fra le proprie braccia, contro il petto, e lasciando che la schiena si adagiasse comodamente sul torace e che l’acqua cominciasse la propria parte sia curativa che lavativa, ricordò quante volte aveva fatto il bagno con il suo unico compagno -sporadico- che aveva mai avuto.
Non poteva dire di avere con lui una relazione fissa, con uno come Shanks di certo nessuno poteva averla, ma era sicuramente quello con cui aveva maggiore rapporto.
Anche perché era poi l’unico con cui oltre a combattere e misurarsi con la spada senza mai aver prevalso nettamente, finiva anche sistematicamente a letto.
Questo non da subito, un paio di lotte le avevano fatte, poi l’altro aveva preso in mano la situazione dimostrandogli che non c’era solo il dolore e la noia nella vita ma anche la gioia. Un tipo di gioia che lui non solo non aveva mai provato ma nemmeno contemplato.
Sempre che quella fosse la definizione appropriata.
Più che altro piacere carnale, quello era il suo nome.
Il corpo di Shanks era decisamente stato il solo capace di dargli dolore e piacere in ugual misura. Prima sul terreno di battaglia e poi in camera da letto. O in un bagno termale per curarsi e rilassarsi.
Mihawk la mania della pulizia e dell’igiene l’aveva sempre avuta e dopo ogni allenamento non aveva mai rinunciato al bagno, mai.
Una di quelle volte si era portato dietro Shanks che non aveva dimostrato la saggia intenzione di darsi una rinfrescata. Grave misfatto.
Bè, poi la lavata se l’erano fatta. Una lavata molto profonda.
Al ricordo un vago sorriso soddisfatto si dipinse sul suo viso marmoreo, cosa rara e che accadeva solo in ciò che riguardava il suo compagno, poi svanì subito quando sentì Zoro finalmente rinvenire. A quel punto lo mollò sapendo perfettamente quale sarebbe stata la sua reazione.
- Ma che diavolo… - Mugugnò il giovane che si ritrovò immerso in una vasca termale appoggiato a qualcosa di caldo, morbido e forte.
Quando mise a fuoco Mihawk e soprattutto mise a fuoco la loro nudità, alzò immediato un sopracciglio incenerendolo con una tale espressività da dover essere premiato.
Mihawk si chiese come una faccia potesse parlare tanto e minacciare qualcuno senza l’uso di una sola parola.
Di suo non ne era capace, lo riconosceva, sebbene non si rendesse conto di quanto intimidisse e soggiogasse le persone coi suoi sguardi magnetici da falco.
Le espressioni di Shanks erano generalmente buffe e comunque allegre, mentre quelle di ogni altra creatura che affrontava non erano mai degne di nota. Non le aveva mai calcolate, nemmeno viste, come se chiunque altro non avesse viso.
Quella di Zoro era la prima che la notava e si chiese se tutti fossero così bravi a minacciare con l’espressione.
- Non ti ho fatto niente di male, eri lurido e ferito e siccome non avevo intenzione di tenere una persona così sporca in casa mia, ho deciso di renderti decente. - Lo disse tirando fuori tutto il suo lato snob che possedeva e Zoro cominciò ad odiarlo profondamente. Come se fosse possibile odiarlo più di prima.
Prima era stato solo lo spadaccino più forte del mondo da battere, ora era una persona odiosa, snob e pedante. Era peggio.
Alla fine optò per un grugnito che Mihawk tradusse con una certa nota di divertimento -seppure nascosta dalla sua solita aria fredda e distaccata-
- Non ti toccherei mai con un dito. Con una spada magari, ma con un dito mai. - Anche se poi l’aveva preso sulle spalle e trascinato per il castello, ma quello era un altro paio di maniche.
Zoro non rise di quella che qualcuno avrebbe interpretato come una battuta, il punto era che entrambi privi del senso dell’umorismo -e Zoro specie in quel momento- non prendevano in considerazione il lato divertente di nulla di ciò che accadeva.
Mihawk stesso aveva detto quella cosa seriamente convinto.
- Per stanotte ti curi, ti riposi e ti nutri, domani parleremo delle regole, poi quando starai bene cominceremo le lezioni. -
Non attese risposte ovvie, dopo l’informazione tagliente Mihawk si alzò ed uscì dalla vasca senza il minimo senso del pudore.
Il suo fisico marmoreo e ben modellato era sempre piuttosto visibile per i vestiti poco coprenti che indossava, ma vederlo tutto nudo era diverso, specie se bagnato.
Era come una statua scolpita sul ghiaccio, ne rimase impressionato ma non fece la minima piega e con quell’aria imbronciata distolse seccato gli occhi dal suo piacente fondoschiena per rivolgerli al viso, agganciato il suo sguardo severo lo sentì dire:
- Stai quanto vuoi, ti faccio trovare la cena pronta. La camera è quella in fondo a questo stesso corridoio. -
Così dicendo, dopo essersi avvolto nell’asciugamano ed essersi ripreso i vestiti di prima, uscì senza dire altro o mostrare imbarazzo. Come fosse normale tutto quello.
Del resto più chiaro non sarebbe potuto essere.
Fino al giorno successivo non si sarebbero rivisti ed anzi sarebbero stati insieme il minimo indispensabile, probabilmente.
Meglio così!” Si disse Zoro. “Non lo sopporto, l’ho sempre odiato ma ora che lo scopro così snob è anche peggio! Potrei morire e lo preferirei, ma non posso lasciare Rufy. Già questo tempo sarà tremendo. Sapere cosa ha passato, sapere come soffre, sapere come si distrugge… sapere tutto, non è per niente bello. Doverlo sopportare, non poter andare da lui e dargli ciò che gli servirebbe. Però seguire la sua volontà è ciò che non smetterò mai di fare, in nessun caso. Perché se mi dice qualcosa da fidanzato è un conto, ma se me lo dice da capitano è diverso. E lui da capitano ha detto che dovremo stare separati due anni. Sapere il perché però non lo rende più facile. Immagino sia giusto così ed anche se non lo fosse, è lui che lo vuole ed è questo che va bene. Farò tutto ciò che serve e quando ci ritroveremo non sarò più nell’impossibilità di non riuscire a proteggerlo. Mai più. Per questo starò qua e farò tutto ciò che serve, ogni cosa e oltre. Per lui. Per Rufy. Perché lo amo più della mia vita, altrimenti ormai mi sarei lasciato morire tante di quelle volte che non le so contare. La mia vita non mi appartiene più ormai e visto che è sua farò di tutto per impedirgli ogni sofferenza e pericolo futuro. E so che ci ritroveremo. Lo so.”
Con queste promesse granitiche nel cuore, Zoro riuscì finalmente a rilassarsi, seppure il suo tormento per non esserci potuto essere nel momento di maggior dolore del suo compagno e capitano non sarebbe mai andato via. Mai.
   
 
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