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Autore: _Lilli_    07/02/2013    0 recensioni
Chi è Margherita? Un fiore delicato, una fragile semidea, o semplicemente una ragazza che vuole vivere la sua vita senza il pregiudizio di chi la guarda con sospetto? O mgari queste tre cose insieme...
La mia vecchia fanfiction veduta e corretta, spero vi piaccia e che la apprezziate come avete fatto con la precedente..
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Claudia Auditore , Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La sera aveva da poco preso il posto del giorno ed una pallida luna brillava quando Margherita scese col vassoio della cena per i due prigionieri, che erano stati rinchiusi in una vecchia cantina che Falco le disse essere stata trasformata in una prigione quando la Gilda dei ladri si insediò nel piccolo borgo. Per sua fortuna non incrociò anima viva per strada, temeva che qualcuno potesse spifferare le sue incursioni notturne a Falco e Gilberto e sapeva bene quanto loro due fossero contrari.
-Ci penserà uno degli Assassini a portare loro da mangiare, non c’è bisogno che lo faccia tu. Meglio se rimani al sicuro nella tua stanza.- Aveva commentato suo fratello quando la trovarono col vassoio in mano mentre usciva dalla cucina. Anche Aurelia sembrava d’accordo con loro quindi Margherita dovette cedere e lasciare che il giorno fosse Flavio, un Assassino di Ezio, a portare loro il cibo ma lei era testarda e non si arrese al primo fallimento quindi riuscì a trovare un accordo con l’Assassino per portare lei il cibo ai prigionieri la sera, dato che era libera sia dai suoi obblighi che dalle insopportabili attenzioni di Giulio e Falco. Da quando i due prigionieri avevano fatto la loro comparsa non facevano altro che chiederle come si sentiva o le gironzolavano sempre intorno per non perderla di vista: ma se riusciva a sopportare un poco suo fratello, aveva una gran voglia di mettere le sue piccole e delicate mani attorno al collo del suo migliore amico che invece cercava sempre una scusa per restare solo con lei. Avrebbe preferito di gran lunga che quelle eccessive attenzioni fossero da parte di qualcun altro, pensò amaramente quando Falco e Giulio le stavano facendo l’ennesima ramanzina quella mattina mentre Gilberto osservava impassibile la scena, ma aveva capito che doveva mettersi l’anima in pace e continuare con la sua strada. Come poteva pretendere che quell’uomo provasse qualcosa per lei se non riusciva ad occuparsi nemmeno del piccolo Michele?
 
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Non appena scese le scale fu investita dall’ormai famigliare odore nauseabondo di fluidi corporali misto alla muffa che infestava la cantina, ma facendo un bel respiro scese i pochi gradini e raggiunse la cella dov’erano rinchiusi i due prigionieri. –Buonasera Flavio!- Salutò allegramente l’Assassino che ricambiò con un sorriso mentre afferrava il vassoio per poi farlo passare attraverso la piccola porticina che si trovava in basso. –Salve a te, sono andati via?- Chiese divertito l’Assassino riferendosi ai due ladri. Margherita annuì con un sorriso e si sedette su una rozza sedia osservando i due seguaci mangiare con gusto ciò che aveva preparato: le piaceva osservarli mangiare, quasi quanto la soddisfaceva vederlo fare a Michele che da quando era arrivata alla Gilda aveva acquistato qualche chilo ed aveva un aspetto più sano rispetto a prima. –Beh allora vado, ci vediamo tra poco.- Disse Flavio strizzandole l’occhio ed uscendo da li: tutte le sere, dopo l’arrivo di Margherita andava in taverna a bere una birra e a lei non dispiaceva perché durante la sua assenza i due seguaci sembravano diventare molto loquaci. Il più anziano dei due si limitava ad emettere dei suoni gutturali e a qualche piccolo ringhio, solo di rado proferiva qualche parola, ma l’altro invece sembrava felice di parlare con qualcuno.
Margherita ci mise tutta la sua buona volontà ed impegno ed i suoi sforzi vennero ripagati quando Ianus, questo il nome del seguace più giovane, le aveva rivolto la parola per la prima volta. Il ragazzo, che aveva all’incirca l’età di Falco, si era unito ai Seguaci di Romolo quand’era poco più di un bambino e ancora oggi era uno dei ragazzi più giovani che appartenevano alla setta. Margherita era davvero curiosa di saperne di più sul conto di Ianus ma la cosa che le premeva di più era sapere perché l’avevano attaccata ma il ragazzo si limitò a scuotere la testa ed a lanciare un’occhiata al suo compagno che in disparte, ascoltava la loro conversazione. –Prima o poi dovrai dirmi perché lo avete fatto, e soprattutto perché volevi portarmi via!- Esclamò seccamente Margherita, che ogni sera rischiava di essere scoperta dai ladri solo per poter parlare con loro e capire cosa li avesse spinti a comportarsi in quel modo. Sapeva che Ianus avrebbe parlato se non fosse per quell’altro che invece diventava irrequieto o richiamava il ragazzo quando si accorgeva che stava parlando troppo: questo accadeva quando Margherita chiedeva informazioni su di loro, dove vivevano o cosa facevano, il seguace temeva che la ragazza fosse una spia che lavorava per conto degli Assassini e Ianus era troppo ammaliato dal suo aspetto angelico per riuscire ad essere più cauto.
 
                                                                                                                                                                                   ~~~
 
Quella sera però Margherita decise di non chiedere nulla, decisa a godersi solamente la loro compagnia. –Oggi ho parlato con la Volpe, e forse sarete spostati in un altro posto. Non siete contenti?- Chiese ingenuamente ai due seguaci che si scambiarono un’occhiata prima di tornare a guardarla: Ianus sorrise in modo incerto mentre l’altro, che ancora si ostinava a non dire il proprio nome, sbuffò spazientito sdraiandosi sull’improvvisato giaciglio fatto di paglia e di qualche coperta vecchia. –Perché quelle facce? Dopotutto non vedrete più questa squallida cella, è già un inizio non trovate?- Disse di nuovo, non riuscendo a capire perché non avessero accolto meglio quella notizia. –Come possiamo essere felici? Si limiteranno solamente a cambiare cella, ma saremo sempre prigionieri.- Rispose mestamente Ianus stringendosi nelle spalle. –Oh ma non per molto mio caro ragazzo.- Disse una voce gutturale alle spalle di Margherita, che voltandosi sgranò i grandi occhi nel vedersi di fronte il seguace che la volta scorsa l’aveva ferita ad un braccio. –Caio!- Esclamarono i due seguaci da dietro le sbarre quando videro il loro capo sbucare dalla scala da cui era venuta anche Margherita.
-Cosa ci fate voi qui?- Chiese Margherita facendo un passo indietro mentre l’uomo si avvicinava sempre di più. –Ti conviene collaborare se non vuoi che ti accada qualcosa, quindi dammi le chiavi della cella e non fare tante storie.- Esclamò il seguace afferrandola per un braccio, e la strattonò verso di se mentre Margherita cercava di liberarsi scuotendo il capo. –Non ho le chiavi della cella lo giuro, lasciatemi andare!- Continuò a muoversi tentando in ogni modo di allentare la presa su di lei per poter fuggire via. –Forse non sono stato chiaro, io voglio quelle chiavi ora!- Ringhiò l’uomo stringendo la presa sul braccio che le aveva intrappolato dietro la schiena. Margherita, anche se di spalle, poteva avvertire il fiato caldo dell’uomo ed il suo pessimo odore che le faceva girare la testa. –Altrimenti dovrò pensarci io, e forse potrei anche trovarci gusto.- Sogghignò il seguace allungando le mani verso il laccio che chiudeva la scollatura dell’abito che Margherita indossava. Schifata e al tempo stesso spaventata, seguì ciò che le diceva l’istinto e senza pensarci oltre pestò il piede di Caio che allentò per un istante la presa per fare un passo indietro, quindi approfittando della situazione Margherita si voltò del tutto fino a ritrovarsi il muso del lupo a pochi centimetri dal volto ed assestò una ginocchiata nelle parti basse dell’uomo che si piegò in avanti ululando dal dolore, il tutto accaduto sotto lo sguardo sorpreso dei due seguaci imprigionati che avevano osservato la scena senza dire una sola parola.
Ormai libera corse verso l’uscita senza guardarsi indietro e chiuse la porta dello scantinato fermandola con una sedia, che sperò le avrebbe dato sufficiente tempo per poter correre a chiedere aiuto. Ma la scena che si trovò davanti non era ciò che si aspettava: la porta della taverna era spalancata e dal suo interno provenivano urla, grida ed il rumore metallico delle armi, segno che stavano combattendo. La piazza del borgo sembrava deserta ma quando fu abbastanza vicina al pozzo il piede urtò contro qualcosa che solo in un secondo momento riconobbe essere un corpo privo di vita, e che purtroppo non era l’unico: ne contò una decina prima di essere interrotta da un urlo provenire dal retrobottega e subito dopo le due cameriere corsero via spaventate dalla porta secondaria della cucina. “Forse si erano nascoste ed uno di quegli uomini lupo deve averle scoperte.” Pensò Margherita correndo in quella direzione ignorando le due ragazze che la chiamavano a gran voce, ma entrando in cucina non trovò nessuno quindi prese uno degli affilati coltelli dal cassetto e decise di andare a dare un’occhiata sperando che qualcuno fosse riuscito a mettersi in salvo per andare a cercare suo fratello e Gilberto che sicuramente non sapevano cosa stesse accadendo. Il rumore della lotta divenne sempre più forte man mano che si avvicinava alla grande sala e quando si sporse dal muro per osservare lo scontro non riuscì a capire chi avesse la meglio: ovunque guardava c’erano ladri che uccidevano o venivano uccisi e non riusciva a scorgere Flavio da nessuna parte, il che la preoccupò e per la prima volta da quando aveva messo piede fuori dallo scantinato, provò paura. Strinse la presa sul manico del coltello come a darsi forza ma le sembrava inutile perché la paura era sempre li ad attanagliarle lo stomaco in una morsa che crebbe quando sentì uno strillo provenire dal piano di sopra.
-Michele!- Urlò senza pensarci quando riconobbe la voce del bambino che veniva trascinato giù per le scale da un corpulento uomo lupo che la costrinse ad uscire allo scoperto. “Sono stata una sciocca, ora che faccio?” Pensò col cuore in gola guardandosi velocemente intorno: erano tutti presi dal combattimento per darle retta a parte l’uomo che teneva Michele come ostaggio. Era talmente spaventato che aveva smesso di dibattersi rimanendo in silenzio e tirando, di tanto in tanto, su col naso. –Lascialo stare bestione!- Intimò Margherita con voce tremante e puntando il coltello nella sua direzione ma quello rise di gusto e si avvicinò a lei allungando la mano libera per afferrarla, quindi sfruttò finalmente le lezioni di Falco che le tornarono utili e scartò velocemente di lato per sfuggire alla sua presa e senza perdere altro tempo gli conficcò l’affilata lama in una spalla facendolo ululare dal dolore. I seguaci rimasti ringhiarono minacciosamente nella sua direzione avanzando verso di lei ma furono di nuovo attaccati dai ladri. –Andiamo via di qui, presto!- Intimò al bambino prendendolo per mano e conducendolo velocemente fuori dalla taverna. Avrebbe voluto risparmiargli quella pietosa scena ma se fossero usciti dalla cucina avrebbero perso del tempo prezioso col rischio di essere catturati, però Michele era troppo scosso per accorgersi dei corpi inermi di fronte alla Volpe Addormentata o forse non li aveva ancora notati. In ogni caso Margherita decise di portarlo il più lontano possibile da li ma il bambino la rallentava e benchè gli intimasse di correre più velocemente alla fine furono raggiunti da Caio che era riuscito ad aprire la porta che aveva sbarrato. –Dove pensi di fuggire?- Chiese con divertimento il seguace sbarrandole la strada. Non degnò di uno sguardo il bambino, troppo preso ad osservare Margherita con uno strano luccichio negli occhi neri. –Ti ho già detto che non ho quelle chiavi, quindi lasciami in pace!- Il seguace rise e si avvicinò di più alla ragazza, afferrando una ciocca bianca e setosa dei capelli di lei tra le dita sporche. –Beh ma qualcuno deve averle e tu lo sai, non è vero?- Margherita spalancò i grandi occhi e si morse un labbro continuando a scuotere la testa, non poteva dirgli dov’erano le chiavi o Flavio sarebbe stato in pericolo.
-Non mi piace perdere tempo!- Esclamò l’uomo lupo strattonando improvvisamente la ciocca tra le sue dita facendo gemere dal dolore Margherita. –Vuoi parlare o ti ostini a fare la sciocca? Bada bene, la mia pazienza sta quasi per finire.- Trascinò la ragazza al limitare della strada principale e voltandosi indietro per chiamare Michele sogghignò nel vedere un ladro avanzare lentamente verso di loro con una mano posata all’altezza della spalla dove si notava chiaramente una macchia di sangue. Giulio fece un passo verso Caio che invece indietreggiò puntando la lama del pugnale alla gola di Margherita. -Non pensare a me Giulio ma fuggi, vai a cercare aiuto!- Urlò Margherita muovendosi tra le braccia dell’uomo lupo. -Non posso lasciarti con quell’animale!- Le labbra sottili di Caio si piegarono in un ghigno divertito e diede un calcio a Michele quando il bambino afferrò la gonna di Margherita tirandola con quanta forza aveva. –Stai buono tu, brutto moccioso!- Giulio lo soccorse allontanandolo quel tanto che bastava per tenerlo al sicuro mentre Michele si agitava tra le sue braccia piangendo e chiamando Margherita, che si agitò ancora di più facendo perdere del tutto la pazienza al capo dei seguaci. –Mi sono stancato, ora tu verrai con me!- Emise un forte ululato chiamando a raccolta gli ultimi uomini rimasti che lo circondarono, come a volerlo proteggere, ringhiando in direzione di Giulio che guardava la scena spaventato. –Ti lascio vivere solo per dare al tuo capo questo messaggio: domani alla stessa ora voglio i miei due uomini liberi se volete che a questa dolce fanciulla non accada nulla di male.- Spiegò Caio con espressione divertita posando un rozzo bacio sulla guancia bianca di Margherita. Tutti scoppiarono a ridere, e Caio con loro, quando Giulio prese in braccio Michele, nonostante la ferita, e corse via.
 
                                                                                                                                                                                  ~~~
 
-Lasciami andare, mi fai male.- Disse per l’ennesima volta Margherita tentando di divincolarsi, i polsi le dolevano terribilmente e così le braccia che erano intrappolate dietro la schiena. Caio aveva fatto sparpagliare i suoi uomini per mandarli in avanscoperta e solo un paio camminavano al loro fianco annusando l’aria e guardandosi costantemente intorno, con aria circospetta. Margherita si voltò un ultima volta verso il piccolo borgo che riusciva ancora a scorgere, non si erano allontanati molto e sperava ancora che qualcuno la venisse a salvare ma non dandosi ancora per vinta riuscì a dare una gomitata nello stomaco di Caio che imprecò lasciando la presa per portarsi la mano all’altezza della parte dolorante. –Bastarda!- Esclamò correndole dietro per riacciuffarla però Margherita era più veloce e ben presto si avvicinò allo steccato che delimitava la strada maestra dalla campagna dove si trovavano alcuni cavalli, ma quando stava ormai per arrivare inciampò in un sasso e rovinò a terra sbucciandosi un ginocchio. Cercò di rialzarsi per mettersi in salvo ma Caio la raggiunse afferrandola per i lunghi capelli facendola urlare.-Ti pentirai di ciò che hai fatto bambina, ma non ora.- E calando l’elsa del pugnale su Margherita, la colpì violentemente sulla nuca facendole perdere i sensi. L’ultima cosa che la ragazza vide, furono i cavalli che si imbizzarrivano scalciando violentemente il terreno.
Poi, il buio totale.

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice
Ahimè ho perso il conto di quanto tempo è trascorso dall’ultima volta che sono riuscita ad aggiornare questa fic, ma finalmente ce l’ho fatta :D Spero apprezziate questo capitolo, e ringrazio sin da subito tutti quelli che leggeranno e/o commenteranno!
Vi lascio il link della mia pagina facebook! 
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_Lilli_
 
   
 
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