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Autore: _eleonora    07/02/2013    3 recensioni
La sedia è caduta sul mobiletto in cristallo con sopra la foto di lui e suo figlio mentre giocano a golf , e ovviamente quest’ultima è caduta a terra frantumandosi. Cerco di raccoglierne i pezzi.
-Lascia stare dopo sistemeranno le domestiche.- Mi dice ancora ridendo il signor Styles.
-No, no davvero. Mi scusi.- Cazzo, una scheggia di vetro. Il dito inizia a sanguinare e io gli sporco addirittura il pavimento di sangue. Mi alzo cercando di smettere di sporcare in giro ma vado addosso ad un vaso. Dio, anche quello si rompe. Johanna, stop. Bloccati e respira.
La porta si spalanca ed entrano il figlio di Styles e una domestica. Ovviamente la porta mi sbatte addosso e io cado a terra dolorante al ginocchio. Oddio ma cosa sta succedendo? Il figlio si guarda intorno.
-Perché hai rotto una mia foto?- Questo lo uccido. Manca poco. Ho già le schegge pronte a terra per un omicidio con i fiocchi.
-Vaffanculo. Starò attenta quando prima di dirmi su parole mi chiederai perché stai pestando il mio sangue.-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.

 
 
Sono fin troppo consapevole che si vive in un epoca in cui solo gli ottusi vengono presi sul serio, e io vivo nel timore di non essere frainteso.
                                                                                                                                                                                                          -Oscar Wilde.
                                                                                                                                                 
Tutto quello di cui ho bisogno ora è che quei due vecchietti si bacino. Ti prego, ti prego, ti prego tu da lassù che puoi sentirmi sicuramente : fai sbocciare il vero amore. Ecco… sta per succedere qualcosa. Metto a fuoco… Ma no! Si stanno alzando. È mai possibile? Insomma devo scattare questa foto romantica per il concorso ‘foto del mese’ dell’accademia, ma se tutti i vecchietti decidono di darmi buca in questo modo va a finire che scatterò una foto sulla scena del crimine! Buona idea! Potrei fotografare la strada sporca di sangue dopo un incidente… no, Johanna. Tu devi scattare questa foto romantica.
Ma perché io devo odiare le coppiette felici? Se riuscissi a farmi ispirare da quelle mani unite probabilmente la foto sarebbe già fatta. Ma io preferisco la mano di lui attorno alla schiena di lei per sorreggerla mentre si siede nella carrozzina.
Preferisco il vero amore, quello che dura per sempre, a quello momentaneo che rimane solo per… quanto? Un mese? Un anno?
No, per me non è abbastanza.
Io sto aspettando l’uomo del mio destino. Quello che mi farà spuntare i cuoricini agli occhi e mi farà dimenticare di tutto.
So cosa state pensando –devo smetterla di parlare con il pubblico invisibile nella mia testa- l’uomo perfetto non esiste. Eh no, cari miei. Secondo me esiste, perché quando sei innamorato le imperfezioni del diretto interessato diventano la cosa più bella che ti sia mai capitata. Basta trovare la persona giusta. Quella per cui vale la pena fare finta di niente per un solo sorriso.
Oh! Aspetta una coppia di vecchietti, hanno anche il bastone! Perfetto.
Mi sistemo lungo il viale del parco. Gli alberi ai bordi, i piccioni per terra, loro di schiena. Un classico che non passa mai. Metto a fuoco. Spero che venga bene, sono due giorni che vengo qui per scattare una foto decente.
Eccoli che si prendono per mano. Alleluia! Grazie signore. Okay, ora sistemo la mano ed ecco qui. Fatta! È semplicemente perfetta, questa settimana vincerò io, esattamente come tutte le altre -ma questi sono dettagli- e potrò continuare a permettermi il corso.
Oddio! No, no, no, no. No. Tu stupido ragazzino, perché l’hai fatto?
“No!” urlo tutto d’un tratto.
“Scusa, ero distratto.” Mi dice lui. Questa non è una scusa valida per avermi annacquato la macchinetta con uno Starbucks.
“Cazzo, ti prego fa che non si sia rotta.” Dico più a me stessa che a lui. Neanche da segno di vita quell’essere. Sta li a continuare a bere e tenere per mano la fidanzatina. Ma, oh! È mai possibile, tutte a Johanna Brown devono capitare.
Estraggo la schedina sperando di salvare almeno la foto. È bagnata pure quella di caffe amaro. Ma poi tu dimmi, che razza di ragazzino si va a bere il caffe amaro alle undici di mattino?
“Ora mi spieghi come faccio?” gli urlo addosso. Già mi costa seguire il corso, per la macchinetta avevo risparmiato tutta la vita. Ma infondo il vero problema è la schedina, le mie foto. E questo me la distrugge così con un ‘ero distratto’.
“Bhè, se vuoi te la ripago io.” Mi dice lui. No, ma forse non ha capito.
“Non mi importa della macchinetta, posso farmene prestare una dal mio professore. Mi importa delle foto!” sto per saltargli addosso. Giuro che lo uccido.
“Scusa!” sbotta lui alzando le mani al cielo e guardando divertito la ragazza. Lei se ride contenta. Ma si, il mio fidanzato ha appena distrutto il sogno di una povera ragazza, è così divertente. Ridiamo tutti insieme. Ed è quello che faccio perché sto ridendo istericamente. Non deve essere uno bello spettacolo. Ma so che rido per non piangere, ma soprattutto per non far piangere lui.
“Che hai da ridere?” gli chiedo incazzata.
“Stai ridendo anche tu, che dovrei fare io?” mi chiede tranquillo scambiandosi occhiate tipo ‘questa è pazza’ con la ragazza al suo fianco.
L’odore di caffe mi travolge. È caffè nero, deve essere l’amaro forte che hanno appena fatto uscire. Mi ricorda quando mamma lo preparava a papà. Vorrei sentire ancora quel profumo.
Ma erano artisti, per loro il caffe era come nettare. ‘Amore, fammi il caffè che devo finire il libro.’ Oppure ‘Tesoro, fammi il caffè devo finire un quadro e una scultura.’. Era divertente starli a guardare bere tutto quel caffè mentre facevano ciò che li faceva sentire liberi.
Scusate, non volevo farvi rattristire –ancora parlo con sti tipi immaginari?- ma dopo la morte di mio padre il caffè non esiste più nella mia vita. Mamma è malata, non vuole berlo. Il cancro le ha fatto venire strane idee, ha rivoluzionato tutta la sua vita. Ora se è messa anche a scrivere in memoria di papà.
“Non ne ho idea! Dovresti scervellarti per trovare una soluzione.” Gli sbotto fredda. Non la passerà liscia, oh no, lo giuro sulla torta dei miei diciotto anni che mi ha fatto vomitare ieri mattina.
“Sei tu l’artista qui, dimmi che devo fare.” Mi dice divertito calcando sulla parola ‘artista’.
“Che stai insinuando con questo?” giuro che se questo mi rifila una di quelle spiegazioni tipo ‘siete voi quelli creativi’ e cazzate varie, lo uccido.
“Che dovresti essere creativa e trovare una soluzione.” Appunto. Giuro che gli strappo quel sorrisetto compiaciuto dalle labbra con uno schiaffo se non la smette. Sto giurando su troppe cose.
“Farò finta di non aver sentito.” Dico stringendo i denti e la presa sulla macchinetta. Continuo a cercare di asciugarla ma niente da fare.
“Perché? È la verità. Dovevi stare più attenta tu, non io.” Questa volta è più serio.
“Secondo quale strano ragionamento sei arrivato a questa conclusione?” gli dico ironicamente.
“Sei tu che stavi ferma qui in mezzo a scattare foto a sconosciuti. Io stavo camminando normalmente.” Cazzo, oh! Questo lo uccido. Che la security all’entrata del teatro venga a fermarmi, no vi prego ditemi che non sto chiedendo a guardie immaginarie di tenermi a bada.
“Dovevi guardare dove mettevi i piedi, sei tu nel torto.” Gli dico, giuro che manca poco alla scena dell’omicidio e poi posso fare la foto di cui parlavo prima. Oh, ma aspetta. Non posso farla perché mi ha rotto la macchinetta.
“Non parlare di torto o verità, studio legge. Sono sicuramente più colto di te.” Si permette anche di fare l’orgoglioso il ragazzo, eh?
“Ma fammi il piacere, sapere degli articoli a memoria non è essere colti. È solo essere informati. Ed è ben diverso.” Gli sbotto supponente. Cioè, ma ditemi voi. C’è ancora gente che crede che essere colti significa essere intelligenti. La realtà? Essere intelligenti è di gran lunga più facile.
“Bhè allora citamene anche solo uno.” Mi provoca lui.
“Dalla dichiarazione del fanciullo: Il fanciullo ha diritto alla libertà di espressione. Questo diritto comprende la libertà di ricercare, di ricevere e di divulgare informazioni e idee di ogni specie, indipendentemente dalle
frontiere, sotto forma orale, scritta, stampata o artistica, o con ogni altro mezzo a scelta del fanciullo.  Ti può bastare o ti devo citare qualche altro articolo che metta l’arte sullo stesso piano della legge?” ora quella che provoca sono io.
Grazie grazie, troppo buoni. Oh! Addirittura le rose. Mi fate commuovere così.
Rimane zitto ovviamente. Un ghigno di soddisfazione mi si stampa in volto.
“No, va bene così.” Mi dice guardando a terra.
“E invece tu sai citarmi qualche fotografo importante, o pittore moderno? Quello che vuoi.” Mi ha distrutto la macchinetta e io gli distruggerò l’autostima.
“No.” Dice guardando a terra.
“Bene, allora spiegami qual è la tua scusa per avermi annacquato macchinetta e foto. Su, signorino Studio legge e per questo sono ‘colto’”. Dico guardandolo. Ma lui scappa dal mio sguardo. Noto che la sua ragazza ora è abbastanza in imbarazzo. Meglio. Ormai lo dovreste saper dopo diciotto anni che io non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno.
“D’accordo hai vinto. Quanto vuoi?” sbotta stanco di colpo.
“Non puoi ripagarmi la foto. Ormai è andata a farsi fottere.” Questo è scarso di comprendonio.
“Si, ma potrò pur pagarti la macchinetta?” dice lui, bhè vabbè almeno ci prova a rimediare ai suoi danni.
“Settecento, e sei fortunato che non ti faccio pagare anche la schedina.” Dico stanca. Bhè gente, domani si torna al parco sperando che cupido abbia ancora frecce.
“Ma che gentile.” Pure roteare gli occhi? Mi sembra esagerato. “Tieni.” Mi porge i soldi. No, ma chi è questo per portarsi dietro più di settecento sterline nel portafoglio? Dio, deve essere figlio di qualche signore. Sei intuitiva anche tu però Johanna. È logico. Studia legge, crede che gli artisti siano degli scansafatiche, è supponente, viziato. È tutto più che logico.
“Grazie.” Gli dico ancora stupita per i soldi. Li infilo nella tasca posteriore dei Jeans neri.
“Vuoi veramente tenere settecento sterline in tasca così liberamente?” dice preoccupato. Ma è scemo?
“Se tu non urli al mondo quanti sono magari si.” Gli dico mettendo la macchinetta dentro la borsa. Odio quella borsa, è enorme solo per la macchinetta e non riesco mai a metterci bene gli obbiettivi. “Ma dato che ormai lo hai detto.” Mi tolgo i soldi dalla tasca e li infilo in una interna alla borsa. “Sei più sicuro ora?” gli domano ironica. Lui sbuffa
“Buona giornata.” Dice allontanandosi con la ragazza. Mi volto e cerco di dimenticare che nella mia borsa ora c’è una macchinetta distrutta.
Come può essere che esistano davvero persone così stupide e supponenti?
Aveva ragione il genio che, ovviamente, vi ho citato all’inizio – quello che ora i tecnici mi proietteranno gentilmente sullo schermo alle mie spalle, grazie- viviamo in un epoca dove la gente vuole sentire due parole ispirate, vuole credere che una cravatta sia simbolo di cultura. Ma è solo segno di intelligenza.
Un’intelligenza alquanto stupida a mio dire, perché gli è bastato capire quanto facili siano le persone da abbindolare e approfittarne. Gli basta fare dei discorsi che non portano da nessuna parte mettendoci dentro qualche parola difficile, e automaticamente sono intelligenti.
Quindi torno a dare ragione a quel genio quando disse : ‘La sola persona al mondo che vorrei davvero conoscere sono io. Ma per il momento non ne vedo la possibilità.’ Quindi mi accontento e vado avanti.

ANGOLO AUTRICE
Eccomi con un'altra storia.
Allora, l'ispirazione mi è venuta mentre guardavo la macchinetta fotografica in cerca di ispirazione.
Ditemi che ne pensate, a me non creano problemi le critiche o altro. Anzi, mi fanno molto piacere.
Come avevo detto ogni capitolo è basato su una citazione di Oscar Wilde, non so il motivo, so solo che mi attirava l'idea.
Lasciatemi un vostro parere :) 
Ciao :)


 

 
 
  
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