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Autore: _Nica89_    07/02/2013    10 recensioni
Spoiler per chi non ha letto il secondo libro.
Gale, dopo essere frustato riprende conoscenza sul tavolo della cucina di Katniss. E se la morfamina portata da Madge non facesse semplicemente scivolare Gale in uno stato di incoscienza? Se, in qualche modo, questa rendesse reale il coronamento dei suoi sentimenti verso Katniss? La mia personale versione della tostatura, e di un possibile futuro insieme tra Katniss e Gale. Spero vi piaccia.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Siamo fatti anche noi della materia di cui sono fatti i sogni;
e nello spazio e nel tempo di un sogno è racchiusa la nostra breve vita
(William Shakespeare)
Freddo. È questa la fastidiosa sensazione che mi risveglia dal torpore della mia incoscienza. A stento mi rendo conto di essere disteso su una superficie troppo dura, persino per il mio letto. Apro gli occhi, ma la mia vista appannata non riesce a distinguere altro che il viso di mia madre. Quando provo a spostarmi da quella scomoda posizione, una fitta improvvisa mi strappa un urlo dalla gola secca, che giunge alle mie orecchie più come un lamento strozzato, piuttosto che il grido di dolore che credevo essere sfuggito dalle mie labbra.
Sento la voce spezzata di mia madre che cerca di rassicurarmi, mentre le sue mani corrono ai miei capelli. Stringo forte gli occhi, come se questo potesse preservarmi da altre sofferenze, ma tutto quello che ne segue è un altro gemito, più alto del precedente. Attorno a me, i rumori si fanno più distinti e, oltre le parole di mia madre, riconosco la voce della signora Everdeen dare istruzioni alla figlia sull’uso di alcune erbe.
Tra un gemito e l’altro, che ormai escono incontrollati dalla mia gola, cerco di raccogliere tutta la lucidità possibile per capire che cosa sia successo. All’inizio ho solo immagini confuse del lavoro in miniera, poi tutto sembra improvvisamente chiaro, tanto da svolgersi sotto i miei occhi, quasi fosse il solito filmato che ogni anno precede l’estrazione dei nomi durante la Mietitura: l’ultima battuta di caccia; il mio scarso bottino; il tacchino per Craig; la sua porta che si apre, rivelando un nuovo capo dei Pacificatori; il sangue che mi si gela nelle vene, alla vista del suo sorrisetto compiaciuto di trovarsi di fronte un reo confesso.
Quello che ne è seguito è accaduto talmente in fretta, che mi restano solo ricordi confusi che si sovrappongono tra loro. Ricordo appena il mio tentativo di scuse, che ha semplicemente posticipato di pochi momenti la mia fustigazione. L’ultima cosa che ricordo è la frusta sulla mia pelle.   
La sofferenza del ricordo e quella presente si fondono, causandomi nuove fitte che mi fanno mancare il respiro. Cerco di riempire i polmoni con quanta più aria mi sia possibile, ma il dolore che ne consegue mi strappa un nuovo lamento.               
La voce di Katniss, o meglio, le sue grida attirano la mia attenzione.  
Non basterà, so come ci si sente, quella cosa fa passare si e no il mal di testa”.            
Non riesco subito a capire a cosa si riferisca, sento la madre risponderle qualcosa in tono calmo, ma lei non sembra soddisfatta e continua a gridarle contro.         
  
La mia mente è troppo concentrata sulle fitte di dolore che a stento riesco a seguire la discussione tra le due. Solo una frase continua a riecheggiarmi nella mente, come il sibilo della frusta, prima che la consapevolezza del suo significato mi sferzi, improvvisa.       
So come ci si sente. Cosa significa? È ferita anche lei? Anche lei ha assaggiato la frusta del nuovo capo dei Pacificatori? E come sarebbe possibile? Sono assolutamente sicuro di essere solo, quando ho bussato alla porta di Craig.   
Inizio a cercarla, ma le mie orecchie mi suggeriscono che si trovi dietro di me, così faccio per voltarmi. Non sono preparato alle ferite che si riaprono sulla mia schiena e un lamento straziante sfugge al mio controllo. Sento delle piccole mani sulle spalle, seguite dall’ordine di non muovermi. La signora Everdeen ordina a qualcuno di allontanare Katniss, prima di farmi bere uno strano intruglio dal sapore dolciastro.       
     
A fatica, ingoio quell’insieme di erbe e sciroppo, mentre Prim mi suggerisce di chiudere gli occhi, come se questo potesse aumentare l’efficacia del preparato. Eseguo quello che mi è stato detto, ma il tanto agognato stato d’incoscienza non arriva. Il dolore mi annebbia la mente e stringo i denti, per impedire ad altri lamenti di sfuggirmi dalla bocca.          
Il suono insistente del campanello mi fa sobbalzare, strappandomi dal dormiveglia nel quale ero caduto. Una folata gelida mi raggiunge, ma non dura molto. Subito dopo sento qualcuno, probabilmente la madre di Katniss, afferrarmi il braccio e iniettarvi qualcosa. L’effetto è quasi immediato e in pochi secondi il dolore inizia a diventare più remoto, mentre tutto si fa sempre più scuro e, stanco di lottare ancora, mi abbandono all’oblio del sonno.    
Sono in piedi vicino al tavolo della cucina, accanto a me mia madre e quella di Katniss sorridono emozionate. Nel camino, il fuoco è già acceso e crepita allegramente.  
Lancio un’occhiata soddisfatta alla pagnotta sul tavolo, pronta per adempiere il suo scopo. Sorrido dell’opportunità di avere del pane vero, al posto di quello che di solito prepariamo nel Giacimento, anche se questo ha significato comprarlo dall’unico fornaio del distretto: il padre di Peeta, lasciandogli due scoiattoli più del solito, quasi potessero essere un risarcimento al cuore infranto di suo figlio.    
Scuoto leggermente la testa, per liberarmi del pensiero di quel ragazzo e torno a fissare la scalinata con un sospiro ansioso.     
         
Sussulto, quando la Signora Everdeen mi posa una mano sulla spalla.               
“Non temere, Prim ha detto che è quasi pronta, non tarderà ancora molto” cerca di rassicurarmi.   
Mi volto appena verso di lei, annuendo col capo, incapace di aggiungere altro. Sento le risatine dei miei fratelli più piccoli, quando ripunto nuovamente gli occhi verso i gradini che portano alle camere al piano superiore, dove so che si trova Katniss ancora insieme alla sorella.    
 
Vedo Prim scendere allegramente e dirigersi verso di noi, quasi stesse seguendo i passi di una danza della quale solo lei può sentire la musica. Poi, finalmente, la vedo e il mio cuore perde un battito.            
Rimane immobile qualche secondo a fissarmi, prima abbassare leggermente il volto, quasi a voler nascondere il delicato rossore che le tinge le guance e scendere lentamente, appoggiandosi al corrimano.
La prima cosa che colpisce la mia attenzione è il suo abito bianco, appena sopra al ginocchio: avrebbe potuto indossare metri della seta più pregiata di Capitol City, ma ha deciso di usare il vestito di sua madre, una delle poche donne del distretto che ha potuto permettersi di tramandare l’abito nuziale alle sue figlie, invece che doverlo noleggiare.        
I suoi capelli sono raccolti nella solita treccia, impreziosita da piccoli fiorellini candidi. 
        
La osservo estasiato, portandomi alla fine della scalinata per poterla accompagnare in cucina, dove tutti ci stanno aspettando.      
“Catnip” è l’unica cosa che riesco a sussurrarle, con la gola secca e la voce impastata dall’emozione ma, a quanto pare, il mio sguardo è più eloquente di qualsiasi discorso io possa farle perché la vedo sorridere, mentre le sue guance si tingono di rosso, quando porto la sua mano alla bocca e vi premo le labbra.   
“Beh, ci siamo – riprendo, per poi domandarle – sei pronta?”
Lei annuisce, confermando le sue intenzioni anche con un lieve “Sì”.
Continuo a tenerla per mano, mentre l’accompagno in quella che dovrebbe essere la sua nuova cucina. In realtà tutto si svolge nella sua casa del Villaggio dei Vincitori, perché è qui che deve vivere e per questo motivo non ci è stata assegnata nessuna casa.   
Conduco Katniss fino al camino, rimanendo tra lei e il tavolo, sul quale sono rimasti solo la pagnotta e un coltello.
Senza indugiare oltre, taglio una fetta di pane e la porgo a Katniss, come simbolica promessa di provvedere a lei e alla famiglia che stiamo creando.  
Lei la prende e con cura la posa sulla griglia, appesa all’interno del camino e insieme aspettiamo che il pane si tosti.            
   
Ci fissiamo, lei sorride nuovamente ed io mi perdo nei suoi occhi grigi. Un senso di orgoglio mi pervade per la consapevolezza che lei abbia scelto me; che nonostante la proposta di matrimonio di Peeta, davanti a tutta Panem, lei stia promettendo di condividere la sua vita con me, che non posso offrirle altro che i miei sentimenti, insieme alla polvere di carbone delle nostre miniere e magari qualche tacchino selvatico la Domenica; che sono costretto a indossare gli stessi abiti usati negli ultimi due anni durante i giorni della Mietitura per prenderla in moglie.      
Continuo a fissarla, mentre lei gira la fetta di pane e torna a sedersi vicino a me, intrecciando le sue dita con le mie. Rimango incantato ad osservare i giochi di luce che il fuoco del camino crea sul suo volto. Potrei rimanere qui in eterno, lasciando bruciare quella fetta di pane, ancora sulla griglia; ma una fetta di pane bruciata durante la Tostatura è uno dei peggiori presagi negativi, così mi affretto a toglierla con le pinze e l’appoggio in un canovaccio, per poterla dividere e offrirne una parte a Katniss.   
 
Mangiamo in silenzio i pochi bocconi che ci hanno reso marito e moglie, sotto gli sguardi attenti ed emozionati delle nostre famiglie. Sorrido, felice di poterla finalmente presentare a tutti i presenti come mia sposa.   
“Ti amo” le dico, emozionato.
“Anch’io” mi risponde, sfiorandomi quasi impercettibilmente i contorni del volto con le sue dita leggere, quasi timorosa che quel tocco possa essere considerato qualcosa di proibito. Chiudo gli occhi, beandomi delle emozioni che provo nel sentire le sue mani delicate ricalcare le mie sopracciglia, per scendere lungo la linea della mascella fino ad arrivare alle mie labbra, prima di posarvi sopra le sue e baciarmi. Un bacio dolce, timido, molto diverso da quello passionale che ci siamo scambiati oltre la recinzione, vicino l’ingresso del Forno.         
 
Quando riapro gli occhi, mi trovo nuovamente disteso sul duro tavolo della cucina. Nonostante il torpore che ancora annebbia la mia mente, mi rendo conto di aver sognato tutto.              
Eppure, sono sicuro che quel bacio sia stato reale: sono il calore che ancora provo sulle labbra, solleticate dal respiro di Katniss, e dal suo volto, ancora così vicino al mio, a confermarmelo.
Hey, Catnip” sussurro, con voce impastata.   
Hey, Gale” risponde, scostandomi una ciocca di capelli che mi è scivolata sul viso.  
Credevo che te ne fossi già andata”.   
L’oblio sembra volersi impossessare nuovamente di me e lotto per impedirglielo.    
Non andrò da nessuna parte. Ho intenzione di rimanere qui e combinarne di tutti i colori”.
La sua voce è sempre più ovattata. Cerco di richiamare le ultime forze per rimanere cosciente e riesco a mormorare:               
“Anch’io”. Sorrido debolmente e chiudo gli occhi. 
      
Prima che l’oblio mi accolga di nuovo, riesco solo a pensare che qualunque cosa mi abbia iniettato la Signora Everdeen, mia ha giocato un brutto scherzo, o forse mi ha regalato il sogno più bello; ma non ho la lucidità necessaria per decidere e il buio ritorna a essere padrone incontrastato della mia mente.


Note dell’autrice: Spero che qualcuno sia arrivato a leggere fino qui, in questo caso lo ringrazio per la pazienza che ha avuto, e spero che la prima parte (quella prima del sogno) non sia stata troppo noiosa o ripetitiva. La scena della Tostatura mi è venuta in mente mentre stavo scrivendo l’altra one-shot sul matrimonio tra Katniss e Peeta (evviva la pubblicità occulta!), peccato che i due protagonisti non fossero esattamente la coppia canonica della Collins, così ho iniziato a scrivere del sogno di Gale, per poi cercare di contestualizzarlo, all’interno dell’opera originale, e questo è quello che ne è uscito. Ammetto che mi è dispiaciuto far chiudere gli occhi a Gale, durante il suo sogno, perché sapevo già che quando li avrebbe riaperti tutto sarebbe svanito. Spero vi sia piaciuto. Quasi mi stavo dimenticando, le frasi in corsivo sono tratte dal secondo libro della saga, "La ragazza di fuoco". Nel testo sono state evidenziate in corsivo le parti tratte dal romanzo "La ragazza di fuoco" e i prompt del contest "Era un sogno- seconda edizione". Alla prossima, _Nica89_

  
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