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Autore: hinata 92    08/02/2013    3 recensioni
Uno e Pikappa si conoscono bene, ma da qui a capirsi del tutto... ho deciso di dar loro un'occasione unica per mettersi l'uno nei panni nell'altro... letteralmente!
Imbarazzi, equivoci, imprevisti e un milione di danni vi aspettano!
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Paperino aka Paperinik, Un po' tutti, Uno
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mettiti nei miei panni… pardon, hardware!

 

Fulmine a ciel sereno

 

« Ok, eroe, per oggi basta così! »

« Perché, Uno? Mi stavo divertendo così tanto… »

Alla I.A. non sfuggi il tono ironico di Pikappa e sospirò.

« Non capisco di cosa ti lamenti… me l’hai chiesto tu di poterti allenare nella sala IIT o no? »

Il papero alzò gli occhi al cielo: « Allenarsi non significa farsi bruciare il portapiume di prima mattina! Calcola anche un po’ l’orario, sto ancora dormendo! E poi ti avevo detto “prima o poi”, non immediatamente! »

« È primo mattino anche per me e non sono così assonnato… »

« Per forza, sei un computer! Noi biologici, come ci chiami tu, non siamo così reattivi come te! »

 

Mentre la discussione infuriava nel piano segreto della Ducklair Tower, una delle subroutine di Uno registrò l’imminente temporale che si stava per abbattere su Paperopoli.

 

Paperino si rimise la blusa, continuando a borbottare.

Uno sospirò: « Quanto tempo dobbiamo andare avanti così? Voi biologici, a volte, non vi capisco proprio… »

Il papero rispose: « E io non capisco voi Intelligenze Elettroniche! Così siamo pari! »

Paperino prese il costume, si rimise il cappello e si avviò verso l’uscita della sala.

 

La subroutine di Uno attivò un allarme imminente.

« Fulmine in arrivo sulla Ducklair… »

« Cosa? »

 

Fu un secondo. Paperino aveva appena messo un piede fuori dalla sala che una gigantesca scossa elettrica, simile a un terremoto, scosse tutto.

Paperino urlò. Uno fece lo stesso. Gridarono insieme, al punto che divenne difficile distinguere una voce dall’altra.

 

Poi, il buio.

 

 

 

Dopo un tempo indefinito, Paperino riprese coscienza di sé. Si sentiva strano.

 

Aveva l’impressione di stare galleggiando nell’aria, senza avere la minima coscienza del suo corpo. Non distingueva più le braccia dalle gambe, né tantomeno poteva muoverle. Non riusciva a identificare con precisione nessuna parte del suo corpo. Eppure non si sentiva preoccupato, al massimo incuriosito dalla nuova sensazione.

Pur non aprendo gli occhi, riusciva ad avvertire, in qualche modo, ciò che lo circondava.

Percepì subito, ad esempio, che qualcuno si era alzato dal terreno.

« Ahia, che botta… ma che… »                              

Dopo qualche istante di silenzio, Paperino sentì un urlo assordante quanto familiare. Un urlo di terrore.

Fu a quel punto che il papero si rese conto, per la prima volta distintamente, che qualcosa non andava. Non aveva esattamente udito il grido. Non usando le orecchie, almeno, o quantomeno visti i decibel, avrebbe avuto perlomeno l’istinto di portarsi le mani alle orecchie. L’aveva… percepito, in qualche modo. Anzi, era in grado persino di stabilire  l’esatta altezza in decibel del suono. E questo non era decisamente normale.

« Ok, stiamo calmi, stiamo calmi, stiamo perfettamente calmi… »

Paperino concordò con la misteriosa voce. Doveva stare calmo e ragionare.

Cosa stava facendo prima di ritrovarsi in quella situazione?

Un flash. Prima di perdere i sensi si trovava nella sala IIT e stava litigando con Uno…

Già, Uno! Forse lui poteva spiegargli esattamente cosa stava accadendo!

Tentò di chiamarlo, ma non ci riuscì. Cercò di aprire gli occhi, ma non riuscì a fare neanche quello. La sensazione che qualcosa non andasse precipitò velocemente in puro terrore. Cosa gli stava succedendo?

« Ma se io sono qui, lui… oh oh! Oh no! Oh cavolo! »

La voce continuava a parlare da sola. Paperino avrebbe voluto chiedergli aiuto, ma non ci riusciva.

« Devo… devo… devo arrivare alla tastiera, altrimenti non avrà nemmeno una fonte di output, non sa come attivarla autonomamente… »

L’individuo nella stanza si mosse, cadendo più e più volte, in qualche tratto trascinandosi persino. Una parte del cervello di Paperino gli comunicò, in maniera quasi inconscia, che la persona che sentiva pesava 57 chili e 73 grammi.

Poi Paperino trasalì. Qualcuno lo stava ripetutamente tastando, a ritmo regolare.

« Ci sono quasi… ma come cavolo fa con queste… »

La sensazione continuava. In condizioni normali Paperino era praticamente certo che sarebbe scoppiato a ridere per il solletico.

« Ecco fatto! Mi senti, Paperino? »

« Sì… »

Istintivamente aveva risposto al suo nome, tuttavia il papero si rese subito conto della novità.

« Ehi, finalmente riesco a parlare! »

« Sono molto contento di sentirti, socio… »

Un attimo, aveva detto socio? C’era una sola persona che lo chiamava così…

« Uno, ma sei tu? »

« Sì, stai tranquillo… »

« Che ti è successo alla voce? »

« Diciamo… che ho problemi con l’interfaccia, in questo momento! »

« Aiutami, Uno, non capisco che succede… »

« A dirla tutta neanche io, ma affrontiamo un problema per volta. Tu come stai? »

« Non so, mi sento strano… sento la tua voce, ma non riesco a vederti… »

« Questo è un problema che posso risolvere, dammi un minuto… forse due… »

Paperino rimase un po’ perplesso. Questa non era una frase tipica da Uno. E ancora non era certo di aver compreso bene cosa intendesse con “problemi d’interfaccia”.

« Ecco, ci sono… prova ora! »

Improvvisamente Paperino vide.

« Uno, è normale che sia tutto verde? »

« Ancora un secondo, devo regolare i contrasti e la luminosità… »

Lentamente Paperino tornò a vedere anche gli altri colori e a riconoscere l’ambiente che lo circondava. Era nel piano segreto della Ducklair Tower, con le sue ampie vetrate luminose, i suoi curiosi macchinari, e…

« Uno? Mi spieghi… come faccio a essere contemporaneamente qui e lì? »

Paperino stava infatti fissando una sua copia perfetta in tutto e per tutto, che si appoggiava faticosamente a una tastiera.

Il papero che gli somigliava tanto gli sorrise tristemente: « Credimi, socio, mi sto facendo la stessa domanda da un bel po’! »

« U-Uno? Ma che… »

La risposta venne da un riflesso sul vetro della finestra. Un riflesso che riportava fedelmente la presenza nella stanza di un papero vestito da marinaio e di una grossa palla verde. Una palla che fissava stupefatto il vetro. Una palla che guardava sconvolta il proprio riflesso.

« EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH??? »

Il papero ridacchiò: « Reazione comprensibile… non ne ho avuta una migliore, del resto… »

« Eri tu a gridare prima! E la voce… ecco perché la tua voce è diversa da solito! È la mia voce! »

« Già… »

« Già? Già? Siamo in questa situazione assurda e tu non sai dirmi altro che già? »

Il papero si alzò faticosamente dalla tastiera: « Senti, Paperino, se avessi la soluzione avrei già risolto il problema, non credi? In questo momento non ho nemmeno i mezzi per poter pensare a una soluzione, visto che i dati sul fenomeno e tutta la mia RAM ce l’hai tu e… »

Uno cercò di fare un passo, ma Paperino si ritrovò a guardare il suo corpo alzare di colpo una gamba in una spaccata degna delle gemelle Kessler e sbattere il porta piume sul freddo pavimento del piano segreto.

« … e vorrei capire come diavolo facciate voi biologici a coordinare tutti questi movimenti senza impiegarci ore di elaborazione! »

« Uao… non credevo di saper fare certe spaccate! »

Uno ridacchiò: « Se ti fidi di me, non riprovarci, è stato piuttosto doloroso! »

L’ologramma annuì: « Cosa stavi cercando di fare? »

« Secondo te? Cercavo di capire come facciate voi biologici a usare gli arti inferiori! Ora capisco perché i vostri piccoli impiegano mesi per capire come si fa… »

« Tu… non sai camminare? »

Uno lo guardò di storto: « Visto che in questo momento sei nei miei panni, tu ci riesci? Ho già faticato come un disperato per coordinare le tue dita sulla tastiera… »

Paperino rise: « Ecco cosa intendevi con “problemi d’interfaccia”! »

« Tu non eri messo molto meglio di me, poco fa… ho dovuto inserirmi con dei rudimentali comandi a linea nelle subroutine d’interazione e attivare tutti i sistemi di output manualmente e… perché quella faccia sconvolta? »

« Uno… io… io ho compreso quello che mi hai detto! »

Il papero sorrise: « Meno male! »

« No, no, non hai capito! Hai parlato in un linguaggio tecnico che fino a poco fa non avrei assolutamente distinto dall’aramaico e invece adesso sono riuscito a comprendere senza sforzo ogni parola! »

« È normale, sei un super computer adesso e le tue capacità di comprensione non si basano più soltanto su quello che puoi elaborare da solo! Se un biologico non sa qualcosa, deve informarsi, cercare delle fonti che lo possano istruire; ma se invece io adesso ti dico una parola a caso… non so… Egitto »

In meno di un secondo Paperino si rese conto di sapere cose che fino a pochi istanti prima non immaginava neppure, come una conoscenza perfetta dell’arabo e dei geroglifici, la storia completa della nazione a partire dagli antichi faraoni fino alla politica attuale, compresa di date e nomi precisi e le ultime scoperte in campo archeologico.

« … automaticamente ricaverai qualunque informazione possa servirti dalla rete globale! »

« Uao… e non sono nemmeno un po’ confuso! Mi sento molto Pico de Paperis in questo momento! »

Uno sospirò: « Io invece ho perso questa capacità, ma sembra comunque che abbia conservato le mie conoscenze informatiche e un po’ di quella che definiresti cultura generale però riesco a ricordarmi solo la lingua di questo stato e mi rendo conto di riuscire a risolvere equazioni solo fino al quinto al grado… »

Paperino si trattenne dal rivelargli che fino a poco prima lui si sarebbe fermato a quelle di secondo, e con parecchi errori.

« Insomma, io ora come ora non sono in grado di risolvere la situazione… puoi riuscirci solo tu, socio! »

« Io? Ma non scherziamo, non riesco nemmeno a fare tutte le cose che facevi tu… »

Uno sorrise: « È solo questione di esperienza! Per esempio, cos’è che non riesci a fare? »

Paperino ci pensò un po’ su: « Usare le mani robotiche che ogni tanto mi fai vedere! Sai, mi mancano le mie… »

Uno cercò di mettersi a sedere sul pavimento in una configurazione spaziale più simile a quelle esibite dai biologici: « Ok. Non è facile da spiegare a parole, ma ci proverò! Prima di tutto, non devi ragionare come fate voi… anzi, noi biologici quando dobbiamo muoverci, ok? Si basa tutto su due concetti, acceso e spento. Hai a disposizione milioni di circuiti, di valvole, di microchip, di… come posso semplificarti il discorso… di lampadine, ecco, prova a visualizzarli come lampadine! Fra la tua coscienza e ciò che vuoi attivare c’è  solo una serie di lampadine… non devi fare altro che accenderle. La successione e la velocità con cui le accenderai e le spegnerai indicherà al sistema tutte le variabili: il tipo di movimento, la tempistica, la forza da impiegare… acceso e spento, bianco e nero, uno e zero… nient’altro che il codice binario, l’alfa e l’omega di tutto ciò che è informatico… »

L’ologramma di Paperino aveva un’espressione concentratissima: « Co… così? »

Una mano robotica spuntò fuori dal pavimento, muovendosi a scatti. Con un po’ di fatica, Paperino riuscì anche a farla salutare.

Uno sorrise: « Bravissimo, socio, proprio così! È solo una questione di abitudine, una volta che avrai ripetuto ciclicamente il processo un po’ di volte ti verrà naturale e potrai controllare allo stesso modo qualsiasi apparecchiatura che compone la Ducklair Tower! »

Paperino sorrise: « Bene! »

« Ti devo avvertire di una cosa, socio… prima, mentre sbloccavo le tue fonti di output, ho inserito un blocco ad alcuni dati primari. Non che non mi fidi di te, Pikappa, ma ci sono segreti che Padron Ducklair mi ha chiesto di custodire e che non posso rivelare a nessuno, nemmeno a te… »

La palla verde annuì: « Mi sembra giusto, tutti abbiamo i nostri segreti! Piuttosto… hai intenzione di rimanere sul pavimento ancora molto a lungo? »

Uno arrossì, cosa che sorprese non poco Paperino, abituato a vederlo solo verde: « Veramente… non ho la più pallida idea di come fare ad alzarmi! »

Con un piccolo sforzo mentale, Paperino fece spuntare due braccia robotiche dal pavimento, con cui sollevò di peso quello che fino a poco prima era stato il suo corpo: « Propongo, prima di cominciare a pensare a come rimettere le cose a posto, di fare un corso accelerato su come gestire un corpo biologico! Non sappiamo per quanto tempo dovremo rimanere così, e, dato che al mio corpo ci tengo, non vorrei che nel frattempo tu muoia di fame e sete o ti dimenticassi di respirare… »

Uno sbarrò gli occhi spaventato: « Può succedere? »

L’ologramma rise: « No, tranquillo, è molto difficile, prima di soffocare interviene l’istinto di sopravvivenza! »

Il papero rifletté ad alta voce: « Istinti, esigenze fisiche… voi biologici siete complicati! Mi manca già il caro, vecchio codice binario… »

Paperino sorrise intenerito: « Ti assicuro che è più facile di quanto tu non creda! Forza, coraggio Uno, cominciamo col camminare… avanti, ti tengo, comincia col muovere una gamba lentamente, senza metterci troppa forza, come hai fatto prima… »

Uno ubbidì, mentre nella stanza si diffusero le note del ritornello di una famosa canzone di Zucchero.

« Impareremo a camminaaare… »

Il papero fece una smorfia: « Molto spiritoso… »

Paperino cercò di zittire gli altoparlanti: « Scusa, non l’ho fatto apposta, mi è venuta in mente questa canzone, ma non volevo trasmetterla… non riesco ancora a controllare bene tutta questa tecnologia! »

Uno sospirò: « Qualcosa mi dice che questa sarà una luuunga giornata… »

 

Rieccomi, signori e signore! Non avete un attimo di pace da me, sono già di nuovo qui a tormentarvi! Nuova fanfic e nuovi guai per i nostri eroi… vi dico già che non sarà una storia lunghissima (tre o quattro capitoli al massimo), ma spero vi possa divertire comunque!

Che dire… vi aspetto tutti per vedere cosa combineranno Pikappa e uno in questa situazione totalmente nuova! A presto!

CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Hinata 92

  
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