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Autore: miss_brightside    08/02/2013    5 recensioni
Poco dopo sentii la porta aprirsi una nuova volta, mi volta e lo vidi. Il riccio che mi aveva rubato il cuore, e a cui io l'avevo spezzato si trovava in piedi alle mie spalle con un espressione sconvolta, quasi avesse visto un fantasma. Io ero quel fantasma, ma non uno piacevole, bensì uno di quegli spettri che non augureresti a nessuno d'incontrare poichè portano solo dolore e sofferenza nella tua vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bam, colpita e affondata!
Eh no, col cazzo! Pensai tra me e me, e buttando la sigaretta a terra lo rincorsi giù per le scale.
"Ti sei mai chiesto perchè me ne sia andata? Perchè non abbia detto nulla? Ti sei chiesto perchè sia tornata? Ti sei mai chiesto cosa mi sia passato per la testa?" urlai queste parole con tutto il fiato che avevo in gola, ma ormai Harry era stato inghiottito dalla folla che si muoveva goffamente nei corridoi.
La giornata proseguì in modo abbastanza tranquillo, eccezion fatta per l'ora di pranzo.
Non me la sentivo di raggiungere gli altri, sedermi al loro tavolo, sapendo che ci sarebbero stati anche i due "fidanzatini". Ok lo ammetto, la gelosia mi stava uccidendo!
Per questo motivo decisi di andare in cortile e sedermi all'ombra della grande quercia a leggere.
Dopo una mezz'ora sentii qualcuno sedersi al mio fianco. Mi volti e riconobbi Zayn.
"Ehi! Che ci fai qui tutta sola?"
"Non me la sento di affrontare l'ora di pranzo in mensa con tutti voi, con lei insieme a lui. È troppo presto"
Zayn non disse nulla, semplicemente chinò il capo e fece un sorriso sghembo.
"Hai mangiato qualcosa?" mi chiese con tono paterno dopo un po'.
"No, non ho appetito"
"Niky.."
"No Zayn, non iniziare. Lo so, devo mangiare non posso lasciarmi andare in questo modo, ma ti giuro che il cibo al momento è l'ultimo dei miei problemi. "
"Posso capire, ma ti stai rovinando. Non so cosa sia successo negli ultimi 3 mesi, ma devi rimetterti in carreggiata, devi tornare a vivere come si deve."
"E se non ce la facessi?"
"Certo che ce la farai, ti aiuterò, anche i ragazzi ti staranno vicini, ma tu devi fare il primo passo. Devi dare un colpo di reni, devi fare quel primo passo dopo il quale tutto ti sembrerà più semplice.."
"E qual'è questo primo passo?"
"Ah, non posso dirtelo io, anche perchè non lo so, ma penso che tu sappia cosa devi fare per iniziare a dare una svolta alla tua vita".
È vero, lui non poteva darmi tutte le risposte, anche perchè in fondo sapevo cosa dovevo fare per iniziare la mia "riabilitazione", ma non volevo ammetterlo, faceva troppa paura.

 

Nel pomeriggio presi il mio skate ed uscii di casa. Il tempo era radicalmente cambiato rispetto la mattina: pioveva a dirotto, senza dare segno di voler smettere. Avrei voluto restarmene a casa, sul divano, sotto il piumone a bere un the caldo, ma avevo una cosa importante da fare. Dovevo fare il primo passo verso la mia "guarigione".
Uscita dal viale di casa girai a sinistra e iniziai a percorrere la discesa a tutta velocità. Era su quella strada che Liam mi aveva insegnato ad andare sullo skateboard. A ripensarci mi viene ancora da ridere. Infatti la prima volta che avevo provato a salirci ero caduta così goffamente che mi ero aperta il ginocchio. Per questo motivo Louis aveva dovuto prendere la macchina di mia madre e portarmi a tutta velocità all'ospedale vista la quantità esagerata di sangue che usciva dalla mia gamba. Arrivati al pronto soccorso mi ero beccata 5 punti e una ramanzina sul fatto che essendo una ragazza avrei dovuto dedicarmi ad attiviutà più femminile e smetterla di comportarmi come un "maschiaccio". A quel punto Louis era scoppiato a ridere e aveva detto "Ok Doc, adesso la porto in un convento dove le insegneranno a lavorare a maglia".
Giunta alla fine della discesa proseguii a destra per un kilometro almeno, finchè non arrivai davanti ad una casa con i mattoni a facciavista ed un cancello color rosso ciclamino.
Prima che me ne andassi tendevo a passare tutti i miei pomeriggi nella camera al secondo piano di quella casa. Harry viveva lì, ed io e i ragazzi adoravamo quella stanza perchè era così grande e confortevole da poter benissimo starci tutti e sei comodamente, ed in più c'era Anne che ogni giorno ci portava uno spuntino diverso, sempre delizioso.
Suonai il campanello almeno un decina di volta, ma non c'era nessuno in casa ad aprirmi.
"Fanculo fanculo fanculo." ripetei ad alta voce mentre mi sedevo sul marciapiede, aspettando il rientro di qualcuno.
Non so quanto tempo passò prima che una mano si poggiasse sulla mia spalla facendomi alzare di scatto.
"Nicole, sei veramente tu.." la voce di Anne era piena di sorpresa e stupore.
"Ciao Anne" dissi mentre il mio cuore mancava un battito.
Lei senza alcun preavviso mi abbracciò priprio come avrebbe fatto una madre che non vede il proprio figlio da diversi mesi. Quell'abbraccio mi riempì il cuore di gioia. Mi era mancato questo tipo di contatto fisico, mi era mancato sentirmi avvolgere dall'amore materno. Alcune lacrime iniziarono a scendermi pensando al fatto che non avrei mai più potuto abbracciare mia madre e dirle che le volevo bene. Sossi la testa e mi staccai da Anne. Non volevo piangere per loro, non di nuovo.
Anne mi guardò per un attimo e il suo volto da felice si tramutò in preoccupato. Prima di dire qualsiasi cosa però mi fece entrare dentro casa. Ci direigemmo verso la cucina e dopo avermi fatta sedere mise su dell'acqua per il the.
"Tesoro, che ti è successo?"
Sapevo che non si riferiva solo alle escoriazioni sul mio volto.
"Dovevo andarmene Anne, stare qui mi stava uccidendo." non dissi altro, perchè prima volevo parlare con Harry, era lui il primo che meritava delle risposte.
"Cosa ti è successo al volto? Chi è stato?!"
Mi sono sempre chiesta come facciano le madri ad avere questo sesto senso. O è semplicemente perchè pensano sempre al peggio?!
"Sono caduta con lo skate un paio di giorni fa." Scusa abbastanza credibile visti i miei precedenti.
Dopo qualche minuto di silenzio mi feci forza e le chiesi "Mi odi?!"
"Oh tesoro, no, non potrei mai odiarti. Ero arrabbiata con te, perchè avevi devastato Harry, e io sono sua madre, e vedere un figlio soffrire è una della cose più brutte al mondo, ma no, non potrei mai odiarti. Sono felice che tu sia tornata, non so cosa ti abbia spinto di preciso ad andartene, ma finalmente sei a casa."
"Lui mi odia?" chiesi in un sussurro abbassando lo sguardo sulla tazza di the.
Anne mi guaedò attentamente, soffermandosi su ogni mia singola espressione, e poi disse: "No, non credo sia odio quello che prova in questo momento, ma non posso rispondere al suo posto. È stata dura per lui, non lo dico per farti sentire in colpa, ma era diventata un'altra persona, non usciva più di casa ed evitava tutti, inclusi i ragazzi. Poi ha conosciuto questa Cara, ed è tornato com'era prima, o almeno in parte.."
"La ama?"
"Tesoro, non sono domande a che dovresti rivolgere a me, domande a cui non posso rispondere."
Aveva ragione, dovevo parlare con Harry di queste cose.
"Io ora devo uscire, ma Harry dovrebbe tornare tra poco, che ne dici se mentre lo aspetti vai a metterti qualcosa di asciutto?!"
"Si, forse è meglio" risposi io sorridendole.
Dopo avermi abbracciata e avermi detto che mi voleva bene Anne uscì di casa, chiuidendosi la porta alle spalle.
Io mi diressi al secondo piano in camera di Harry.
Prima di immergermi nei ricordi presi dall'armadio del ragazzo una vecchia maglietta dei Pink Floyd e un paio di pantaloncini della tuta. Dopo essermi cambiata velocemente tornai in camera del ragazzo dirigendomi verso la scrivania. Accanto al computer c'era una cornice con una nostra foto; risaliva ad un paio di anni fa, ritraeve me sulle spalle di Harry, entrambi con i volti dipindi come degli indiani d'america e con delle piume sui capelli. Nel prenderla in mano un sorriso spontaneo spuntò sul mio viso. All'epoca era poco più di due mesi che stavamo insime, ma erano anni che ci comportavamo come fidanzati.
Mentre la mia mente ripercorreva vecchi ricordi la porta alle mie spalle si aprì. Mi voltai di scatto, con la cornice ancora stretta al petto.
Harry era di fronte a me, con uno sguardo stanco e triste. Chiuse la porta alle sue spalle e buttando lo zaino a terra disse "Perchè?!".
Sapevo perfettamente che non si riferiva alla mia presenza in casa sua, ma alla mia scomparsa.
"Dovevo andarmene Harry. Lo stare qui mi stava uccidendo, non ero più la stessa persona. Passavo le mie giornate a piangere o a fissare il soffitto in uno stato catatonico. Stavo rovinando anche te e i ragazzi, e non potevo permetterlo, non mi sarei mai perdonata.."
"Non farlo! Non dire che te ne sei andata per me o per i ragazzi. Sai che noi ti saremmo rimasti accanto qualsiasi cosa avresti detto o fatto. Non osare scaricare la responsabilità delle tue azioni su di noi." disse con tono pacato ma pieno di rabbia.
"Sareste stati al mio fianco per quanto ancora?! Credi che non vedessi i vostri sguardi. Eravate esausti e disperati, non riuscivate più a sorridere, ed io ero la causa. Non potevo permettere che le persone a cui più tenevo vivessero in quel modo. Avevo due possibilità, o farla finita o andarmene. C'ho provato..ho provato a tagliarmi le vene.."
Appena dissi quelle parole Harry alzò il viso e mi guardò terrorizzato
"..ma non ci sono riuscita, Edgar mi ha fermata. Quindi ho capito che l'unica soluzione per impedire a voi di morire dentro, com'era successo a me, e per me di uscire da quella casa che ormai era diventata una prigione era andarmene.."
"E perchè non dirci nulla eh?! Credi che sia stato meno doloroso scoprire da un giorno all'altro che te ne eri andata senza pensare a noi?!"
"Se vi avessi detto qualcosa non mi avreste lasciata andare.."
"È vero cazzo!! E sai perchè?! Perchè volevamo proteggerti, io volevo starti vicino e aiutarti a tornare a vivere come prima.." Harry disse queste parole tutte d'un fiato con una lacrima che gli solcava il volto.
"Mi dispaice Harry, non vol.."
Il ragazzo non mi lasciò finire la frase e, tornato serio disse, senza quardarmi negli occhi "Se Patrick non ti avesse riportata a casa, saresti mai tornata?!"
Quella domanda mi spiazzò, la percepii come un pugno nello stomaco. Dopo alcuni secondi, presi un bel respiro e facendomi forza dissi "Sarei voluta tornare il giorno dopo essermene andata, negli ultimi tre mesi non ho fatto altro che pensare a tornare tra le tue braccia.."
"E perchè non l'hai fatto?!" mi chiese con uno sguardo glaciale
"Avevo paura..Paura che se fossi tornata non mi avreste più voluta, paura che non mi avreste perdonata, paura che vi foste resi conto che senza di me stavate meglio, paura che il mio ritorno fosse nocivo per voi, per la vostra vita. Paura diessere un peso, di essere una mela marcia."
"Su una cosa avevi ragione, non riesco a perdonarti, non ora. Mi hai spezzato il cuore, mi hai distrutto. Non credevo avessi tutto quel potere su di me, ma mi sono reso conto che la mia vita girava intorno a te. Ho sofferto, ma ho anche imparato che non devo permettere a nessuno di avere così tanto potere su di me, come ne avevi tu. Ora sto un po' meglio, ma non sono pronto a perdonarti." disse queste parole con calma, senza rabbia ne cattiveria, e forse fu per questo motivo che mi fecero più male. Avrei preferito sentirlo urlare, ma non era più arrabbiato, semplicemente ferito e deluso.

Poggia la cornice sulla scrivania e me ne andai.

 

Okay, eccomi qui! Sono profondamente e terribilmente mortificata per essere stata assente per tutto questo tempo! Non ho scusanti!
Maaaa eccomi qui con un nuovo capitolo! È stata dura scriverlo, però sono abbastanza soddisfatta di com'è venuto!
Mi farebbe molto piacere avere una vostra opinione, sia essa positiva o negativa!:)
Lots of love

B.

  
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