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Autore: beautiful mind    08/02/2013    1 recensioni
«Adesso le cose sono cambiate sai? Non ho più paura.»
Aveva rischiato di crollare lì davanti alla pietra fredda, di ricadere di nuovo in quell'abisso di terrore e paura che da sempre aveva contraddistinto la sua vita ma non l'aveva fatto.
In un modo così contorto che non riuscì a spiegare nemmeno a sé stesso, aveva trovato il modo di capirsi, di scovare il coraggio che da sempre gli era mancato.
Il nostro Isaac alle prese con il passato, per migliorare il proprio presente.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Isaac Lahey, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Breaking Down.
Autore: beautiful mind
Personaggi: Isaac Lahey, il branco.
Raiting: verde.
Fandom: Teen Wolf ovviamente!
Note: E' la prima cosa che scrivo su Teen Wolf e questa one-shot si è praticamente creata da sola nella mia testa e l'ho messa per iscritto! 
Il protagonista è il nostro lupetto Isaac alle prese con il passato, con il proprio padre defunto.
Spero che sia di vostro gradimento altrimenti avete il permesso di prendermi a mali parole tramite recensione!
Il titolo si rifà alla canzone di Florence + The Machine e ovviamente i personaggi non sono miei, non mi appartengono ma li ho presi in prestito! 
Buona lettura (:



Breaking Down.




 
Si stupì di se stesso non appena si ritrovò davanti a quel posto che conosceva tanto bene.
Camminando in una delle notti più buie e fredde di quell'anno, della cittadina di Beacon Hills, il ragazzo, lasciandosi quasi trasportare dall'istinto, dopo più di mezz'ora di cammino si fermò nei pressi del cimitero locale.
L'ultimo luogo in cui avrebbe voluto trascorrere anche un secondo del suo tempo  non era di certo quello ma un moto improvviso di tristezza lo inchiodò esattamente lì, a due passi dal grande cancello lavorato di ferro.
Pensandoci bene - in realtà ci aveva pensato quasi due settimane prima, insistentemente - quel giorno era l'anniversario della sua scomparsa.
Un impeto di rabbia si  impossessò del ragazzo, convinto che la morte del padre non gli avrebbe sicuramente fatto effetto. Ma infondo, era sempre suo padre - si trovò a pensare.
Colui che bene o male - più male, malissimo - l'aveva cresciuto, ed era grazie a lui - per colpa sua - se era diventato il ragazzo, l'uomo che era.
Lui lo sapeva ma muovere un passo, dopo quella lunga passeggiata, si rilevò molto più difficile, chissà frenato da quali emozioni. Non riusciva a scuotersi, ad entrare e magari rivolgere anche un saluto al  padre defunto.
Si ritrovò a sorridere amaro e pensare che quasi fosse pericoloso accostarsi alla sua lapide, come se potesse venir fuori da quel mucchio di terreno umidiccio una mano del genitore pronto ad afferrargli il collo e strangolarlo.
Succedeva sempre così.
Una piccola scintilla che fosse un brutto voto a scuola, una parola di troppo o verdure troppo crude- perchè lui da quando la madre non c'era più si prendeva cura di tutto- e si ritrovava in angolo qualsiasi della casa, dopo aver subito la violenza, insensata come ogni volta del padre.
Come se fosse stato ieri, l'ultimo ricordi dei due insieme, gli si presentò d'avanti agli occhi, tanto forte da farlo smettere di respirare per un tempo indeterminato.
Ricordava.
Era tremendamente terrorizzato e si chiedeva perchè dovesse sopportare tutto quello e cosa avesse fatto di male in una vita precedente per meritarselo.
L'insufficienza che aveva preso quello stesso giorno a scuola ebbe il potere devastante di destabilizzare completamente il ragazzo che era disposto ad andare in qualsiasi posto ma non a casa propria, tanto da spingerlo ad accettare un doppio turno al suo lavoro al cimitero.
Dopo un aggressione da parte di chissà quale dannata creatura e l'intervento di un misterioso uomo che l'aveva salvato da sepultura, da vivo, certa.
Tra una domanda dello sceriffo e una raccomandazione del padre, si era ritrovato con quest'ultimo a tornarsene a casa.
Il giovane sperò che la quasi morte avrebbe destato l'attenzione del padre e le sue solite mille domande che frequentemente questo gli porgeva.
Speranza vana quando si accorse della brutta piega che stava prendendo quella serata.
I silenzi studiati dopo ogni quesito, la tensione che faceva battere violentemente il cuore e quello sguardo glaciale accompagnato da un sorriso tirato, da mostro, erano ancora presenti nitidamente nella mente del ragazzo, si trovò a pensare.
Ogni dettaglio, dalle labbra distorte dell'uomo ai suoi occhi inchiodati sul piatto e il cibo intatto; la voce flebile che senza coraggio ammetteva che effettivamente non aveva brillato in quella materia e poi la rabbia.
Il rumore di sedie strisciare sul pavimento, urla e tensione e rumore di vetro.
Tanti cocci sparsi a terra e infine un piatto che per un pelo non gli si infranse sul corpo, ma questo non impedì che una scheggia gli ferisse il viso.
Quello schiamazzo fatto di tanti pezzi di porcellana, gli riusonò familiare alle orecchie facendolo aprire di scatto gli occhi e riportandolo al presente.
Sentendo i polmoni reclamare aria brucianti, si concesse un profondo respiro e con tutto il coraggio che aveva in corpo, dopo un paio di passi strascicati - quanto gli sembravano pesanti le gambe in quel momento - entrò nel cimitero.
Un po' spaesato, non ci era quasi mai andato a trovarlo, impiegò qualche minuto per trovare la lapide su cui appariva - corroso e ricoperto di erbacce - il nome del padre.
Portò il peso del suo  intero corpo sui talloni, e con una mano tremante in un colpo secco i suoi artigli estirparono l'erba un po' troppo cresciuta.
«Adesso le cose sono cambiate sai? Non ho più paura.» 
Nel silenzio inquietante si sorprese nel sentire la propria voce, si sorprese a parlare con suo padre- il mostro dei suoi incubi e delle sue giornate.
«Sono un lupo- per metà si intende» ridacchiò «So badare a me stesso, saprei anche fronteggiarti, avrei anche potuto ucciderti.»
"Ma non l'avrei fatto" aggiunse nella sua testa.
Lui era stato l'unico motivo per cui continuava in passato a ripetersi che in fondo una qualche famiglia ce l'aveva, e poi la sua mancanza aveva sfasciato tutto, ogni sua certezza.
Si alzò e senza esitazione uscì dalla necropoli, un po' più leggero.
Era solo, solo come forse non lo era mai stato nella sua vita.
Eppure lui aveva ricevuto il dono, qualcosa stava pur a significare no?
Si ritrovò a sorridere, sereno, come se quella presunta chiacchierata col padre gli avesse permesso di mettere a posto gli ultimi tasselli del puzzle che era diventata la sua vita.
Aveva rischiato di crollare lì davanti alla pietra fredda, di ricadere di nuovo in quell'abisso di terrore e paura che da sempre aveva contraddistinto la sua vita ma non l'aveva fatto.
In un modo così contorto che non riuscì a spiegare nemmeno a sé stesso, aveva trovato il modo di capirsi, di scovare il coraggio che da sempre gli era mancato.
Tra questi pensieri dopo un po' si ritrovò nella sua tana e per un attimo ebbe una visione diversa.
Colse l'insieme di tutto.
Aveva ricevuto un dono, sì.
«Hei Isaac, dove sei stato?» cinguettò Erica correndogli in contro non appena lo vide.
Preso in contropiede, si limitò a borbottare un  «in giro.» senza approfondire il discorso.
Prima che potesse raggiungere l'altro membro del suo branco, una presa ferrea ma non violenta lo bloccò, facendo pressione sulla sua spalla.
Girandosi sorpreso trovò dietro di lui il suo capobranco con la solita aria corrucciata e criptica.
Uno sguardo, più disteso e sereno e un impercettibile movimento delle labbra - forse un sorriso accennato- fecero capire ad Isaac che il lupo non solo in qualche modo a lui sconosciuto, sapesse della sua passeggiata notturna, ma in un certo senso la sua mano sulla sua spalla stava a significare come l'abbraccio di un padre che accoglieva il proprio figlio felice.
Si trovò quindi a riconsiderare i pensieri precedentemente elaborati dalla sua mente e a rendersi conto che forse non era davvero solo come credeva.
«Grazie. » mormorò sorridendo riconoscente all'Alpha, che tornado di ghiaccio lo lasciò andare da Erica e Boyd.
   
 
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