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Autore: indiceindaco    08/02/2013    6 recensioni
Natale, pacchetti consunti e regali inaspettati. Potrà bastare per travalicare le barriere, per superare la solitudine di due persone che hanno costruito muri, invece che ponti, per ricongiungersi? Severus e le sue mani ancora bambine. Tobias e le sue mani indolenti. Ed un camino che sprigiona un odore troppo forte.
La storia ha partecipato al Contest "Il linguaggio segreto delle piume di zucchero", indetto da HybrisHir, sul forum di EFP. In particolare si è classificata quinta, oltre ogni mia più rosea previsione :)
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Severus Piton, Tobias Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Titolo: Natale '73.
Personaggi: Tobias Snape, Severus Snape
Genere: Drammatico, Introspettivo.
Rating: Verde.
Avvertimenti: Missing moments.
Gusto scelto: Karkadè.
Sensazione scelta: disgusto.

Introduzione:
Natale, pacchetti consunti e regali inaspettati. Potrà bastare per travalicare le barriere, per superare la solitudine di due persone che hanno costruito muri, invece che ponti, per ricongiungersi? Severus e le sue mani ancora bambine. Tobias e le sue mani indolenti. Ed un camino che sprigiona un odore troppo forte.

NdA:
Ho fatto delle ricerche sul personaggio di Tobias, e tutte le informazioni extra inserite nella storia le ho riprese da qui: http://harrypotter.wikia.com/wiki/Tobias_Snape. In più ho deciso di ambientare la storia durante il terzo anno di Severus (secondo i miei calcoli, essendo Snape nato il 9 gennaio 1960, la storia si situa nel 1973, come ho precisato), anno in cui gli studenti di Hogwarts hanno, per la prima volta, la possibilità di visitare Hogsmeade. Data l'euforia di queste piccole gite, ho voluto immaginare un Severus che compra un pensierino ai genitori, un Severus non ancora adulto, che spera di voler recuperare il rapporto con quel padre così distante, di farlo entrare nel suo mondo, e sistemare le spiacevoli situazioni domestiche di cui è sempre stato testimone. Per ciò che riguarda Eileen Prince, dal momento che non si sa molto di lei, mi sono riferito al sito sopracitato: nel 1971 è lei che accompagna Severus al binario 9 e 3/4, quindi ho supposto fosse ancora viva, sebbene io creda conduca un'esistenza fondamentalmente lontana dal mondo magico e priva di magia, dato il rapporto col marito e l'ipotesi che la famiglia -purosangue- l'abbia estromessa completamente dopo il suo matrimonio con un babbano. Le citazioni inserite, infine, si riferiscono ognuna ad un personaggio: Murakami, per parlare di Tobias. De André per riferirmi ad Eileen che non trova il coraggio di lasciare il marito, nonostante i soprusi. La zia J.K per il giovane Severus.


Natale '73.


 
 
"Mi sono stancato di vivere odiando qualcuno, disprezzandolo, portandogli rancore.
Mi sono stancato di vivere senza amare nessuno.
Non ho un amico, nemmeno uno.
E soprattutto non posso amare me stesso.
Sai perché? Perché sono incapace di amare gli altri.
Ed è soltanto amando gli altri, ed essendo amati, che si impara ad amare se stessi.
Ma non sto dicendo che è colpa tua se sono così.
Penso che anche tu sia vittima come me.
Penso che nemmeno tu sappia cosa significa amare se stessi.
Sbaglio? "

1Q84,
Haruki Murakami.
 

 

"Poi il resto viene sempre da sé
i tuoi "Aiuto" saranno ancora salvati
io mi dico è stato meglio lasciarci
che non esserci mai incontrati."

Giugno '73,
Fabrizio De André.




Era freddo, quell'inverno del 1973.
Più freddo, da quando la fabbrica aveva chiuso.
Tutti gli operai erano stati spediti a casa, prima del previsto.
Dicevano ci fosse un guasto alle caldaie, che non avevano il cuore di lasciarli lavorare per ore ed ore, scaldati solo dai rumorosi macchinari. Così li liquidarono, senza tredicesima e facendo gli auguri di Natale.
Dicevano, sorridenti, che li avrebbero contattati all'anno nuovo. Tutti sapevano che, in realtà, non c'era nessun guasto.
E non ci sarebbe stata nessuna telefonata, mai. Era quello che chiamavano: liberarsi del personale in esubero.
Così, quel venti di dicembre, giù a Spinner's End, sembrava il giorno più freddo dell'anno.
Tobias Snape sedeva sulla sua poltrona consunta, rannicchiato nei suoi anni e in sogni ormai avvizziti.
Il suo sguardo era smarrito fra le braci del camino di fronte a lui, le iridi sembravano ricercare ricordi mai posseduti. Si sarebbe estinto presto, quel fuoco tremante, ma non sembrava importargli. Rigirava fra le dita un bicchiere smerigliato, colmo di brandy.

Lo trovò così, il giovane Severus. Lo sbirciò per un po', ai piedi della cigolante scala a chiocciola, chiedendosi come si potesse rimanere così a lungo immobili. Non vi era traccia di stupore, nella piega delle sue labbra piatte, né di rabbia fra le sopracciglia: il vuoto. Il suo viso era colmo del vuoto, plastico e materiale come una maschera bianca. Severus rabbrividì, decidendosi, infine, a fronteggiare il padre.
Quando fu vicino abbastanza, spinse sul tavolino il pacchetto stropicciato che aveva nascosto in fondo dal baule, dalla sua ultima gita ad Hogsmeade. Era tornato quel giorno a Spinner's End e, disfacendo i bagagli, lo aveva ritrovato, scoprendo di aver finto di dimenticarsene.

Tobias non sembrò rendersi conto della sua presenza, non finché il tredicenne non tossì leggermente e con disappunto.
L'uomo alzò lentamente lo sguardo, fino al tavolino che troneggiava alla sua sinistra. Poi osservò il figlio, seduto rigidamente di fronte a lui.
Come sempre distolse lo sguardo, prima di incontrare quegli occhi, simili ai suoi tanto da disgustarlo.
-Sono stato ad Hogsmeade. L'ho preso in un negozio di dolci che si chiama Mielandia.- disse Severus, la voce incolore, trincerandosi dietro l'indifferenza, mentre spingeva il fagotto vicino al padre.
Tobias ritornò a guardare il pacchetto, non avendo la minima idea di cosa stesse blaterando quel ragazzino dal naso sporgente. La carta era stropicciata aveva dell'orribile, con quel color crema sbiadito. Quando Tobias, raccolse l'involucro, finse di non accorgersi di quanto fosse unticcio.

Severus lo osservava in silenzio, mentre le mani artigliavano quell'inusuale regalo. Le dita si ancoravano alla carta, strappandola in più punti, mentre Tobias arricciava il naso, al contatto con l'oggetto che si celava dentro la raccapricciante confezione. Quando l'imballaggio nauseabondo cadde mollemente per terra, Tobias rivolse lo sguardo al figlio.
-Sono piume di zucchero, si mangiano. Si saranno un po' sciolte, durante il viaggio, ma sono ottime.- disse Severus, come scocciato di dover marcar l'ovvio.
Tobias studiò la pasta zuccherina, appiccicosa e molle, che gli stava macchiando il palmo di rosso. La tastò con l'indice per poi concedersi una smorfia. Le sue labbra si strinsero su loro stesse, la mandibola s'irrigidì, gli occhi erano due fessure, mentre il naso si arricciava ancora di più.
Severus scattò in piedi, celando ciò che gli ribolliva dentro.
-Buon Natale.- sibilò, prima di sparire oltre la scala a chiocciola, nella sua stanza.
Nella mente ancora impresso il disgusto che il padre aveva dipinto sul viso.

Quella sera, quando Eileen tornò a casa, stringendo al petto la busta della spesa, si ritrovò piacevolmente sorpresa.
Varcato l'uscio, un forte e dolciastro aroma le colpì le narici. Lo riconobbe subito: karkadè. Quell'odore acidulo e fresco, che spesso le aveva fatto compagnia durante le ore di studio e non.
Entrò in salotto, pallida come sempre, infreddolita ma con un lieve sorriso sulle labbra quasi esangui.
Tobias sedeva davanti al fuoco, proprio dove lo aveva lasciato, quel pomeriggio.
-Severus è di sopra, no?- disse, con la voce sottile, quasi con reverenza.
Tobias non la guardò neanche, schioccò la lingua irato, senza proferir parola.
Eileen decise di non dargli peso, reclinò il capo con fare gentile e balbettando chiese:
-Cos'è questo buon profumo?
Il marito alzò di scatto lo sguardo, trafiggendola. Poi puntò il camino con il mento.

Tra le braci, disciolte e sfatte, due piume di zucchero rosse: di loro non era rimasto che un forte aroma di carcadè.


 

"Doesn’t your dad like magic?"
"He doesn’t like anything, much."

Harry Potter and the Deathly Hallows,
J.K. Rowling.

  
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