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Autore: emme30    09/02/2013    6 recensioni
“Cosa vuol dire che ti trasferisci qui?”
Santana sorrise all'espressione più che confusa sul viso di Rachel e al volto neutro di Kurt, parati di fronte a lei.
“Ce l'avrete un divano da farmi stare, immagino.”
“Beh sì, ma non-”
“Allora è fatta, no?”
Alzò le spalle e si avvicinò al divano di pelle scura, per poi appoggiare la giacca sul bracciolo e cominciare ad aprire il trolley che si era portata dietro. Non si perse lo sguardo allibito che si scambiarono i due ragazzi esattamente di fianco a lei, ma non disse nulla.
“Santana,” Rachel le si avvicinò incerta, per poi sedersi sul tavolino di fronte al divano, giocando con i capelli scuri che le coprivano le spalle. “Cosa ci fai qui?"
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kurt Hummel, Santana Lopez
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Count on me

 

 

Cosa vuol dire che ti trasferisci qui?”

Santana sorrise all'espressione più che confusa sul viso di Rachel e al volto neutro di Kurt, parati di fronte a lei.

Ce l'avrete un divano da farmi stare, immagino.”

Beh sì, ma non-”

Allora è fatta, no?”

Alzò le spalle e si avvicinò al divano di pelle scura, per poi appoggiare la giacca sul bracciolo e cominciare ad aprire il trolley che si era portata dietro. Non si perse lo sguardo allibito che si scambiarono i due ragazzi esattamente di fianco a lei, ma non disse nulla.

Santana,” Rachel le si avvicinò incerta, per poi sedersi sul tavolino di fronte al divano, giocando con i capelli scuri che le coprivano le spalle. “Cosa ci fai qui? Capisco la tua presenza la settimana scorsa per evitare di farmi girare la scena di nudo, ma te l'ho detto che non ho intenzione di-”

Non è per evitare che diventi un'attricetta porno da due soldi che sono qui,” replicò Santana, interrompendola. “Sono qui perchè ho mollato il college e sono stufa di dovermi sempre accontentare,” disse con semplicità, guardando un po' Rachel e un po' Kurt. “Voglio fare qualcosa che mi realizzi, che mi faccia sentire viva per una volta, di cui possa essere orgogliosa. Voglio sentirmi bene con me stessa come vi sentite voi, ma senza quella stupida scuola piena di gay e primedonne.”

Kurt le lanciò un'occhiataccia che la fece sorridere. “Ho solo bisogno di un punto di appoggio finchè non riesco a trovare un lavoro e un appartamento per conto mio. Posso restare o devo fare leva sul vostro senso di colpa per non aiutare una vecchia amica del liceo?”

Continuò a guardare soddisfatta entrambi, persino lo sguardo incerto che si lanciarono, Rachel ancora seduta sul tavolino di fronte a lei e Kurt in piedi con le braccia incrociate al petto.

Lui alzò le spalle e scosse la testa. “Per me va bene, ma i tuoi genitori lo sanno che sei qui?”

No, in realtà sono scappata di casa, ho rubato una macchina per venire fino a questo appartamento sgangherato e ovviamente ucciso il conducente, così adesso sono ricercata dalla polizia di due Stati e c'è una taglia sulla mia testa.”

Sai, non mi era mancato il tuo sarcasmo scadente. Il mio spazzolino è quello viola e stai attenta al fornello in alto a destra che funziona male.” Poi Kurt sbadigliò, guardando l'orologio. “Ora se premettete, dovrei andare a chiamare mio padre e poi andare a dormire, che ho lezione presto domattina. Buonanotte.”

Rachel lo salutò con un sorriso, mentre Santana gli fece solo un cenno, infilando la mano nella valigia per tirare fuori la bustina con il necessario per il bagno.

Hai... hai bisogno di qualcosa? Ti prendo un paio di coperte.”

Fu quasi strano sentirsi riconoscente nei confronti di Rachel Berry, ma, dopotutto, quella era una Santana nuova, una Santana che stava a New York adesso, una Santana che non aveva paura di inseguire i suoi desideri, e perchè no, sognare in grande almeno per questa volta.

Si addormentò sul divano di pelle con un sorriso sulle labbra e la consapevolezza che presto le cose sarebbero andate per il verso giusto.

 

*

 

 

Grazie mille signorina, le faremo sapere.”

Santana lasciò che un sorriso falso le distendesse le labbra, prima di alzarsi dalla sedia e uscire dall'ufficio, sentendo la rabbia montarle dentro.

Erano due settimane che non faceva altro che udire quelle parole, ad ogni colloquio di lavoro, ogni singola volta che provava a mettersi in gioco.

Le faremo sapere.

Perchè poi, alla fine, tutti scomparivano, e lei non sapeva più niente, per poi venire a conoscenza che quel posto che le sarebbe piaciuto così tanto era andato a qualcun altro, a un'altra ragazza sicuramente non bella o intelligente come lei .

Si chiuse i bottoni della camicia deliberatamente sbottonati mentre l'ascensore la portava al piano terra e si chiuse nel suo giubbotto pesante, immergendo il naso nello sciarpone rosso che aveva fregato a Rachel. Non pensava che a New York potesse fare così tanto freddo.

In realtà non pensava neanche che la sua nuova vita nella Grande Mela fosse così... insipida.

Tutte le sue aspettative erano crollate il primo giorno che era uscita da casa: aveva capito al terzo colloquio che forse avrebbe dovuto sognare un po' più in piccolo.

Aveva innanzitutto provato a fare audizioni per far fruttare la sua voce o la presenza sul palcoscenico, ma era stata surclassata da gente con più esperienza di lei che aveva, guarda caso, raccomandazioni da quella scuola di gay e primedonne che aveva tanto disprezzato.

Aveva provato a fare domanda come modella, ma era quasi arrivata a insultare la donna con la puzza sotto il naso dei colloqui quando l'aveva definita “troppo provinciale”.

Si era rassegnata e convinta che avrebbe dovuto aspettare per perseguire la strada che voleva lei, che c'era sempre tempo per salire su un palcoscenico ed essere al centro dell'attenzione.

Aveva fatto domanda per tutti quei lavori noiosi per cui non aveva alcun interesse, ma ognuno di essi era un Le faremo sapere continuo. Persino la tavola calda sotto l'appartamento di Rachel e Kurt non aveva bisogno di una cameriera.

Si strinse nel suo giubbotto e si avviò per prendere il treno e tornare a casa, era stata l'ultima a fare il colloquio e, dopo aver passato una giornata in balia di capouffici noiosi e segretarie isteriche, non vedeva l'ora di tornare a casa e magari addormentarsi davanti a un po' di tv spazzatura in un appartamento silenzioso.

Nemmeno la vita con Rachel e Kurt era come se l'era immaginata, anche se dopotutto non sapeva neanche perchè avesse avuto speranze così rosee nei loro confronti. Non erano mai stati davvero amici; lo erano diventati al liceo, ma non avevano mai intrecciato chissà che rapporto stretto e unito. Per non parlare del fatto che Rachel era ventiquattrore su ventiquattro attaccata al sedere di Brody, che sì era un fico e di bell'aspetto ma, in quanto a cervello, certe volte faceva concorrenza a Finn Hudson, e Kurt spesso passava giornate intere fuori casa, tornava all'appartamento solo per cenare e poi usciva di nuovo.

Era quasi stupido pensare che si era sentita più sola in quelle due settimane che nei mesi che aveva trascorso a Louisville, dove non conosceva nessuno e, soprattutto, non voleva conoscere nessuno.

In più le mancava Brittany, le mancava così tanto da stare male quasi, ma non poteva chiamarla; si era ripromessa che l'avrebbe sentita una volta che sarebbe stata soddisfatta della nuova vita che si era costruita con le proprie mani, non prima.

Aveva provato persino a uscire una sera – da sola, perchè di fare la terza incomoda proprio non aveva voglia – ed era andata in un pub che le aveva consigliato Kurt poco lontano da casa. Aveva adocchiato una bella ragazza al bar che era sicura giocasse per la sua squadra ed era andata a scambiarci un paio di parole, per poi essere scaricata brutalmente con un'occhiataccia e una risata derisoria.

Insomma, la nuova vita di Santana Lopez nella Grande Mela faceva abbastanza schifo, per il momento.

Sospirò sconsolata, stringendosi nel suo cappotto e avvicinandosi alla fermata del treno, quando a un tratto due ragazzi le passarono di fianco e si sentì tirare la spalla dalla tracolla della borsa. Un'ondata di panico l'attraversò da capo a piedi quando capì che le stavano strattonando la borsa per rubargliela e cercò in tutti i modi di non lasciarla andare, ma uno dei due le tirò una gomitata nella pancia e fu costretta a mollare la presa.

Urlò, chiese aiuto ai chiunque mentre li rincorreva sui tacchi e inveiva in spagnolo contro di loro, ma li perse di vista nel traffico, lasciandola sola ed ansimante sul ciglio della strada, ignorata dalla gente che le passava accanto.

Deglutì, cercando di rimanere calma. Fece un paio di respiri profondi e chiuse gli occhi, passandosi una mano tra i lunghi capelli corvini legati in una coda a cavallo.

Non era la fine del mondo: non era lontana da casa, invece di prendere il treno sarebbe andata a piedi, avrebbe chiesto indicazioni e sarebbe giunta a casa sana e salva. E l'indomani sarebbe andata in commissariato e denunciato il furto, magari scortata da Kurt o da Rachel o qualcuno.

Sospirò e si avviò verso la stazione della metro, ricordandosi della presenza di una mappa grazie alla quale poteva orientarsi in quelle vie che conosceva poco.

Cercò di trattenere le lacrime perchè era una donna forte, che era in grado di venire fuori anche da quella spiacevole situazione. Chissà, magari tra un paio di settimane ne avrebbe riso insieme ai suoi colleghi di lavoro e a una nuova fidanzata.

Fu quando iniziò a nevicare e a scendere la sera che non riuscì più a trattenere lo sconforto che aveva dentro e si lasciò andare ai singhiozzi, cercando di non sentirsi troppo persa nella bufera e sperando di riuscire a trovare presto la via giusta.

 


*

 

 

Le aprì la porta di casa un Kurt che non era adirato, di più.

Si può sapere che fine hai fatto? E' un'ora che provo a telefonarti! Perchè diavolo hai il cellulare spento? Ero preoccupato!”

Santana alzò le spalle, guardando il pavimento e scivolando accanto a Kurt nel tepore di casa. Era a dir poco congelata e abbastanza sicura che il giorno dopo le sarebbe venuta la febbre, visto che si era presa in pieno la nevicata e quel poco di pioggia che era seguita.

Ma sei... zuppa? Non hai preso il treno per venire in qua?”

No, ho fatto una passeggiata.”

Una passeggiata? A quest'ora? Non so se lo sai, ma non siamo più a Lima o in un posto in cui è possibile andare a raccogliere margherite anche alle due di notte. Questo quartiere è pericoloso.”

Santana non rispose, non lo ascoltò neanche; l'ultima cosa di cui aveva bisogno era della predica di Kurt.

Mi stai ascoltando? Guarda che sono serio, hanno accoltellato uno l'altro giorno nel palazzo di fronte! Ma no, fai come ti pare, vieni a piedi e spegni il cellulare e non darti la pena di farti-”

Vaffanculo Kurt, non sai un cazzo, quindi fammi il piacere di chiudere la bocca!”

Kurt la guardò interdetto per quel tono così aggressivo e stava quasi per risponderle, ma Santana non gli lasciò il tempo.

Non sono venuta fin qua a piedi perchè volevo, cazzo, hai visto che fuori nevica? Mi hanno rubato la borsa e sono dovuta venire qua a piedi! Perchè sono andata a fare quello stupido colloquio come segretaria dall'altra parte della città, capito? Segretaria, io! Lavoro che non mi daranno mai perchè non sono qualificata o troppo provinciale e si faranno una risata sul mio curriculum, ah un'altra che fugge a New York per inseguire degli stupidi sogni da bambina che non si avvereranno mai e che finirà a fare l'allenatrice di stupide cheeleader in un liceo di provincia perchè in realtà non è in grado di fare altro!”

Si accorse che stava piangendo quando finì di urlare di tutto a Kurt, il quale non faceva altro che guardarla con gli occhi spalancati, oltremodo scioccato.

Scosse la testa, asciugandosi le guance bagnate e, senza dire altro, si accoccolò a un lato del divano e si coprì con una delle coperte che usava per dormire, raccogliendo le gambe al petto e lasciandosi andare al pianto dovuto a due frustranti settimane in cui aveva visto tutti i suoi sogni disintegrarsi al suolo come pezzi di vetro.

Sentì un paio di minuti dopo un peso sul divano accanto a lei e alzò il volto colato di trucco per vedere Kurt rimescolare due tazze con qualcosa di caldo e fumante dentro.

Non ho bisogno della tua compassione o della tua pietà,” cercò di allontanarlo con parole taglienti, ma Kurt rimase dov'era, a girare il cucchiaio nella sua tazza.

Rimasero in silenzio per un poco, fino a quando lui non la guardò comprensivo.

Non é come ti eri immaginata, vero?”

Lei scosse la testa. “Pensavo che sarebbe stato più facile, pensavo che una volta fatto il grande passo e venire qui le cose sarebbero andate al loro posto da sole, ma non è così.”

Non puoi pensare che le cose vadano a posto da sole, devi lavorare sodo per ottenere quello che vuoi. Ehi, credi che io alla NYADA sia entrato solo ed esclusivamente perchè mi sono trasferito qui? Mi sono messo in gioco, ho rischiato di perdere tutto, ho sgobbato come uno schiavo quando lavoravo da Vogue. Non è stato facile.”

Ma lo fate sembrare come... come se fosse la cosa più normale del mondo.”

Kurt sorrise, portandosi la tazza alle labbra. “Tu credi che qualcuno come me o come Rachel voglia dare a vedere che ha avuto i propri momenti di sconforto in cui tutto faceva schifo e non volevamo altro che tornare a casa, alla sicurezza che ci era tanto familiare?”

Santana non rispose.

Rachel ha avuto il primo crollo nervoso dopo neanche una settimana che era qua, io ce l'ho avuto dopo che Blaine mi ha tradito e quando ci siamo lasciati. Sono stati entrambi momenti in cui avremmo voluto entrambi mandare al diavolo tutto e tornare a casa, a casa in Ohio e non preoccuparci di tutte queste cose da adulti, non preoccuparci della nostra vita.”

Santana si morse il labbro, tirando su con il naso.

Ma non lo abbiamo fatto, abbiamo reagito e siamo andati avanti, ed è la stessa cosa che farai tu, mia cara.”

Santana si lasciò scappare uno sbuffo. “Io non credo di essere tagliata per questa vita... ho fatto sogni troppo grandi, non-”

Nessun sogno è troppo grande, soprattutto per Santana Lopez.”

Ma-”

Niente ma, devi solo stringere i denti e continuare a provare, soprattutto continuare a credere in te stessa.”

Non è così facile come la fai sembrare... e poi... pensavo che a vivere in un posto del genere sarei uscita tutte le sere, mi sarei trovata subito una ragazza, ma l'unica volta che sono uscita per rimorchiare... mi sento così sola.”

Devi solo integrarti, trovare il tuo giro, e magari essere meno acida con me e Rachel potrebbe anche aiutare, sai? Non hai idea quanto mi sono sentito solo i primi tempi che andavo alla NYADA.”

Ma avevi Rachel.”

Che stava continuamente con Brody. E' grazie ad altre persone che mi sono sentito più... a casa.”

Tipo il nuovo ragazzo con quel tremendo accento inglese che era qua l'altra mattina?”

Tipo Adam.”

Santana annuì, prendendo la tazza tiepida che le stava porgendo Kurt.

Perchè non la chiami?”

Quasi saltò sul divano quando lui le fece quella domanda.

Perchè... perchè lei sta con Sam adesso.”

E' sempre la tua migliore amica, non allontanare le persone che ti vogliono più bene. Vedrai che ti sentirai meno sola così.”

Ma mi vergogno troppo di non riuscire a... insomma... hai capito.”

E secondo te a Brittany importa? Chiamala e vedrai che starai meglio.”

Lei annuì, bevendo un paio di sorsi di bevanda calda.

Ma soprattutto non buttarti giù, le giornate no capitano sempre, ma domani ti voglio vedere pronta a conquistare New York, intesi?”

Questa roba fa schifo, stai cercando di avvelenarmi?”

Kurt le lanciò un'occhiataccia e tornò a bersi il suo the, sedendosi meglio sui cuscini morbidi del divano. Santana sorrise alla sua espressione ma non disse nulla. Forse avrebbe dovuto ringraziarlo, pensò mentre guardava il sofisticato outfit che aveva addosso e-

Ma... dovevi uscire?”

Kurt si alzò per prendere il telecomando della TV e accenderla, alzando le spalle.

Sì.”

E cosa ci fai qui con me?”

Ho chiamato Adam e abbiamo rimandato a domani, stasera mi andava di stare con un'amica.”

Santana aprì la bocca per replicare, ma la richiuse subito dopo, bevendo gli ultimi sorsi di the in silenzio mentre Kurt faceva zapping, ridacchiando quando lui esultò per aver trovato il canale dove davano X-factor.

Santana non disse nulla e si mise a guardare svogliata la televisione, ripensando a tutte le cose che le aveva detto Kurt e al significato di tutto ciò che si era tenuta in testa e non gli aveva comunicato.

Mannaggia a lui che aveva sempre ragione.

Non si accorse bene quando ma, a un certo punto della serata, si ritrovò accoccolata contro il petto del suo amico a ridere dietro a un talk show mentre entrambi spiluccavano da pop corn da una ciotola, il braccio di lui attorno alle sue spalle a giocare con una ciocca dei suoi capelli mentre criticava i vestiti di questa o quella conduttrice storcendo il naso.

Fu in quel momento che capì cosa aveva provato a dirle Kurt mentre le faceva quella sorta di predica. Sorrise al pensiero di cosa le aspettava il domani, sentendosi un po' meno persa di quando era tornata a casa, con la consapevolezza che sebbene il futuro sarebbe stato tremendamente difficile, almeno aveva qualcuno su cui contare.

 

 


La colpa è tutta dei RIB che fanno vivere Kurt e Santana insieme e io fangirlo troppo. Ecco.

Grazie alla mia metà per la correzione super velocissima <3

Dedicata tutta a Micòl, perchè le voglio un sacco di bene :3

Grazie di aver letto,

Marti

   
 
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