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Autore: Mahiv    09/02/2013    1 recensioni
Un Dio degli Inganni è sotto custodia di un genio miliardario playboy filantropo, ma la cosa non dispiace poi troppo ad entrambi.
Raccolta di momenti importanti o quotidiani della loro vita insieme.
[Ironfrost]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Tony Stark/Iron Man
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Upsy-daisy

.Upsy-daisy

Dei brividi alquanto spiacevoli lo svegliarono.
Con voce impastata dal sonno mugugnó qualcosa a Jarvis, ma ne lui ne il computer capirono di cosa si trattasse.
Stark si tiró le lenzuola fin sopra la testa, solo per realizzare che quel gesto -così dannatamente elaborato, per essere sveglio da una decina di secondi- non aveva aiutato a placare i brividi.
Perché diavolo faceva così freddo in quella casa?

Dopo un paio di respiri profondi si decise ad alzarsi dal letto, e dirigersi verso la stanza-bar (più comunemente nota come cucina), riaccogliendo i brividi e maledicendosi mentalmente per non aver indossato qualcosa sopra la tuta con cui si era addormentato.
Aveva quasi sorpassato il divano quando si bloccò sul posto, per poi girare su se stesso molto lentamente.

«Hai bisogno di qualcosa, Stark? O rimarrai semplicemente a fissarmi a bocca aperta?»

Se fosse stato sveglio da più di tre minuti non avrebbe riflettuto molto prima di indossare l'armatura e restituire il favore a quell'individuo che tanto gentilmente qualche mese prima l'aveva scagliato fuori dalla finestra, ma dato che -che fosse per il torpore del sonno, che fosse per la temperatura dannatamente bassa che stava sopportando, o che fosse per lo shock, non lo avrebbe saputo dire- il suo cervello non era in grado di emettere impulsi sufficienti a far muovere un suo qualsivoglia arto, rimase effettivamente a fissarlo a bocca aperta.

«Loki.» Farfuglió.

L'altro sollevó un sopracciglio. «Stark.»

L'umano spostó lo sguardo dall'Asgardiano bellamente sdraiato sul suo divano, alle svariate decine di bottiglie vuote accatastate attorno ad esso, per poi notare con sconcerto che ogni finestra della sua amata vetrata -che aveva fatto riparare solo qualche settimana prima-  era stata rotta, di nuovo.

«La tua loquacità è deliziosa, di prima mattina, sai?» Un lieve ghigno di scherno si fece strada sul volto dell'Aesir.
«Cosa diavolo è successo qui?» Urló il padrone di casa, ormai completamente sveglio.
«Per quanto abbia sempre detestato i veleni che voi Midgardiani vi propinate per svago, trovo che siano l'unica cosa contenuta in questa torre che riesca a sortire un effetto quasi piacevole. E la temperatura in questo piano era troppo alta, mi disturbava.»
Stark continuó a fissarlo ad occhi sbarrati, combattuto fra l'istinto omicida e l'esasperazione.
«Quindi hai pensato di rompere le finestre e far entrare un po' d'aria fresca, dico bene? Chi non ci avrebbe pensato!»
Loki tornò a poggiare la nuca sul divano, chiudendo gli occhi.
«Il tuo sarcasmo è terribile, Stark.»
Gli ci volle tutto l'autocontrollo di cui era provvisto per non andare a indossare l'armatura e giocare a tiro al bersaglio con il suo ospite.
«Avresti potuto semplicemente chiedere a Jarvis di abbassare il riscaldamento, lo sai vero?»
Di nuovo quel ghigno.
Oh, se gliel'avrebbe fatta pagare.

«E tutte...tutte queste bottiglie!? Perché diavolo hai bevuto così tanto? Perché diavolo hai bevuto?»
Loki si dilettò in un sospiro rassegnato, come se stesse cercando avere una conversazione con un bambino ottuso e duro di comprendonio.
«Mi annoiavo. Tu eri nella tua stanza da quasi due giorni e non davi segni di vita, non avevo molte altre cose da fare.»

Il miliardario scosse la testa, andando verso il bancone su cui una volta teneva gli alcolici, trovandoci solo un paio di bottiglie di cherry.
Al diavolo Pepper e il suo "niente alcol appena sveglio, Tony". Lei non viveva con un'alieno psicopatico.
Aveva bisogno di bere.

«Eri preoccupato per me?» Chiese l'umano, versandosi il liquore in una tazza.
«Niente di tutto ciò, Stark. La mia unica preoccupazione era che tu mi avessi abbandonato alla mia prigione, a morire di noia

Svuotó la tazza in un unico sorso, augurandosi che gli desse la pazienza necessaria per sostenere una conversazione civile con il semidio.

«Oh, non avrei mai potuto. Chi mi avrebbe tormentato ininterrottamente, poi?»
L'altro aprì gli occhi, serrando la mascella.
«Sono lieto che tu mi ritenga utile per qualcosa, alla fine.»
Quando il sussurro dell'Aesir  raggiunse Stark, questo si bloccò sul posto.
Oh, non di nuovo.
Non aveva abbastanza alcol per reggere anche questo.


«Ti prego, Loki, non ricominciare.»

L'altro gli scoccó un'occhiata indecifrabile, aggrottando lievemente le sopracciglia.
«Ricominciare cosa, Stark?»

Grandioso. Era già cominciato.
Lo poteva avvertire dal modo in cui gli parlava.
Niente insulti velati -o no-, niente rabbia, o irritazione, nessuna traccia di quel tono pomposo che aveva capito lo contraddistingueva.
Solo stanchezza.

«La tua fase di autocommiserazione. Non ne uscirei vivo, da appena sveglio.»

L'Asgardiano, se possibile, lo guardó ancor più trucemente.
«Non presumere di conoscermi, Stark. Sono annoiato, nulla di più.»
Il filantropo fece il bis di cherry, tentando di infondersi un'indole più pacifica.
«Ma io ti conosco. Solo che tu non lo accetti, perché non sia mai che qualcuno possa capirti, Loki, orrore! Potresti addirittura trovare una persona che non prova istinto omicida al solo guardarti, quale disgrazia!»

No, decisamente lo cherry non stava funzionando.

«Ti consiglio di smettere questa buffonata, Stark. Sei più irritante del solito, per quanto impossibile possa sembrare.»
Loki gli sorrise freddamente, di quel sorriso folle che aveva così spaventato Manhattan giusto poco tempo prima.
«Tu ammetti che ti mancavo, allora.» Tony ridacchió dell'occhiata oltraggiata che gli rivolse l'altro.

«Non ammetterò niente del genere. Sei il mio carceriere, non la mia dama da compagnia.»

Fu il turno di Stark di scoccargli uno sguardo freddo e innervosito, detestava quando lo chiamava in quel modo.
Sicuramente non erano amici, loro due, ma pensava che fossero comunque riusciti ad instaurare una strana sorta legame.
Anche solo un muto patto di reciproca sopportazione -che era comunque più di quello che riuscivano ad ottenere gli altri, se si trattava di Loki-.
L'altro forse notó il risentimento dell'altro, perché si affrettó a spiegare.
«Sono ben consapevole degli ordini di Fury, secondo i quali devo essere ucciso a vista se oso tentare di lasciare questa torre. Tu sei incaricato di tenermi qui e fare in modo che non possa più nuocere a nessuno. E ovviamente uccidermi, se necessario.»
Tony serró la mascella, conscio del fatto che l'Asgardiano avesse ragione.
«Sì, ne sono ben consapevole anch'io, grazie.» Sibiló l'umano.
«Ma questo non fa' di me il tuo carceriere. Puoi fare quello che ti pare in questa torre, purché sia qualcosa di definibile 'civile'. Sei tu quello che decide che tutto ciò che vuole fare è stare immobile in un angolino a serbare rancore all'universo.»

Stark, sospirando, si sistemó sulla poltrona -dato che l'intero divano era occupato dall'altro, che si lasciò scappare una lugubre risata-.

«Tutto ciò che voglio fare è dimenticare, Stark.»

Loki alzò leggermente la voce, per poi ridurla ad un sussurro.

«Ogni cosa.»

Solitamente, Tony Stark sarebbe stato quasi impietosito da certe uscite.
Solitamente, Tony Stark si sarebbe limitato a fare una qualche battuta di cattivo gusto, cercando di celare il suo intento di cambiare discorso.
Solitamente, Tony Stark avrebbe sospirato di sollievo non appena l'altro avesse cominciato a criticarlo per il suo pessimo umorismo Midgardiano.

Ma lui lo aveva capito da un pezzo (e trovare l'Asgardiano circondato da alcolici era stato uno degli indizi), che quella era davvero una strana giornata.

Nemmeno l'altro si sorprese più di tanto quando Tony si alzò di scatto e lo raggiunse, prendendolo per il bavero della sua casacca.

«Tu vuoi dimenticare?» Ringhiò, ad un soffio dal suo viso.
«Tu, non i fratelli, le mogli, i padri, o i figli, di tutte le persone che sono morte a causa tua? Che resti qui a fare la vittima della giustizia solo perché nulla è abbastanza per te da solleticare il tuo interesse?»
Lui fece un sorriso malato.
«Solamente uccidere solletica il mio interesse, Stark.»
Sussurró Loki sul volto dell'altro, del tutto indifferente alla presa che teneva su di lui.
«Bugiardo.» Disse Tony fra i denti, in un tono basso e bisbigliato, con un leggero ghigno.
«A te non piace uccidere.»
Loki serró la mascella. «Tu non mi conosci.»
«Tu odi uccidere.»
A quel punto non gli importava più che il semidio potesse colpirlo, voleva solo sbattergli la verità in faccia, far crollare quella sua dannatissima maschera, e vederlo in difficoltà, come un quel momento, se poteva.
«Ti ho detto di stare zitto.» Stark sorrise della sua voce strozzata, che, ne era sicuro, avrebbe voluto essere una minaccia.
Quanto sarebbe resistito prima di colpirlo?
«E' per questo che vuoi dimenticare, sei solo-»
Ecco.
Evidentemente molto poco, se l'aspettava.
Quello che Tony non si aspettava, peró, era che fossero le sue labbra, a colpirlo.

Se volevano zittirlo senza dubbio servirono allo scopo.
Rimase immobile, sentendo la pressione su di lui scemare finchè,  lentamente, Loki non si allontanó dalle sue labbra, e fece salire il suo sguardo ai suoi occhi, trovandoli spalancati.

Stark deglutì, lasciando la presa sulla casacca dell'Aesir.
Aesir che lo guardava con le sopracciglia aggrottate e un'espressione di confusione, quasi si stesse arrovellando per capire qualcosa.
Il milionario, in ogni caso, approfittò di quel momento per superare furtivamente l'ospite e dirigersi velocemente verso l'uscita più vicina.
Sarebbe diventato pazzo, restando lì.
Una presa ferrea sul suo avambraccio, a prova del suo precedente pensiero, lo bloccó a tre quarti di strada, facendolo voltare, e le labbra del Dio furono ancora sulle sue.

Più decise e determinate, lo spinsero fino a schiacciarlo contro il muro.
Tony sentì una mano afferrargli i capelli, un'altra andarsi a poggiare sul suo fianco, e dopo il momento di stupore iniziale, si ritrovó a rispondere al bacio.
Ok, bene. Forse era disposto ad ammettere che i superalcolici da appena sveglio non erano stati una buona idea -perché per quale altro motivo avrebbe dovuto avvertire la sua mente così annebbiata?-.
Sapeva che tutto ció non aveva il minimo senso, lui era un uomo etero, e Loki...beh...era qualunque dannata cosa fosse, oltre che lo psicopatico che aveva attaccato la Terra, ma sentendo la pressione delle sue labbra sulle sue, il suo corpo schiacciarlo contro la parete, si sentì -oltre che un emerito idiota- come una dannatissima ragazzina alla sua prima cotta.

Loki lasciò un leggero gemito sulle sue labbra quando, forse per ripicca, Stark gli morse quello inferiore, e di nuovo la sua mente gli gridó che era sbagliato, stupido e sbagliato.
Il semidio gli accarezzó il viso con le labbra, scendendo verso il suo collo, e, paradossalmente, Tony riuscì ad avere un momento di lucidità.
«Loki...cosa diavolo..?» Biascicó. L'altro, del tutto incurante, continuó la sua discesa.
«Loki.» L'interpellato emise un verso seccato, e gli si allontanó un poco, rimanendogli comunque pericolosamente vicino.
«Non è certo la prima volta che bacio qualcuno, Stark. Ed ogni volta, non ho provato niente
Tony alzò gli occhi sui suoi, e subito se ne pentì.

Gli occhi di Loki lo mettevano a disagio, erano troppo indagatori, voleva distogliere lo sguardo dal suo ma allo stesso tempo non se lo sarebbe perso per nulla al mondo.
«Baciare te, anche se per zittirti, è stato...» Loki deglutì, ed i suoi occhi tornarono alle sue labbra, guardandole come se le odiasse profondamente.
«Strano.»
Tony lo guardó per qualche istante, con quel sussurro che gli echeggiava nella testa, poi -per l'ennesima volta in quella mattina- mandó al diavolo la ragione, e si sporse per poter poggiare le proprie labbra su quelle di Loki.
Fu in quel momento che sentirono aprirsi la porta dell'ascensore

Pepper fece la sua entrata tempestivamente, con delle cartelle sotto braccio ed un sorriso metà fra il confuso e il divertito, notando le espressioni quasi terrorizzate dei due uomini davanti a sè.
«Che cosa stavate facendo?» Chiese, spaventata dall'idea di un loro litigio (l'ultima volta avevano fatto quasi saltare il laboratorio).
Loki -che aveva messo parecchi metri di distanza fra lui e l'umano non appena aveva sentito la porta aprirsi-, lanció una strana occhiata a Stark.
«Non lo so. Non lo voglio sapere.»  

E con quella frase il Dio uscì di scena, sbattendo la porta della sua stanza dietro di sè.


Nda
Quanto tempo è passato? Millemila mesi?
Probabile.
Il fatto è che riesco a scrivere solo di notte, ma ultimamente di notte dormivo.
Anyway, dato che nell'altro capitolo non mi sono spiegata lo faccio ora.
Gli eventi da un capitolo all'altro non sono messi in modo cronologico.
Il che significa che come il primo capitolo era ambientato quando loro già sono una strana sorta di "coppia", questo è ambientato prima, quando sono solo dei conviventi forzati, ed è quindi la prima volta che hanno un "contatto" del genere.
Non so ancora che cosa farò nel prossimo capitolo...forse il primo giorno di convivenza, forse qualche dramma di coppia...
Se vi state chiedendo "Perchè diavolo questa malata non va semplicemente in ordine cronologico come fa ogni persona sana di mente?" la risposta è una sola: non sono psicologicamente in grado di sviluppare una trama. Le idee mi vanno e vengono continuamente, e, per mia sfortuna, non seguono l'ordine temporale che dovrebbero seguire.
Vi ringrazio del vostro tempo :)
Farewell.

I am the Litghtning, The rain transformed



   
 
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