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Autore: inbadlounds    09/02/2013    3 recensioni
[Long-fic, AU, OOC, baby!klaine]
Kurt e Blaine, due anime e una clinica.
Kurt e Blaine, due malattie diverse, uno stesso destino.
*
"Quando la Dottoressa Sorriso lo presentò agli altri bambini – chi sulla sedia a rotelle, chi con il braccio ingessato, chi, come lui, fasciato alla testa – tra tanti occhi curiosi e ammalati, solo due sfere di cielo colato riuscirono a incantarlo.
Erano così azzurri che per un attimo scordò la sua ossessione per quel posto. Lo odiava ma, con quegli occhi color del cielo, forse, forse avrebbe potuto odiarlo un po’ meno.
Blaine, più tardi, non sarebbe riuscito a definire il colore di quegli occhi .
Erano mare, cielo e sogni. Erano fanciullezza e dolore. Erano amore e dolcezza.
Che sciocchezza, avrebbe pensato, una persona normale li definirebbe solo azzurri.
Il contatto resistette un attimo, giusto il fruscio d’un battito di ali di farfalla, mentre il cielo e la terra si mescolavano in un vortice di emozioni e poi, come succedeva nelle fiabe, l’incanto si spezzò e rimase solo il vuoto. Ancora una volta il bianco. "
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IV:

 

 

 

Autrice: R i n
Fandom: Glee
Titolo: WhiteRblood
Personaggi: baby!Kurt, baby!Blaine.
Avvertimenti:AU, OOC, Angst, Fluff.
RaitingArancione
Note: A fine capitolo. Leggetele, sono importanti.
 
 
 

 

WhiteRblood _

 
 

Capitolo IV: You are not alone.
 

 

Le feste natalizie, così come l’arrivo del nuovo anno, terminarono con il giorno dell’Epifania.
Una brutta e vecchia megera dagli stracci tutti sporchi, le scarpe rotte, accompagnata da una scopa, era arrivata, quel giorno, alla clinica St. Mary1 e Blaine giurò di non aver mai visto una strega tanto brutta. Quella strega, dopo aver salutato i bambini – e Blaine ebbe l’impressione che se li volesse mangiare, i suoi amici – si era seduta su una poltrona e si era messa a ciarlare con loro. Nonostante ciò, il piccolo era del parere che quella donna fosse pericolosa, peccato che i suoi amici non fossero del suo stesso parere, visto come pendevano dalle sue labbra.

«Sapete, vengo da molto, molto, lontano…» La sua voce era rauca, quasi un sussurro, eppure i bambini non si perdevano una parola, al contrario di Blaine. Iniziò a guardarsi attorno, nella speranza di notare Kurt e andare da lui e lasciar stare quella stupida ciarlatana. Perché, lui, alla storia che la Befana arrivasse da molto, molto lontano a cavallo di una scopa, proprio non ci credeva. 

Neanche esistevano, le scope magiche!

Incurante della vecchia, Blaine cominciò a gironzolare per la stanza, alla ricerca del suo amico.

Ma di Kurt, nemmeno l’ombra.

Rassegnato, il piccolo tornò dai suoi amici e quella Befana - notò Blaine con una punta di sofferenza - era ancora che ciarlava e ciarlava ancora, gli occhi fissi davanti al nulla, senza accorgersi di niente attorno a lei, tant’è che il piccolo pensò che oltre ad essere brutta fosse pure cieca.

Blaine ascoltava quella vecchia parlare ma le parole non raggiungevano mai le sue orecchie, sembrava che si fermassero a metà strada e poi girassero per conto loro, nella stanza. Di conseguenza, il piccolo si perdeva a fissare una mosca che gironzolava indisturbata, sopra le loro teste e, quando ne aveva abbastanza si metteva a giocare con i lacci delle scarpe.

Non seppe per quanto tempo andò avanti con quello stupido gioco, ma proprio nel momento in cui ne ebbe abbastanza, la vecchia Befana si alzò.

Dopo circa dieci minuti buoni – il tempo che la vecchia impiegò ad alzarsi e raggiungere la cesta, poco lontana, che aveva portato con sé – il piccolo aveva tra le mani una calza di stoffa, grande quanto il suo braccio, con dentro tante leccornie.

Blaine, ricevuto il regalo, sicuramente inaspettato, si sentì giustamente un pochino in colpa – ma giusto un po’ – per non aver ascoltato quella povera vecchia.

Titubante, il piccolo le si avvicinò e chiamatola – Blaine dovette urlare parecchio ed anche forte, perché quella, oltre ad essere vecchia e rauca era pure sorda – la ringraziò del regalo.

Ma Blaine era un bambino altruista e gli dispiaceva che il suo amico non ne avesse una.

«Posso avere un’altra calza, per favore, vecchia Befana?»

Glielo chiese con dolcezza, e i suoi occhi si fecero grandi e tondi – occhi pieni di speranza e fanciullezza – come se fosse un piccolo cucciolo bastonato.

Nonostante ciò, la vecchia Befana non si scompose di un millimetro e nulla, nemmeno gli occhi dolci di Blaine, la fecero intenerire.

«Ne hai già una, piccolo furbacchione!» Gli rispose la vecchia, sputacchiando qua e là.

Il piccolo s’imbronciò e sentiva che gli occhi cominciavano ad inumidirsi perché voleva assolutamente quell’altra calza. Doveva averla, a tutti i costi!

«Ma non è per me, stupida vecchia megera!» Le disse, alzando gli occhi al cielo, con fare ovvio – perché lui non era assolutamente un bambino egoista! – «È per il mio amico Kurt! Oggi non l’ho visto e forse sta male. E lui non c’è l’ha, la calza, e non voglio vederlo triste per questo, Signora Befana!»

La Befana finse – un po’ troppo, per i gusti di Blaine – di esser sorpresa e mentre borbottava qualcosa che il piccolo non riusciva ad afferrare, cominciò a trafficare nella cesta, alla ricerca della calza. Dopo infiniti minuti, gliene porse una.

«Va', corri dal tuo piccolo amico!» Gli disse la vecchia e Blaine non se lo fece ripetere due volte.

Cominciò a trottolare con due calze che sbattevano di qua e di là e arrivò alla camera di Kurt, e qui si fermò, perché, dopo aver aperto la porta – e bussato due volte, per educazione –lo vide, sdraiato sul suo letto che respirava affannosamente, proprio come Blaine, reduce dalla corsetta.
Per qualche minuto nessuno dei due parlò.

«B-Blaine» .

La voce di Kurt era appena un sussurro, eppure alla vista di Blaine, sorrise.

«Stai male?» domandò stupidamente il riccio, ma il biondo lo rassicurò che non era nulla di cui preoccuparsi.

«Ti ho portato questa» gli disse Blaine «l’ha portata la Befana, una vecchia megera» concluse, mettendogli la calza sul letto, in modo che fosse a portata di Kurt. «Sai, dice che viene da lontano, quella lì, e su una scopa. Roba da matti, vero, Kurt?»

Il bambino tossicchiò un «Grazie» e sorrise.
Entrambi iniziarono a scartare le leccornie – e ce n’erano davvero di tutti i gusti e di tutti i tipi, tutte incartate in vari colori – e ce n’erano talmente tante che ad un certo punto Kurt dovette fermarsi e con una mano spostarsi il ciuffo impregnato di sudore. Così facendo alcuni capelli gli rimasero nella mano e Kurt, con la coda dell’occhio, guardò Blaine –tanto intento a scartare di qua e di là da non accorgersi di niente – mentre con un gesto veloce buttò i capelli per terra e tornò a scartare le sue leccornie, facendo finta di nulla.

«Kurt, assaggia questo!» Gli disse, ad un certo punto Blaine, porgendogli un cioccolatino.
Fu in quel momento che il riccio si fermò a guardare prima le leccornie i dolci ancora da scartare e poi Kurt, tutto sudato.

«S-Stai bene, Kurt?» Gli chiese, di nuovo, Blaine.
Odiava vederlo in quello stato e nonostante Kurt continuasse a dire di si, il piccolo era sicuro che gli stesse nascondendo qualcosa.

«Sì, Blaine. Sì, s-sto bene»

Ma Blaine continuava a non crederci e notò che a ogni sforzo che faceva gli mancava il respiro.

Sembrava stanco, affaticato.

Blaine voleva aiutarlo, lo voleva davvero. Solo… non sapeva come.

Poi gli venne un’idea – ed era proprio una grande, geniale, bellissima, idea – e Blaine rise della sua stessa genialità, dandosi mentalmente dello stupido per non esserci arrivato prima.

Si scusò con Kurt – perché lui era un gentiluomo, dopotutto! – e sfrecciò in camera.

Cominciò a rovistare nel grande armadio alla ricerca del travestimento che gli aveva regalato Cooper, quello dal mantello blu.

Si mascherò talmente in fretta che non si accorse di aver indossato due scarpe di color diverso e la maschera al contrario.

Nel giro di cinque minuti, ritornò da Kurt, vestito da… Da cosa era vestito, esattamente?

«B-Blaine…Come ti sei conciato? Ma i cap- i capelli, B-Blaine?» Gli disse Kurt, tra un eccesso di risa e l’altro. «Ti sei v-visto i capelli, Blaine?» E Blaine, imbronciandosi, si passò una mano tra i ricci, borbottando un “non è colpa mia se ho se ne ho tanti”.

«E comunque, mio giovane amico, mi presento. Io essere Sogeking2, il Re dei Cecchini, futuro Re dei Pirati. Mi ha mandato il mio amico Blaine per una missione!» Gli disse, inchinandosi una volta che ebbe finito.

In tutta risposta Kurt alzò un sopracciglio e corrugò la fronte.
«Sono quasi sicuro che tu sia Blaine, invece.»

«No, mio giovane amico. Io essere Sogeking!»

«No, invece!»

«Si, invece!»

E alla fine Kurt si arrese e decise di stare al gioco di Blaine, dopotutto, vestito così era davvero divertente.

«Ok, Snopegink!3 Hai vinto. Ehm, d- dov’è l’Isola dei Cecchini?» Chiese Kurt, con curiosità.

Non poteva far una domanda migliore, perché Blaine per tutta risposta si illuminò – e credetemi, il suo sorriso era talmente grande da abbagliare persino il sole d’estate – e allargando le braccia gli esclamò : «A Neverland, l’Isola che non c’è!»

«Anche qui esiste un posto chiamato Neverland, sai…» iniziò a dire Kurt, ma venne bloccato da Blaine che iniziò a ripetere, tappandosi le orecchie, «No! No! No! No!»

«Kurt, non capisci proprio niente! Neverland esiste davvero, credimi! Bisogna prendere un po’ di polvere di fata e seguire una stella».

«Una stel-?» chiese Kurt, ma non fece in tempo a finire la domanda che Blaine lo interruppe di nuovo.

«Seconda stella a destra, questo è il cammino e poi dritto fino al mattino. Poi la strada la trovi da te, porta all’isola che non c’è.4» Gli cantilenò Blaine, e Kurt ne rimase incantato tant’è che batté le mani a più non posso, nonostante un movimento del genere lo affaticasse troppo e, ripresosi, si limitò a domandare.

«Ma c- come posso trovare un’Isola che non c’è?» gli chiese Kurt.

«Credendoci, Kurtie, solo credendoci5

Per tutta risposta Kurt si limitò ad alzare un sopracciglio, perché quella non era una risposta.

Per niente.

«Come dovrei fare, per crederci?» chiese Kurt, scettico.

Quella domanda, Blaine non se l’aspettava. Insomma, quando Cooper aveva detto la prima volta, lui ci aveva creduto subito. Per cui, il piccolo ci mise un po’ prima di rispondere perché stava pensando un modo per far credere a Kurt che l’Isola che non c’è esistesse per davvero.

Ma come, Blaine non ne aveva idea, per cui iniziò a passeggiare per la stanza, facendo svolazzare il mantellino blu. Con i pollici sulle tempie borbottava “spremiamo le meningi. Le meningi spremiamo” come se fosse un rituale sacro e ... oh!

«Kurt» disse Blaine, con voce seria, mentre si sistemava la mascherina che gli scendeva lungo il naso. «Ascolta. Una volta, mi imbattei in un elefante rosa che st-»

Il racconto, però, venne smorzato da Kurt, che  alle parole elefante rosa era scoppiato a ridere – e questo ferì un poco Blaine, perché non gli piaceva quando lo prendevano in giro ma d’altro canto era felice di veder ridere così di gusto Kurt – e tra un singhiozzo e l’altro il biondo gli disse che non o esistevano gli elefanti rosa.

«Certo che esistono!» Esclamò Blaine, sul quasi orlo della disperazione.

Perché Kurt era così diffidente verso la fantasia?

«Ti dico di no, Bl- Songenking

«Invece ti dico di si» Rimbeccò Blaine. «E te lo dimostrerò!»

«Come? Vuoi portare un elefante?» Lo schernì Kurt.

«No! È troppo pesante, Kurt. Però, l’ho visto io! Un elefante tutto rosa!»

«Non ci credo.»

«Si, invece! Lo farai!»

«No, Blaine! Gli elefanti sono grigi!»

«Non sono Blaine!» Lo sgridò Blaine, muovendo il dito come da avvertimento. «E gli elefanti sono grigi perché sono sporchi, Kurt! Dopo che si tuffano dell’acqua, tutta quella sporcizia va via ed escono rosa, Kurt. Rosa. Sono elefanti rosa! L’ho visto in televisione. Esistono per davvero. Devi credermi, Kurt!»

Ci fu un lungo silenzio dopo quella rivelazione. Silenzio che fu interrotto da Kurt, shoccato dalla scoperta.

«Quindi… stai dicendo… che… che quando sono grigi sono tutti… sporchi?» domandò, incerto.

«Si, esatto!»

Blaine era davvero contento che Kurt gli desse, finalmente, ragione.

«Sono contento che tu ci creda, Kurt! Questo è il primo passo per diventare come me!»

«Cioè, un idiota?» gli rispose Kurt, ghignando.

«No, un sognatore!6»

Per tutta risposta, Kurt scoppiò a ridere e Blaine fu davvero contento di esser riuscito nella sua missione.

«Oh, grazie, Songegink

«Di nulla, Kurt!» gli disse Blaine, domandandosi se l’amico storpiasse il suo nome apposta.

 «Ora devo andare, Kurtie! Ho un’altra missione da compiere! Ti porterò Blaine, va bene?»

Kurt fece cenno di sì e mentre il piccolo fece una piccola piroetta su se stesso, facendo svolazzare il mantellino blu e quando fu davanti alla porta sussurrò qualcosa che Kurt non riuscì ad afferrare bene.

 

Blaine, mentre ritornava in camera per togliersi il travestimento, non riusciva a smettere di essere felice. Ci impiegò diversi minuti a togliersi il travestimento – non si sapeva come, era riuscito persino a ingarbugliarsi con i fili – e quando ritornò nella camera di Kurt, la trovò vuota.

Preoccupato, iniziò a cercare Kurt ovunque – sotto il tavolo, sotto il letto, negli armadi e persino nel water, perché aveva l’irrazionale paura che l’avessero rapito gli alieni – e cercò guardò persino nel corridoio, dietro le piante, sotto le panche finché non s’imbatté nella Dottoressa Sorriso e quasi le saltò addosso.

«Dottoressa! Dottoressa! Kurt! Kurt… è sparito! Gli alieni!» Ansimò Blaine.

«Calma, Blaine. Kurt è andato a fare una visita di controllo.»

«Oh. Tornerà presto?» chiese il piccolo. Aveva voglia di Kurt.

«…Per oggi, le visite a Kurt sono finite, Blaine. Quando tornerà sarà molto stanco e avrà bisogno di riposo.»

Blaine, a quelle parole, si dispiacque molto e sperò che Kurt si riprendesse il più presto possibile. Perché vederlo felice era l’unica cosa bella in quel posto così triste.

«Posso lasciargli il mio orsacchiotto, Dottoressa? Credo che ne abbia più bisogno lui di me!»

La Dottoressa annuì e Blaine ritornò di nuovo in camera a prendere il suo peluche e un bigliettino di carta, che successivamente lasciò sul letto del suo amico.

 

Ciao Kurt,

Spero che ti riprenderai presto. Ti lascio il mio Eroe, Neko – non è solo un peluche, non farti ingannare! – che ti proteggerà quando non ci sono!

Il tuo amico, Blaine.

 

Ps: Ogni tanto dagli qualche caramella! È un peluche molto goloso!

 

 

«Ed ora, andiamo a trovare la Ciurma!» disse Blaine, una volta lasciata la camera di Kurt, avviandosi verso la sala, alla ricerca dei suoi compagni.

Quando li trovò, era già pomeriggio inoltrato – se non fosse stato per le varie e stupide infermiere che lo avevano trattenuto un minuto sì e l’altro pure, Blaine era certo che li avrebbe trovati subito! – e la ciurma, come amava chiamarla Blaine, stava giocando all’aperto quando li raggiunse.

Se Blaine avesse avuto un po’ di sale in zucca – era ingenuo, non stupido! – avrebbe fatto dei passi indietro e sarebbe rimasto all’interno dell’edificio, al sicuro. Invece, il piccolo – ingenuo, non stupido! – fece un passo avanti e poi un altro ancora e si ritrovò nel cortile, ricoperto di neve, e i suoi amici stretti in un cerchio a parlottare.

 

«Ehi, Ciurma!» Li raggiunse, finalmente. Blaine era ancora sorridente e non notò le labbra serrate di Justin e il suo sguardo – come quegli della maggior parte dei bambini – shoccato.

«Ehi, ragazzi! Oggi è succ-» Iniziò Blaine, ma venne interrotto bruscamente da Justin.

«Non sei più il nostro capitano, Blaine.» Gli disse Justin, sputando parola per parola.

A Blaine quasi crollò il mondo addosso, perché lui adorava essere il Capitano.

Voleva essere il Capitano.

«Non possiamo accettare che tu passi più tempo con quello strano anziché noi e poi i capitani sono alti, Blaine. Alti, Blaine.» Lo derise il compagno, incrociando le braccia al petto e con un ghigno sul viso.

A quel punto il mondo di Blaine crollò definitivamente e con esso Blaine stesso, tanto che, con il volto rigato dalle lacrime, spinse Justin e gli gridò: «Non è strano! E il suo nome è Kurt!»

A volte la verità fa male. Brucia.

Blaine si sentiva proprio così, bruciare.

Bruciare di rabbia e di vergogna, perché quello che aveva fatto e stava facendo –spingere Justin e gli altri – gli si stava rivoltando contro. Se Blaine avesse avuto un po’ di sale in zucca –era stato stupido, non ingenuo! – se ne sarebbe andato. Invece no, continuava a spingere Justin e a venir colpito a sua volta. C'era chi incitava Blaine, chi Justin e chi urlava, come il povero Marc, di smettere.

Blaine, che veniva sballottato di qua e di là, mentre la testa gli girava e le parole “non ti vogliamo” gli rimbombavano nella testa, stava per scoppiare.

Sentiva che la sua testa stava per esplodere.

 Fu in quel momento – mentre Justin lo spingeva di nuovo forte all’indietro – che successe quello che il piccolo aveva giurato, a sua madre e suo fratello, che non sarebbe mai successo.

Nella spinta, mentre attorno a lui tutto girava, Blaine, non sapendo dove mettere i piedi, scivolò.

Cadde lì, sui gradini che portavano all’ingresso dell’edificio – proprio dove la neve era stata spalata e ammucchiata tutta di lato – e sbatté la testa.

Sentì la tempia pulsare e la testa spaccarsi in due,mentre un rivolo di sangue scivolava dalla sua fronte, e Blaine perse i sensi.

Di nuovo, un grido terrorizzato echeggiò nell’aria, mentre il sangue bagnava tutta la neve attorno al capo di Blaine; dall’altra parte dell’edificio, ciocche di capelli castani tappezzavano il pavimento.

 

 

 

 

Note:

 

1. La clinica “St.Mary” è frutto della mia fantasia.

2. Songeking è un personaggio della ciurma di Monkey D. Rufy, del famoso manga One Piece di Oda. Songeking (ossia Usopp travestito) appare per la prima volta nella saga di Eines Lobby.

3. Sempre nel manga One Piece, saga di Eines Lobby, Nami storpia – volontariamente, credo – il nome di Sogeking. Lo stesso fa Kurt, con Blaine.

4. “ L'isola che non c'è di Edoardo Bennato.

5. Famosa citazione presa da Neverland, adattandola al testo. “Solo credendoci, Peter. Solo credendoci!”

6. «Cioè, un idiota?» «No, un sognatore!» Questa citazione l’ho trovata sul web e sinceramente non ricordo da dove sia presa.

 

 

 

 

N/A:

Ed eccoci qui, con un enorme ritardo!
Mi scuso con tutti i miei lettori, ma sono stata indaffaratissima, oltre a drogarmi di Doctor Who – e si, prende il resto della giornata che mi rimane – non sono più riuscita ad aggiornare.

Inoltre questo capitolo è, per ora, il mio preferito. Una dose insolita di fluff e demenza che mi ha consumato ogni linfa vitale. Eh si, gli elefanti rosa. *fissailvuoto*

 

 

Prima dei ringraziamenti un ultima cosa: gli aggiornamenti.

Dato che sono in blocca da circa due settimane con il quinto capitolo, NON so quando aggiornerò.

Nel caso, mettete la storia nelle seguite/ricordate/preferite e non vi perderete l’aggiornamento oppure mi contattate tramite mp e vi aggiorno J

 

Ringraziamenti:
Questa storia ha, finora, 17 recensioni, 6 preferite, 3 ricordate e ben 44 seguite.

Questo mi riempie d’orgoglio, dico davvero. La mia bambina sta crescendo :’)

Inoltre ci tengo a ringraziare virtualmente in modo particolare : fallingslowly, _Pookie_, fanklain e smiledef14 che (spero tanto di non sbagliarmi) ha fatto questo magnifico, fantastico, stupendo,  banner .

Non so come ringraziarvi, davvero. Ogni vostra parola mi fa scoppiare il cuore. *hugga forte*

 

 

 

 

Se avete dubbi, domande, curiosità o per sapere quando aggiorno potete trovarmi alla mia pagina Facebook.

 

 

Un bacio,

R i n.

 

   
 
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