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Autore: Black Mariah    09/02/2013    6 recensioni
Cosa può succedere uscendo con il Dr. Reid?
Due menti a confronto davanti ad un caffè.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Spencer Reid
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Falling in Love With a Mind

 
Sto guardando scettica il mio caffè da dieci minuti.
Il fumo della bevanda ha smesso di svolazzare nell’aria, probabilmente si è raffreddato, anzi, non è che probabilmente si è raffreddato, si è sicuramente raffreddato.
Guardo distratta fuori dalla finestra: la neve sta scendendo di nuovo dal cielo.
Prima di ritornare a fissare il ragazzo di fronte a me, mi fermo a fissare i quasi impercepibili cerchi concentrici del caffè che le vibrazioni della sua voce creano.
Ha una bella voce: squillante, chiara e piena di vita.
Sembra una macchinetta programmata, o meglio, sembra uno di quei conduttori televisivi di documentari a cui rivolgi una semplice domanda sulla conquista dell’America, e lui inizia a risponderti parlando dell’origine dei continenti.
-E poi la squadra lo ha preso…- continua a dirmi –Io sono rimasto in commissariato ad elaborare una mappa geografica dei suoi spostamenti e gli altri sono andati sul campo a…-
-Spencer, è quasi un’ora che mi parli di omicidi e squartamenti. Non credo che sia proprio adatto ad un primo appuntamento…- esordisco, dopo più di venti minuti di silenzio.
Spencer si ferma improvvisamente come se fosse appena caduto in uno stato di trance.
 Non gesticola più, non parla più, dischiude soltanto le labbra come se stesse per dirmi qualcosa, ma non ci riesce.
Gli sorrido debolmente. Adoro metterlo in difficoltà. Una mente come la sua, con un quoziente intellettivo di 187, si fa fregare da una semplice frase maliziosa sulla nostra uscita.
-Scusa- riesce a dirmi abbassando lo sguardo. –Non volevo annoiarti-
Si sta torturando le mani e io gli sorrido di nuovo.
-Non mi stavi affatto annoiando- gli rispondo sincera –E’ solo che vorrei passare un po’ di ore senza parlare di lavoro, ok?-
Allungo una mano e gliene tocco una. Lui sembra irrigidirsi. Potrà anche essere un pluri laureato ventottenne con la memoria eidetica, ma con le ragazze non ci sa proprio fare.
Gli blocco una mano in modo tale che smetta di grattarsi convulsamente e poi aggiungo per tranquillizzarlo –Però potresti sempre parlarmi di…Mmm…Vediamo- dico, facendo finta di pensare a qualcosa che lui non conosce -…Del ceppo genetico degli Etruschi e delle sue analogie con il ceppo caucasico e orientale…- butto giù, immaginando la sua reazione.
Non faccio in tempo a finire di pronunciare la frase, che lui già è partito con la sua spiegazione primordiale.
-In realtà il ceppo caucasico non è il solo ad avere delle analogie con il ceppo etrusco. Anche delle popolazioni del nord Europa presentano un profilo genetico simile…- inizia a dire, senza nemmeno respirare.
Scoppio a ridere e la mia risata sembra quasi impressionarlo.
Le sue mani hanno iniziato a gesticolare di nuovo e i suoi occhi si sono quasi illuminati.
Adesso mi guarda anche lui. Si è fermato un attimo.
-Perché ridi?- Mi chiede titubante, quasi offeso.
-Perché non ti smentisci mai!- rispondo sincera, dando finalmente il primo sorso al mio caffè congelato.
Lui mi guarda stranito.
Deglutisco con fatica. Dio, è proprio orribile.
-E comunque, so che analogie ci sono tra i due ceppi genetici, e so anche che ci sono delle tesi riguardo la discendenza degli Etruschi da popolazioni Scandinave spostatesi in Etruria. Non sono un genio come te, ma sono laureata in Antropologia e Tecniche forensi, dopotutto- commento sorridendo.
Sembra spiazzato. E adesso il suo viso  ha assunto un’espressione tenera, quasi infantile.
-Scusa- mi dice di nuovo, imbarazzato.
Ma perché la mia presenza lo mette tanto in soggezione? Non sono nè una ragazza con una personalità autoritaria, né con una bellezza sovrumana da mettere a disagio le persone.
Sono solo normale.
Personalità media, intelligenza media, statura media.
Ecco cosa sono: sono una media.
Non riesco a leggere mille parole al minuto, né tanto meno a ricordarmi ologrammi, numeri e sequenze chimiche. Sono solo una che si applica nelle cose che fa. Ho un’intelligenza nella norma, non conosco l’intera sequenza di Fibonacci a memoria e non sono brava in Matematica. Però sono brava a fingermi sicura di me, brava a tal punto che nemmeno il Dottor Spencer Reid, agente speciale dell’FBI, riesce a capirlo.
-La smetti di scusarti? Non sono mica la Strauss!- gli dico. Do’ un altro sorso al mio caffè. Il mio stomaco ha un sussulto.
-Non ti piace, eh?- mi dice lui sorridendomi.
La sua super intelligenza, mista all’aria da ragazzino nerd che ha, è disarmante.
-Il caffè, dici? Per nulla!- dico, mettendo via la tazza.
Adesso è lui che mi sorride, e devo ammettere che ha un bel sorriso. Un sorriso che non ti aspetti da uno come lui. Anzi, ad essere sincera non mi aspettavo proprio che Spencer fosse così.
Uno si immagina che un mega dotato come lui se la tiri, ostenti la sua saggezza e la sua conoscenza, invece lui è tutto il contrario. Non ostenta nulla, parla solo un po’ troppo. E in più è anche sempre a disagio, imbarazzato come un ragazzino di sedici anni davanti alla sua nuova classe.
-Sai che le papille gustative che permettono di percepire l’amaro, sono le uniche che riescono ad attivare più di ventimila vie di comunicazione per il cervello, elaborando una proteina G la quale attiva un’altra molecola, la fosfolipasi C, e insieme sintetizzano le informazioni facendole arrivare al tessuto nervoso celebrale in meno di un secondo…- mi dice convinto e interessato, e io non posso fare a meno che sorridergli.
-Sono esterrefatta e colpita- commento, facendogli l’occhiolino.
Non ho capito una parola di quello che mi ha detto.
Mi porto una ciocca di capelli dietro l’orecchio e questo sembra irrigidirlo.
Mi guarda e deglutisce piano, quasi a voler capire cosa ci sia dietro questo mio gesto.
-Qualcosa in me ti innervosisce- dico, senza farmi troppi problemi.
Reid sembra spaesato, colto alla sprovvista per la prima volta da quando siamo seduti in questa tavola calda.
-Non è vero- mi risponde immediatamente con voce squillante.
-Andiamo- dico abbozzando un sorriso. –Che cosa c’è?- gli chiedo, stando attenta a formulare la frase e a non elencargli tutti gli elementi che mi fanno pensare ciò. Non vorrei che interpreti male qualche mia parola.
Il ragazzo respira piano poi fa la stessa cosa di prima: dischiude le labbra cercando di parlarmi, ma non emette suono.
Sono belle le sue labbra, è bella anche la struttura ossea del suo viso.
-Perché qualcosa di te mi dovrebbe innervosire?- mi dice lui, guardando dentro la sua tazza vuota.
-Non lo so- rispondo scettica, cercando di ponderare il mio tono di voce.
A dir la verità ho una mezza idea a riguardo, ma non voglio sbilanciarmi.
-E comunque, non si risponde ad una domanda con un’altra domanda. Vuol dire che stai cercando di prendere tempo per pensare ad una risposta convincente- aggiungo sorridendo.
Si abbassa le maniche del maglione fino a farci sparire dentro le mani. Non mi sembra di avergli detto qualcosa di imbarazzante.
-Allora?- gli faccio divertita. –Non sarà perché assomiglio alla ragazza che ti piaceva al liceo?- aggiungo sorridendo e spallandomi. Sto attenta a farmi ricadere i capelli neri su una spalla solo, così da assumere un atteggiamento da predatrice.
“E brava Daphne” penso “Colpito e affondato”
-Allora spero che non mi umilierai come ha fatto lei- mi risponde inaspettatamente.
A quelle parole mi ricompongo, abbandonando il mio tentativo di seduzione.
-In che senso?- gli dico seria.
-Sai, la simmetria del tuo viso è sorprendentemente simile alla sua…- mi inizia a dire.
Ha cambiato atteggiamento, non sembra più imbarazzato o preoccupato, sembra più che altro rassegnato.
-…Una volta abbiamo preso un serial killer che uccideva le donne in base alla loro bellezza. Il suo metodo di selezione era legato alla simmetria del loro volto. Erroneamente da quello che pensano tutti, la vera bellezza delle persone si cela dietro la struttura ossea del viso. Siamo attratti dalle persone che hanno una faccia proporzionata, con uguali metà…- continua.
Perché mi sta dicendo queste cose?
-Questo è per dirmi che io avrei potuto essere una potenziale vittima di quel serial killer?- commento, mascherando il mio stupore. Adesso inizio a innervosirmi anche io.
-Anche…- risponde vago.
-Spencer?- gli faccio un po’ confusa.
"Non è per nulla bello da dire ad una ragazza" penso.
-Sei tu che hai iniziato a fare domande- dice divertito.
Io lo guardo con aria stranita, corrucciando la fronte. E questo che vuol dire?
-Ok- faccio, cercando di giocare l’ultima carta rimastami. –Allora? Chi era? La fidanzata del capitano di Football?-
-Qualcuno è nervoso…- mi dice sorridendo. Sorrido anche io.
-Qualcuno non mi risponde…- gli dico un po’ indispettita.
Questo giochetto non mi piace.
Si prende qualche secondo per parlare, come se ci stesse pensando su.
-Dovrei interpretare tutte quelle cose sulla simmetria del viso come un sì?- esordisco senza aspettare.
Eppure non gli ho fatto una domanda molto strana, non gli ho chiesto qualcosa di personale. Perché ci gira tanto attorno?
-Si chiamava Ashley Benson- mi dice all’improvviso. –E un giorno mi disse di seguirla dietro il cortile della scuola-
Ha cambiato espressione, sembra triste. Quasi come voglia soffocare il ricordo di quello che sta per dirmi.
-Non credevo a quello che stavo vivendo- mi dice, sorridendo amaramente –Credevo fosse davvero interessata, e invece mi portò davanti a mezza scuola. Il suo ragazzo mi spogliò e mi legò al palo della luce…-
Chiudo leggermente gli occhi immaginandomi quello che Reid mi sta dicendo. Finisce di raccontarmi l’episodio e poi rimane in silenzio a guardami.
-Quegli idioti non valgono nulla- dico, incatenando i miei occhi ai suoi. –Se ti vedessero ora, si nasconderebbero per la vergogna che la loro inferiorità gli causerebbe- aggiungo. Vorrei tanto stringergli una mano.
Mi sorride leggermente.
-E anche se assomiglio a quella Ashley, io non sono come lei- dico aspettando qualche secondo.
Lui mi guarda con occhi languidi. Gli sorrido. Chi se ne importa se si imbarazza o si innervosisce. Allungo una mano e intreccio le mie dita tra le sue.
Spencer si ferma a guardare per qualche secondo le nostre mani, poi alza lo sguardo verso di me.
Mi sporgo più verso di lui, appoggiandomi con i gomiti sul tavolo.
-Non devi innervosirti- gli dico, giusto per tranquillizzarlo.
Segue qualche minuto di silenzio.
-Ora che ti guardo meglio- inizia a dirmi –La simmetria del tuo volto è impressionante-
Mi accenna un sorriso e io glielo ricambio. E’ infinitamente carino e dolce, ai limiti dell’immaginabile.
Non capisco se è un complimento intrinseco o solo un dato di fatto.
Siamo molto vicini e vorrei quasi aggiustargli i capelli arruffati, magari portarglieli dietro l’orecchio così da poter vedere meglio i suoi occhi marrone chiaro.
-Hai un punto critico qui, un altro qui- continua a dirmi. Ora ha tirato fuori le mani dalle maniche e mi sta toccando vari punti della faccia in modo tale da farmi capire quali sono i poli di questa dannata simmetria.
Improvvisamente gli fermo una mano e lui mi guarda confuso. Probabilmente non si è nemmeno accorto che siamo a dieci centimetri di distanza.
Starà sicuramente pensando a quanti sensori si sono accesi in questo momento tra di noi, a come il cuore ha iniziato a pompare sangue velocemente, a come i nervi del collo si sono tesi mandando impulsi al cervello e a tutto il resto delle sue diavolerie scientifiche.
Mi inumidisco le labbra con la lingua e mi faccio avanti.
E’ un bacio timido, leggero. Solo un tocco fugace di labbra imbarazzate.
Mi allontano leggermente. Sta per dirmi qualcosa.
-Spero tu non stia per dirmi quanti muscoli facciali si muovono durante un bacio…- dico a voce bassa, abbozzando un sorriso.
Spencer mi sorride e mi sento leggermente mancare.
-In verità stavo per dirti che mi piacciono i visi simmetrici...Ma sono circa venticinque muscoli, se proprio lo vuoi sapere- dice.
Io scoppio a ridere e mi sporgo di nuovo per dargli un altro bacio.
-Dirmi che ti piaccio no, eh?- gli chiedo ironica. –Troppo semplice…- aggiungo commentando.
-Troppo semplice…- ripete, portandosi i capelli dietro le orecchie. –Se Morgan viene a sapere di questo, non la smetterà più di prendermi in giro- mi dice, guardando il cellulare.
-Beh, tu non glielo dire- dico solo.
Mi sorride di nuovo ma capisco che c’è qualcosa che mi vuole dire.
Gli guardo il cellulare tra le mani e vedo che ha uscito contemporaneamente il cerca-persone.
-Un altro caso?- gli faccio, consapevole che il nostro incontro è finito.
-Un altro caso…- mi ripete poco convinto.


***
Ok, se siete arrivati fin qui avete coraggio. 
Questa è la mia prima volta in questa sezione di Fan finction e benchè io segua Criminal Minds da otto anni, questa per me è una nuova esperienza. E' una One Shot nata così, per caso, vedendo l'episodio di ieri sera su Fox, che non nascondo si potrebbe trasformare in una long.
Sicuramente non sono stata all'altezza di caratterizzare un personaggio come quello di Reid, però io ci ho messo del mio, cercando di renderlo al meglio e in modo più vicino a come lo conosciamo noi. 
L'esperienza di Reid e della ragazza al liceo è ispirata all'episodio in cui Spencer confessa questa cosa a Morgan, se non erro era un episodio della terza stagione. 
Spero che questa sciocchezza vi piaccia e mi farebbe piacere sapere che ne pensate a riguardo :) 
Questo è il link alla mia pagina facebook come autore Efp:

https://www.facebook.com/pages/Black-Mariah-Efp/105133312907556
Mi piacciate, così vi posso aggiornare sui miei deliri quotidiani!

xoxo
Mariah

   
 
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