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Autore: kleines licht    10/02/2013    0 recensioni
Una storia brevissima di una ossessione.
Di un amore a distanza e silenzioso.
Di qualcosa che forse lei non è l'unica a provare.
Di qualcosa che molti vorrebbero.
Del tanto atteso "happy ending".
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uno status.

Era bastato uno status a rovinarle la giornata. Erano bastati 140 caratteri per distruggere quella poca felicità che l'aveva portata viva fino a quel momento. Si era svegliata col presentimento che qualcosa sarebbe andato storto e infatti era successo.

Temeva che prima o poi la sua giornata potesse peggiorare ed era quello che aveva appena fatto.

Da quando aveva messo i piedi giù dal letto tutto le aveva suggerrito che qualcosa sarebbe cambiato: la disposizione delle nuvole nel cielo, il corvo che l'aveva osservato in maniera a dir poco spaventosa dal ramo di un vecchio olmo, lo stormo di anatre che le era passato sulla testa proprio all'incrocio con Champes Elisèe.

Amaryllis credeva nel destino, inutile dirlo. Credeva nei fondi del thè che, se letti nel modo giusto, possono svelarti la tua sorte e nella lettura delle mani e delle linee su sul palmo che avevano rivelato un futuro sorprendente ma lontano da lì, un futuro con qualcuno che aveva già visto tante volte. Per non parlare di incantesimi vodoo -ovviamente buoni- e sedute varie. E lei lo aveva fatto, Amaryllis lo aveva orgogliasamente provato, oltre che legare il suo destino a quello di lui con più incantesimi possibile. E lo aveva visto, ovviamente, perchè sia da sveglia che da addormentata ormai vedeva solo lui.

Certo questo non significava che fosse totalmente rincitrullita, sapeva bene che prima della "grande svolta" avrebbe dovuto cambiare parecchie cose, prima fra tutte il nome. Amaryllis. Era un nome troppo fuori dalla norma, quasi impronunciabile, motivo per cui in rete si chiamava Amarie, o Mary o, ancora meglio, Lilys. Le piaceva quest'ultimo nome, trovava che le donasse un'aria femminile ed elegante, impeccabile. Un nome da red carpet, dove sognava di sfilare con un fisico perfetto in un giorno non troppo lontano.

Perchè di questo si trattava il "grande giorno": del famoso incontro che le avrebbe cambiato l'incontro. Progettava quel momento da anni ormai: il momento in cui i suoi occhi verdi avrebbero incontrato quelli azzurro ghiaccio di lui e sarebbe scattata finalmente la scintilla. In quel momento il mondo sarebbe stato risucchiato immediatamente, lei sarebbe stata il suo mondo. Lui era già il suo.

E chi era lui? Che domanda sciocca! Era lui, uno degli attori più quotati del momento, di quelli che ti lasciano a bocca aperta anche nelle foto più stupide. Non era perfetto, anche se poteva sembrarlo, ma erano quelle minuscole imperfezioni a renderlo migliore. Insieme, ovviamente, al suo eterno amore per la natura e per gli animali che avevano portato Lilys a circondarsi di gatti, cani, canarini e qualunque creatura.

La sua attuale casa -un loft su due piani decisamente moderno- pullulava di vita ma quasi mai di disordine, da quando aveva sentito che la sua casa era pulita e ordinata. Poco importava se fosse lui ad ordinarla o qualcun altro, lei si sarebbe resa disponibile ad aiutarlo quando avrebbero potuto vivere da soli.

Solo allora, quando avrebbero condiviso intimamente un posto così personale come una casa, gli avrebbe domandato se davvero amava così tanto i vestiti rossi e se trovava che tutti quelli che aveva nell'armadio le stessero bene. Il rosso è il colore dell'amore...della passione e chissà che cosa avrebbe potuto uscire da una conversazione del genere!

Sorrise appena allo specchio, anche se ancora leggermente turbata da quello stato. Il fatto che quel povero ragazzo -infondo aveva solo 34 anni- fosse continuamente in viaggio la preoccupava non poco. Inoltre le ultime foto non le sembravano così...luminose come le altre. Era difficile da spiegare, ma non aveva notato quel bagliore negli occhi azzurri che ogni volta le avevano fatto pensare "oh sì tu sei perfetto per me". Sembrava stare male, o forse era solo stanco...in entrambi i casi era quasi sicura che la colpa fosse da dare alla sua attuale fidanzata. Inutile preoccuparsi....lei sparirà dalla sua vista quando vedrà. pensava sempre. E la cosa che preoccupava era che ci credeva davvero. Era come se invece di nutrirsi di ossigeno, cibo o altro le sue cellule si nutrissero di lui. E la cosa non era normale, affatto, considerando che lui era distante chilometri e chilometri e che nemmeno si ricordava di lei, con ogni probabilità.

E cosa peggiorava tutto questo? Twitter, e la rete in generale. Erano ragnatele fitte, mirate a rendere le cose molto più vicine e distorte di quanto non fossero. Non serviva che lei muovesse troppo i muscoli per vedere una sua nuova foto, o leggere quel che stava facendo -il fatto che quel ragazzo adorasse twittare stati continui peggiorava di molto le cose- e se queste notizie non arrivavano in tempi brevi allora scattava la preoccupazione, l'idea che potesse essergli successo qualcosa.

La rete...una bestie feroce che si nutriva delle sue idee, delle sue fantasie e delle sue passioni. Certo, era uno strumento facile da usare e non sempre così distruttivo ma per lei alimentava solo fantasie irrealizziblli e idee assurde.

L'ultima trovata era la cena muta, che si sarebbe tenuta di lì a poche ore. Non avrebbe abbandonato la sua idea, certo che no, solo che mancava ancora qualche ora infondo, aveva tempo a sufficienza per sfogliare le sue foto.

Fu allora che lo lesse, l'ultimo stato risaliva solo a qualche minuto prima. Possibile, considerando quanto la sua vita si basasse ormai sul suo profilo. Era una specie di dipendenza: lui mangiava allora lei mangiava, lui dormiva e allora lei dormiva e poco importava se il fuso America- Francia sfasasse tutto. O almeno quando era a casa si impegnava perchè fosse così...questo perchè le persone che dormono nello stesso istante possono incontrarsi nel sonno, o così almeno pensava. La faceva sentire maledettamente vero impegnarsi perchè accadesse. Ma quello stato stava sconvolgendo tutto. Parigi, Francia. Aveva scritto che era atterrato e che aveva bacaito il suolo francese con ritrovato entusiasmo. Era lì, sulla sua stessa Terra, e se ne sarebbe resa conto anche prima se non si fosse fatta offuscare dalla preoccupazione.

Inutile provare a descrivere l'ansia che le attenagliò lo stomaco, inutile provare a immaginare la velocità con la quale indosso un vestito rosso fuoco, lungo fino alle ginocchia, insieme a tutto ciò che ci aveva sempre abbinato. La fretta non sfumò neanche davanti allo specchio benchè riuscì a costruire un'acconciatura elaborata e un trucco pesante ma raffinato. Era sempre stata bella -anche se non lo aveva mai ammesso apertamente- ma stavolta doveva essere impeccabile.

E lo era. La sua pelle era di quelle che brillano tremendamente sotto qualunque fonte di luce, tanto da sembrare mostrare tutto quel che nascondono sotto. Aveva poi capelli lunghissimi, di un biondo-castano che non aveva bisogno di tinte per dare il meglio di sè, accompagnato a occhi verdi e grigi e labbre carnose. Non era altissima, certo, ma quei tacchi le davano communque un aria matura e slanciata...anche se la sua famosa fretta non le permise nemmeno di guardarsi per bene allo specchio.

Uscì e basta, senza alcuna meta, senza un posto dove andare e lo realizzò solo quando l'aria fredda le sferzò le gambe nude, ma era già a metà strada per il centro. L'idea che lui fosse lì l'aveva incendiata talmente tanto che aveva perso ogni cognizione del tempo e delle condizioni fisiche. Si sentiva semplicemente...felice. Anche se non ancora totalmente ma era sulla buona strada per esserlo.

Non che non lo fosse mai stata, infondo la sua era stata un infanzia delle migliori, ma ora la sua felicità dipendenza esclusivamente da quella di lui.

Ora capite perchè tutti erano in apprensione per lei? Perchè non sapeva cosa stava facendo, lui le faceva perdere la testa. In senso buono e non. Era follemente innamorata di lui senza nemmeno conoscerlo, o meglio senza averci mai parlato, perchè lo conosceva meglio di chiunque altro.

Eppure non sapeva lo stesso dove andare, anche se mai lo avrebbe ammesso con sè stessa, e si ritrovò tre ore più tardi a camminare per strade illuminate e caotiche, i tacchi in mano e la pioggia scrosciante che ormai aveva reso la città un pullulare di ombrelli e macchine che sfrecciavano per ogni dove. L'avito era completamente bagnato , come i capelli d'altronde. Il trucco ormai era totalmente sciolto, come le sue speranze. Se prima sperava di incontrarlo ora aveva perso ogni speranza anche minima

Ed è proprio quando si perde tutto che accadono i miracoli, è proprio in quei momenti che tutto cambia e si capovolge in meglio: quando smettiamo di crederlo possibile.

E mentre muoveva passi leggeri sull'asfalto, quando stava solo alzando lo sgaurdo per cercare un riferimento, incontò i suoi occhi. No, non occhi qualunque ma quegli occhi: azzurro ghiaccio, incorniciati da un viso e un corpo a dir poco statuari e un'espressione leggermente sorpresa. Lui era lì, ed era davvero lui.

Ora che lei era a dir poco impresentabile.

Ora che non credeva nemmeno possibile una cosa del genere.

Ora che aveva smesso di credere e basta.

Ora che era così diversa da quella foto di profilo...perchè il gioco della rete sta anche lì: mostrarsi perfetti era il trucco. Bisognava sempre mostrarsi al meglio, impeccaibili, fare bella figura, essere perfetti. La sua foto era artistica, lasciava molto all'immaginazione e non sembrava quasi lei. La chiave stava anche lì: staccarsi completamente da sè stessi per mostrarsi molto meglio di ciò che si era, ecco cosa bisognava fare. Non essere sè stessi. La rete addescava anche in questo, coglieva al volo l'idea di coronare il sogno di non essere più l'anomia ragazza che prende il tram ogni mattina. Su twitter o facebook o tumblr che fosse potevi essere anche la star più amata del momento, anche se magari solo nella tua fantasia. Eri....qualcun altro almeno lì.

E a lei serviva tutto questo, per sperare di avere una chance.

Eppure lui lo era lo stesso, forse perchè nel suo caso non si sognava di essere qualcosa all'infuori di sè stessi. E forse nemmeno la vide, anzi non la vide proprio. No, non perchè non era alla sua altezza, figurarsi non era quel tipo di persone, ma semplicemente perchè lei in quel momento non era sè stessa. Sotto quel trucco, quegli abiti, sotto quella pioggia non voleva essere sè stessa ma qualcun e altro. E diventando qualcun altro non lasciò alcun segno...
   
 
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