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Autore: Polis    30/08/2007    2 recensioni

Nel silenzio della notte qualcosa di muove coperto dal velo della nebbia che mai come ora sembra assetata di sangue.
(Una storia leggera, semplice e chissà capace di provare qualche brivido.)

"<< Alice... >> Le palpebre socchiuse verso un sonno interminabile, la voce debole... le parole disperse nella brezza della notte mentre la vita terminava il suo ciclo."

Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una storiella breve, leggera. Scritta in una sera in cui ascoltando musica mi ispirai. Mi piace scrivere, come mi piace leggere. Spero vi piaccia. Consideratela come una storiella, nulla più.


Nella Nebbia...


La coda toccò la dove non doveva toccare, il movimento sussultorio del tavolo sbilanciò il bicchiere di cristallo compromettendone definitivamente la stabilità e causandone la caduta.
Angel osservò i piccoli frammenti di vetro spargersi per la sala. Il pavimento ne fu presto coperto formando una zona ostica e pericolosa.
<< Vaffanculo maledetto cane schifoso, ed ora chi pulisce? Tu? Vattene piccolo sacco di pulci >> Tuonò l'uomo in preda alla foga.
Il cane non si mosse guardando il padrone con aria incuriosita, i suoi occhi rispecchiavano la tranquillità di un'anima in pace con se stessa. Scodinzolava tranquillamente mentre Vash scalciava nell'invano tentativo di spaventarlo.
<< Cagnaccio della malora, quando imparerai a startene nella tua cuccia... >> ora rideva, l'uomo amava il suo animale, era l'unica compagnia di Vash dalla morte della moglie.
Un tuono illuminò la stanza riflettendosi nelle increspature delle schegge sparse per terra e provocando una danza di luce dalle apparenze sovrannaturali. Fuori non pioveva e non v'era traccia di nebbia.
Vash non notò tale spettacolo ma Edd si, sempre scodinzolando varcò la porta che dava sul giardino.
Ripulito il pavimento l'uomo fece per andarsene a letto.
Era stata una giornata pesante, l'agenzia lo aveva chiamato per ben 3 volte consecutivamente e tutto quel sangue non gli aveva fatto bene.
Dalla morte della moglie sulla cittadina aleggiava una strana nebbia, non si sapeva cosa la provocasse, non c'era umidità nell'aria, si sapeva solo che dove essa appariva non se ne andava mai sola.
<< Questa maledetta nebbia uccide... ti passa attraverso e dice: ciao bello, mi spiace ma sei morto! >> Commentò ore prima il suo assistente all'obitorio. Ricordò che trattò coi guanti quelle parole, non erano altro che una batutta.
Almeno sperava.
In effetti era proprio così, la nebbia appariva in una zona ed in essa avvenivano sempre degli incidenti che costavano la morte a qualcuno.
I pochi testimoni che avevano assistito a tale fenomeno la raccontavano come “un velo bianco come la neve e dal sapore di morte”. L'obitorio del paese non era mai stato così pieno di lavoro. Non si poteva prevenire, non si poteva evitare e non si poteva fuggire, la nebbia era una macchina di morte incredibilmente efficiente.
Tuttavia quel giorno successe qualcosa di strano, la terza vittima sulla quale dovette operare l'autopsia lo lasciò allibito.
Non rivelava ferite o lividi, la sua perfezione lo lasciò sconcertato. Ma si disse, capita, quando si muore per soffocamento non si hanno molti segni in superfice.
Le prime diagnosi della morte furono che alla ragazza mancò il respiro per un'intervallo sufficente a causarne una deficienza cardiocircolatoria irreversibile.
Già ma quando Vash incise scoprì che a essa non mancò l'aria, bensì i polmoni per respirarla.
Il suo viso rivelava una smorfia di terrore, gli occhi vitrei brillavano ancora il buio del terrore. Vash avrebbe voluto sapere cosa avesse contribuito a quella smorfia, quale visione fosse risultata talmente terribile da sfigurare quel bel viso per l'ultima volta.
Quando aprì il torace sussultò, in esso non vi era traccia dei polmoni, erano stati asportati, ma senza causare danni esterni. Sembravano volatilizzati nel nulla, asportati precisamente e velocemente.
Ricordò anni prima mentre firmava il documento che accosentiva alla donazione di organi della moglie appena deceduta a causa di quel terribile incidente.
Ricordò anche il tacito accordo secondo il quale lei non voleva donare gli organi una volta avesse lasciato questo mondo. Accordo che non rispettò.
Amava sua moglie, quanto l'amava lo sapeva solo Dio. Però quel giorno, quegli avvocati... aveva deciso di donare parte di lei ai bisognosi sperando così facendo lei potesse rivivere. E sembrava proprio lo stesse facendo.
Si prende ciò che le serve... Pensò debolmente mentre saliva le scale che lo avrebbero portato in camera.
Prima di apoggiare il piede sull'ultimo scalino però si fermò. Edd.
Il cane aveva l'usanza di accompagnarlo a letto e dormire ai suoi piedi. Non era mai capitato che Vash percorresse quelle scale solo.
<< Edd, Edd, vieni piccolo! >> Chiamò l'uomo.
Nessuna risposta, nessun movimento oltre le tende che davano sul giardino.
Vash si preoccupò e scendendo le scale continuò a chiamare il proprio cane. Faceva freddo e si coprì le spalle con una coperta. Faceva dannatamente freddo.
Vash spostò la tenda e si scopri tremante mentre osservava il giardino coperto dalla nebbia più fitta che avesse mai visto.
<< Edd!! Qua Edd!!! >> Vash chiamò sempre più forte, ora nella sua voce c'era l'aria della preoccupazione ed un sottile velo di paura.
Una strana figura si mosse nella sua direzione. Sembrava correre ma non poteva esserne certo, non si vedeva nulla.
Vash indiettreggiò ma corse all'impazzata quando vide che si trattava di Edd. Il cane arrivò correndo e si fermò solo fra le braccia del proprio padrone, sotto una marea di carezze. L'uomo era inginocchiato, in mezzo al prato ora sommerso dal bianco opaco della nebbia.
<< Grazie a Dio Edd... Grazie a Dio! Forza entriamo ora, qua fa freddo e questa nebbia non mi piace nulla... >>
SBAM
La porta si chiuse alle sue spalle, troppo lontano per poterla raggiungere in tempo, troppo lontano per poterla scorgere con quella nebbia.
Ora nel volto di Vash comparve lo spettro del terrore che intensifico la sua morsa quando vide la fede appesa al guinzaglio di Edd. Era l'anello di Alice, le iniziali incise al suo interno non mentivano. Ma perchè l'aveva Edd... e chi lo aveva messo la.
Un rumore, un sussurro nella notte. Vash alzò gli occhi, tremando ma non per il freddo. Il respiro si fece irregolare... i battiti accelerarono così come la confusione nella testa dell'uomo.
<< Cosa diavolo... Alice >> Gli occhi incontrarono quelli di lei, la cui figura si alzava prepotentemente nell'opacità del cielo. Appariva in tutta la propria bellezza dei suoi anni migliori. Gli occhi verdi risplendevano nella notte così come la mano tesa verso un'abbraccio non più possibile.
<< Alice... >> La palpebre socchiuse verso un sonno interminabile, la voce debole... le parole disperse nella brezza della notte mentre la vita terminava il suo ciclo.
Vash si alzò tremante ed il panico lo avvolse per l'ultima volta mentre la defunta moglie asportava dal suo corpo l'unica parte mancante. Il suo ancora caldo e spaventato cuore.
Cadde in silenzio portando con se la malvagità dell'oscurità che da quella notte non vide più alcuna nebbia.

  
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