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Autore: Medea00    10/02/2013    12 recensioni
OS sulla falsa-riga di Blame it on Blaine: l'esibizione di "The boy from the next door" di Kurt dal punto di vista di Blaine.
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa OS mi era stata promptata da Alessandara. Era sepolta nel mio pc da un bel po', così ho pensato di riesumarla per sollevare un po' l'animo delle Klainer. COURAGE! I Klaine sono sepmre belli, anche da separati ;)

A boy like that






“Okay va bene non ce la farò mai morirò su quel palco e basta.”
Roteai gli occhi per la centesima volta quel giorno, mentre Kurt, davanti a me, saltellava sul posto continuando a sventolare le mani a mezz’aria, dimostrandosi completamente in ansia.
“Kurt. Kurt.” Scandii meglio, afferrandolo saldamente per le spalle e costringendolo a fermarsi, prima di rivolgergli un sorriso dolce: “Andrà tutto bene. Deve andare bene. Il fantasma dell’opera è un musical bellissimo e cantato da te è unico. Fidati di me.”
Ma nonostante la mia voce ferma e i miei occhi puntati su di lui, scosse leggermente la testa, per niente convinto. Il punto è che a breve sarebbe stato il momento della sua audizione per entrare nella NYADA e, a essere sinceri, ero più teso di lui. Però un bravo fidanzato deve consolare il suo partner nel momento del bisogno, e grazie al cielo ero bravo a recitare.
O almeno, così pensavo.
“Come faccio a fidarmi di te se ti stai mordendo il labbro da mezz’ora?!”
Oh. Dannato nervosismo e riflessi involontari dovuti al nervosismo.
“… Oh Blaine, andrà malissimo, non è così? Non sarò mai preso in quella scuola.”
“Adesso stammi bene a sentire.”
Avevo intenzione di essere chiaro, perché partire demoralizzati non era assolutamente il miglior modo per fare un’ottima esibizione, e Kurt non aveva nessun motivo per dubitare di se stesso. Certo, il destino era stato un po’ meschino per lui, ma era arrivato il suo momento; era pronto. Me lo sentivo.
“Ti ricordi? Abbiamo avuto una conversazione simile l’anno scorso, alle Regionali.”
Al ricordo di quella giornata, il volto di Kurt si illuminò in un sorriso, e io mi trattenni a malapena dal baciarlo.
“Hai ragione – mormorò – ero ridicolo allora e lo sono anche adesso.”
“Ma la vuoi smettere? Sei stupendo.”
Non furono le parole a stupirlo, ma la sincerità con cui le pronunciai: lo vidi trasalire per un momento, i suoi occhi diventarono più limpidi, come se dopo più di un anno non si fosse ancora abituato a quella che era la pura e semplice realtà.
“… E se mi scordassi le parole?”
Mi guardò di sottecchi, con le labbra contratte in una smorfia, un’espressione adorabile.
“E se inciampassi sui miei stessi piedi? E se mi prudesse il naso?”
“Tu vai avanti, fai finta che sia tutto parte della coreografia. Sii sempre convinto, e non pensare all’audizione.”
“Ma come faccio? Io non posso non pensarci. In pratica ho vissuto la mia vita solo in funzione di questo.”
“No.” Lo fermai. Perché Kurt era molto di più di tre minuti e mezzo di musica e movimenti. Kurt era speciale. E doveva dimostrarlo solo a se stesso.
“Canta per me. Il pubblico sono solo io. Canta come se dovessi dedicarmi un’esibizione.”
Quelle frasi non ottennero l’effetto sperato; pensai che scoppiasse in un sorriso, qualcosa di incredibilmente romantico che ci avrebbe fatto tutti e due sciogliere dietro le quinte di quel palco del McKinley. Invece, mi fissò. Sembrava pensieroso, come se stesse riflettendo intensamente su qualcosa.
Soltanto qualche secondo dopo lo vidi prendere un piccolo respiro, rispondendo, in modo sicuro: “… Okay.”
“Okay?”
“Okay.”
E c’era qualcosa, nel modo in cui mi stava guardando, che avrebbe dovuto farmi capire esattamente il suo piano. Non sembrava più in ansia, no. Era serio, concentrato. Emozionato, forse?
Conoscevo troppo bene il mio ragazzo per capire che la sua bellissima testa sovrastata da lacca stava architettando qualcosa.
“… Kurt? A che stai pensando?”
“Non farò il fantasma dell’opera.”
Per poco non si staccò la mascella dalla mia faccia.
“Ch- che cosa?! Ma-ma cos-com-“
“Blaine. Non ti preoccupare. Ho un piano. Canterò un’altra canzone, l’avevo provata comunque, come potenziale provino.”
E no. Mi ero perso qualcosa. Che stava dicendo? Che stava facendo?!
“Kurt… ma… sei sicuro? Voglio dire, che canzone è?”
Il suo sorriso si trasformò lentamente; adesso, in realtà, assomigliava più a un ghigno.
“Vedrai.”
“… Okay.”
Se c’era una cosa che avevo imparato in un anno e mezzo di relazione con Kurt e quasi due di conoscenza, era che non dovevo mai sottovalutare il suo sguardo diabolico e la sua voce melliflua.
Così, a passo incerto, gli diedi un velocissimo bacio a stampo, per poi andare via e sgattaiolare sui sedili dell’auditorium; che canzone poteva mai cantare? Non era il fantasma dell’opera. Non poteva essere Funny Girl, o Rachel probabilmente lo avrebbe ucciso. Ma allora cosa?
Il mio cellulare mi distrasse da quei pensieri: era Wes. Dovevo vedermi con lui per aiutarlo con una canzone da portare al prossimo consiglio degli Warblers, francamente, me n’ero completamente dimenticato.
Riattaccai poco educatamente la sua chiamata, scrivendogli che ero impegnato e che lo avrei ricontattato dopo; ma no, con mia grande sfortuna avevo un migliore amico che non conosceva la parola “discrezione” e così cominciò a riempirmi di messaggi.
 
Chi sei? Che hai da fare di così importante? E’ questo il modo di trattare i tuoi amici? Davvero complimenti Blaine. Ti farei una statua solo per vedere i piccioni cagarti addosso.
 
Wes, non ora, ho da fare. Risposi schietto, ma non feci nemmeno in tempo a mettere il cellulare nella tasca della felpa che cominciò a vibrare di nuovo.
 
Da fare cosa? Riguarda Kurt non è vero? E’ lì con te? Salutamelo.
 
 
No, digitai velocemente, non è qui con me. In realtà in questo momento è appena salito sul palco e- cazzo.
 
E in quel momento esatto, la mia mente andò in corto circuito.
 
Blaine? Blaine? Che succede? Chi c’è?
 
Niente da fare. Non saprei dire nemmeno come riuscii a digitare “Kurt. Pantaloni”, prima di spalancare gli occhi verso il mio ragazzo che era su quel palcoscenico e stava cantando The Boy Next Door.
Con una camicia nera, dei pantaloni incredibilmente aderenti e delle mosse molto, molto sensuali.
 
Kurt ha ingoiato i pantaloni? Mi chiese Wes, e soltanto per un attimo fissai lo schermo inebetito perché, che diavolo si fumavano alla Dalton?
Ma non avevo tempo da perdere con lui, non in quel momento, non quando Kurt stava ballando in quel modo e oh, Dio, faceva proprio caldo lì.
Bene, adesso dovevo affrontare il problema di uscire dall’auditorium con un grandissimo problema al di sotto dell’equatore.
Gli avevo detto di cantare per me, di dedicarmi qualcosa… non avrei mai immaginato questo. Non avrei mai osato sperarlo, nemmeno nelle mie fantasie più erotiche.
E poi Kurt alzò la gamba portandosela fino al petto e, beh, non ci fu molto altro da dire.
 
 
Quando finì la sua audizione, beccandosi tutti i meritatissimi complimenti dell’esaminatrice, lo vidi correre fuori verso le quinte, trovandosi così a pochi metri da me, che lo fissavo ancora ammaliato.
“Oh mio Dio Blaine ce l’ho fatta, non ci posso credere! E’ andato benissimo e-“
Il resto della frase gli morì in gola. O, più precisamente, tra le mie labbra incastrate contro le sue, così come le nostre lingue; feci scivolare languidamente una mano lungo il suo petto, per poi scendere fino alle gambe, accarezzando delicatamente la curva perfetta del suo sedere.
“Deduco che ti sia piaciuto lo spettacolo”, bisbigliò ad un mio orecchio, mentre con una mano andava a sfiorare la mia crescente erezione.
“Tu dici?”
In risposta, fece una piccola risata provocatoria, e no, davvero, non avrei saputo resistere un secondo di più.
Quando la porta del camerino si chiuse alle sue spalle lo spinsi contro di quella, sollevandolo immediatamente per le gambe, mentre lui si avvinghiava a me con tutto il suo corpo.
“Blaine, ma siamo in-“
“Shhh”, lo fermai, “E’ il turno della mia esibizione.”




 
 
   
 
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