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Autore: Ema Penniman    10/02/2013    2 recensioni
Dalla storia:
“Dove stai andando di bello?” chiese Nick indicando lo zaino del ragazzo.
Il sorriso di Jeff si spense immediatamente e distolse lo sguardo abbassandolo “In realtà da nessuna parte- fece un sospiro –due giorni fa mi hanno sfrattato dall'appartamento in cui vivevo, e qui- indicò lo zaino sulle sue spalle –ci sono tutte le cose che sono riuscito a portarmi appresso” era parecchio imbarazzato mentre parlava e continuava a torturarsi le dita e a tenere lo sguardo basso.
“Ma- non hai nessuno che può ospitarti per qualche giorno?” chiese allibito Nick. Il biondo scosse la testa in segno di diniego.
Nick non pensò nemmeno a quello che stava per fare, aprì la bocca e diede voce ai suoi pensieri “Puoi venire a stare da me”
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval | Coppie: Nick/Jeff
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 2

Don’t leave me this way
 

 
 
 
Quella sera Nick non si curò dello scorrere del tempo.

Seduto sul pavimento, appoggiato ad uno sportello della cucina, stringendo convulsamente il biglietto che Jeff gli aveva lasciato, piangeva. Piangeva come non faceva da parecchi anni.

Quando, dopo qualche ora, camminando con la coda tra le gambe, Luna gli si avvicinò leccandogli una mano, finalmente si rese conto di cosa stava facendo. Alzò la testa dalle ginocchia e guardò la cagnolina, che condivideva le emozioni del padrone. Così Nick si decise ad alzarsi e ad andare a dormire.

Stranamente si addormentò all’istante insieme a Luna, alla quale aveva permesso, concessione che le accordava di rado, di dormire nel suo letto.



La sveglia suonò alle sei in punto e Nick si preparò in tutta fretta per andare a lavoro. Fece colazione al bar ordinando il solito caffè macchiato senza zucchero.

Pagò il conto e si diresse di filato nel suo ufficio. Per tutta la mattina non uscì dalla sua stanza. Concluse pratiche e finì tutti i compiti che in quei giorni aveva lasciato in sospeso. Per pranzo, mentre tutti i suoi colleghi scesero in mensa per mangiare, lui rimase nel suo piccolo ufficio a lavorare. Nel pomeriggio lavorò per due processi e alle dieci, finalmente ritornò a casa. Ordinò una pizza e la mangiò sul divano guardando la televisione e non prestando reale attenzione a ciò che vedeva.

Quei quattro giorni passati con Jeff erano stati i più belli della sua vita, ma erano stati solo un bel sogno. Era tempo di andare avanti. Ritornare alla grigia vita di prima.
Si mise il primo pigiama che trovò e sprofondò in un sonno senza sogni.

La mattina seguente ripetè la stessa routine.

Per tutta la settimana non fece altro. La presenza del biondo era solo stata uno sprazzo di colore in una tela grigia. La sua solita, triste vita era tornata come prima.

Qualche sera dopo, rincasando dopo il lavoro però trovò il ragazzo sotto il portone di casa sua. Jeff aveva le cuffie, quindi non si accorse della presenza del moro che potè studiarlo attentamente. Portava dei guanti nonostante fosse maggio inoltrato e facesse caldo. Il ragazzo si girò verso di lui e gli sorrise togliendosi le cuffiette.

Entrambi rimasero a guardarsi per qualche istante ed il cuore di Nick sembrò volergli saltare giù dal petto, tanto batteva forte.

“Mi-mi fai entrare?” chiese Jeff interrompendo quel momento imbarazzante, facendo arrossire Nick, che annuì ed aprì il portone.

“Vuoi-ehm-ti offro qualcosa?” domandò Nick un po’ titubante, non sapendo esattamente cosa fare. Jeff scosse il capo e si andò a sedere sul bracciolo del divano “Dobbiamo parlare” disse poi sospirando tristemente.

Nick non riusciva a capire cosa stesse succedendo. Il suo cervello aveva smesso di reagire agli impulsi non appena aveva scorto la figura del biondo che lo aspettava davanti casa. Si sedette dalla parte opposta del divano contemplando Jeff che gli fece un sorriso amaro.

“Io- iniziò il ragazzo –mi sono comportato male” dichiarò non distogliendo lo sguardo da quello del moro. Nick annuì “Sei scappato come Frank Abagnale*”

Jeff ridacchiò “Già, non è stato molto carino da parte mia. Ma c’è un motivo” e a quel puntò Nick si lasciò sfuggire una risata triste “No. Non prendermi in giro, okay?

Almeno risparmiami questa umiliazione”

“No, sono serio. Ho avuto una buona ragione per andarmene” ribatté Jeff.

“Smettila. L’abbiamo capito entrambi perché te ne sei andato. Non posso farci nulla se mi piaci” sbottò il moro leggermente infastidito.

Jeff sorrise “Anche tu mi piaci, e tanto” ammise arrossendo. Nick, nonostante avesse letto quelle stesse parole nel post-it che Jeff gli aveva lasciato, non poteva credere che fosse vero, infatti sorrise ed inconsciamente si avvicinò di più al biondo che però aveva un’aria affranta.

“Ma allora perché te ne sei andato?” chiese il moro sempre più confuso.

Jeff prese un foglio stropicciato dallo zaino che aveva portato con se e lo porse a Nick.

 
Test n° 8
Il soggetto è risultato positivo al test della sindrome da immunodeficienza acquisita a cui è stato sottoposto.
Pertanto è classificato come soggetto a rischio ed è consigliato a esso di…
 
Nick non comprese nulla di ciò che aveva letto da quel foglio, solo la data di due giorni prima e la parola immunodeficienza acquisita… questo significava che-

“Sono entrato nello stadio avanzato da almeno un mese” disse Jeff interrompendo il momento di shock. Si tolse la felpa, rimanendo così in maniche corte e porse il braccio a Nick che lo osservò attentamente. Era pieno di macchie scure che deturpavano la superficie liscia della pelle del ragazzo. A quella visione il moro riuscì a stento a trattenere un singulto.

“Quando…?” non riuscì a dire altro guardando gli occhi di Jeff che piano piano si rattristavano.

“Me l’hanno diagnosticata tre anni fa. L’ha presa il mio ragazzo ed entrambi non lo sapevamo. Lui è morto l’anno scorso, dopo che abbiamo affittato una casa. Di solito le persone affette da AIDS vivono per anni, ma non nel mio caso,  l’ho contratta in stadio già avanzato. Mi dispiace di essere scappato, ma vedi, non volevo farti del male. Non sarei dovuto tornare, ma non ci sono riuscito. Non riesco a starti lontano, è come se ti conoscessi da una vita e mi dispiace così tanto di non avertelo detto perché-” ma non riuscì a finire la frase che Nick lo strinse in un abbraccio bagnato, perché mentre Jeff parlava le lacrime avevano iniziato a scendergli copiose.

“No, aspetta” protestò Jeff allontanandolo, ma non sortì nessun effetto. Nick non lo lasciava andare. E non lo avrebbe fatto mai più.

Jeff sorrise tristemente e ricambiò la stretta inspirando l’odore dell’altro ragazzo.

Dopo quelle che sembrarono ore si staccarono guardandosi negli occhi “Posso baciarti?” chiese timidamente Jeff e Nick lo guardò come se fosse un alieno “Perché me
lo stai chiedendo?”

Gli occhi del biondo si inumidirono “Perché… non lo so. Pensavo che- ma non fa nulla” disse sconsolato. Nick sorrise e gli prese il volto tra le mani facendo congiungere le loro labbra in un primo bacio salato e bisognoso.

Si strinsero l’uno l’altro convulsamente riuscendo a sentire i battiti di entrambi sopra il sottile strato di cotone. Jeff mise fine a quel bacio allontanando Nick bruscamente e guardandolo terrorizzato “Scu-scusa. Io non posso. Mi dispiace, non dovevo tornare- io-io-” ma il suo farneticare fu interrotto da Nick che gli prese una mano e lo guardò con un sorriso triste “Ora tu rimani qui con me” disse carezzandogli una guancia.

Jeff scosse la testa, ma non si allontanò dalla stretta dell’altro “Non posso. Non voglio farti del male” disse in un singhiozzo strozzato.

“Tutto quello che vuoi, ma tu non ti muovi di qui” asserì Nick deciso facendo sfiorare le loro labbra e coinvolgendolo in un caldo abbraccio, finchè Jeff non si decise finalmente a rimanere.

Dopo quelle che sembrarono ore Nick sciolse l’abbraccio e condusse Jeff nella sua camera da letto e gli diede un pigiama pulito per dormire. Lui fece lo stesso e si infilò il pigiama in bagno e tornato nella sua stanza trovò Jeff con indosso solo i pantaloni che si guardava il torace nudo, pieno di macchie scure, allo specchio.

Nick istintivamente gli andò vicino e l’abbracciò sentendo le lacrime del biondo che gli bagnavano la maglia. Lo fece sedere e lo guardò negli occhi. Quegli occhi muschiati che gli avevano letteralmente stravolto l’esistenza “Andrà tutto bene” sussurrò sporgendosi poi per baciargli la fronte.

Si addormentarono abbracciati nello stesso letto mentre Nick sussurrava parole di incoraggiamento al ragazzo che si affidò completamente nelle braccia del moro.

La mattina seguente Nick si svegliò molto presto. Si scostò da Jeff che era rannicchiato contro di lui e si diresse in cucina. Chiamò in ufficio e finalmente si prese un po’ delle vacanze che gli spettavano di cui non aveva mai usufruito. Se Jeff non aveva molto tempo, tutto quello che gli rimaneva, Nick l’avrebbe trascorso con lui.

Ritornò al letto e trovò Jeff già alzato che trafficava con il suo zaino “Che stai facendo?” chiese Nick allarmato.

“Ho sbagliato, non dovevo tornare. Non posso mettere a rischio anche te. Non è giusto, io-” ma nuovamente non riuscì a finire la frase perché Nick lo azzittì dandogli un bacio sulla guancia e sorridendo “Vuoi privarmi di stare con il ragazzo di cui mi sono innamorato per il tempo che mi rimane?” domandò il moro specchiandosi negli occhi di Jeff. Il biondo trattenne il respiro e Nick continuò “Lo so che ci conosciamo da un lasso di tempo ridicolo per poterti dire una cosa del genere, ma nessuno mi ha mai fatto sentire così. Guarda tu stesso” disse prendendo una mano del biondo e posandola sul suo petto. Jeff sorrise. Il cuore di Nick batteva così forte che sarebbe potuto uscirgli dal torace.

Così Jeff rimase lì e non provò più a scappare.

Ma i giorni continuavano a passare. Nick non tornò più a lavoro, tantomeno fece Jeff. Vissero per tutto quel tempo con i risparmi che il moro aveva messo da parte ed entrambi erano felici. Non andarono mai oltre a qualche bacio più spinto, ma non ne sentirono il bisogno, avevano tutto quello che avrebbero potuto sperare.

Un paio di mesi dopo però Jeff prese un raffreddore. Nick gli rimase accanto per tutto il tempo, finchè il ragazzo non si spense tra le sue braccia. Non c’era più. Non ci sarebbe stato mai più. Il moro pianse per un tempo indeterminato finchè non si addormentò tra le lacrime.



Si risvegliò a causa di un rumore proveniente dal bagno, il cuscino bagnato dalle sue stesse lacrime ed una strana sensazione. Si sistemò a sedere sul letto e si guardò in giro. Quella era la sua camera della Dalton.

Ma che cazz- ?!

“Jeff?” chiamò il moro. E la porta del bagno si aprì leggermente facendo comparire il biondo che si asciugava i capelli in mutande e lo guardava con espressione interrogativa. Nick lo guardò per un tempo infinito finchè Jeff non si strinse nelle spalle e richiuse la porta. E Nick l’aveva visto, non c’era nemmeno una macchia sul petto del ragazzo.

Si alzò di corsa e in un balzo raggiunse il bagno aprendo la porta e prendendo il viso di Jeff fra le mani e facendo combaciare le loro labbra.

Dopo che si separarono Jeff inarcò un sopracciglio “Cosa te lo ha fatto capire?” domandò con un sorriso sul viso.

“Non voglio perderti mai più” dichiarò il moro abbracciandolo stretto.

Ovviamente Jeff non capì nulla di quello che stava succedendo, ma gli andava più che bene così. Nick decise che non sarebbe mai più andato a letto dopo aver mangiato una scatola intera di brownies.

 
 
 
*Protagonista di Prova a Prendermi (Catch Me If You Can)




Spazietto di Ema
BENE =D se non si capisce, era tutto un sogno drogato di Nick, che si sparaflasha male xD
Perdonatemi immensamente per il ritardo, ma non mia andava molto di scrivere, non so perchè ma ogni volta che mi mettevo davanti al PC finivo per guardare la pagina bianca di Word...
Well... è la prima ff che finisco =D Grazie a tutti coloro che hanno letto 
Alla prossima 
Ema
   
 
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