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Autore: B Rabbit    10/02/2013    3 recensioni
«Andrà tutto bene, ok?»
Piangeva, scossa dai lievi singhiozzi che tentava di reprimere per non farsi scoprire da qualcuno.
Posò il mento sulle ginocchia, e stringendo maggiormente le gambe, chiuse gli occhi, raggomitolandosi di più in se stessa, quasi volesse sparire dal mondo, diventare trasparente e, magari, risvegliarsi in un luogo nuovo, luminoso, dove non avrebbe mai più sentito il dolore che le opprimeva il petto, che le divorava il cuore e l’anima avidamente, lasciando solo disperazione e solitudine.
«E’… successo, no?»
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Len Kagamine, Rin Kagamine | Coppie: Len/Rin
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Together










Protetta dalle quattro pareti arancioni della loro camera e nascosta dagli sguardi indiscreti dei suoi genitori, una ragazzina dai capelli dorati era seduta sulla moquette rossa con le gambe strette al petto, rinnegando la realtà che l’aveva sopraffatta.
Piangeva, scossa dai lievi singhiozzi che tentava di reprimere per non farsi scoprire da qualcuno.
Posò il mento sulle ginocchia, e stringendo maggiormente le gambe, chiuse gli occhi, raggomitolandosi di più in se stessa, quasi volesse sparire dal mondo, diventare trasparente e, magari, risvegliarsi in un luogo nuovo, luminoso, dove non avrebbe mai più sentito il dolore che le opprimeva il petto, che le divorava il cuore e l’anima avidamente, lasciando solo disperazione e solitudine.
Si portò dietro l’orecchio una ciocca bionda, e nascondendo il viso sulle gambe, respirò profondamente, serrando le palpebre con violenza, ignorando il dolore che le tormentava gli occhi, sperando di fermare quelle lacrime silenziose che, però, si sostituirono ai gemiti sommessi, liberati dalle labbra che si aprirono inconsciamente.
Alzò il viso segnato dalle scie lucide create da quelle perle cristalline e affievolì la stretta delle braccia, perdendosi nel colore monocromatico di una di quelle pareti che aveva dipinto insieme a lui, in un giorno d’inverno.
«Rin …»
Allontanandosi titubante dalla soglia della porta, un ragazzo si avvicinò piano, e fermandosi alle spalle della sorella, guardò fuori dalla finestra, osservando i morbidi panneggi delle tende bianche muoversi appena, accarezzate gentilmente dal vento.
«Non piangere …»
Il sedicenne serrò la mano destra con forza, continuando a guardare il tessuto chiaro ondeggiare vicino al vetro trasparente.
«Andrà tutto bene, ok?»
Ed abbandonando la finestra, le iridi blu scivolarono sulla scrivania situata davanti a loro, sommersa da palle di carta arrotolata, appunti mal conservati e, al centro, da due quaderni pentagrammati, uno azzurrino, decorato con faccine e scritte, e uno blu oltremare, segnato da note, chiavi musicali e da molteplici tempi scritti con il pennarello indelebile nero.
Gli zaffiri seguirono con lo sguardo la scia lasciata a terra dalle matite e dagli spartiti, notando due paia di cuffie da stereo bianche posate vicino ai due leggii neri dimenticati sulla moquette.
L’attenzione del ragazzo fu catturata dalle chitarre elettriche abbandonate nell’angolo della stanza, illuminate appena dalla luce che filtrava dalla finestra, insieme all’amplificato combinato ricevuto dagli zii il Natale scorso.
Guardò con malinconia le corde del proprio strumento, rincorrendole più volte con lo sguardo, osservando poi la cassa armonica beige appena lucidata.
«Non piangere, ti prego»
Rin allontanò il volto dalle ginocchia ed alzò lo sguardo, perdendosi nel blu notte di un cielo artificiale, tempestato da puntini gialli dalle bianche sfumature.
Ricordò quando, sette anni fa, chiese ai suoi genitori di dipingere il soffitto della sua camera insieme al fratello perché, a causa delle luci della città, non aveva mai ammirato una notte stellata.



Così ci addormenteremo guardando le stelle, Rin!





Rin si morse piano il labbro, percependo quel bruciore familiare tormentarle gli occhi, e tremando a causa dei prepotenti singhiozzi, strinse le mani con forza, sentendo le unghie ferirle la pelle chiara delle cosce.
«Rin …»
Il ragazzo si sedette alle spalle della sorella, percependo la moquette rossa accarezzargli la stoffa azzurrina dei jeans, e incrociò le gambe, facendo attenzione a non sfiorare la schiena della ragazza con le ginocchia.
Sospirò, osservando tristemente l’esili spalle della bionda alzarsi appena a causa dei singulti.
«Sai …»
Len alzò lo sguardo verso il soffitto e scrutò quegli astri fasulli che aveva colorato insieme a lei, ripercorrendo con la memoria le pennellate fatte con insicurezza e paura, tra risate e dispetti.
«Credevo … di odiare i nostri genitori … di disprezzarli per quello che ci hanno detto …»
Il giovane sorrise ironico e socchiuse gli occhi, ridendo appena.
« Ero davvero sconvolto quando papà ci ha chiamato “bestie ripugnanti”…»
Il gemello strinse le proprie caviglie con forza e si lasciò cadere lentamente all’indietro, sdraiandosi sul tappeto rosso, e flettendo le gambe, socchiuse l’occhio sinistro, lievemente infastidito per i tocchi ruvidi della vecchia moquette.
«Ma… non provo odio … o rabbia, non so perché …»
Il ragazzo sospirò, posando il braccio destro sulla fronte pallida.
«Provo … frustrazione, tristezza»
Il biondo si morse il labbro con forza, ferito dai singhiozzi della sorella.
«Ti prego, non piangere …»
Il braccio scese lentamente, celando gli occhi che si chiusero lentamente, nascondendosi dietro le palpebre stanche.
«Non possiamo farci niente, no?»
Un goccia limpida scese piano dalle ciglia, bagnandogli lo zigomo sinistro con la sua carezza.
«E’… successo, no?»
Len si morse internamente il labbro, sussultando appena, lasciando che il canino superiore affondasse piano nella carne.
Strinse con forza la mano sinistra, cercando di ovattare - con qualcosa di simile al dolore - i pianti e i singulti della sorella.
«Ci hanno chiesto scusa … due settimane fa, ricordi? Quel mercoledì …»
Il ragazzo posò il braccio destro sulla moquette, e stringendo tra le mani i filamenti, si sollevò da terra, sedendosi.
«Ci hanno chiesto scusa …»
Il biondo rimase in silenzio per qualche attimo ed abbassò lo sguardo, osservando i palmi arrossati delle proprie mani.
Aprì piano le dita, guardando le linee che gli percorrevano la pelle.
«Mi mancano … le tue carezze, i tuoi abbracci»
Il giovane alzò il volto e socchiuse gli occhi lucidi, lasciando scivolare via quelle lacrime salate che gli bruciavano la pelle, bagnandogli le guance e il mento con l’angoscia natagli nel cuore.
« I tuoi baci »
E con un flebile soffio, Len chiamò debolmente il nome di sua sorella, cingendole le spalle con le braccia, e la strinse delicatamente a sé, posando il capo al lato sinistro della sua testa.



La ragazza sgranò gli occhi per la sorpresa e si voltò, trattenendo il respiro.
Ma non vide nulla.
«Sai, Rin …»
La fanciulla tremò, cogliendo una carezza d’aria sfiorarle la guancia fredda.
«E’ un po’ brutto da dire, lo so, ma… non vedo l’ora di poter essere nuovamente abbracciato da te»
Un lamento sommesso scivolò via dalle labbra della gemella, mentre un profumo familiare le invadeva le narici, turbandola.
Rin voltò lo sguardo ed osservò la spalla sinistra, sperando ti intravedere sulla sua maglietta bianca la piccola ombra lasciata da una goccia.
Da una lacrima che aveva percepito cadere sulla sua stoffa ispida, inumidendole appena la pelle.
«Sarò … sempre qui, ok?»
Le labbra sottili si incurvarono verso il basso e la bionda si lasciò sfuggire un gemito di frustrazione a causa di quello strano calore che si allontanava, fugace, divenendo sempre più tenue.
«Aspetterò con ansia il momento in cui staremo di nuovo insieme, consapevoli l’uno dell’altra»
E chinandosi verso la gemella, il giovane sorrise lievemente, sfiorandole l’orecchio con le labbra.
La bionda sussultò, percependo il sospiro del vento sfiorarle il lobo sinistro.
«Rin»
Len chiuse gli occhi, ed espirando piano, schiuse le labbra tremanti.
«Io -»
La ragazza sgranò gli occhi per poi socchiuderli piano, tremando convulsamente, mentre il cuore le batteva forte e veloce, risuonando in lei come i rintocchi di un orologio antico.
Si portò le mani al viso e gridò il nome del fratello, aggredendo la gola con la propria voce, e pianse, disperata, ignorando sua madre che la raggiunse, stringendola a sé.
Ignorò tutto, i sussurri dolci di quella donna, le parole di suo padre.
Sentiva unicamente le lacrime del suo cuore dilaniarla dall’interno, come i denti di una bestia feroce.
Aprì piano gli occhi lucidi, inspirando il dolce profumo della madre, e guardò la chitarra beige, ormai muta da quel maledetto mercoledì di due settimane fa.
Sembrava quasi che aspettasse lui, in quell’angolo della stanza, che la riprendesse, strappandola dalla moquette rossa e dal silenzio, facendo vibrare nuovamente il suo suono.
E lei, da sedici giorni, lucidava quella stessa chitarra, accarezzando piano la cassa armonica, come faceva lui.
Chiuse piano gli occhi e si strinse di più alla madre, sorridendo appena.



«Ti amo Rin»



















Ed eccomi qui a scocciarvi con un’altra one-shot sul Kagatwincest.
Yeeeeeeeeeee :D
Non ho scritto granché in questi giorni, forse per colpa della scuola, o forse perché i miei genitori, nel momento in cui sfioro con l’indice destro il tastino di accensione, mi fregano il pc.
Vi sembra giusto?
Poi, la domenica è proprio IMPOSSIBILE scrivere o correggere le fic.
Cooooomunque…
Oh si, vero, il motivo di codesta fanfiction.
Vediamo… stavo leggendo una ff sui nostri Kagamine dove, alla fine, c’era un’immagine motto bella e motto depressha.
http://tinypic.com/view.php?pic=2rh6z5c&s=7
Questa.
Argh! Il mio cuore!
Ma ma ma ma ma ma… Leeeeeeeeen ç___ç
Quando l’ho vista mi sono depressa ancora di più T^T
Quindi, ringrazio NingyoHimeDoll per aver allegato a quella magnifica fic quest’immagine.



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Waaah ç____ç
Ok, basta XD
Lo so, questa fic è insulsa, inutile e priva di senso logico, come me :D
Ho voluto azzardare con il genere “drammatico”, perché un po’ lo è, un pelino.
Ho voluto azzardare di più con l'avvertimento "incest" perché, anche se priva di scene sessuali, la fic parla dell'amore tra due fratelli.
*sale sul Road Roller insieme a Len*
Byeee sono pazza :D


  
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