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Autore: WakeMeUp    10/02/2013    3 recensioni
Il cuore aveva rallentato i battiti e la mente percorreva il suo corso, mostrandogli immagini sconnesse di avvenimenti che non sembravano neanche appartenere alla sua vita, perché lui non riusciva più a viverla, lasciando che qualcun altro lo facesse per lui. Affondò nuovamente il coltellino nella pelle e concluse l’incisione della prima lettera: Z.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ecco a te, babe.
Perdona il mio gesto di pirateria(?).
Alla mia partner, lots of love.


Si dice che il suicidio sia una cosa stupida. Si dice che la vita sia un bene che non va sprecato. Si dice che la vita non è facile ma vale la pena di essere vissuta. Si dice che la vita è una sola ed è un dono prezioso.
Ma è così anche con chi la vita decide di essere perennemente ingiusta?
E’ così anche quando si è un ragazzo gay di Doncaster, con un padre violento, una madre malata e psicologicamente debole, innamorato di uno dei propri migliori amici, fidanzato dell’altro proprio migliore amico?
E’ così anche quando si è costretti a soffrire ogni giorno?
E’ così anche per chi ogni giorno viene picchiato dal padre perché non degno di essere chiamato uomo e vivere sotto il suo stesso tetto?
E’ così anche per chi in venti anni di vita ha visto e subito cose che i ragazzi della sua età non possono neanche immaginare?
E’ così anche per chi deve combattere con una madre che non riflette, che ha le allucinazioni, che qualche volta non lo riconosce, che anche quando è lucida lo tratta male e gli regala tutto tranne che sorrisi e amore?
E’ così anche per chi non sa come arrivare a fine mese e mantenere un padre disoccupato ed una madre malata?
E’ così anche per chi ogni giorno vede l’unico ragazzo che abbia mai amato, che abbia mai voluto, tenere la mano dell’altra persona più importante della propria vita?
Era così, per Louis, che non sapeva più chi era, che viveva la sua vita come non lo fosse, che non riusciva più a provare emozioni? No, per Louis non era così.


Le mani bruciavano, i segni rossi sulle braccia erano sempre più freschi e vivi, il sangue scorreva lentamente scivolando sulla pelle bianca, caldo, bastardo e bellissimo.
Le mani erano strette a pugno in un gesto spontaneo che voleva rappresentare la forza, ma in realtà era solo un modo per provare ancor più dolore.
La testa poggiata sul tappeto, le gambe piegate con le ginocchia alte, le braccia abbandonate sul pavimento freddo. Il cuore aveva rallentato i battiti e la mente percorreva il suo corso, mostrandogli immagini sconnesse di avvenimenti che non sembravano neanche appartenere alla sua vita, perché lui non riusciva più a viverla, lasciando che qualcun altro lo facesse per lui. Affondò nuovamente il coltellino nella pelle e concluse l’incisione della prima lettera: Z.
Le immagini di lui e Zayn apparivano chiare nella sua mente, lacerandogli il petto più di quanto il coltellino stesse facendo sulle braccia.

**
 
«Ehi Lou.» disse Zayn, avvicinandosi a lui che era seduto su una panchina a pochi passi dal campetto da calcio.
Louis alzò la testa e cercò di nascondere le lacrime, invano perché Zayn riconobbe subito quel velo trasparente sui suoi occhi azzurri pieni di lacrime che stavano, per l’ennesima volta, per bagnargli il volto.
Si avvicinò a lui e gli mise una mano sul ginocchio scoperto, passandogli l’altra tra i capelli bagnati.
«Tutto bene?» chiese poi. Louis lo guardò, abbozzando un sorriso, e annuì.
«Sì, non preoccuparti Zayn, torna a giocare.» disse, sforzandosi di sfoderare un sorriso convincente, senza risultato.
«Louis, non mentirmi, hai pianto.» asserì il moro, con un’espressione preoccupata sul volto. Louis scosse la testa, portandosi una mano sulla caviglia destra.
«Oh no, è per la caviglia, è stata un’entrata un po’ brusca.» disse, ridacchiando leggermente, facendo rilassare di poco Zayn che scosse la testa.
«Non è vero, ma non ti forzerò a dirlo. Sappi che io sono qui e chiunque ti stia facendo soffrire non ti merita.» disse, avvolgendogli il busto con le braccia, lasciandogli un bacio sulla fronte. Louis si rilassò e portò le braccia attorno alle spalle dell’altro ricambiando l’abbraccio.
Quando sciolsero l’abbraccio Zayn gli sorrise e gli lasciò un ultimo bacio sulla guancia, prima di tornare dal suo fidanzato e lasciarlo lì, con la consapevolezza di essere per lui solo un peso di cui preoccuparsi.
«Sei tu quello che mi fa soffrire, Zayn.» sussurrò, lasciando che quelle parole venissero portate via da quel fresco vento di aprile.

**

Un’altra cicatrice si formava, un altro ricordo spariva, un altro battito diminuiva e un’altra persona iniziava a piangere per lui, che di lacrime ne aveva versate troppe. Un altro segno rosso, ed anche il simbolo centrale prese vita: +.

**

«Ehi Lou!» la voce di Zayn gli arrivò forte alle orecchie e lo fece voltare, con un sorriso spontaneo sul volto che sparì immediatamente quando i suoi occhi scrutarono la figura accanto a lui e le loro mani intrecciate.
«Ehi Zayn…» asserì, sconfitto come sempre, gli occhi bassi e il cuore sanguinante. «…Harry.»
«Ciao, Boo Bear.» lo salutò affettuosamente il riccio, avvicinandosi al suo migliore amico, stringendolo in un abbraccio caloroso, ma che a Louis arrivava come una doccia fredda.
«Allora, come stai?» gli chiese il moro. Erano passate le vacanze di Natale, e durante quel periodo si erano visti solo due volte, mentre Louis sapeva che Harry e Zayn si erano visti quasi tutti i giorni. Ma funzionava così, perché avrebbero dovuto chiamarlo quando potevano starsene tranquillamente da soli?
«Tutto bene.» sospirò, accennando un falso sorriso che i suoi due migliori amici presero per sincero. Ormai aveva imparato a recitare anche con loro. «E voi?» chiese poi, conscio di non voler conoscere la risposta.
«Tutto benissimo.» asserì un Harry sorridente, voltandosi verso Zayn che gli regalò un sorriso pieno d’amore ed annuì, avvicinandosi poi a lui per posare le labbra sulle sue.
«Già.» sussurrò Louis. Lo sguardo a terra, i pugni chiusi, le braccia doloranti, il labbro inferiore torturato dai denti e il cuore a pezzetti.


**

Ancora un altro taglio, altro sangue scorre via, altri ricordi si fanno confusi, la vista si appanna e tutto ciò che è Louis arde, brucia, ma fa del male solo a se stesso.
Un ultimo segno rosso si fa spazio sul suo braccio martoriato e lascia che un’ultima lettera appaia chiaramente, brillante come quegli occhi verde smeraldo: H.

**

Un tocco leggero sulla porta annunciò l’arrivo del suo migliore amico, che fu prontamente accolto da un Louis abbandonato su un letto di lacrime, che ancora una volta aveva imparato a nascondere.
Si asciugò le lacrime, si dipinse un falso sorriso sul volto, finse per l’ennesima volta di essere ciò che non era e si mise a sedere al centro di quel letto che di lui conosceva solo lacrime, prima di lasciar entrare Harry e osservarlo mentre felice gli si spalmava addosso, sorridente e pieno di vita, come Louis era e non sarebbe mai più stato.
«Ho una notiziona, Boo Bear!» asserì il riccio felice. Louis si fece carico d’indifferenza e sorrise.
«Allora cosa aspetti a dirmela?» il suo falsissimo sorriso tornò a fargli visita e quasi ebbe pena di se stesso.
«Sono stato a casa di Zayn ieri pomeriggio.» un graffio, sulla parte sinistra del petto. «Ho fatto l’amore, per la prima volta, con lui.» una lama affilata che affonda nel petto e sfiora il muscolo che lo tiene stretto a quella vita di cui era già stufo. «Mi ha chiesto di essere il suo fidanzato, ufficialmente.» una pugnalata, dritta al cuore.
Un sorriso finto, un abbraccio di congratulazioni, una pacca sulla spalla e un  «Sono davvero felice per voi, Hazza.» che non lasciavano spazio ad altro… che non lasciavano spazio a lui.


**

Gli occhi completamente chiusi, il respiro mozzato, il sangue scivolato via copioso dalla vena rotta.
Il rumore di una porta sfondata, delle grida, un corpo accasciato sul suo, dei singhiozzi poco lontani, cuori che battono, cuori che urlano, contro il suo che aveva appena iniziato a riposare.
Un sussurro, poi il vuoto.
«Ti amo.»

Sì, Zayn gli aveva detto che lo amava, e sì, era sempre stato così. Eppure, Zayn al suo funerale ci era andato tenendo la mano di Harry.
E sì, Harry aveva pianto per anni a causa della sua scomparsa. Eppure, ogni giorno sorrideva a suo figlio mentre le mani del bimbo accarezzavano la leggera barba del moro.
Louis Tomlinson era un impegno, un fastidio, una responsabilità che nessuno aveva mai voluto.
Ma no, non era affatto così. No, il suicidio non è mai la scelta giusta. No, non ci saranno mai motivazioni abbastanza valide per togliersi la vita.
E sì, quel bambino portava il suo nome.
   
 
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