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Autore: Smash_    10/02/2013    6 recensioni
-Stupido tram, stupido tram, stupido tram, stupido tram, STUPIDO TRAM- impreco, contro il tram che quella mattina era partito prima del previsto.
Ora sto correndo come una pazza per evitare di arrivare in ritardo a scuola, che tra l’altro inizia tra pochi minuti. Malgrado non sia tanto male a correre, in questo momento avere la velocità di Bolt mi farebbe piacere.
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-Possiamo parlare di cose importanti?- chiedo io retorica asciugandomi le lacrime per la risata.
-Ovvero?- mi chiede Alex, smettendo di ridere.
-Domani non deve venire il tuo amico da Miami?- chiedo, guardandolo.
-Ah si, Austin arriva domani a mezzogiorno e sta da me per tre settimane- esclama elettrizzato.
Parla sempre di questo suo amico, ormai lo conosco talmente bene (non di persona ma sono dettagli) che domani potrei salutarlo dicendo “ Ciao Austin Carter Mahone che viene da Miami, nato in Texas, San Antonio, il quattro aprile 1996, migliore amico, del mio migliore amico Alex Constacio” ma penso che rischierei solo di spaventarlo.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Bondage
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-Stupido tram, stupido tram, stupido tram, stupido tram, STUPIDO TRAM- impreco, contro il tram che quella mattina era partito prima del previsto.
Ora sto correndo come una pazza per evitare di arrivare in ritardo a scuola, che tra l’altro inizia tra pochi minuti. Malgrado non sia tanto male a correre, in questo momento avere la velocità di Bolt mi  farebbe piacere. Appena arrivata davanti alla scuola, entro nell’edificio con il fiato corto, noto con piacere che manche un minuto al suon della campanella, quindi con molta calma mi avvio verso la mia classe.
-Janette Dean, Da a quando non si saluta più?- mi dice una voce alle mie spalle.
Mi giro, e vedo Dana e Alex.                
Dana l’ho conosciuta tre anni fa ma è come se fosse una vita, ed è la mia migliore amica, mentre Alex lo conosco da quando abbiamo sei anni, siamo migliori amici dall’asilo. Mi ricordo che la prima volta che ci siamo visti ci siamo parlati perché aveva calpestato i mio disegno e io lo avevo ben apostrofato, con i termini da bambini ovvio. Lui mi aveva sorriso e mi aveva iniziato a fare il solletico, da lì era partito tutto.
-Da quando i tram cambiano orario senza avvisare?- chiedo esausta.
I due si guardarono, poi guardarono me e scoppiarono a ridere.
-Non mi dire che…- Alex non riesce a finire la frase che scoppia nuovamente a ridere.
-Ma andateci tutti e due và- esclamo alzando le braccia al cielo.
Ma loro continuano a ridere come se non avessi detto niente.
-Vorrei sapere cosa c’è di così divertente nel fatto che io perdo il tram di prima mattina?!- chiedo sconvolta.
-La tu..tua faccia- dice Dana in preda alle convulsioni.
Sbuffo e mi avvio verso il mio armadietto, lo apro e inizio a prendere i libri delle prime due ore. Mi volto ,e mi trovo i miei due amici che cercano a fatica di trattenere una risata. Con scarsi risultati, infatti Dana fa un verso bizzarro che fa scoppiare tutti e tre a ridere.
-Dana cos’era? Un richiamo per un armadillo in calore?- scherza Alex, senza riuscire a smettere di ridere.
-Cos’hai contro gli armadilli?!- gli chiede lei scandalizzata.
-Possiamo parlare di cose importanti?- chiedo io retorica asciugandomi le lacrime per la risata.
-Ovvero?- mi chiede Alex, smettendo di ridere.
-Domani non deve venire il tuo amico da Miami?- chiedo, guardandolo.
-Ah si, Austin arriva domani a mezzogiorno e sta da me per tre settimane- esclama elettrizzato.
Parla sempre di questo suo amico, ormai lo conosco talmente bene (non di persona ma sono dettagli) che domani potrei salutarlo dicendo “ Ciao Austin Carter Mahone che viene da Miami, nato in Texas, San Antonio, il quattro aprile 1996, migliore amico, del mio migliore amico Alex Constacio” ma penso che rischierei solo di spaventarlo. E vorrei evitare di sembrare una pazza, dato che già metà scuola mi cataloga con questo aggettivo.
-Com’è questo tuo amico?- chiede Dana curiosa ad Alex.
-Si chiama Austin Carter Mahone, vive a Miami, è nato il quattro aprile 1996 in Texas, San Antonio, gli piace cantare e fa spesso delle cover, a volte le mette su youtube, è allegro e simpatico e un po’ possessivo, ma niente di che… Poi… gli piace giocare alla play, non ha fratelli ne sorelle, suo padre è morto quando era molto piccolo… Altro?- ripeto la solita cantilena di Alex, annoiata.
I due mi guardano talmente male che quasi mi fanno paura… Quasi.
-Che c’è?- chiedo, alludendo alle loro facce.
Alex mi abbraccia.
-Shhh, basta il tuo cervello si sta sovraccaricando, non vogliamo peggiorare la situazione- dice scherzando.
-Devo offendermi?- gli chiedo retorica staccandomi dall’abbraccio.
Lui mi fa il labbruccio dolce, e gli occhi dolci.
-Testa di cazzo- scoppiando a ridere con loro.
 
 
DRINNN
 

La campanella è suonata, questo significa che dobbiamo andare in classe.
-Dai andiamo- dice Dana, mettendosi in mezzo a noi due, e mettendo le braccia attorno ai nostri colli.
Così ci dirigiamo verso la classe, e una volta dentro di essa prendiamo posto sui nostri banchi. Il prof di letteratura entra in classe, e con il solito fare autoritario ci “saluta”.
-Bene… Allora… Dean, ci esponga la divina commedia- mi rivolge un sorriso falsissimo.
-Ehm… La divina commedia è… una commedia- il prof alza gli occhi al cielo, e si sentono risatine di sottofondo
-Scritta da Dante- continuo un po’ incerta, il prof mi guarda stupito.
-Bene, Dean, è riuscita a mettere insieme due parole… Mi compiaccio!! Ora però ci parli dell’autore ovvero Dante- dice guardandomi, con superiorità.
Io inarco un sopracciglio, ma chi pensa di essere?
Ora però le cose serie… Non mi ricordo una cippa, e i miei compagni preferiscono farsi due risate che suggerirmi.
-Certo, Dante… era un’uomo…- dico, cercando di mantenere la rabbia e l’agitazione.
-Penso che questo lo abbia capito anche il muro…- commenta innervosito, tamburellando le dita sulla cattedra.
-Mi lasci finire!!- sbuffo.
-Prego… Si esprima- esclama con aria crudele.
-Cosa vuole sapere di preciso?- chiedo, cercando di arrampicarmi sui vetri.
-Un po’ tutto… Ma diciamo ad esempio dov’è nato e quando- mi chiede lui.
-Lui è nato nell’ospedale della sua città…- dico inventandomi qualcosa che possa in teoria avere senso. Non in pratica.
-E la sua città è… ?- mi chiede, incitandomi.
-Ehm… FIRENZE- urlo, ricordandomi di averlo sentito durante una lezione.
-FINALMENTE- alza le braccia al cielo il professore.
-Quando?- chiede poi, fissandomi.
Orca l’oca, ora che mi invento?
-Beh… quando a sua madre si sono rotte l…- non riesco a finire perché il professore mi sta urlando incazzato
-DEAN!! La prego, intendevo la data!!- i miei compagni, intanto, si stanno contorcendo dalle risate.
-Beh prof, io non mi faccio i cazzi di questo povero uomo, al contrario suo che tra poco sa anche il suo gruppo sanguigno!!- dico cercando di sdrammatizzare. Ma ricevo una reazione non sperata.
 
 

-Il prossimo!!- urla la preside, che tra l’altro è, per mia grande sfiga, una grande amica di mia madre.
Entro nella stanza, strisciando i piedi e poco dopo alzo la testa, trovandomi lo sguardo di Miss Diley “addosso”.
-Ciao Janette, che succede?- mi chiede, sorridendomi.
-Ilprofmihamandatofuoriperchèhorispostoatono- dico frettolosamente cercando di essere non comprensibile. Ma purtroppo la mia preside è talmente sveglia che si accorge e capisce tutto.
Sospira pesantemente.
-Che devo dire a tua madre?- mi chiede, fissandomi.
-Lei si fa a pezzi tutti i giorni per te, e tu la ripaghi finendo rigorosamente in presidenza?- esclama irritata.
Io sto zitta, perché non so che dire. Ma se questa pensa di venire qui a farmi la predica, si sbaglia di grosso. Decido di alzare gli occhi, prendo coraggio e le dico
-Per quanto lei sia amica di mia mamma, non ha la più pallida idea di come sia la mia vita, nei lati negativi e in quelli positivi. Quindi la prego: mi dia pure la punizione, ma di eviti di fare la moralista- cerco di essere più gentile possibile, per quanto abbia voglia di urlarle in faccia.
Lei mi guarda per qualche minuto.
-Bene… Mercoledì pomeriggio dovrai stare qui a scuola, darai una mano alla bidella- borbotta senza degnarmi più di una sguardo, iniziando a lavorare sul computer.
-Beh che fai ancora qui?! Vai- mi scaccia dolcemente la preside.
Appena uscita dal suo piccolo studio, vado a sedermi sulla panca fuori dalla mia classe, e aspetto pigramente che la campanella suoni la fine delle prime tre ore. Nel frattempo penso a quello che mi ha detto Miss Diley, ma decido di non darci peso. Lei che ne sa di me? Mia madre certo, non è felicissima di come vado a scuola… Chi voglio prendere in giro? Non è per niente fiera di me. Si lamenta che fino all’anno scorso andavo bene, ero gentile con i prof, e che quest’anno sto esagerando. Io le rispondo sempre che è una fase della crescita, ma lei mi dice che non è una buona scusa. Intanto che ci penso sento la campanella che trilla.
Aspetto che Alex e Dana escano dalla classe, una volta usciti Dana mi fissa con aria rimproverante.
-Perché non hai studiato?- mi chiede lei, fissandomi negli occhi.
Non riesco a reggere i suoi occhi color ghiaccio quindi distolgo lo sguardo.
-Avevo un gran mal di testa, non pensavo di venire neanche sta mattina a scuola….- dico ciondolando con le spalle.
Nel frattempo Alex sta divorando un panino al salame, e in pochi secondi lo finisce… Dove lo mette tutto il cibo che mangia?!
-Perché non lo hai detto?- mi chiede ancora lei,facendo muovere i ricci castani.
-Dana sai come è il prof… Non mi avrebbe creduto- rispondo semplicemente.
-Si ma tentar non nuoce- insiste lei.
-Ham rangonemn- esclama Alex dando ragine alla mia amica, intanto che finisce di masticare.
Io e la mia amica iniziamo a ridere, è pieno di briciole di pane ovunque.
-Sei proprio buffo!!- rido, iniziando ma togliergli le briciole dalla felpa.
-Grazie- mi risponde, alludendo al fatto che gli stavo levando tutte le briciole.
Passiamo il resto del tempo a parlare finchè la campanella della quarta ora non suona, ho matematica il mio incubo peggiore, fortunatamente oggi spiega il nuovo argomento. Mi conviene stare attenta.
 
 
 

A fine lezioni, sento tornarmi il sangue al cervello. Afferro la borsa al volo e mi precipito per i corridoi e raggiungo l’uscita. Mi fermo e mi siedo sulle scale aspettando i miei amici, che dopo qualche minuto di attesa si fanno vivi.
-Prendete il tram?- chiedo, alzandomi.
-Io si… Dana?- chiede alla riccia Alex.
-Si anche io- dice lei facendosi una coda alta.
Ci incamminiamo verso il tram con la più totale tranquillità. Al contrario della mattina il mezzo è in perfetto orario, e questo mi fa uscire il fumo dalle orecchie.
-Giuro, che se domani parte ancora prima me ne torno a casa a dormire!!- esclamo, salendo sul tram seguita da Alex e Dana.
-Io e Alex lo abbiamo preso… E’ questione di alzarsi presto la mattina, Janette- mi sorride la riccia, intanto che si siede.
-Ma io già faccio fatica a svegliarmi alle sette e dieci!!- dico esasperata, sedendomi affianco a lei.
-Lo so… Farai un sacrificio d’ora in poi- mi risponde tranquillamente frugando nella borsa.
Nel frattempo Alex si è messo le cuffie e non ci sta minimamente calcolando. Così gli ticchettio sulla gamba, dato che lui è in piedi, e lui si volta verso di me togliendosi una cuffia.
-Che ascolti?- gli chiedo curiosa.
-Whistle di Flo Rida- mi sorride, e poi mi alluna la cuffia.
-Vuoi?- mi domanda.
-Si, grazie- lo ringrazio.
Il resto del tragitto lo passiamo io ed Alex ad ascoltare la musica, e Dana a massaggiare. Poi arriva la mia fermata e scendo salutandoli. Bene ora si torna a casa.
 
 
 
 
 
I’M BACK
Puonazeraaaaa c:
Ho una nuova ff calda e appena sfornata lol
Vi prego recensite <3
Ora scappo che è avvero tardi!!
Passate alla mia altra FF: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1546276&i=1
Grazieeeee c:
Kisses
 
 
 

  
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