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Autore: GasPanic    11/02/2013    2 recensioni
Piccola raccolta di one shot riguardanti episodi della vita di Noel.
Dal testo:
"Riuscì a scorgere il nuovo arrivato dormire beatamente tra le lenzuola immacolate, il petto che si alzava e si abbassava regolarmente. Noel si chiese cosa stesse sognando."
Genere: Drammatico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Liam Gallagher, Noel Gallagher, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Questa è una raccolta di one- shot sulla vita di Noel Gallagher. Non intendo offendere nessuno, e ci tengo a precisare che in questa ff racconto a modo mio sia avvenimenti realmente accaduti che fatti puramente inventati. Spero vi piaccia. Buona lettura!

1. The dreams we have as children.

“Noel, devi correre a casa!” trillò allarmato un bambino sui 6 anni al fratellino più piccolo, che con un gruppo di amichetti era impegnato a giocare alla guerra, armato di un rozzo ma inoffensivo pezzo di legno che fungeva da fucile. Una smorfia di disappunto si dipinse sul suo visino sporco di terra. “No che non ci vengo. Stiamo vincendo, guarda!” replicò puntando il dito verso un gruppo di bambini che giacevano schiamazzanti, nonostante la loro condizione di caduti di guerra. Il più grande sbuffò, afferrando il fratello per un braccio. “E' urgente, ti dico!”. Ma il piccolo puntò i piedini, sotto gli occhi curiosi dei 'commilitoni', che li fissavano senza dire una parola.
“Guarda che faccio la spia” incalzò nuovamente il maggiore, riuscendo finalmente a trascinare il fratellino verso casa. Noel mise il broncio per tutto il tragitto, chiedendosi perché mai quello stupido di Paul fosse così contento. Trascinava i piedi, mentre 'fucile' in spalla, avanzava con aria rassegnata dietro il fratello, che saltellante, ogni tanto si doveva fermare ad aspettarlo.
“Vedrai” gli diceva di tanto in tanto con un sorriso entusiasta, in risposta alle sue occhiate infastidite. Il visino sporco di Noel si illuminò fugacemente solo dopo qualche metro, quando vide in lontananza la Station Wagon della zia parcheggiata davanti a casa loro. Forse gli avevano organizzato una festa a sorpresa con un sacco di regali perché giorni prima aveva perso il suo primo dentino? Spero mi abbiano comprato il camion dei pompieri, o dei soldatini nuovi, pensò il piccolo, immaginando con un sorriso malizioso un Paul invidioso di tutti i suoi giocattoli nuovi.
I raggi rossi del tramonto settembrino proiettavano lunghe ombre sul rozzo marciapiede semi deserto. “La mamma sarà furiosa” borbottò Noel, con un velo di malcelata preoccupazione nella voce. Se l'avesse visto così conciato, e Noel era sicuro che la cosa sarebbe stata inevitabile, l'avrebbe lasciato in punizione tutto il pomeriggio successivo. E il papà l'avrebbe picchiato più del solito.
Paul dal canto suo non sembrava preoccuparsene, dal momento che trotterellava allegro su per il vialetto senza levarsi quel sorriso sornione dalla faccia.
“Ehi, aspetta!”, strillò Noel, sull'orlo della disperazione. “Non fare la spia” lo ammonì, succhiandosi il dito con aria diffidente.
“Ma no, tranquillo” lo rassicurò il fratello maggiore socchiudendo la cigolante porta sul retro. I due bambini avanzarono timidamente nella penombra della piccola cucina. Noel teneva una manina serrata attorno al polso del fratello maggiore, mentre continuava imperterrito e con un certo nervosismo a succhiarsi il pollice della sinistra. Percepiva un vociare indistinto provenire dal piano di sopra: magari c'era davvero una festa, in camera sua. I due bimbi si guardarono con aria complice, per poi precipitarsi, tra una spinta e l'altra, ai piedi della scala.

“Bambini!” Noel poté distinguere, associata a quella voce, una figura familiare in cima alle scale.
La zia Augustine rivolse loro un caldo sorriso, e in men che non si dica i due fratellini si ritrovarono avvolti in uno dei suoi abbracci, stritolanti ma piacevoli. “Ma... Noel, che hai fatto? Vieni con me, se la mamma ti vedesse così si arrabbierebbe”, sentenziò la zia con occhio critico. “Paul, comincia a salire su, tesoro”, dandogli un buffetto delicato sulla guancia.
“C'è una festa?” chiese finalmente Noel, mentre la zia gli passava insistentemente una spugnetta bagnata sul visino sporco di terra. “Ma certo, piccolo. Di sopra ti aspetta una bella sorpresa” annunciò la donna, schioccando un sonoro bacio sulla fronte del bambino. Questi storse il naso, contrariato: non gli piacevano affatto i baci, erano roba da femmine e da innamorati, e lui non era nessuna delle due cose.
La mamma giaceva abbandonata sul letto, con aria stanca ma felice. Paul, al suo fianco, giocava a fare l'infermiere, chiedendole, di tanto in tanto, se volesse dell'acqua o delle medicine. Lo sguardo della donna si illuminò, quando vide il suo secondogenito fare il suo ingresso nella stanza tra le braccia di Augustine. Noel scrutava la madre con aria preoccupata. Non solo non c'era una festa, ma la mamma sembrava anche stare male. La donna si mise a sedere a fatica, con il piccolo al suo fianco, che continuava a osservarla senza proferire parola. “Tesoro, ho una sorpresa per te. Paul l'ha già vista” cominciò Peggy, con voce leggermente roca. Ma Noel era già scattato in piedi, guardandosi morbosamente intorno alla ricerca di un qualcosa che potesse somigliare anche solo vagamente a un camioncino dei pompieri. Paul scoppiò a ridere, prendendogli la mano e conducendolo dall'altra parte del letto, verso una voluminosa culla, troppo alta per lui. Lo sguardo di Noel passò saettò immediatamente dal ventre coperto della mamma alla culla che gli stava davanti. Un'espressione compiaciuta si dipinse finalmente anche sul suo volto. “Mamma!” trillò festante, salendo sul ciglio del letto per sbirciare dentro la culla. “E' una femmina, vero? Possiamo chiamarla Mary? Eh?”. Il bimbo saltellava qua e là ai bordi del letto, tutto concitato. Riuscì a scorgere il nuovo arrivato dormire beatamente tra le lenzuola immacolate, il petto che si alzava e si abbassava regolarmente. Noel si chiese cosa stesse sognando.
“Si chiama William, ed è il vostro nuovo fratellino”sancì Peggy, carezzando dolcemente la guancia del maggiore dei suoi figli. “Ora lascialo riposare, su.”
“Uffa” si lagnò il bimbo, gettando un ultimo sguardo curioso a quella buffa creaturina addormentata. “Andiamo Noel, Paul Hewitt mi ha insegnato un nuovo gioco troppo divertente”, vociò Paul, cercando di mantenere alto il morale del fratello, mentre uscivano dalla stanza seguiti dall'occhio vigile della zia. Per una volta Noel fu felice di non aver ricevuto in dono la camionetta dei pompieri. Sapeva che William sarebbe durato per sempre.









































Eccomi con l'ennesima ff, l'ennesima sperimentazione. So che scrivere alle 5 del mattino è controproducente ma l'ispirazione mi è venuta così, dal nulla. E quando l'ispirazione chiama, io rispondo (?). Ok, a parte questo... Volevo fare una ff seria, ed eccola qua. Almeno spero di essere in parte riuscita nell'impresa, sebbene sia solo il primo capitolo. Comunque non vi annoierò oltre. Hasta la vista! 

  
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