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Autore: PetrovasFire    11/02/2013    0 recensioni
“Il tuo sogno può diventare realtà, se vuoi” mormorò ad un soffio dalle sue labbra. 'Adesso leggeva nella mente, anche?' Elena, presa da una strana paura si toccò il collo, controllando che la catenina che le aveva regalato Stefan fosse ancora lì. C’era. Non era stato Damon a farle fare quel sogno e -grazie al Cielo- non era entrato nella sua mente, quindi non poteva affatto sapere cosa lei effettivamente avesse sognato.
Damon si accorse di quel gesto. Rise, di una risata di vittoria. “Tranquilla, Elena, non posso entrare nella tua mente se hai la verbena addosso, il tuo fantastico sogno è tutto merito del tuo subconscio, ma come ti ho già detto, se vuoi…” Elena non gli lasciò terminare la frase che d’un tratto capovolse la situazione. Ora Damon era steso sotto di lei, con le braccia sul cuscino, Elena a cavalcioni su di lui.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era l’alba. Qualche raggio di sole filtrava attraverso le tendine rosa antico della finestra della camera di Elena. La ragazza dormiva beata in quella mattina di primavera. Si girò dall’altro lato del letto accoccolandosi contro un cuscino -o almeno quello che lei credeva fosse un cuscino- mentre la sua mente vagava nel mondo dei sogni .
“Buongiorno, splendore”
“Damon” mormorò dolcemente, ancora avvolta tra le braccia del sonno. Dischiuse gli occhi incontrando quelli azzurri di lui che sorrideva “Damon?!” ripeté poi con un tono allarmato, rendendosi finalmente conto che lui era DAVVERO accanto a lei e che non stava più sognando, scostandosi subito da lui con uno scatto “Che diavolo ci fai qui?!”

“Oh, sei arrabbiata perché ho interrotto il tuo sogno?” chiese fingendosi dispiaciuto “doveva essere proprio un bel sogno” constatò con fare allusivo, sfiorandole la guancia per un secondo con le nocche delle dita. Elena ancora interdetta, confusa forse dalla profondità di quagli occhi di ghiaccio, forse da quel sorriso accecante, o semplicemente ancora assonnata -si convinse lei - non si sottrasse a quella carezza e rimase a fissare quel viso perfetto. Senza neanche accorgersene la Gilbert si trovò di nuovo stesa sul suo letto, con due bellissimi occhi del colore del mare che le riempivano il campo visivo. “Dimmi, Elena” disse accarezzando il suo nome “cosa stavi sognando? O meglio chi?” fece con un sorrisetto. Lei non rispose, lanciandogli uno sguardo di disapprovazione.

“Questi non sono affari tuoi!”
“Ne sei sicura? E io che credevo che le persone sognate da qualcuno avessero il diritto di conoscere i contenuti del sogno…non c’è una qualche legge riguardo questa faccenda?” chiese canzonatorio.
“E chi ti dice che io ti stessi sognando?” rispose Elena con un tono di sfida.
“Bhe, innanzitutto avevi la bava”
“ah-ah-ah” fece Elena dandogli un leggero schiaffo sulla spalla. Inutile, se non lo avesse cacciato non si sarebbe spostato da lì. Pensò lei. Che razza di posizione, poi!
“E poi” continuò “il fatto che tu, piccola Gilbert” e mentre pronunciò il suo cognome le sfiorò il naso con l’indice “abbia detto il mio nome con un certo tono”
“Ma che dici, io non parlo nel sonno!” quasi strillò -colta in flagrante - Elena, stizzita.
“Ma certo come no” mormorò Damon per prenderla in giro. Erano così dolorosamente vicini. Percorse il profilo del collo di lei con la punta nel naso, mentre il respiro della ragazza accelerava. Era proprio così che iniziava il suo sogno. Arrossì.
“Il tuo sogno può diventare realtà, se vuoi” mormorò ad un soffio dalle sue labbra. 'Adesso leggeva nella mente, anche?' Elena, presa da una strana paura si toccò il collo, controllando che la catenina che le aveva regalato Stefan fosse ancora lì. C’era. Non era stato Damon a farle fare quel sogno e -grazie al Cielo- non era entrato nella sua mente, quindi non poteva affatto sapere cosa lei effettivamente avesse sognato.
Damon si accorse di quel gesto. Rise, di una risata di vittoria. “Tranquilla, Elena, non posso entrare nella tua mente se hai la verbena addosso, il tuo fantastico sogno è tutto merito del tuo subconscio, ma come ti ho già detto, se vuoi…” Elena non gli lasciò terminare la frase che d’un tratto capovolse la situazione. Ora Damon era steso sotto di lei, con le braccia sul cuscino, Elena a cavalcioni su di lui.
“Mmh, mi piace questa posizione” mormorò Damon.
“Damon Salvatore” disse con voce suadente, avvicinandosi pericolosamente a lui, fino a sussurrargli all’orecchio facendogli il solletico “sei un bellissimo…idiota! Stavo facendo un bel sogno si, ma non riguardava te!” mentì Elena.
Damon non rispose alla provocazione, ancora con un sorriso compiaciuto stampato sulla faccia per il complimento 'Ha detto bellissimo, in fondo…non facciamo caso alla parola che ha detto dopo' era pur sempre un complimento.
“Che hai da ridere?” chiese Elena “Ah, lascia stare, io vado a darmi una rinfrescata o farò tardi”  e così dicendo si alzò e si diresse verso il bagno. In meno di un secondo Damon era davanti a lei a sbarrarle la strada.
“Ma Elena è ancora prestissimo, non vuoi passare qualche altro minuto nel tuo letto? Adoro il tuo letto” Elena lanciò uno sguardo di sfuggita all’orologio: le 6 a.m.
“Sul serio, Damon? Ma perché cavolo mi hai svegliata così presto?” disse seccata “Io me ne torno a letto!”
“Sarebbe un peccato, ormai sei già sveglia” constatò lui “e poi ti ho svegliata per un motivo…voglio fare una gita…in Florida” disse con un sorrisetto.
“Tu sei pazzo! Perché in Florida, poi? Senza contare il fatto che ci vorrà una mattinata per raggiungerla”
“Hai detto ‘vorrà’ non ‘vorrebbe’, questo significa che mi accompagnerai, perfetto, vestiti ti aspetto in macchina” disse con un sorrisetto pronto a uscire dalla camera.
“Cosa? Non ho detto che sarei venuta, Damon!”
“Andiamo, il tuo caro Stefan è andato via e non vuole farsi trovare, scuola oggi niente, non hai niente da fare, eccetto…venire a Miami con me” sorrise.
Aveva ragione. Erano settimane che Stefan non si faceva vivo, dopo averle detto chiaro e tondo che non voleva più avere niente a che fare con lei. Faceva male il pensiero di non rivederlo mai più. Una parte di lei in fondo sapeva che non avrebbe mai smesso di cercarlo, ma ora come ora non c’era niente da fare. E riguardo alla scuola, bhe, era chiusa agli studenti per due giorni a causa delle votazioni dei rappresentanti. Quindi, non avrebbe avuto altro da fare che stare lì a deprimersi perché non aveva più tracce di Stefan da giorni, perché non sapeva come stava e le mancava. 'massì!' pensò Elena 'mi distrarrò un  po’, in fondo sono certa che Damon non mi farà pensare a Stefan neanche per un secondo, lui sa come farmi divertire'.
Damon le stava facendo gli occhi dolci e aveva messo il broncio. Come resistergli?! Alla fine la Gilbert si arrese.
“Va bene, verrò con te!”
“Si!” esultò Damon, prima di lasciarla con un bacio sulla guancia. Istantaneamente Elena si sfiorò il viso, nel punto che Damon aveva appena sfiorato con le labbra, e senza neanche accorgersene sorrise. Quella gita le avrebbe fatto bene, constatò.
 
“Pronta, principessa?” chiese Damon, divinamente appoggiato sulla sua auto. E’ così bello, così…perfetto, pensò Elena mentre scendeva gli scalini de portico.
“Eccomi” rispose lei sorridendo. Damon con un gesto da gentiluomo d’altri tempi le aprì la portiera per farla salire nella macchina. “Che cavalleria” commentò Elena “grazie!” Damon le rispose con un’alzata di spalle “Sono un gentiluomo”.

  
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