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Autore: c_underwater    11/02/2013    1 recensioni
"TRAGEDIA NEL QUIDDITCH. L’ennesima vittima del Quidditch ha le treccine, un sorriso splendente e sedici anni: Angelina Johnson, studentessa della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e brillante Cacciatrice. Una semplice partita con gli amici che si è trasformata in una disgrazia."
Per la prima volta in tutta la sua vita, Fred Weasley non aveva voglia di andare a Hogwarts.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angelina Johnson, Fred Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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BROOMSTICK

Per la prima volta in tutta la sua vita, Fred Weasley non aveva voglia di andare a Hogwarts. Lanciò pericolosamente una boccetta d’inchiostro in mezzo al baule pieno di scherzi da utilizzare e si sedette sul letto con un cigolio. Quello sarebbe stato il sesto anno nella scuola di magia. I G.U.F.O., che erano andati abbastanza bene tutto sommato, sembravano appartenere ad un’altra vita, nonostante si trattasse di roba di qualche mese prima, e i giorni di vacanza erano passati in un soffio. Prese la pila di biancheria intima che sua mamma gli aveva sistemato e sporgendosi dal letto la lanciò nel baule. Si strofinò il volto con le mani.
Aveva continuato a riempire il baule con oggetti inutili per tutto il giorno, senza avere il coraggio di prendere il suo manico di scopa da quell’angolo in cui l’aveva lasciato un giorno di metà luglio, quasi all’inizio delle vacanze. Non riusciva a prenderlo senza pensare ad Angelina. Era lì, insieme ad una lettera e un articolo di giornale con una foto in bianco e nero che si muoveva. Una foto non troppo recente di una ragazza sorridente, i capelli scuri a treccine, in uniforme scolastica; sopra, un titolo a lettere nere, che a Fred sapevano fin troppo di mortuario, anche se quello era.
TRAGEDIA NEL QUIDDITCH. L’ennesima vittima del Quidditch ha le treccine, un sorriso splendente e sedici anni: Angelina Johnson, studentessa della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e brillante Cacciatrice. Una semplice partita con gli amici che si è trasformata in una disgrazia.
Un trafiletto, niente di più le avevano dedicato. Certo, non era che una ragazzina spericolata che giocava a Quidditch nei posti meno pensabili, prima o poi le sarebbe toccato un incidente.
E poi la lettera, da parte della famiglia Johnson, ad invitare Fred e George al funerale.
Fred singhiozzò e chiuse i due fogli nell’ultimo cassetto del suo comodino. Non osava toccare il suo manico di scopa, che aveva visto tanti voli, tante partite in compagnia di Angelina, morta per la sua passione.
Aveva paura di andare a scuola, paura che il vuoto che lei aveva lasciato si sarebbe sentito ancora più forte, nella normalità quotidiana di Hogwarts. Era riuscito a gestire la sua perdita per più di un mese, l’aveva quasi superata, ci aveva praticamente fatto l’abitudine, viveva con l’idea del fantasma di Angelina e nient’altro. Ma ora che si era trattato di rientrare nella routine dei preparativi, di organizzare le cose, di toccare per riporre il suo manico di scopa, il coraggio gli era venuto meno.
Si era detto che si attaccava troppo agli oggetti, che aveva l’abitudine di tessere legami tra oggetto e persona, persona e ricordo, oggetto e ricordo. Era arrabbiato con Angelina, perché se n’era andata? Perché aveva permesso al suo ricordo di legarsi così tanto al suo manico di scopa? La sua scopa, che era ancora lì, materiale, fisica, presente, ferma in quel cantuccio della stanza, tra il muro e il cassettone, perché diamine Angelina si presentava in quel pezzo di legno? Perché non lo lasciava in pace, come sembrava fare con suo fratello George che, sì, era disperato, ma se n’era fatto una ragione? Perché Angelina aveva deciso di rovinargli la vita, impedendogli di vivere, di fare ciò che gli piaceva, volare, senza perseguitarlo? Perché Angelina era sempre in mezzo ai piedi, presentandosi quando lui pensava al Quidditch, al volare, al suo manico di scopa, a Hogwarts, quando cercava di prendere sonno, quando sognava? Non poteva semplicemente lasciarlo in pace?
Fred si alzò di scatto. Spostò con un calcio il baule, si asciugò rabbiosamente gli occhi con la manica, afferrò il suo maledetto manico di scopa, aprì la porta della sua stanza e scese correndo le scale. Uscì in giardino, prese la rincorsa e saltò sulla scopa. Accelerò subito, cercando di ignorare e sfuggire al fatto stesso che stesse volando dopo giorni e giorni di riposo. Era diretto ad un posto che conosceva solo lui, dove aveva portato una volta Angelina. Lo raggiunse in pochi minuti di volo, non era distante da casa. Scese dalla scopa incespicando e si diresse correndo sull’erba verso un albero dal tronco cavo. Riprese fiato, stringendo il legno duro della scopa. Non voleva abbandonarla. Né la scopa, né Angelina. Sistemò la scopa nel tronco cavo, cercando di proteggerla alla meglio con le fronde. Guardò con il fiatone il suo albero. Non voleva buttare via il suo manico di scopa per illudersi di aver allontanato da sé il ricordo di Angelina, perciò volle semplicemente relegarlo in un posto sicuro, dove lui sapeva e che poteva andare a trovare quando voleva.
Angelina era lì, al sicuro.


La depressione con cui ho scritto questa storia è indescrivibile, hahahah.
Comunque, sono tornata. Ci ho provato. Siccome non sono capace a portare avanti le long, ho preferito riprovare con una os. Magari ne scriverò altre, ieri mi sono divertita, era da un sacco che non scrivevo impegnandomi.
Io mi sono commossa, spero che sia lo stesso per voi (o fantomatici lettori).
  
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