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Autore: Ila96    12/02/2013    2 recensioni
Dalla one shot:
"Comprese che quelle semplici frasi l'avevano colpita ancora più a fondo di quelle precedenti.
- Sdraiati sul letto. - esordì lei poco dopo. Il tono risoluto gli fece capire che aveva preso una decisione, così fece ciò che gli era stato ordinato.
- Sei sdraiato?
- Si.
- Bene. Ora immagina le mie dita che si immergono nei tuoi capelli... Le senti? Li accarezzano dolcemente... Poi scendono sul viso, percorrendone il profilo, fino al collo e poi sul petto... E poi ripercorro tutto il percorso con la bocca, fino a quando non incontro la tua. Cerca di ricordarti il mio sapore... Ci riesci?
Billie Joe sorrise e chiuse gli occhi, beandosi della visione e delle sensazioni trasmessogli da sua moglie.
- Come sei vestita?
Sapeva che entrambi erano leggermente eccitati ed era assurdo che dopo quasi vent'anni di matrimonio lei riuscisse ancora a fargli quell'effetto."
(Mi scuso con le persone che l'avevano già letta, ma sentivo il bisogno di risistemarla e aggiungere qualche particolare in più. Ora pensa vada meglio. Scusate ancora.)
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrienne Nesser Armstrong, Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo so che ci sono molte one-shot su questo argomento, ma volevo anch'io scriverne una mostrando come io immagino la situazione ed il rapporto tra Armstrong e sua moglie. Buona lettura. XD

Quella sera la luna...

"You are the moonlight of my life every night
Giving all my love to you
My beating heart belongs to you
I walked for miles 'til found you
I'm here to honor you
If I lose everything in the fire
I'm sending all my love to you"
- The Last Night On The Heart, Green Day


Quella sera la luna sembrava più brillante del solito. In genere da quell'unica finestra riusciva a scorgere a stento qualche breve tratto perlaceo, ma niente di più. Invece quella sera sembrava proprio che avesse deciso di spostarsi apposta, come per infondergli speranza e coraggio con i suoi raggi.
Billie Joe era seduto sul rigido letto dalle lenzuola bianche ed immacolate, con la schiena rivolta
alla porta dell'enorme stanza solitaria.
Fra qualche minuto qualcuno sarebbe passato a controllare se fosse tutto a posto e lui avrebbe risposto che si, andava tutto benissimo e che non gli occorreva nulla al di fuori di un telefono per poter chiamare la famiglia. Loro, come ogni sera di quelle due interminabili settimane, gli avrebbero risposto che per il momento non avrebbe potuto contattare nessuno, perché sarebbe stato degenerativo per il processo di riabilitazione. Allora lui avrebbe protestato, loro sarebbero stati irremovibili, e alla fine se ne sarebbero andati impazienti di finire il turno il prima possibile e tornare a casa, mentre lui sarebbe rimasto in quella stanza, solo con i suoi pensieri.
Odiava quel posto. Odiava quella stanza pulita ed ordinata. Odiava i modi nonostante tutto cordiali dei dottori e delle infermiere. Odiava gli sguardi ammiccanti della ragazza che gli portava il pranzo. Odiava le domande ed i controlli ed il fatto che tutto fosse organizzato alla perfezione, come se fosse un meccanismo oggettivo, ma sopratutto odiava se stesso, per aver reso necessario tutto quello.
Se solo avesse resistito alla pressione di tutte quelle richieste, se solo non avesse ceduto alla tentazione offertagli dall'oblio, se solo non avesse esagerato, se solo... Se.
- 'Fanculo i fottutissimi se...- sibilò arrabbiato.
Sbuffò e si sfregò il viso con forza, quasi avesse potuto cancellare la sua brutta faccia dalla Terra. La faccia dagli occhi verdi che in tanti nel mondo adoravano e che ponevano come simbolo per averli "salvati", con le sue canzoni... Beh, ora ne avevano visto anche la parte peggiore, quella debole e indegna, incapace di affrontare la situazione senza aiuti...
Non poteva prendersela con nessun altro all'infuori di sé stesso e l'amara e lucida verità di questo pensiero lo logorava dentro giorno per giorno e gli gelava il cuore.
Aveva deluso il mondo.
E se stesso.
E Adrienne.
Perché lei non era il mondo, era l'universo per lui e avrebbe dato la sua anima pur di rimediare ai casini che aveva combinato e renderla di nuovo felice. Per questo non toccava una chitarra da quando aveva messo piede lì dentro e nemmeno si concedeva d'indugiare in possibili melodie. Si era concentrato solo sulla riabilitazione e l'acceleramento del processo, anche se sapeva benissimo che il numero dei giorni non sarebbe cambiato di una virgola.
Se solo il desiderio di riabbracciare i suoi figli e baciare sua moglie non fosse stato così pressante... Avrebbe dovuto esserci abituato, visto che quando andava in tour stava via anche per più tempo, però la situazione non era la stessa. Per niente. Lì la lontananza era quasi insopportabile ed i dubbi lo consumavano. Nella sua testa, ogni notte, aleggiavano le più mute domande, malamente celate perfino a se stesso. Avrebbero fatto troppo male se ammesse chiaramente. La consapevolezza che forse avrebbero potuto essere reali...
Una volta uscito da quella gabbia dorata il mondo l'avrebbe accolto ancora? L'avrebbero ancora desiderato come un tempo? E sopratutto, la sua famiglia lo avrebbe trattato allo stesso modo? Temeva di scorgere negli occhi dei suoi figli quella scintilla di delusione e disprezzo che, ne era sicuro, l'avrebbe ucciso. 
In fondo lo stava facendo sopratutto per loro, le sue ragioni di vita, più che per se stesso. Ed Adrienne era la sua luce e non poterla né sentire né vedere l'aveva fatto precipitare in un buco profondo di desolazione e sconforto.
Al suo ritorno il loro rapporto sarebbe stato lo stesso? Un brivido gelido percorse le sue membra al ricordo del suo sguardo rigido e duro quando gli aveva proposto il ricovero, in contrasto con il concetto che, inconsciamente, nella sua mente raccoglieva tutto ciò che di buono, forte e dolce esisteva al mondo e che rappresentava lei.
Dei passi in corridoio lo distrassero da quei pensieri cupi e pochi secondi dopo il bussare alla porta annunciò l'entrata in scena di un'infermiera. Era una di quelle con la scorza dura, lo si capiva dal modo in cui camminava e dallo sguardo severo che gli rivolse. 
Probabilmente svolgeva quel lavoro da tutta una vita e di gente come lui ne aveva vista a centinaia.
- Signor Armstrong, come si sente sta sera?
Lui sollevò lo sguardo lentamente, sempre rimanendo seduto sul bordo del letto, e rispose che andava tutto bene e che si sentiva estremamente lucido, come non lo era da tempo. Ed era vero.
Stava riscoprendo quanto la lucidità faceva male.
La risposta parve soddisfarla abbastanza, ma non del tutto. Lo esaminò per qualche secondo, poi aggiunse:"Sembra abbastanza abbattuto. Ha mangiato, oggi?".
La rockstar sbuffò, facendo trapelare la sua insofferenza a quelle domande che sapeva essere necessarie.
- Si, ho mangiato, grazie. - rispose con voce fredda.
La donna annuì, ma prima che il paziente aprisse bocca per formulare la solita richiesta, affermò:"Allora è pronto per la telefonata famigliare".
Billie Joe sbarrò gli occhi e drizzò la schiena di scatto.
- La telefonata famigliare? - ripeté, temendo di aver capito male.
- Dopo due settimane gli è concessa una sola telefonata, la domenica, ed oggi è appunto domenica.
Allora, è pronto? O preferisce che ripassi più tardi?
Lui si affrettò ad annuire ed allungò le mani bramando il telefono che la donna estrasse dalla tasca del camice bianco.
Una volta che l'ebbe preso, aspettò qualche secondo, sperando che quella se ne andasse, ma lei scosse la testa.
- Devo rimanere presente alla prima telefonata, mi spiace, ma è il regolamento.
Billie Joe sospirò, rassegnato, e alla fine compose il numero.
Suonò a vuoto due volte, ma alla terza la cornetta venne sollevata.
- Pronto?
Dio, la sua voce... La sua voce! Chiuse di scatto gli occhi. Quasi non riusciva a reggere al pensiero che lei era davvero dall'altra parte.
- Pronto, chi parla?
Percepì il tono lievemente titubante di lei e trattenne il fiato.
- Adrienne...
Non lo fece apposta a sussurrare il suo nome in quel modo, ma poter risentire la sua voce l'aveva mandato in estasi.
Passarono alcuni secondi di silenzio e poi un singulto dall'altra parte lo fece sorridere dalla tenerezza.
- Adie, che fai? Piangi? - le chiese dolce.
Una breve risata soffocata, segno che ci aveva visto giusto e che lei si stava asciugando le lacrime dal viso con gesti rapidi. Lei era una donna forte e non doveva cedere al pianto.
La sua Adie...
- Scusa, Billie, lo so, sono una stupida, è solo che... Sentirti... Il fatto è che mi mancava così tanto!
Per un attimo il suo respiro si arrestò, perché non gli sembrava vero potesse esistere felicità più grande in quel momento. Si stava scusando! Lei si stava scusando, quando in realtà avrebbe dovuto prenderlo a sassate ed urlargli contro.
- Non hai idea di quante volte ho sognato di poterti parlare, in questi giorni, ed ora che lo sto facendo sono talmente agitato che non so da dove partire.
Ed era vero. Non ne aveva proprio idea. Per ora poter riudire la miriade di sfumature presenti in quelle brevi frasi sconnesse lo aveva riempito di una gioia così grande da cancellare tutte quei discorsi che si era preparato.
- Io ti ho chiamato ogni giorno, ma non mi passavano le telefonate. Hanno detto...
- Lo so. Hanno detto che avrebbe alterato il processo di riabilitazione. - la interruppe lui, lanciando un'occhiata furente all'infermiera che, ignara, rimase impassibile.
- Ma non importa ora. Come state? Joey e Jakob sono lì? Posso parlarci?
Non nascose la speranza nella voce, perché temeva lo rifiutassero.
- Mi dispiace, sono usciti entrambi, Jakob proprio adesso. Ma stiamo bene, Billie, e non vediamo l'ora che tu possa ritornare a casa. Manchi a tutti noi.
Per un secondo la felicità che l'aveva pervaso fino a quel momento vacillò, ma si riprese subito assimilando l'ultima frase.
- Di loro che papà sta meglio, ok? E che gli voglio bene, sempre.
Sapeva dal silenzio della moglie che si era commossa di nuovo, così ne approfittò per iniziare quella che era la lunga lista di scuse che si era organizzato mentalmente ogni singolo giorno di quel Purgatorio.
- Adrienne, io... Mi dispiace per...-
Questa volta fu lei ad interromperlo.
- Lo so. Non hai nulla da dimostrarmi, capito? E le scuse non servono. Sei mio marito e ti amo, il resto non conta. Sono qui che aspetto solo te e lo sarò sempre finché non tornerai.
Un sorriso radioso comparve sul volto della rockstar. Sua moglie lo voleva ancora e l'avrebbe sempre voluto. Aveva detto così, vero?
- Io sono l'uomo più fortunato del mondo ad avere te come moglie - si lasciò sfuggire senza volerlo.
L'aveva detto come se stesse parlando ad alta voce, con un tono così spontaneo che perfino l'infermiera sorrise e quando lui si accorse di non averla solo pensata, quella frase, arrossì come un ragazzino alla sua prima cotta. Già, una cotta che durava tutta una vita.
Adrienne rise leggermente e poi chiese, premurosa:"Lì ti trattano bene? Il cibo è buono?".
Sorrise.
- Non sono deperito, se è questo che intendi e si, mi trattano bene, ma non parliamo di me... Raccontami un po' la tua giornata. Cosa hai fatto oggi?
Gli mancava quella particolare sicurezza infusa all'uomo dalla quotidianità e, visto che per il momento, era ancora lontana, voleva assaporarne almeno il riflesso piacevole che la sua voce gli avrebbe trasmesso.
Lei rise di nuovo e ribatté:"E cosa vuoi che abbia fatto di così speciale? Le solite cose...".
- Eh, dai, racconta. Le solite cose sono belle... - sussurrò candidamente e poi incoraggiandola - Cos'hai cucinato di buono?
Lei rise di nuovo, intenerita.
- Allora, vediamo... Ho tagliato le patate a fette e le ho messe nel forno, insieme al polpettone che Mike mi ha portato sabato. E' stato così gentile ad andare a fare la spesa anche per noi che alla fine l'ho invitato a rimanere a pranzo.
Billie Joe sorrise malinconico al pensiero del suo migliore amico, suo fratello, che portava il polpettone alla moglie. Sapeva che stava cercando di starle accanto e lo ringraziò mentalmente per questo.
- Dovrei essere geloso? - chiese con tono scherzoso.
Adrienne scoppiò in una fragorosa risata e lui non poté fare a meno di chiudere di nuovo gli occhi dalla felicità. Dio solo sapeva quanto gli era mancata la sua risata!
- Perché invece non mi racconti cos'hai fatto tu? - chiese ad un tratto lei.
Il sorriso che sostava sulle sue labbra da quando lei aveva risposto al telefono s'incrinò leggermente, a quella richiesta.
- L'unica cosa rilevante è stata il bagno. - disse senza neanche pensarci troppo.
- Il bagno? Perché?
La sua curiosità da ragazzina lo fece sorridere di nuovo. Aveva capito che in quel momento le cose importanti andavano lasciate da parte, perché per lui, rinchiuso in quel luogo solitario, i piccoli particolari erano oro puro.
- Beh... E' stato davvero rilassante...- sussurrò con voce volutamente più sensuale, cosa che lei colse subito al volo.
- Ah si? Descrivimelo. - chiese infatti, stuzzicandolo.
- Ho immaginato che fossi con me, come faccio da due settimane a questa parte ogni minuto di ogni giorno.
Silenzio.
Probabilmente non si aspettava una risposta così seria e di sicuro non detta con quel tono sofferto, come invece era scappato a lui.
E poi:"Billie...".
Comprese che quelle semplici frasi l'avevano colpita ancora più a fondo di quelle precedenti.
- Sdraiati sul letto. - esordì lei poco dopo. Il tono risoluto gli fece capire che aveva preso una decisione, così fece ciò che gli era stato ordinato.
- Sei sdraiato?
- Si.
- Bene. Ora immagina le mie dita che si immergono nei tuoi capelli... Le senti? Li accarezzano dolcemente... Poi scendono sul viso, percorrendone il profilo, fino al collo e poi sul petto... E poi ripercorro tutto il percorso con la bocca, fino a quando non incontro la tua.
Cerca di ricordarti il mio sapore...  Ci riesci?
Billie Joe sorrise e chiuse gli occhi, beandosi della visione e delle sensazioni trasmessogli da sua moglie.
- Come sei vestita?
Sapeva che entrambi erano leggermente eccitati ed era assurdo che dopo quasi vent'anni di matrimonio lei riuscisse ancora a fargli quell'effetto.
- Al momento indosso solo l'accappatoio, ma non pensare che l'abbia fatto apposta. Stavo facendo la doccia.
Era divertita, lo sapeva. Immaginò la sua pelle morbida e quegli occhi scuri che l'avevano stregato fin dal primo momento in cui l'aveva scorta tra la folla. Le sue curve, il suo seno, il modo in cui le ciocche di capelli umidi le ricadevano sul collo e sulle spalle...
- Uhm... Molto sexy. Quindi... suppongo tu sia bagnata... - mormorò con voce bassa e roca.
L'infermiera tossì e si voltò dall'altra parte, imbarazzata da quella conversazione che, ora lo capiva, fin dal primo momento aveva espresso la più completa tenerezza ed intimità fra quell'uomo e la sua donna.
- In un certo senso... - rispose la moglie, stando al gioco.
A quel punto Billie Joe lasciò da parte il tono sensuale e gli scherzi e dichiarò con sincerità:"Se solo ti avessi qui davvero, in questo momento, farei l'amore con te tutta la notte, per ore e ore.".
- E magari io potrei preparare davvero un bel bagno caldo, nella vasca grande, solo per noi due... - fantasticò lei.
Lui gemette per la consapevolezza di non poterlo attuare all'istante.
- Adie, ti prometto che sarà la prima cosa che faremo appena uscirò da qui, subito dopo aver baciato i nostri figli. Ma ora devo andare... - aggiunse, vedendo che l'infermiera gli stava segnalando di interrompere la telefonata, perché era scaduto il tempo.
- Di già? E quando ci risentiremo? Domani? - chiese lei, speranzosa.
"Non fare così..." pensò quasi gemendo di nuovo.
- Purtroppo no, tesoro. Potrò richiamarti solo fra una settimana. Lo so che è dura, ma passerà in fretta se so che alla fine ti risentirò.
La moglie, dall'altra parte, rise imbarazzata.
- Certe volte mi viene il dubbio che queste frasi tu le prenda dai cioccolatini...
Billie Joe rise a sua volta.
- Ma come? Non lo sai che ho una doppia vita? Altro che tour! Quando parto in realtà mi rinchiudono in una fabbrica piena di altri me in miniatura e a frustate mi costringono ad inventare citazioni sempre più sdolcinate.  
- Oddio, che incubo! Una fabbrica piena di tanti piccoli Billie Joe che lavorano in sincrono! No, caro, di te ne basta e avanza uno solo.
- Beh, e poi la cosa non sarebbe fattibile, perché senza altrettante piccole Adrienne, i tanti piccoli Billie Joe non potrebbero mai esistere.
Questa volta nessuno dei due rise ed Adrienne, dall'altra parte, si chiese come fosse possibile che lui riuscisse ancora a stupirla con una sola frase, dopo tutto quel tempo.
- Ti amo, Billie Joe Armstrong. Non te lo scordare.
- Anch'io ti amo, Adrienne. - rispose, mentre a malincuore chiudeva la telefonata.
Billie Joe sospirò e consegnò il telefono all'infermiera, che ora lo guardava abbastanza commossa
- Vedrà che quando tornerà a casa sua moglie sarà là ad aspettarla. - disse, prima di uscire, lasciandolo solo nella stanza solitaria.
Lui sospirò e nascose il volto in fiamme nel cuscino, con l'immagine di lei nella mente e la sua dolce voce nelle orecchie.
Già, una settimana passa in fretta...

Nobody Told Me

Fiuuuu... Dio, sta volta ho esagerato! Altro che diabete, qui devo aver concentrato tutto lo zucchero che c'è in me e sparato fuori in un sol colpo! Allora, che ne dite? Forse è troppo melensa, ma spero vi sia piaciuta comunque. E' solo che quei due, la loro storia, è davvero romantica e lui se ne esce davvero con queste frasi, perciò...  Si sono incontrati ad un suo concerto e poi lui ne ha fatti altri apposta nella zona dove abitava lei solo per rivederla. E poi sono così belli insieme... Credo davvero che il loro rapporto sia forte ed intenso. Deve esserlo se stanno insieme da ben diciotto anni, giusto? Perciò forse ho esagerato un po', ma va bene così. Non la cambierò più neanche di una virgola. E poi, gli dovevo qualcosa ad Armstrong, no?

   
 
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