Lo
so che ci sono molte one-shot su questo argomento, ma volevo anch'io
scriverne
una mostrando come io immagino la situazione ed il rapporto tra
Armstrong e sua
moglie. Buona lettura. XD
Quella
sera la luna...
"You are the
moonlight of my life every night
Giving all my love to you
My beating heart belongs to you
I walked for miles 'til found you
I'm here to honor you
If I lose everything in the fire
I'm sending all my love to you"
- The Last Night On The Heart, Green Day
- Quella
sera la luna sembrava più brillante del solito.
In genere da quell'unica finestra riusciva a scorgere a stento qualche
breve
tratto perlaceo, ma niente di più. Invece quella sera
sembrava proprio che
avesse deciso di spostarsi apposta, come per infondergli speranza e
coraggio con
i suoi raggi.
- Billie
Joe era seduto sul rigido letto dalle lenzuola
bianche ed immacolate, con la schiena rivolta
- alla
porta dell'enorme stanza solitaria.
- Fra qualche minuto qualcuno sarebbe passato a controllare se fosse tutto a posto e lui avrebbe risposto che si, andava tutto benissimo e che non gli occorreva nulla al di fuori di un telefono per poter chiamare la famiglia. Loro, come ogni sera di quelle due interminabili settimane, gli avrebbero risposto che per il momento non avrebbe potuto contattare nessuno, perché sarebbe stato degenerativo per il processo di riabilitazione. Allora lui avrebbe protestato, loro sarebbero stati irremovibili, e alla fine se ne sarebbero andati impazienti di finire il turno il prima possibile e tornare a casa, mentre lui sarebbe rimasto in quella stanza, solo con i suoi pensieri.
- Odiava quel posto. Odiava quella stanza pulita ed ordinata. Odiava i modi nonostante tutto cordiali dei dottori e delle infermiere. Odiava gli sguardi ammiccanti della ragazza che gli portava il pranzo. Odiava le domande ed i controlli ed il fatto che tutto fosse organizzato alla perfezione, come se fosse un meccanismo oggettivo, ma sopratutto odiava se stesso, per aver reso necessario tutto quello.
- Se
solo avesse resistito alla pressione di tutte quelle richieste, se solo
non
avesse ceduto alla tentazione offertagli dall'oblio, se solo non avesse
esagerato, se solo... Se.
- -
'Fanculo i fottutissimi se...- sibilò arrabbiato.
- Sbuffò
e si sfregò il viso con forza, quasi avesse
potuto cancellare la sua brutta faccia dalla Terra. La faccia dagli
occhi verdi
che in tanti nel mondo adoravano e che ponevano come simbolo per averli
"salvati", con le sue canzoni... Beh, ora ne avevano visto anche la
parte peggiore, quella debole e indegna, incapace di affrontare la
situazione
senza aiuti...
- Non
poteva prendersela con nessun altro all'infuori di
sé stesso e l'amara e lucida verità di questo
pensiero lo logorava dentro
giorno per giorno e gli gelava il cuore.
- Aveva
deluso il mondo.
- E
se stesso.
- E
Adrienne.
- Perché
lei non era il mondo, era l'universo per lui e
avrebbe dato la sua anima pur di rimediare ai casini che aveva
combinato e
renderla di nuovo felice. Per questo non toccava una chitarra da quando
aveva
messo piede lì dentro e nemmeno si concedeva d'indugiare in
possibili melodie.
Si era concentrato solo sulla riabilitazione e l'acceleramento del
processo,
anche se sapeva benissimo che il numero dei giorni non sarebbe cambiato
di una
virgola.
- Se
solo il desiderio di riabbracciare i suoi figli e
baciare sua moglie non fosse stato così pressante... Avrebbe
dovuto esserci
abituato, visto che quando andava in tour stava via anche per
più tempo, però
la situazione non era la stessa. Per niente. Lì la
lontananza era quasi
insopportabile ed i dubbi lo consumavano. Nella sua testa, ogni notte,
aleggiavano le più mute domande, malamente celate perfino a
se stesso.
Avrebbero fatto troppo male se ammesse chiaramente. La consapevolezza
che forse
avrebbero potuto essere reali...
- Una
volta uscito da quella gabbia dorata il mondo
l'avrebbe accolto ancora? L'avrebbero ancora desiderato come un tempo?
E
sopratutto, la sua famiglia lo avrebbe trattato allo stesso modo?
Temeva di
scorgere negli occhi dei suoi figli quella scintilla di delusione e
disprezzo che,
ne era sicuro, l'avrebbe ucciso.
- In
fondo lo stava facendo sopratutto per loro, le sue
ragioni di vita, più che per se stesso. Ed Adrienne era la
sua luce e non
poterla né sentire né vedere l'aveva fatto
precipitare in un buco profondo di
desolazione e sconforto.
- Al
suo ritorno il loro rapporto sarebbe stato lo
stesso? Un brivido gelido percorse le sue membra al ricordo del suo
sguardo
rigido e duro quando gli aveva proposto il ricovero, in contrasto con
il
concetto che, inconsciamente, nella sua mente raccoglieva tutto
ciò che di
buono, forte e dolce esisteva al mondo e che rappresentava lei.
- Dei passi in corridoio lo distrassero da quei pensieri cupi e pochi secondi dopo il bussare alla porta annunciò l'entrata in scena di un'infermiera. Era una di quelle con la scorza dura, lo si capiva dal modo in cui camminava e dallo sguardo severo che gli rivolse.
- Probabilmente
svolgeva
quel lavoro da tutta una vita e di gente come lui ne aveva vista a
centinaia.
- -
Signor Armstrong, come si sente sta sera?
- Lui
sollevò lo sguardo lentamente, sempre rimanendo
seduto sul bordo del letto, e rispose che andava tutto bene e che si
sentiva
estremamente lucido, come non lo era da tempo. Ed era vero.
- Stava
riscoprendo quanto la lucidità faceva male.
- La
risposta parve soddisfarla abbastanza, ma non del
tutto. Lo esaminò per qualche secondo, poi aggiunse:"Sembra
abbastanza
abbattuto. Ha mangiato, oggi?".
- La
rockstar sbuffò, facendo trapelare la sua
insofferenza a quelle domande che sapeva essere necessarie.
- -
Si, ho mangiato, grazie. - rispose con voce fredda.
- La
donna annuì, ma prima che il paziente aprisse bocca
per formulare la solita richiesta, affermò:"Allora
è pronto per la
telefonata famigliare".
- Billie
Joe sbarrò gli occhi e drizzò la schiena di
scatto.
- -
La telefonata famigliare? - ripeté, temendo di aver
capito male.
- -
Dopo due settimane gli è concessa una sola
telefonata, la domenica, ed oggi è appunto domenica.
- Allora,
è pronto? O preferisce che ripassi più tardi?
- Lui
si affrettò ad annuire ed allungò le mani
bramando
il telefono che la donna estrasse dalla tasca del camice bianco.
- Una
volta che l'ebbe preso, aspettò qualche secondo,
sperando che quella se ne andasse, ma lei scosse la testa.
- -
Devo rimanere presente alla prima telefonata, mi
spiace, ma è il regolamento.
- Billie
Joe sospirò, rassegnato, e alla fine compose il
numero.
- Suonò
a vuoto due volte, ma alla terza la cornetta
venne sollevata.
- -
Pronto?
- Dio,
la sua voce... La sua voce! Chiuse
di scatto gli occhi. Quasi non riusciva a reggere
al pensiero che lei era davvero dall'altra parte.
- -
Pronto, chi parla?
- Percepì
il tono lievemente titubante di lei e
trattenne il fiato.
- -
Adrienne...
- Non
lo fece apposta a sussurrare il suo nome in quel
modo, ma poter risentire la sua voce l'aveva mandato in estasi.
- Passarono alcuni secondi di silenzio e poi un singulto dall'altra parte lo fece sorridere dalla tenerezza.
- -
Adie, che fai? Piangi? - le chiese dolce.
- Una
breve risata soffocata, segno che ci aveva visto
giusto e che lei si stava asciugando le lacrime dal viso con gesti
rapidi. Lei
era una donna forte e non doveva cedere al pianto.
- La sua Adie...
- -
Scusa, Billie, lo so, sono una stupida, è solo
che... Sentirti... Il fatto è che mi mancava così
tanto!
- Per
un attimo il suo respiro si arrestò, perché non
gli sembrava vero potesse esistere felicità più
grande in quel momento. Si
stava scusando! Lei si stava
scusando, quando in realtà avrebbe dovuto prenderlo a
sassate ed urlargli
contro.
- -
Non hai idea di quante volte ho sognato di poterti
parlare, in questi giorni, ed ora che lo sto facendo sono talmente
agitato che
non so da dove partire.
- Ed
era vero. Non ne aveva proprio idea. Per ora poter
riudire la miriade di sfumature presenti in quelle brevi frasi
sconnesse lo
aveva riempito di una gioia così grande da cancellare tutte
quei discorsi che
si era preparato.
- -
Io ti ho chiamato ogni giorno, ma non mi passavano
le telefonate. Hanno detto...
- -
Lo so. Hanno detto che avrebbe alterato il processo
di riabilitazione. - la interruppe lui, lanciando un'occhiata furente
all'infermiera che, ignara, rimase impassibile.
- -
Ma non importa ora. Come state? Joey e Jakob sono
lì? Posso parlarci?
- Non
nascose la speranza nella voce, perché temeva lo
rifiutassero.
- -
Mi dispiace, sono usciti entrambi, Jakob proprio
adesso. Ma stiamo bene, Billie, e non vediamo l'ora che tu possa
ritornare a
casa. Manchi a tutti noi.
- Per
un secondo la felicità che l'aveva pervaso fino a
quel momento vacillò, ma si riprese subito assimilando
l'ultima frase.
- -
Di loro che papà sta meglio, ok? E che gli voglio
bene, sempre.
- Sapeva
dal silenzio della moglie che si era commossa
di nuovo, così ne approfittò per iniziare quella
che era la lunga lista di
scuse che si era organizzato mentalmente ogni singolo giorno di quel
Purgatorio.
- -
Adrienne, io... Mi dispiace per...-
- Questa
volta fu lei ad interromperlo.
- -
Lo so. Non hai nulla da dimostrarmi, capito? E le
scuse non servono. Sei mio marito e ti amo, il resto non conta. Sono
qui che
aspetto solo te e lo sarò sempre finché non
tornerai.
- Un
sorriso radioso comparve sul volto della rockstar.
Sua moglie lo voleva ancora e l'avrebbe sempre voluto. Aveva detto
così, vero?
- -
Io sono l'uomo più fortunato del mondo ad avere te
come moglie - si lasciò sfuggire senza volerlo.
- L'aveva
detto come se stesse parlando ad alta voce,
con un tono così spontaneo che perfino l'infermiera sorrise
e quando lui si
accorse di non averla solo pensata, quella frase, arrossì
come un ragazzino alla
sua prima cotta. Già, una cotta che durava tutta una vita.
- Adrienne
rise leggermente e poi chiese, premurosa:"Lì
ti trattano bene? Il cibo è buono?".
- Sorrise.
- -
Non sono deperito, se è questo che intendi e si, mi
trattano bene, ma non parliamo di me... Raccontami un po' la tua
giornata. Cosa
hai fatto oggi?
- Gli
mancava quella particolare sicurezza infusa all'uomo
dalla quotidianità e, visto che per il momento, era ancora
lontana, voleva
assaporarne almeno il riflesso piacevole che la sua voce gli avrebbe
trasmesso.
- Lei
rise di nuovo e ribatté:"E cosa vuoi che
abbia fatto di così speciale? Le solite cose...".
- -
Eh, dai, racconta. Le solite cose sono belle... -
sussurrò candidamente e poi incoraggiandola - Cos'hai
cucinato di buono?
- Lei
rise di nuovo, intenerita.
- -
Allora, vediamo... Ho tagliato le patate a fette e
le ho messe nel forno, insieme al polpettone che Mike mi ha portato
sabato. E'
stato così gentile ad andare a fare la spesa anche per noi
che alla fine l'ho
invitato a rimanere a pranzo.
- Billie
Joe sorrise malinconico al pensiero del suo
migliore amico, suo fratello, che portava il polpettone alla moglie.
Sapeva che
stava cercando di starle accanto e lo ringraziò mentalmente
per questo.
- -
Dovrei essere geloso? - chiese con tono scherzoso.
- Adrienne
scoppiò in una fragorosa risata e lui non
poté fare a meno di chiudere di nuovo gli occhi dalla
felicità. Dio solo sapeva
quanto gli era mancata la sua risata!
- -
Perché invece non mi racconti cos'hai fatto tu? -
chiese ad un tratto lei.
- Il
sorriso che sostava sulle sue labbra da quando lei
aveva risposto al telefono s'incrinò leggermente, a quella
richiesta.
- -
L'unica cosa rilevante è stata il bagno. - disse
senza neanche pensarci troppo.
- -
Il bagno? Perché?
- La
sua curiosità da ragazzina lo fece sorridere di
nuovo. Aveva capito che in quel momento le cose importanti andavano
lasciate da
parte, perché per lui, rinchiuso in quel luogo solitario, i
piccoli particolari
erano oro puro.
- -
Beh... E' stato davvero rilassante...- sussurrò con
voce volutamente più sensuale, cosa che lei colse subito al
volo.
- -
Ah si? Descrivimelo. - chiese infatti, stuzzicandolo.
- -
Ho immaginato che fossi con me, come faccio da due
settimane a questa parte ogni minuto di ogni giorno.
- Silenzio.
- Probabilmente
non si aspettava una risposta così seria
e di sicuro non detta con quel tono sofferto, come invece era scappato
a lui.
- E
poi:"Billie...".
- Comprese
che quelle semplici frasi l'avevano colpita
ancora più a fondo di quelle precedenti.
- -
Sdraiati sul letto. - esordì lei poco dopo. Il tono
risoluto gli fece capire che aveva preso una decisione, così
fece ciò che gli
era stato ordinato.
- -
Sei sdraiato?
- -
Si.
- - Bene. Ora immagina le mie dita che si immergono nei tuoi capelli... Le senti? Li accarezzano dolcemente... Poi scendono sul viso, percorrendone il profilo, fino al collo e poi sul petto... E poi ripercorro tutto il percorso con la bocca, fino a quando non incontro la tua.
- Cerca
di
ricordarti il mio sapore... Ci
riesci?
- Billie
Joe sorrise e chiuse gli occhi, beandosi della
visione e delle sensazioni trasmessogli da sua moglie.
- -
Come sei vestita?
- Sapeva
che entrambi erano leggermente eccitati ed era
assurdo che dopo quasi vent'anni di matrimonio lei riuscisse ancora a
fargli quell'effetto.
- -
Al momento indosso solo l'accappatoio, ma non
pensare che l'abbia fatto apposta. Stavo facendo la doccia.
- Era
divertita, lo sapeva. Immaginò la sua pelle
morbida e quegli occhi scuri che l'avevano stregato fin dal primo
momento in
cui l'aveva scorta tra la folla. Le sue curve, il suo seno, il modo in
cui le
ciocche di capelli umidi le ricadevano sul collo e sulle spalle...
- -
Uhm... Molto sexy. Quindi... suppongo tu sia
bagnata... - mormorò con voce bassa e roca.
- L'infermiera
tossì e si voltò dall'altra parte,
imbarazzata da quella conversazione che, ora lo capiva, fin dal primo
momento aveva
espresso la più completa tenerezza ed intimità
fra quell'uomo e la sua donna.
- -
In un certo senso... - rispose la moglie, stando al
gioco.
- A
quel punto Billie Joe lasciò da parte il tono
sensuale e gli scherzi e dichiarò con
sincerità:"Se solo ti avessi qui
davvero, in questo momento, farei l'amore con te tutta la notte, per
ore e
ore.".
- -
E magari io potrei preparare davvero un bel bagno
caldo, nella vasca grande, solo per noi due... - fantasticò
lei.
- Lui
gemette per la consapevolezza di non poterlo
attuare all'istante.
- -
Adie, ti prometto che sarà la prima cosa che faremo
appena uscirò da qui, subito dopo aver baciato i nostri
figli. Ma ora devo andare...
- aggiunse, vedendo che l'infermiera gli stava segnalando di
interrompere la
telefonata, perché era scaduto il tempo.
- -
Di già? E quando ci risentiremo? Domani? - chiese
lei, speranzosa.
- "Non fare
così..." pensò
quasi gemendo di nuovo.
- -
Purtroppo no, tesoro. Potrò richiamarti solo fra una
settimana. Lo so che è dura, ma passerà in fretta
se so che alla fine ti
risentirò.
- La
moglie, dall'altra parte, rise imbarazzata.
- -
Certe volte mi viene il dubbio che queste frasi tu
le prenda dai cioccolatini...
- Billie
Joe rise a sua volta.
- -
Ma come? Non lo sai che ho una doppia vita? Altro
che tour! Quando parto in realtà mi rinchiudono in una
fabbrica piena di altri
me in miniatura e a frustate mi costringono ad inventare citazioni
sempre più
sdolcinate.
- -
Oddio, che incubo! Una fabbrica piena di tanti
piccoli Billie Joe che lavorano in sincrono! No, caro, di te ne basta e
avanza
uno solo.
- -
Beh, e poi la cosa non sarebbe fattibile, perché
senza altrettante piccole Adrienne, i tanti piccoli Billie Joe non
potrebbero
mai esistere.
- Questa
volta nessuno dei due rise ed Adrienne,
dall'altra parte, si chiese come fosse possibile che lui riuscisse
ancora a
stupirla con una sola frase, dopo tutto quel tempo.
- -
Ti amo, Billie Joe Armstrong. Non te lo scordare.
- -
Anch'io ti amo, Adrienne. - rispose, mentre a
malincuore chiudeva la telefonata.
- Billie
Joe sospirò e consegnò il telefono
all'infermiera, che ora lo guardava abbastanza commossa
- -
Vedrà che quando tornerà a casa sua moglie
sarà là
ad aspettarla. - disse, prima di uscire, lasciandolo solo nella stanza
solitaria.
- Lui
sospirò e nascose il volto in fiamme nel cuscino,
con l'immagine di lei nella mente e la sua dolce voce nelle orecchie.
- Già, una settimana passa in fretta...
Nobody Told Me
Fiuuuu...
Dio, sta volta ho esagerato! Altro che diabete, qui devo aver
concentrato tutto
lo zucchero che c'è in me e sparato fuori in un sol colpo!
Allora, che ne dite?
Forse è troppo melensa, ma spero vi sia piaciuta comunque. E' solo che quei
due, la loro storia,
è davvero romantica e lui se ne esce davvero con queste
frasi, perciò... Si
sono incontrati ad un suo concerto e poi
lui ne ha fatti altri apposta nella zona dove abitava lei solo per
rivederla. E
poi sono così belli insieme... Credo davvero che il loro
rapporto sia forte ed
intenso. Deve esserlo se stanno insieme da ben diciotto anni, giusto?
Perciò
forse ho esagerato un po', ma va bene così. Non la
cambierò più neanche di una
virgola. E poi, gli dovevo qualcosa ad Armstrong, no?