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Autore: Nana Stonem    12/02/2013    56 recensioni
Questa è la storia di quattro ragazzi e delle loro insicurezze,
delle loro scelte sbagliate, delle loro paure e del loro modo di crescere. Non esiste buono o cattivo, ma solo la debolezza di chi si lascia prendere dalle emozioni, di chi non è abbastanza forte da negare ciò che prova, chi non abbastanza coraggioso da ammettere la verità. Sono ragazzi pieni di dubbi, speranze, desideri.
Sono confusi, stupidi, irrazionali, sono maledettamente umani.
Ognuno di loro nasconde qualcosa, chi un amore celato, chi un tradimento, chi un desiderio inaspettato.
Questa è la storia di Adam, Rachel, Ariel e Josh.
Tratto dal capitolo uno:
"C'è lui che parla e tu osservi la sua bocca. Vedi quelle labbra incresparsi, distendersi, allontanarsi, riunirsi. Te le immagini sulle tue, assapori nella tua mente la loro consistenza, il loro calore.
Ti chiedi cosa proveresti a baciarlo sul serio; vorresti essere capace di farlo: affondare le dita nei suoi capelli e attirarlo a te, vicino al tuo viso, così tanto da non aver bisogno di respirare a fondo per sentire il suo odore.
Ma sai che non c'è spazio per la fantasia, sai che lui non sarà mai tuo, sai che non dovresti nemmeno farli quei pensieri."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
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Capitolo 1: Cedere o non cedere, questo è il problema

 
 
C'è lui che parla e lei osserva la sua bocca. Vede quelle labbra incresparsi, distendersi, allontanarsi, riunirsi. Le immagina sulle sue, assapora nella sua mente la loro consistenza, il loro calore.
Si chiede cosa proverebbe a baciarlo sul serio. Vorrebbe essere capace di farlo, affondare le dita nei suoi capelli e attirarlo a lei, vicino al suo viso, così tanto da non aver bisogno di respirare a fondo per sentire il suo odore. Sa che non c'è spazio per la fantasia, che lui non sarà mai suo, sa che non dovrebbe nemmeno farli quei pensieri.
È una calda giornata di metà Luglio, Ariel e Josh sono insieme da un paio di ore ormai, si sono incontrati in università e insieme hanno scelto un'aula vuota per fare degli esercizi. Ariel è la studentessa, lui è quello che si è offerto di aiutarla, ma non è soltanto questo.  
Lui è anche il ragazzo della sua migliore amica e lei non dovrebbe fare simili pensieri su di lui.
La mente però non le dà retta, il cuore continua a battere all'impazzata ogni volta che lui è nei paraggi. Si chiede quando finirà questa tortura invisibile, in bilico tra il desiderio e il castigo, la voglia contro la consapevolezza.
Perché aveva lasciato che succedesse una cosa simile? 
«Mi stai ascoltando?», no, Ariel non ha idea di quello che Josh stia dicendo, troppo concentrata a ricordare di stringere forte le dita sui lacci dei suoi pantaloncini, pur di non posarle su di lui.
«Ero distratta», il sopracciglio di Josh si alza, la guarda indispettito.
«Me lo dici spesso ultimamente».
«Non è vero», Ariel si limita ad alzare le spalle e a far finta di non capire. Come spiegargli che il solo incontrare i suoi occhi le fa dimenticare tutto il resto?
Lui sospira, senza dire nulla. Josh sa benissimo cosa la distrae tanto, ma fa finta di non accorgersene. Ariel vede le sue dita stringersi intorno ai fogli che tiene sparsi sul tavolo, sembra quasi che voglia accartocciarli e buttarli all'aria.
«Non guardarmi così», sussurra con una voce strozzata, un po' arrabbiata, ma Ariel non la smette di fissarlo, non ne è capace. Continua ad osservarlo avidamente, vuole imprimere nella sua memoria ogni piccolo particolare di lui, senza lasciar spazio a nient'altro nella sua mente.
Come si è ritrovata ad essere così attratta da quel ragazzo? È strano, quasi paradossale che una cosa del genere sia successa a lei.
Tutti la conoscono come la ragazza sincera e fedele, l'amica ideale, una persona che non sarebbe capace di pugnalare alle spalle un'amica. È tutta apparenza, anche Ariel è egoista come tutti.
Perché se non fosse stata così, se non fosse per quel lato oscuro di lei, forse non avrebbe desiderato così tanto un ragazzo che mai avrebbe dovuto toccare.
La coscienza lo sa, è l'istinto a non ascoltare la ragione.
Continua a fissarlo senza sosta, si concentra su quelle mani che giocherellano con una penna, sulla mascella tesa. 
Nota una cosa strana, l'altra mano si allunga verso di lei, la stringe forte tra le sue. Le loro dita si intrecciano perfettamente, sembrano essere fatte apposta per essere unite. La pelle abbronzata di lui contrasta contro il chiarore di Ariel. La stanza è vuota eppure lei si sente soffocare non appena incontra i suoi occhi.
Josh la guarda con dolcezza, quasi compassione. Ha degli occhi semplici, scuri, è solo a lei che quegli occhi fanno un effetto così devastante?
Poi ci sono le labbra, un po' screpolate, forse per via del calore di quell'afosa giornata estiva. Ci sono pile di libri e quaderni davanti a loro, sanno entrambi che dovrebbero studiare eppure nessuno dei due dà segno di voler uscire da quella bolla in cui si sono rinchiusi.
Si chiede se anche lui provi le sue stesse sensazioni, se quel desiderio lo abbia contagiato, o se è la sola ad essere uscita fuori di testa.

Poi succede qualcosa, Josh si allunga verso di lei in uno slancio spontaneo, la sedia graffia sul pavimento di quell'aula deserta, i loro volti sono più vicini che mai e Josh le infila la mano libera nei capelli. Sono ancora seduti sulle loro rispettive sedie, ma la distanza che li separa è irrisoria. Ariel vorrebbe allungarsi e baciarlo, ma ha troppa paura, forse la stessa che ha bloccato anche lui pochi attimi prima. I loro occhi sono incatenati, cercano di comunicare senza usare parole, ma Ariel non riesce proprio a capire i suoi pensieri. Paura, incertezza, senso di colpa? Tante possono essere le emozioni che lo hanno lasciato lì, in bilico tra l'agire e il tirarsi indietro. Lei lo fissa, lottando con sé stessa, con la voglia sprezzante, egoista, bastarda che l'assale. Lui abbassa lo sguardo sulle loro mani ancora intrecciate. Poi torna a guardarla, i loro respiri si confondono, i battiti del cuore di Ariel sono così alti che quasi le offuscano l'udito.
Lui sembra decidersi, il volto si avvicina un po' più a lei e Ariel può già pregustare la morbidezza di quelle labbra, ma quelle decidono di fermarsi a pochi centimetri dalla meta, si schiudono per dire qualcosa.
«Rachel», amica di Ariel e fidanzata di Josh, il suo nome è come una frustata, una pugnalata che la colpisce in pieno stomaco, la realtà degli eventi è racchiusa tutta in quel semplice nome.
Come una secchiata d'acqua fredda la realtà si rovescia su di lei, si tira indietro e lo guarda inorridita, come se fosse lui l'artefice di tutto, la causa di tutti i suoi mali.
Libera la mano da quella stretta e se la porta in grembo. 
Si sente in colpa, così tanto da avere ribrezzo di sé stessa, di quella sciocca ragazza che si è infatuata del ragazzo sbagliato.
«Credo che per oggi possa bastare con lo studio», Ariel si alza brusca, saluta Josh senza guardarlo davvero, con un semplice sorriso finto. Raccoglie i fogli sparsi sulla cattedra, la sua scrittura si confonde con quella di lui, calcoli matematici che si sovrappongono e si intrecciano l'un l'altro. Li spinge con forza nella borsa senza dargli importanza, l'unica cosa che vuole è scappare al più presto da quell'aula, da quei suoi occhi che le stanno trafiggendo l'anima. 
Si sente così frenetica a buttare tutto quello che trova in borsa, con l'ansia di scappare via il prima possibile. 
Esce da lì e finalmente può respirare, si lascia andare contro la parete e per pochi attimi si rilassa contro quella porta che li separa. Prende un respiro profondo e si avvia nei corridoi della facoltà. 
Ingegneria, secondo anno, con gravi carenze in matematica, è stata questa la situazione che l'ha portata ad avere a che fare con Josh. Tutto era cominciato circa l'Ottobre dell'anno prima, lei e Rachel erano amiche già da tre anni, protagoniste di una realtà così diversa da quella di oggi da farle salire l'angoscia al solo ricordo.

«Devi assolutamente conoscere il mio ragazzo, ti potrà aiutare con la matematica, è molto bravo».
Rachel le dava le spalle, rivolta verso il piano cottura si stava occupando della cena. Avrebbero mangiato insieme per rifarsi di tutto il tempo in cui non erano riuscite a vedersi. Una di quelle cene tipiche da fidanzati, con le candele e del buon vino. A loro però piaceva andare contro corrente, rovesciare le abitudini, era per questo che quella sarebbe stata la loro cena a lume di candela. Era ancora pieno pomeriggio e Ariel era seduta al tavolo di legno che occupava gran parte della cucina, con una matita tra i denti e lo sguardo corrucciato guardava quei fogli che per lei non avevano significato. Appunti scritti durante le lezioni che a distanza di settimane perdevano senso. Se lo diceva sempre "devi studiare ogni giorno" eppure non lo faceva mai, non ne era capace. Ma la consolava l'idea di non essere l'unica. C'era Rachel con lei, sempre ottimista, a ricordarle che non era l'unica, che gli universitari erano tutti un po' così sotto sotto. Rachel aveva provato la carriera universitaria, ma si era arresa dopo poco, non faceva per lei.
«Sul serio? Mi farebbe un piacere enorme, sono davvero disperata. Inoltre vorrei conoscerlo, ormai vi frequentate da diversi mesi e ancora non l'ho visto».
Ariel era sempre stata una ragazza curiosa, voleva conoscere quel misterioso ragazzo che nella sua fantasia aveva avuto mille volti diversi.
«Sai una cosa? Lo chiamo proprio adesso, ci raggiungerà sicuramente in poco tempo. Così cominciate ad accordarvi. Gli dico già che una povera studentessa bisognosa chiede il suo aiuto». 
«Grazie mille, mi sarà utile, ne sono sicura».

Rachel non era brava a descrivere, anzi, tendeva ad essere piuttosto vaga nei suoi scarsi tentativi, non sarebbe stata in grado di preparare Ariel a quell'attrazione inspiegabile che l'aveva assalita al loro primo incontro. Ariel non si sarebbe mai aspettata una tale stretta serrarle lo stomaco al solo incrociare i suoi occhi. 
«Sei Ariel?», Josh era sul ciglio della porta, la guardava curioso, la voce era roca, profonda, capace di scuoterla dall'interno e farle aumentare i battiti.
«Si, sono io... e tu devi essere Josh», le sembrava strano pronunciare quel nome e associarlo ad un volto finalmente, quello di un ragazzo stupendo.
Lui le aveva sorriso e le aveva chiesto se poteva entrare.
«Oh che stupida! Vieni pure, Rachel ha mandato me ad aprire, è troppo impegnata a cucinare per ora».
«La immagino, col suo adorato grembiule rosa e i vestiti macchiati di pomodoro».
«Si vede che la conosci bene anche tu ormai», si scambiarono un sorriso, un po' di intesa, un po' di reciproca simpatia. 
Insieme si avviarono da Rachel, ignari di quanto quell'incontro avrebbe significato per entrambi.


Era iniziato tutto così, in modo semplice, così scontato da fare schifo. Avevano cominciato a vedersi per studiare, all'inizio con pochi incontri al mese, diventati poi sempre più frequenti. Avevano cominciato anche a chiamarsi e a parlare a lungo alla fine di quegli incontri. Cominciavano parlando di semplice matematica, di quello che dovevano studiare e poi chissà come le conversazioni si spostavano, cambiavano binario senza che nessuno dei due se ne accorgesse davvero, i loro discorsi erano come un fiume in piena che aveva bisogno di scorrere, straripava quando Ariel lo invitava per cena, quando ogni tanto si chiamavano senza un perché, solo per sentirsi e sapere come andava. Erano quelli i primi sintomi di una malattia che avrebbe colpito entrambi ed erano stati così incoscienti da lasciare semplicemente che succedesse.
Ariel odia ripensare a come tutto è andato sempre peggio fino a portarla al limite, in un punto di non ritorno. Si sente in colpa verso la sua amica, ogni volta che le sente pronunciare il nome di Josh il cuore le martella nel petto, ma non è solo per il senso di colpa, c'entra anche la paura. Il terrore di essere scoperta, giudicata, le fa provare un'ansia tale da tenerla sveglia la notte a volte, quando i pensieri riescono ad avere la meglio sul sonno.
Se Rachel un giorno la scoprisse, come potrebbe anche solo guardarla negli occhi senza sentirsi una persona orribile? Avrebbe visto riflesso nello sguardo dell'amica tutto quello che lei cerca di sopprimere, l'offesa, il disgusto, la fiducia che si spezza.  
Eppure poco prima ci era mancato così poco, era arrivata quasi a cedere e vorrebbe prendersi a schiaffi da sola per aver lasciato che le emozioni prendessero il sopravvento per l'ennesima volta. Tanto più si odia per quello che prova, tanto più quel sentimento non fa che crescere ed espandersi ogni giorno che passa. 
Si ritrova ancora persa nei suoi pensieri quando decide di chiamare una delle poche persone al mondo di cui si può fidare ciecamente, il suo migliore amico Adam.

 

Ci sono emozioni che nascono da sole, senza nessuno a comandarle, nessuno a imporgli che direzione seguire, ma soprattutto su chi fermarsi. Ci sono sentimenti che tendono a sparire col tempo, ad affievolirsi con lo scorrere dei giorni.  C'è un tipo di amore che potrebbe non essere poi così autentico come si crede, c'è un'attrazione che può nascere dove non si potrebbe mai immaginare.
Poi c'è la tentazione, il provocante peccato che aspetta di essere compiuto. Non si può scegliere di mantenere sveglio un sentimento ormai pronto a scomparire, non si può mettere un freno al sentimento nuovo che si annida dentro. Sono loro a scegliere, non si può fare altro che decidere se lottare o lasciarsi andare.
È tanto doloroso reprimere il proprio istinto, tanto quanto è appagante lasciarlo libero. Seguire il desiderio puro, senza conseguenze né coscienza, sentirsi liberi, finché la razionalità non torna a bussare.
Rachel si è lasciata andare, se n'è pentita subito dopo, ma non ha altra scelta perché ormai ha superato quel limite invalicabile che mai avrebbe pensato di superare.
Ha paura di aprire gli occhi, vuole rimanere per il resto della sua vita così, le palpebre distese e il dolce senso dell'incertezza ad assalirla. Non ha il coraggio di affrontare la realtà. Vuole deliziarsi del buio, del "forse è un sogno", non vuole scoprire altro, non vuole far entrare l'accecante luce del giorno ad illuminarle il cammino, scioglierle ogni dubbio.
Si concentra sul suo respiro, vuole farlo calmare, vuol far tornare il suo cuore ad un battito regolare.
Non è solo il suo respiro l'unico rumore in quella camera, non è solo lei a far frusciare le lenzuola tra le gambe.
C'è un uomo a farle compagnia, vero, eccitante e sbagliato, perché l'unico che dovrebbe essere al suo fianco è il suo ragazzo Josh e quello vicino a lei non potrebbe essere più diverso. 
Vorrebbe non avvertire la sua presenza possente, vorrebbe essere svegliata bruscamente da qualcuno, scoprire di averlo soltanto sognato, ma come potrebbe un sogno essere così vivido, intenso, passionale?
Non vuole pensarci eppure lo fa.  Ripensa a tutto quello successo poche ore prima, alle conseguenze devastanti nella sua vita. Ha tradito il suo fidanzato e quella consapevolezza comincia a farsi strada in lei in maniera sempre più forte ad ogni secondo che passa.
La notte rende tutto più affascinante, ha reso Rachel più audace, ma non a lungo. Il mattino l'ha scaraventata fuori da quella piccola illusione di desiderio in cui si era lasciata andare, le ha portato il senso di colpa, la vergogna.
Adam ha un respiro lento, rilassato, apparentemente beato, sembra non preoccuparsi di nulla, capelli biondi arruffati sul cuscino e il torace ampio scoperto, è nudo sotto le lenzuola, come lei. Si è aggrappata con tutte le sue forze alla sua schiena, ha affondato le unghie in quella schiena e il viso nell'incavo della spalla. Ha ansimato, goduto di quella sensazione, di quel corpo unito a lei, desiderato da così tanto. Ha cercato quei baci, quelle carezze e li ha ricambiati. Se l'è goduto per ogni secondo in cui ha deciso di lasciarsi andare a lui, quella è la parte peggiore, le è piaciuto, maledettamente, troppo per non potersi sentire una persona sporca. 
È stato tutto così facile. Le è bastato dire "sì" quando Adam le ha chiesto di salire a casa, le è bastato limitarsi a piegare la testa mentre lui le riempiva il collo di baci bollenti. Si è lasciata svestire e lo ha svestito a sua volta. Ha cercato la sua lingua e l'ha assaporata a pieno, non ha potuto fare altro che lasciarsi andare, sfogare quel desiderio impellente che le faceva prudere le mani dalla voglia di toccarlo.
Lo ha lasciato fare, ha attraversato i vestiti sparsi sul pavimento ed è arrivata in camera sua, si sono sdraiati sul letto e sono rimasti lì per tutta la notte. Come in un sogno si era lasciata guidare dalle sensazioni, dall'istinto, dal buio della notte che sembrava coprire e giustificare i suoi peccati. 
Ha cominciato a desiderare Adam senza avere idea del perché e del quando, le è successo e basta. Incontri casuali a lavoro, chiacchierate inaspettate, risate di troppo. Era stato come una marea, con lentezza era avanzata lasciando che prendesse sempre più territorio fino ad immergerla del tutto. Non avrebbe voluto far arrivare le cose fino a quel punto, ma non è stata capace di fermarsi quando ancora c'era una possibilità.
Se Josh la sera prima non le avesse dato buca, se non avesse deciso di uscire di casa a prendere un cocktail da sola, se non avesse incontrato Adam, forse tutto questo non sarebbe successo. O forse era solo questione di tempo perché lei cedesse a qualcosa di tanto sbagliato quanto forte. 
 «Ti ho sempre desiderata, fin dalla prima volta che ti ho vista», Adam le aveva sussurrato quella frase sul seno, mentre scendeva ad aprirle i pantaloni. Lei non aveva saputo rispondere, quando era successo? Quando lui era riuscito ad insinuarsi in lei, nei suoi dubbi, nel suo rapporto incerto?
Lo ha desiderato con ogni fibra del suo essere, ora vorrebbe solo rimanere in quel letto tutta la vita, senza uscire ad affrontare la realtà, ma c'è un fidanzato fuori che la aspetta, una migliore amica da non deludere.
Ah, se Ariel scoprisse la realtà la odierebbe, il solo pensiero di affrontare il volto sconcertato dell'amica le crea un nodo allo stomaco. Quanto le sarebbe piaciuto confidarsi con lei, ma come confessarle un gesto tanto infimo? Loro che non avevano mai tollerato il tradimento, convinte che a nessuna delle due sarebbe mai potuto succedere. Era stata un'illusa e ora si ritrova a guardare in faccia alla realtà del suo peccato.
Stringe forte il lenzuolo tra le dita, cerca di coprire al meglio il suo corpo nudo, ha bisogno di rivestirsi, di allontanarsi da quella camera. Deve uscire da lì per poter convincere sé stessa che è stato solo uno scivolone, una sbandata, un errore che non sarebbe ricapitato, mai più.

«Tu devi essere Rachel, me l'aveva detto Ariel che facevi la cameriera». 
Rachel aveva fissato stupefatta quel ragazzo che occupava un tavolino tutto solo. Erano ancora le otto del mattino e lei aveva iniziato il turno alla caffetteria da circa un'ora, non aveva idea del perché quel ragazzo fosse a conoscenza del suo nome.
«E tu chi diavolo saresti?», diretta, aspettava con ansia una spiegazione, lui le aveva lanciato un sorriso che le aveva fatto tremare le ginocchia e aumentare i battiti, le aveva dato fastidio la bellezza di quel volto. 
«Sono un caro amico di Ariel, mi chiamo Adam». 
Tutto improvvisamente aveva un senso, Adam l'amico di Ariel che lei non aveva mai voluto presentarle. Ne avevano parlato soltanto qualche volta e Ariel le aveva solo accennato che fosse un tipo abbastanza libertino, poco incline a relazioni stabili, ma nulla di più. Si era dimenticata però di menzionarle un dettaglio non poco trascurabile: era bellissimo. 
«E allora? Perché sei venuto?», si era buttata sulla difensiva, aveva voluto trattarlo male, convincerlo ad andarsene. Lui osservava il menù senza leggere davvero, fece un alzata di spalle e tornò ad osservarla.
«Nulla di particolare, ero curioso», c'era qualcosa di non espresso in quelle parole, delle domande cominciarono a formarsi nella sua mente. 
Perché sei curioso? Cosa ti ha detto Ariel di me? E ora che mi hai vista, che ne pensi?
Ma era rimasta in silenzio, gli aveva portato una tazza di caffè, scrollando la testa e cercando di assumere un atteggiamento professionale.
Adam non le aveva detto più nulla, sorseggiava il suo caffè mentre leggeva un quotidiano. Le era sembrato così strano, ogni volta che Rachel si girava a guardarlo lo trovava concentrato tra quelle pagine, eppure aveva la sensazione che la osservasse di continuo.
Preferì non chiedersi se quei dubbi scaturivano da una semplice impressione o un desiderio nascosto.


Ha fatto un errore madornale e ora si sente sporca. Scappa via da quella casa il più in fretta possibile, scappa via da quell'uomo di cui ha ancora l'odore addosso.
È  venerdì mattina e ha il turno a ora di pranzo in caffetteria, sale a casa, si lava in fretta, si trucca giusto quel poco che basta a coprire le occhiaie che la notte insonne le ha portato. Si guarda allo specchio e improvvisamente le sembra di guardare una donna diversa dalla serata precedente, ha il peso della colpa che le stringe lo stomaco e rende i suoi lineamenti più tesi.
Va alla caffetteria facendo finta di niente, sorride alle altre due cameriere,  saluta il padrone del bar, un uomo sulla cinquantina che cerca in tutti i modi di mantenersi giovane, con i capelli brizzolati e la faccia sempre abbronzata. Una cameriera pulisce dei tavoli vuoti e l'altra prende le ordinazioni, è quasi mezzogiorno, a ora di pranzo il locale sarà pieno. Le fa quasi piacere che a breve avrà tanto di quel lavoro da fare da non aver tempo di pensare. Lavorare è in quel momento il modo migliore per distrarsi da tutto il resto.
Indossa la divisa e comincia a darsi da fare, le ragazze sono le solite di sempre, eppure le sembra quasi che la guardino con sospetto. Perché ha la stupida impressione che tutti sappiamo il suo segreto? Come un messaggio invisibile nell'aria, una parola non detta: traditrice.

 

Adam osserva le cameriere, le squadra attentamente, cerca di ascoltare i loro discorsi. Vuole rivedere quella dai capelli biondi che gli aveva fatto perdere la testa pochi giorni prima, ma lei non c'è e un moto di fastidio lo assale. Questo è il locale dove lei lavora ormai da sei mesi almeno, lo sai perfettamente, perché è proprio per lei che ha cominciato a frequentarlo. Lo ha lasciato solo a letto, è sgattaiolata via di casa senza dargli il tempo di salutarla. Sono passati tre giorni e lui non è riuscito a rivederla. Sa che in quel momento Rachel si sta sentendo in colpa, si sta maledicendo per la sciocchezza che ha fatto. Le ragazze come lei non tradiscono, a meno che non incontrino un ragazzo come Adam sulla propria strada. Vorrebbe dirle di stare tranquilla, di non stare lì a rifletterci, è lui l'artefice di tutto, il diavolo tentatore. Adam lo sa, eppure non se ne preoccupa. Prende ciò che vuole e non ci pensa due volte. Ha voluto Rachel e ha fatto di tutto per averla, lo ha fatto perché la voleva, semplicemente. L'aveva osservata tanto e ha deciso che sarebbe stata sua, almeno per una notte. Era passato tanto tempo da allora, avevano avuto modo di conoscersi anche ed era chiaro ad entrambi l'attrazione palese fra loro. Rachel era una ragazza intelligente, comprensiva, sapeva ascoltare, ma era anche modesta, una di quelle che non si rendeva conto di quanto potesse valere in realtà. Adam invece se n'era accorto, era come se tutto il suo potenziale fosse nascosto, insabbiato e inaridito da una una routine noiosa e un relazione senza passione. Eppure Rachel ne aveva di passione, tutta lì pronta ad esplodere e Adam era riuscita a farla scoppiare a dovere.
Entra una ragazza dai capelli dorati, la osserva con insistenza, vorrebbe che fosse Rachel. Ha bisogno di lei, di leggere nei suoi occhi il desiderio che le ha fatto provare quella notte. La ragazza si gira a guardarlo, non è lei, ma decide di lanciarle lo stesso un sorriso. Lei arrossisce e distoglie lo sguardo. Gli basta così poco che quasi gli viene da ridere. Ma non ha interesse per quella cameriera, vuole Rachel perché sembra essere la sola in grado di non annoiarlo. Gli basta chiudere gli occhi per ricordare ogni dettaglio di quel fantastico corpo, tutti i punti in cui è riuscito a baciarla, toccarla, assaporarla, ma non è solo quello a mancargli. Rachel era stata spontanea, passionale e anche dolce, era eccezionale in tutti i sensi. Il tempo passa e ad ogni secondo si sente più stupido, insomma non sarebbe potuto rimanere lì per tutto il giorno, per quanto meravigliosa Rachel non sarebbe diventata il suo chiodo fisso. Si alza e dopo aver pagato frettolosamente esce dal locale svelto, come se si vergognasse anche di aver pensato di andarci solo per lei.
Gli squilla il telefono, si concede solo per pochi attimi di desiderare che sia lei a chiamarlo, prima di guardare la schermata del cellulare: Ariel. Un po' ne è deluso, ma cerca di non pensarci troppo, sarebbe come fare un torto alla sua migliore amica. Del resto deve ringraziare lei se ha conosciuto Rachel, o potrebbe maledirla per lo stesso motivo. È stata una conoscenza indiretta, una curiosa coincidenza successa a casa di Ariel.

Fu il gatto a decidere di presentargli Rachel, tramite una fotografia. Una cornice che aveva fatto cadere con il movimento della coda, mentre si arrampicava su una mensola del salotto. Lui e Ariel erano in cucina ma il rumore attirò la loro attenzione. Fu un gesto meccanico per Adam abbassarsi a raccogliere la fotografia tra i cocci rotti, lo fece senza pensarci. Si imbatté in un viso radioso, abbronzato, con un sorriso da favola. Non aveva idea di chi fosse, ma ebbe la piena certezza che avrebbe fatto di tutto per rimediare.
«Non ci pensare neanche», Ariel lo osservò perentoria, doveva aver già intuito i suoi pensieri. 
«Non ho idea di cosa tu stia parlando», rispose con naturalezza, nonostante i suoi occhi non riuscissero a staccarsi da quella fotografia. 
«È la mia migliore amica... ed è fidanzata, non ci proverai per nulla al mondo». 
«Perché non me l'hai mai presentata?».
«Perché ti conosco abbastanza da prevedere che gli rovineresti la vita, hai il brutto vizio di pretendere sempre ciò che non è tuo».


Gli viene da ridere al ricordo di quelle parole, il modo in cui Ariel avesse già predetto tutto, senza averne idea.

«Promettimi che non cercherai mai di trovarla».
«Te lo prometto».


Non era mai stato bravo a mantenere le promesse.


 
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Un grazie a chiunque leggerà il capitolo,
lascerà una recensione
o inserirà la storia tra seguite/preferite/ricordate,
se ce ne saranno XD
In caso contrario, ci ho sperato!
Il capitolo è stato betato da
cleomery ,grazie per la collaborazione.
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Alla prossima!
Nana Stonem.
   
 
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