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Autore: Shirangel    12/02/2013    3 recensioni
«Non mi lascerai qui.»
Il suo era un sorriso di sfida, quasi amaro. È tutto quello che sai fare, Naruto?
«Come fai ad esserne così sicuro?»
«Non ho detto che tu non ci proverai. Ho detto che io non te lo permetterò.»

Tutto ciò che resta è la speranza. Spesso non basta, a volte è tutto ciò che serve.
[Sasuke x Naruto]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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La neve brucia.
Non di quel calore che scalda lo stomaco, o di quel piacevole tepore che precede l’orgasmo.
La neve brucia come il fuoco dell’inferno. Graffia e cosparge i tagli di altre fiamme, azzanna e beve il sangue. Ti uccide senza farti morire.
Naruto si chiede se sia davvero così, oppure se sia lui a trasferire tutto questo alla neve perché associarlo a Sasuke renderebbe i suoi sentimenti ancora più difficili. Ci prova ad amarlo, ci prova davvero, ma ogni volta che lui lo ferisce deve ricominciare daccapo. Bisogna vivisezionare il passato, trovare i radi momenti in cui Sasuke Uchiha è stato davvero degno di una qualsiasi sensazione positiva, e poi pigiarli con la forza all’interno di un’unica notte.
Il maldestro collage che ne esce fuori è sempre più disperato e sempre meno convincente.
Ma a chi importa? Tanto di lui non se ne può fare a meno.

 

Schegge bagnate di sogni

 

 

Una volta a Naruto piaceva dire che casa è dove qualcuno ti pensa. Con il passare del tempo si era dovuto ricredere, perché quella che ormai si era sorpreso a considerare casa era vuota per la maggior parte del tempo. Non si trovava a Konoha, non la conosceva nessuno, l’unico abitante che la condivideva con lui di certo non si lasciava andare a simili, patetiche emozioni umane. Probabilmente anche mentre erano insieme la sua mente era altrove, mentre il corpo soddisfaceva gli istinti naturali che nemmeno lui poteva reprimere.
Erano quattro pareti e un letto, nient’altro. Però era casa.
La porta si apriva di scatto, lui entrava e a stento brontolava qualche parola di saluto. Lo spingeva contro il muro e gli divorava il cuore mentre si avventava sul suo corpo. Non c’era niente di simile a un’emozione nei suoi gesti; la passione che vi era impressa somigliava molto di più a una furia animale.
Naruto serrava le palpebre più che poteva. Quello che non vedeva se lo immaginava come voleva. Funzionava per appena una manciata di minuti, poi perfino il sangue che gli scorreva nelle vene cominciava a fare male.
Ma andava bene comunque, perché casa è dove c’è Sasuke.

 

~*~

 

«Forse dovremmo smetterla.»
Quella frase rimase lì, a mezz’aria. Sasuke non rispose, Naruto si accontentò di aver avuto il coraggio di pronunciarla e poi se ne dimenticò. Non ci credeva davvero, ma sentiva il bisogno di manifestare un senso di colpa che non riusciva a provare.
«Non parli molto, stasera.»
Sasuke non parlava mai, ma se Naruto non lo diceva non era vero. Bastava sforzarsi un po’ e quello che condividevano appariva quasi bello, con tutte le sue perversioni e ipocrisie. Almeno c’era qualcosa che li legava, sebbene fosse così sbagliato da non poter essere nemmeno affrontato.
«Lasciami dormire.»
Naruto si prese qualche secondo per sopportare il dolore di un insulto mancato. Non c’erano più teme, baka, dobe o usuratonkachi. In realtà non c’erano nemmeno Naruto e Sasuke. C’erano tu e io. Non noi, perché erano solo due entità parallele che si incrociavano quando avevano bisogno l’uno dell’altro.
«Domattina me ne vado presto.»
Cos’era? Un blando tentativo di convincerlo a godere della sua compagnia quanto poteva? Non funziona così, Naruto. Per lui sei trasparente.
Sasuke non gli concesse nemmeno un fai come ti pare. Si girò dall’altra parte, muovendo appena le coperte di quel letto che era costretto a condividere con lui, e si addormentò.
Una volta sicuro che fosse davvero scivolato nel sonno, Naruto si azzardò ad avvicinarsi e a intrecciare le dita con le sue. Sasuke sarebbe scomparso nel buio non appena avesse chiuso gli occhi e quel misero contatto non riusciva mai a impedirlo, ma la sua mano era calda e lui ne aveva bisogno.
Perché la neve bruciava, ma la pelle di Sasuke contro la sua lo incendiava. Faceva male, lasciava ferite dolorose come ustioni, era necessaria come ossigeno.

 

~*~

 

Nemmeno loro si ricordavano com’era cominciata.
Naruto in realtà rivedeva l’inizio di quella relazione malata in ogni incubo che lo tormentava nel sonno, però si affannava a cercare di scordarselo perché sapeva che Sasuke l’aveva fatto da un pezzo. E senza nemmeno sforzarsi.
Nessuno era a conoscenza del fatto che Naruto, quando si allontanava dal villaggio per andare ad allenarsi da solo, in realtà incontrava il nukenin di cui non avrebbe dovuto conoscere la posizione. Fingere davanti a Kakashi e Sakura non era difficile, nemmeno quando doveva andare con loro a cercare Sasuke: quegli appuntamenti notturni di giorno gli apparivano così irreali da muovergli il dubbio che si trattasse solo di sogni.
Non sapeva quali scuse Sasuke si inventasse per separarsi dai suoi nuovi compagni, ma non gli importava. La sensazione di essere stato rimpiazzato da un altro team sbiadiva di fronte alla consapevolezza di condividere con lui qualcosa che solo loro due conoscevano. Eppure il terrore non se ne andava. Non poteva durare per sempre e un incontro sarebbe diventato l’ultimo. Era così reale da mozzare il fiato.
Sasuke diventava sempre più vuoto, o magari era Naruto che diventava giorno dopo giorno più invisibile. Gli sguardi che gli lanciava lo trapassavano da parte a parte, forse perché Naruto non esisteva mentre non facevano sesso. O perché quegli occhi rossi non avevano abbastanza forza di volontà da guardarlo senza appassire.
Quello che di umano era rimasto in Sasuke moriva più velocemente di un fiore senz’acqua. Era inutile affannarsi a inchiodare dentro un corpo vuoto l’anima ormai in pezzi, ma Naruto doveva provarci e lo faceva.
«Tornerai mai a casa?»

Dillo. Di’ che è questa casa tua.
Non diceva mai niente. Non lo guardava nemmeno; Naruto era un perfetto, bellissimo soprammobile di vetro. Se non ci stai attento, cade e si rompe. Raccogliendo i cocci, ti graffi e sanguini.
«Vieni qui.»
E Naruto obbediva, come al solito, per le dita di Sasuke che si infilavano sotto i vestiti e le violenze travestite da carezze di ghiaccio, per i sospiri mal trattenuti soffiati contro il suo collo e i morsi affamati sulle spalle nude. Per tutto questo e solo per sé stesso.
Gli occhi di Sasuke sfuggivano anche mentre si muoveva contro, sopra, dentro di lui, ma fingere che fosse suo andava bene lo stesso, perché era così facile cedere alla tentazione di covare una misera speranza, avvinghiati l’uno all’altro nella danza più antica del mondo.
Naruto se lo incatenava addosso, non lo faceva allontanare. Se ne andava, ma poi tornava sempre perché lui non lo lasciava andare. Anche se era sbagliato, anche se non avrebbe portato a niente di buono.
L’amore di notte cambia sapore e diventa solo bisogno di amare.

 

~*~

 

Ogni volta la paura che non sarebbe venuto era sempre più grande. Un imprevisto, la perdita di interesse, un nuovo giocattolo – magari quel Suigetsu, che non gli piaceva per niente. La morte. Una dimenticanza, un nemico sbucato fuori dal nulla.
Le pensava tutte, Naruto, mentre aspettava che quella porta si spalancasse.
Quel giorno l’attesa fu più lunga del solito, perché lui era più spaventato che mai. Non riuscì nemmeno a restare dentro quella misera accozzaglia di mattoni che era la sua casa, fu costretto a uscire e cadere in ginocchio sulla neve. Bruciava, attraverso la tuta. Lo divorava con i denti di Sasuke.  Però c’era, e se sentiva così tanto dolore allora c’era anche lui.          

Sbrigati. Ti prego, sbrigati. Non posso resistere ancora a lungo.
Cominciò a nevicare. La distesa bianca attorno a lui si faceva sempre più alta e sempre più fredda, mentre il ritardo aumentava; forse sarebbe morto per ipotermia, chissà se a Sasuke sarebbe importato.
«Che diavolo fai?»
La sua voce comparì prima ancora del suo volto; non trasudava preoccupazione quanto un’infastidita curiosità.
«Sei venuto.»
Gli afferrò gli avambracci, serrandoli tra le dita fredde con più forza di quanto avesse voluto.
«Lo faccio sempre.» ribatté lui, ora visibilmente seccato, però dopo qualche secondo ricambiò la stretta. Forse pensava che quell’appoggio gli servisse per rialzarsi da terra, invece Naruto non accennò a muoversi. In realtà voleva solo sentirlo, vivo e bellissimo, tra le sue mani.
«Allora?»
Non era capace di rispondere. Non era in grado di fare niente. Stare in ginocchio sulla neve, aggrappato a Sasuke, era quanto di meglio riuscisse a desiderare in quel momento. Non avrebbe avuto bisogno di altro, se avesse potuto rimanere lì solo un altro po’. Non chiedeva molto, in fondo.
Ma Sasuke non era dello stesso avviso. Si liberò di quella stretta con un gesto brusco e lo oltrepassò, entrando nella piccola abitazione. Sarebbe stato Naruto a seguire lui, e non viceversa; lo sapevano tutti e due ed era inevitabile. Il biondo si concesse qualche minuto per piangere senza lacrime con la testa tra le mani, prima di alzarsi sulle gambe incerte. Ormai agli occhi di Sasuke non era altro che un palliativo per i suoi istinti. Nemmeno lo vedeva più.
«Non puoi tornare a Konoha.»
«Non ne ho mai avuto l’intenzione.»
«Tu non capisci!»
Sasuke fece schioccare la lingua e lo afferrò per un braccio, costringendolo a stendersi sotto di lui. «Non ho tempo per discutere. Devo andarmene presto.»
«Ascoltami, dannazione! Danzou ha dato il permesso di ucciderti!»
La mani di Sasuke, fino a un attimo prima impegnate a cercare di spogliarlo, si fermarono. Solo per qualche secondo, poi ricominciarono e sul viso del ragazzo si fece strada un sorriso sarcastico.
«Pensavo che l’avessero già deciso. Evidentemente non mi ritenevano tanto pericoloso.»
Naruto gli bloccò i polsi, tentando invano di incrociare i suoi occhi.
«Come puoi essere così calmo? Capisci almeno che cosa significa?»
«Non mi interessa.»
«Ma in questo modo tu non potrai mai tornare al Villagg-»
«Naruto» sbottò lui, facendolo ammutolire. Aveva usato il suo nome per la prima volta da... quanto? Mesi? Anni, addirittura? «Io tornerò a Konoha solo per raderla al suolo.»
Lui strinse i denti così forte da farsi male, ma almeno riuscì a parlare senza che fastidiosi tremolii gli indebolissero la voce.
«Perché ci incontriamo, allora? Che senso ha?»
L’espressione di totale indifferenza che aveva davanti si macchiò di una soffusa incredulità.
«Credevi che ci fosse un motivo particolare?»
«Credevo che tu avessi un briciolo di umanità in quella tua testa di cazzo!»
Sasuke sogghignò ancora. Gli sfiorò una guancia con la punta delle dita, arrivò fino al collo e gli puntò l’indice in mezzo al costato. Continuò a scendere, accarezzando con la lingua i brividi che sentiva affiorare sulla pelle dorata.
«Potremmo smetterla, allora.» gli mormorò all’orecchio. Sentì la tensione dei muscoli che si irrigidivano sotto di lui. «Ma tu non vuoi questo, non è vero?»
Naruto scostò la testa.
«Sei uno stronzo.»
«Sì.» rispose lui. «E tu continuerai a venire da me, perché non puoi farne a meno.»
Naruto chiuse gli occhi, perché era vero. Si lasciò prendere un’alta volta, perché era impensabile ribellarsi. Non riuscì a trattenersi dal cercare un bacio, perché lui era umano in ogni fibra del suo corpo imperfetto e in ogni anfratto del suo spirito debole.
Sasuke non lo baciava mai. A volte gli permetteva di farlo, ma era raro e Naruto per impossessarsi delle sue labbra doveva approfittare dei momenti in cui facevano sesso, gli unici in cui Sasuke si lasciava toccare. Era un’ombra che scappava non appena sentiva qualcuno avvicinarsi.
«Non ho mai smesso di pensare che saresti tornato, un giorno.»
«Non lo farò.» si alzò dal letto per recuperare i suoi vestiti. Era tutto finito di nuovo, un’altra volta che si lasciavano e chissà quando si sarebbero rivisti.
«Te ne vai di già?»
«Ho da fare.»
«Vengo con te.»
La katana gli scivolò dalle mani e cadde a terra con un rumore metallico che risuonò, cristallino, nell’improvviso silenzio della stanza. Le lenzuola che strisciavano tra loro, tormentate dalle dita di Naruto, emettevano un sibilo quasi impercettibile, nervoso come le mani che lo producevano.
«Cosa diavolo stai dicendo?»
Naruto allungò il braccio e afferrò quello di Sasuke, tirandolo a sé fino a che il ragazzo non cadde di nuovo sul letto, accanto a lui. Sentiva la sua resistenza, ma per una volta non si sarebbe lasciato vincere così facilmente, e l’effetto sorpresa gli permise di imporsi sopra di lui in modo tale da bloccargli ogni tipo di movimento.
«Se gli abitanti di Konoha non ti vogliono, io non voglio loro.» replicò, ostentando una sicurezza falsa come il cuore che cercava di rallentare i battiti, esplosi in un ritmo martellante di emozioni al solo contatto con la sua pelle. «Vengo con te.»
«Brucerò quel dannato villaggio fino alle fondamenta.»
«Non m’importa.»
«Ucciderò tutti.»
Naruto deglutì a vuoto.
«So che non lo faresti mai. »
«Sei uno sciocco, se ti credi più importante della mia vendetta.»
Lui sorrise. Non seppe mai come ci riuscì.
«Ti farò cambiare idea.»
Sasuke voltò il viso di scatto per evitare il contatto con i suoi occhi. Non gli piaceva trovarsi in una situazione d’inferiorità e non appena sentì la pressione su di lui allentarsi leggermente, forse perché Naruto pensava di averlo domato, incastrò le gambe sotto il suo stomaco e spinse, forte.
«Lascia perdere.»
Lui si rialzò da terra, stringendosi l’avambraccio là dove aveva cozzato contro il pavimento. Alzò il capo e i suoi occhi brillavano come fiamme, anche se non c’era nessun sole a illuminarli. Splendevano di luce propria, la stessa luce che Sasuke non vedeva da anni.
«Non mi lascerai qui.»
Il suo era un sorriso di sfida, quasi amaro. È tutto quello che sai fare, Naruto?
«Come fai ad esserne così sicuro?»
«Non ho detto che tu non ci proverai. Ho detto che io non te lo permetterò.»
Il silenzio tornò ad assordarli. Bum, bum, bum. A ritmo dei loro cuori, ascoltare era doloroso. Ricordava qualcosa che non avevano mai avuto,
«Sei sempre il solito ragazzino. Non cambierai mai.»
«Non puoi impedirmi di seguirti.»
Sasuke si voltò e i suoi occhi sparirono nel buio. Era impossibile scoprire, o anche solo immaginare, quello che stava pensando in quel momento; d’altra parte, però, era sempre stato così criptico che la sua inintelligibilità non pareva davvero una sorpresa.
E di nuovo la paura ricominciò a tormentare il cuore di Naruto. Non aveva senso, era stupido e irrazionale, eppure quel timore di perderlo un’altra volta – l’ultima – sembrava più minaccioso che mai. Nemmeno quando se n’era andato dal villaggio la sua scomparsa era stata lacerante, forse perché in poco tempo quegli incontri segreti avevano iniziato a lenire il dolore dell’assenza. Forse perché, nonostante tutto, Naruto sapeva che sarebbe tornato: se non a Konoha, da lui. In quel rifugio inospitale, solo per dividere un letto e il cadavere di un sogno.
«Saresti solo un peso.»
Ed eccola, la sua ossessione fatta parola. Non sarai mai abbastanza per lui. Non basterai mai. Non sarai mai forte a sufficienza per meritare di averlo con te.
«Ti chiedo solo di provarci. Io non ti lascerò andare così.»
Ed ecco la sua determinazione, quella che gli spalancava la bocca e gli tirava fuori promesse che ormai parevano realizzabili solo a lui; diventerò Hokage, riporterò Sasuke a Konoha, non te ne pentirai.
«Me ne vado.»
Ma Naruto fu più veloce. Si spostò di un solo passo, posizionandosi davanti all’unica porta per bloccare l’uscita. Stava ritto in piedi, con lo sguardo fiero, e da quegli occhi si poteva capire che non si sarebbe mosso da lì.
«Se continui per la tua strada, ti uccideranno. Morirai.»
«Non sono affari che ti riguardano.»
«Sei il mio migliore amico.»
Naruto non avrebbe saputo dire cosa lo ferì di più nella reazione di Sasuke. Forse la sua occhiata di supponenza, oppure il sorriso sghembo, di derisione, che andò a storcergli gli angoli della bocca; probabilmente, furono le sue parole precedute da quel sospiro sprezzante.
«Quando capirai che non mi interessa?»
Il suo corpo si spostò velocemente. Naruto aveva appena iniziato a reagire, quando intuì che non ce l’avrebbe mai fatta. Il respiro di Sasuke ora gli sfiorava il collo, in una situazione che ricalcava in modo perfetto le tante notti passate l’uno sopra l’altro.
«Troppo lento.» accompagnò quelle parole, sussurrategli alle orecchie, con un ghigno che il biondo non vide mai ma che avvertì con chiarezza. Lo spostamento d’aria che seguì la mano di Sasuke mentre si sollevava lo ferì come la lama di una spada.
«Lasciami perdere.»
Lo colpì di piatto alla base della nuca, e in un flash rivide la stessa scena, di qualche anno prima, e una cascata di capelli rosa si sostituì per un attimo alla zazzera bionda che aveva davanti. Poi tutto tornò normale e Naruto giaceva ai suoi piedi, svenuto. Non c’era stato nessun grazie, stavolta.
Lo sollevò di peso e lo adagiò sul letto. Gli occhi erano chiusi ma lo accusavano ugualmente di una colpa che non gli procurava alcun rimorso. Solo il rimpianto di aver perso l’unico svago che gli era rimasto, ma ne avrebbe trovato un altro.
Non ci si lega a nessuno, per nessuna ragione. Tutti sono rimpiazzabili. Niente vale la pena.
Il suo mantra, il suo credo, la bugia che si ripeteva ogni notte prima di addormentarsi.
Ebbe l’accortezza di chiudere la porta mentre usciva dalla casa e dai sogni gi Naruto. Mise la parola fine a una storia che non aveva nemmeno un inizio, tanto poco era stata importante.
Neanche un addio. Un bacio a fior di labbra. Una carezza.
Trancia tutti i legami, Sasuke, o non sopravvivrai.

 

~*~

Lo svegliò un fruscio improvviso. La sua mano scattò e andò a tastare, quasi inconsciamente, quasi sperandoci, il materasso accanto a lui: vuoto. Spalancò gli occhi e la tenda che svolazzava leggera, sospinta da un alito di vento penetrato dalla finestra mal chiusa, riempì tutto il suo mondo.
Sasuke non c’era, e non sarebbe potuto essere altrimenti; non sarebbe stato lui, se fosse rimasto, e questo pensiero gli sfregiò un sorriso amaro sul volto. Ci aveva sperato davvero, o si era dato per vinto fin dall’inizio?
L’alternativa era quella di aver combattuto per niente. E in effetti, sapeva che era così. Aveva preso a pugni il vento, Sasuke non era niente di diverso dalla brezza che faceva ballare la tenda. Andava e veniva quando voleva, rifiutava le briglie e lasciava ferite invisibili ad occhio nudo. Non si può amare, il vento.
Eppure Naruto non era capace di essere così razionale, la sua stessa natura glielo impediva. Sasuke era tutto quello che importava, tutto quello che aveva sempre catalizzato la sua attenzione, che gli aveva rapito la testa con l’ossessione di averlo.
Ma il vento non vuole padroni.
La paura di perderlo sarebbe dovuta morire con la sua scomparsa, e invece era ancora lì, anche se era diventata realtà. Non c’era niente di peggio di averlo visto andare via dalla sua vita: perfino morto sarebbe riuscito a sentirlo più vicino. Adesso era finita davvero, invece.
Corse fuori da quella casa che ora lo opprimeva come una prigione. Corse in mezzo alla neve, sentiva il freddo mangiargli i piedi e i polpacci ma non gli importava davvero. C’era sempre quella stupida, assurda sensazione che se fosse stato abbastanza veloce l’avrebbe raggiunto. Bisognava solo non fermarsi mai, mettere un piede davanti all’altro e focalizzare l’obiettivo sulla schiena di quel ragazzo che era riuscito a rubargli la linfa vitale.
Naruto non era in grado di trovare un solo momento in cui si era fermato, da quando Sasuke aveva lasciato Konoha; tutti i suoi ricordi erano pervasi da quella fastidiosa stretta ai polmoni, dalla sensazione di essere perennemente senza fiato. Corse perché non se lo poteva impedire, corse senza sapere dove stesse andando, perché Sasuke sarebbe stato dietro all’angolo successivo.
Alla fine un sasso intercettò al sua traiettoria e lo fece rovinare a terra. La neve attutì la caduta, ma il freddo intenso mandò acuti picchi di dolore a ogni singolo tessuto del suo corpo. Provò a rialzarsi ma i muscoli indolenziti non risposero ai comandi, riportandolo di nuovo in ginocchio.
Aveva il fiato corto. Respirò a bocca aperta l’aria gelata, ferendosi i polmoni, eppure ringraziò la temperatura sotto lo zero per avergli congelato le lacrime negli occhi. Non avrebbe pianto.
Rise, invece. Di cuore.
«Ti riporterò a Konoha, maledetto teme!» urlò, con tutta la voce che gli era rimasta. «Mi hai sentito? Tornerai a casa!»
Forse la risata che sentì se l’era solo immaginata, però preferì fingere che Sasuke fosse nascosto lì vicino ad osservarlo. Che quel biglietto che si era trovato in mano l’avesse lasciato cadere in quel punto perché sapeva che non avrebbe visto quel sasso.
«Baka», c’era scritto. Solo questo. Poteva essere di chiunque, ma era bello pensare che l’avesse scritto Sasuke, che avesse voluto darglielo solo se Naruto fosse stato in grado di correre fino a lì.
Lasciava sperare che tutto quello che aveva fatto non era stato inutile. Sasuke aveva voluto regalargli una medicina per il suo sogno, per continuare a credergli.
Anche se probabilmente quel frammento di pergamena non era suo, a Naruto bastava poco per alimentare le sue speranze.
«Ti riporterò a Konoha.» ripeté, ma questa volta era solo un sussurro.
Questa volta ci credeva davvero.

 

 

 

Note dell’autrice:

Oggi intaso la sezione u__u Questa fan fiction è stata scritta per il contest “Questa è la tua strada” indetto da Audrey_24th sul forum di EFP, poi naufragato per mancanza di partecipanti ma che io ho trovato molto stimolante e ben organizzato. Ecco il giudizio che è stato dato alla storia:

 “Tu dillo che stai cercando di uccidermi, nelle tue storie c'è sempre un tale concentrato di depressione che ne esco un cadavere. Fare mente locale, poi, è una vera impresa. Te la cavi con la caratterizzazione, questo è indubbio, Sasuke è Sasuke, l'ultimo Sasuke, quello spietato che, ogni briciolo di umanità, sembra averlo perduto, e Naruto è Naruto, con tutto il dolore che si trascina dietro e quella necessità velenosa di inseguire il suo migliore amico. Una what if? piena di tutta la negatività che può essere offerta, uno sguardo ad un'intimità segreta che, pur facendone da spettatore, senti non sarà mai tua perché tutta di Sasuke e Naruto, non c'è spazio per altri. Mi piace il modo in cui riesci a rendere la loro introspezione: in ogni gesto, parola, pensiero ci sono loro, in una interpretazione che centra il bersaglio e segna il massimo punteggio. Molto bella, e giusta, la vena di speranza che concedi alla fine, la necessità di Naruto che soffre del continuo inseguimento a cui è costretto, l'appiglio indispensabile, uno scorcio di quel Sasuke che sembra perduto, ormai.
La grammatica è ottima, le frasi raccontano tutte dello stesso profondo dolore con una vena, a volte, poetica. Hai uno stile che trovo delicato, leggero, scivola dentro e ti lascia tutta la bruciante sofferenza dei personaggi. Ammetto che, dopo questa e Autodistruggimi, di cui parleremo in altra sede, mi piacerebbe molto vedere la potenza della tua scrittura in un contesto più rilassato. Per il momento posso limitarmi alla silenziosa adorazione, e ammetto alla colpevole gelosia, della tua abilità in contesti angst.”

 
È bellissimo, vero? ç__ç
Comunque! Vi è piaciuta? Non vi è piaciuta? Volete cacciarmi a calci dalla sezione per l’alto tasso di angst con cui vi tormento? Fatemelo sapere e io vi ascolterò! xD
A presto!

shirangel

 

   
 
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