Fanfic su artisti musicali > District 3
Segui la storia  |       
Autore: Jessica James    12/02/2013    4 recensioni
1944 - Auschwitz Birkenau.
"Io me ne andrò via da qui, Ana. Non lascerò a questi mostri la soddisfazione di uccidermi, farò qualsiasi cosa per andarmene viva da questo fottutissimo campo di concentramento. Voglio raccontare alla gente lì fuori quello che ci stanno facendo passare, non lascerò che dimentichino. Anche se questo vuol dire dar via questo corpo che non mi appartiene più. Guardami, questa non sono io. E' solo un ammasso di ossa, fame e disperazione. La vera me è rimasta in quel cinema, fra le braccia di quel ragazzo a cui non ho nessuna intenzione di dire addio. Quel ragazzo che mi ha dato la cosa più importante: l'amore. Ed è proprio l'amore che provo nei suoi confronti a darmi la forza di non mollare, di sopportare i pugni, il freddo, la fame, l'umiliazione; ma soprattutto mi da la forza di sopportare tutto lo schifo che mi invade quando quei mostri si muovono dentro di me. Faccio tutto per lui, perchè se c'è una cosa che i nazisti non possono togliermi è proprio questa: l'amore."
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



   Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case,

Voi che trovate, tornando a sera, il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo,
Che lavora nel fango,
Che non conosce pace,
Che lotta per mezzo pane,
Che muore per un sì e per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome,
Senza più forza di ricordare,
Vuoti gli occhi e freddo il grembo,
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa, andando per via,
Coricandovi, alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.

 

 

 




“Signorina Berger, posso portarla al cinema questa sera?”
“Puoi tutto tu.” gli risposi, accarezzandogli la guancia.
“Posso anche questo?” chiese, mordendomi il labbro.
“Sì. Sono completamente ed incondizionatamente tua. Lo sai.”
Mi bacia delicatamente, trasmettendomi tutto il suo amore con quel dolce contatto.
“Greg..”
“Che c'è? Non mi hai appena detto che posso tutto..?”
“Sì, ma è tardi, devo andare, ho lezione. E anche tu.”
“Va bene, ci vediamo dopo allora?”
Annuii e lo guardai mentre si allontanava.
Mi soffermai sui suoi capelli così biondi, sulle sue spalle larghe e forti, sulla sua camminata rilassata.
Stavamo insieme da due anni e dopo tutto quel tempo conoscevo le sue abitudini, riuscivo a riconoscere la sua risata e i suoi passi.
Ero abituata ad averlo sempre al mio fianco, a baciarlo ogni mattina quando veniva a prendermi a casa e ogni sera quando mi riaccompagnava per la cena.
Ero affezionata ai suoi più piccoli particolari: la sua voce, il suo profumo e il suo felpone grigio, il mio preferito.
“Greg!”
Si voltò a guardarmi e sorrise.
I suoi occhi, quella mattina, sembravano ancora più chiari.
“Ho dimenticato di dirti una cosa!” dissi, correndo verso di lui, “Non vedo l'ora di venire al cinema con te, dopo la scuola.”
“Dovevi dirmi questo?” chiese, abbracciandomi.
Scossi la testa, sorridendo, “Ti amo”.


Quella sera, quando arrivai a casa, i miei genitori stavano riempiendo due valigie.
Rimasi sorpresa: non avevamo previsto di partire, non durante il periodo scolastico.
“Ciao, che state facendo?” chiesi, allegra.
A mia madre sfuggì un maglione dalle mani.
Quando mi guardò notai i suoi occhi rossi di pianto.
“Che succede?” chiesi, questa volta allarmata.
“Dove sei stata?” il suo tono era gelido.
“Io.. Io ero al cinema, con Greg..”
Mio padre era seduto sul letto con le mani sulla testa, come faceva ogni volta che gli veniva mal di testa.
“Non puoi sparire un giorno intero senza dirci nulla!” urlò mia madre, all'improvviso.
Non me l'aspettavo e d'istinto feci un passo all'indietro.
“che ti prende? Perchè hai pianto? E perchè state facendo le valigie?”
“Dobbiamo lasciare la casa.”
Poteva voler dire una cosa sola.
“Sono arrivate le SS?” chiesi, con un sussurro.
Mia madre continuò a fissarmi, triste, mentre una lacrima silenziosa le rigava la guancia.
“Fra quanto dobbiamo andare?”
Mio padre guardò l'orologio che porta al polso, quello che io e mio fratello Michael gli avevamo regalato per il suo quarantesimo compleanno, e borbottò “Quaranta minuti.”

Andai in camera mia pensando a come, solo venti minuti prima, tutto mi sembrava perfetto, mentre stringevo la mano a..
“Greg!” lanciai un urlo disperato.
Sentii le lacrime offuscarmi la vista mentre cadevo sulle ginocchia.
I singhiozzi mi sconquassavano e iniziai a tremare.
Mio fratello arrivò di corsa e mi abbracciò, tirandomi su.
“No Layla, non fare così. Ti prego, non puoi crollare ora, è solo l'inizio. Dobbiamo restare forti. Per favore Layla, per favore.”
“Non posso Micky, non posso andarmene senza di lui.”
Si allontanò per guardarmi negli occhi, “Sappiamo già che quello che ci faranno. Pensaci Layla. Vuoi davvero che deportino anche lui? Vuoi davvero sapere che anche lui soffrirà?”
Scossi la testa, sconvolta, Mi baciò le lacrime, come faceva da quando ero piccola.
“Devi farmi una promessa Layla.”
“Cosa?”
“Non so come finirà tutta questa follia, so solo che non dobbiamo darla vinta a quei bastardi.
Promettimi che queste saranno le ultime lacrime che verserai. Non dare mai a nessuno di loro la soddisfazione di vederti piangere. Promettimi che resterai forte. Promettimi che, qualsiasi cosa succeda, tu lotterai per restare viva. Per tornare a casa, la nostra casa, non questa del ghetto. Promettimi che non dimenticherai tutti momenti felici che hai passato con me, con mamma e papà, e con Greg. Aggrappati a quei ricordi, a questo amore, e trova un modo per tornare.”
“Lo prometto.”

 

@mickyslaugh

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > District 3 / Vai alla pagina dell'autore: Jessica James