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Autore: HaruHaru19    13/02/2013    2 recensioni
Il viso dall'espressione birichina e il leggero rossore che andava a imporporarle le guance mentre si scusava imbarazzata per essersi persa nell'immensità del castello, avevano vinto sull'ostilità dell'arcigno sovrano il quale supponeva invece che la principessa belga si fosse fatta trovare di sua iniziativa vicina alle sue stanze con la speranza di entrarvi assieme all'imperatore. Il che era in parte vero: HyoYeon non si era persa, una come lei trovava la strada di casa anche nelle selve più impenetrabili, ma aveva seriamente intenzione di farsi invitare dal malvagio monarca a entrare nelle sue stanze. Quello che il vecchio non immaginava era che i piani di HyoYeon si sarebbero discostati di gran lunga dai suoi, una volta fatto l'ingresso nella camera.
Genere: Guerra, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Haru's blablabla: La stesura di questo capitolo mi ha preso la bellezza di 4 mesi e 13 giorni, ma finalmente sono qua. Mi spiace un sacco per avervi fatto attendere, voi che siete così buoni da seguire ancora questa storia infinita: le parole non potranno mai dirvi quanto vi sono grata perché non avete ancora abbandonato questa storia. *si commuove*
Bando alle ciance, non ho molto da dirvi a parte che in questo capitolo (che è di una lunghezza vergognosa) accade di tutto e di più. Siamo davvero alla svolta principale della storia. Verrano fuori segreti e storie mai raccontate e tutti, d'ora in avanti, dovranno fare i conti con il proprio passato o presente...ma anche futuro.
Vi invito a farmi sapere cosa ne pensate, se volete lasciare anche un solo piccolo commentino sappiate che lo apprezzerò davvero ^^
Vi ringrazio davvero, dal profondo del cuore: molti avrebbero semplicemente abbandonato questa storia alla mia prima caduta e invece voi siete ancora qui :P 
Bene, vi lascio alla lettura del capitolo! (e per favore non odiatemi! >.<)
Eleonora

 

Per amore o per potere



Capitolo 8: Questo mondo non è fatto per gli angeli.

 

JongHyun stava semplicemente pesando le parole da dire all'imperatore.

Suo zio.

Il fratello maggiore di suo padre.

Un suo consanguineo.

Un perfetto idiota, in sintesi.

Non che avesse paura di lui, non era certo malleabile come suo cugino Kibum, ma temeva che quel viscido uomo gli avrebbe tagliato i viveri se mai avesse detto una parola di troppo e, a quel punto, addio bella vita.

Dopo che suo padre era stato trovato morto, riverso a terra con la faccia immersa nel fango di un fosso, era stato l'imperatore a prendersi cura, per così dire, di lui, di sua madre e di sua sorella. Perlomeno economicamente parlando, non doveva preoccuparsi di mantenere né se stesso né le sue donne, di famiglia e non. Giravano addirittura voci che fosse stato il più grande dei fratelli ad uccidere l'altro per una mera discussione riguardo la suddivisione delle terre, ma non vi era niente di certo dato che non erano stati in molti ad aver avuto il coraggio di parlare e, i pochi che invece erano stati così arditi da osare, erano stati spediti sulla gogna. Non che a JongHyun importasse se quel riprovevole infame era seriamente l'assassino di suo padre: dopotutto, padre e figlio non erano mai stati legati a causa del terribile carattere dell'allora duca austriaco. La mela marcia non cade mai lontana dall'albero e anche suo padre aveva quell'odiosa attitudine dettata da manie di grandezza e potere che affliggeva il padre ossessivo di Kibum. Alla sua morte, JongHyun non aveva provato assolutamente nulla, forse solo un leggero senso di liberazione e, nonostante all'epoca del fatto avesse a malapena undici anni, si era organizzato uno schema mentale tutto suo al fine di garantirsi un mantenimento più che dignitoso: aveva accettato di obbedire, se così poteva chiamare il suo annuire pigramente in favore a ogni più assurda richiesta dell'imperatore, in cambio di un cospicuo mantenimento. In questo modo, il giovane duca si era garantito un'esistenza rispettabile, cosa che altrimenti non avrebbe potuto avere dato che la quasi totalità dell'eredità che il padre gli aveva lasciato era misteriosamente sparita alla sua morte. L'imperatore voleva aumentare le tasse? A JongHyun andava bene, finché aveva i suoi studi e l'educazione di sua sorella pagati. Voleva far bandire quei libri che riteneva inadatti e calunniosi? D'accordo, in cambio però JongHyun voleva la reggia secondaria per sua madre e la possibilità di entrare e uscire liberamente da quella principale. L'imperatore desiderava invadere le terre di qualcun altro? Nessun problema finché teneva le sue luride mani lontane dalla sua dolce e innocente sorella.

E poi c'era Kibum.

Su di lui purtroppo non aveva alcun potere decisionale definitivo, ma poteva vantare una più che rilevante influenza. Tutto quello che gli era concesso fare, fin da bambini, era abbracciarlo e consolarlo dicendogli che prima o poi tutte quelle cose brutte sarebbero finite e che loro due avrebbero potuto vivere liberamente e senza preoccupazioni. Crescendo, le cose non erano cambiate: JongHyun rimaneva la roccia alla quale Kibum si aggrappava, il tetto che riparava il cugino dalle gocce di pioggia più grandi. Eppure non gli era concesso di diventare l'ancora della sua salvezza; poteva solo aspettare. Un giorno, che JongHyun sperava fosse vicino, anche l'imperatore sarebbe morto lasciando, volente o nolente, tutto il patrimonio al suo unico erede e, a quel punto, ogni tassello del suo piano sarebbe andato al proprio posto ricreando l'immagine del suo mondo ideale.

Ma per il momento le sue giornate gravitavano attorno all'otio, alle belle donne e alla composizione delle sue poesie ispirate da vortici e immagini colorate derivanti dall'uso di assenzio. E JongHyun non era ancora disposto ad abbandonare quella dolce vita, anche se doveva continuare ad adottare quella sua dottrina meschina ed egoista. Perché lui amava vivere e amava farlo bene, anche se questo significava abbassarsi a uno dei livelli più infimi del genere umano. Era stato capace di acconsentire a ogni singola assurdità pur di tenere vivo quell'accordo, eppure adesso sentiva di dover intervenire per fermare la follia del monarca austriaco, altrimenti sarebbe caduto e Kim JongHyun avrebbe raggiunto le fiamme dell'inferno assieme a lui.

<< Ritengo che dovreste moderarvi, signore. >> alla fine, si decise ad esprimersi riguardo alla faccenda.

<< Ritengo che dovresti chiudere quella boccaccia, JongHyun. >> l'imperatore lo scimmiottò, alzando a malapena gli occhi dal libro che stava leggendo alla luce delle fiamme che scoppiettavano nel camino in marmo bianco come la neve a alto almeno due uomini. << Ma, per curiosità, perché mai dovrei...moderarmi? >>

Il giovane duca abbassò la mano da sotto al mento fin lungo il fianco e azzardò un paio di passi verso il camino. << Mio signore, le acque sono diventate torbide e non si riesce più a vedere limpidamente il fondo con tutta questa storia del matrimonio. E poi, anche Kibum non mi sembra così tanto entusiasta della faccenda. >>

<< Kibum, Kibum...Basta con queste ciarle su quell'ingrato di mio figlio! Ne ho abbastanza! Tornatene nelle tue stanze. Domani, questo matrimonio si farà! >>

<< Ma maestà! Perché siete così testardo? >>

<< Non dire cose che non potrai ritrattare. >> gli occhi dell'imperatore si assottigliarono a due fessure di malvagità pura e JongHyun preferì tacere. Era come lottare un battaglia persa. Abbassò lo sguardo e s'inchinò prima di fare marcia indietro e aprire un battente pesante e riccamente intagliato da mani esperte che di certo avevano saputo fare il loro lavoro.

Per un paio di secondi fissò la pelle diafana della propria mano cercando di seppellire il brutto presentimento che gli attanagliava le budella da tempo, ma la vena che gli pulsava sotto l'epidermide tirata e che scompariva una volta che veniva nascosta dalle maniche a sbuffo della camicia, era un chiaro segno della sua ansia.

<< Finirà male, signore. Finirà male per tutti quanti. >> disse piegando leggermente il volto di lato e poi, senza attendere una risposta, oltrepassò la soglia e si chiuse la porta alle spalle.

 

I lumi erano stati spenti e nell'aria si respirava ancora l'odore lievemente soffocante delle quasi invisibili colonne di fumo che si levavano silenziose dai ceri i quali andavano a solidificarsi velocemente a causa dell'aria gelida. Il parco principale della reggia, freddo e suggestivo, era ora illuminato solo dall'incostante e sfuggevole luce lunare che rischiarava l'ambiente, mentre il vento incessante si scontrava graffiante contro i volti, in gran parte nascosti dai pesanti vestiti.

Nell'oscuro pallore di quella notte, l'atmosfera era impalpabile e friabile come quella di un sogno, ma il sangue che pulsava nelle orecchie dei presenti a causa della tensione concentrava l'attenzione di tutti verso le due figure al centro del cerchio umano, quasi come un mulinello d'acqua che va a crearsi e a restringersi sempre di più man mano che la velocità aumenta.

Kibum e Taemin si stavano squadrando in maniera quasi annoiata perché entrambi sapevano cosa sarebbe accaduto da lì a poco, ma dovevano comunque tenere quello spettacolo in piedi e portarlo fino in fondo.

Jessica osservava silenziosa e cauta JongHyun il quale, a sua volta, teneva lo sguardo incatenato alla testa del cugino, le braccia incrociate e serrate davanti al petto, per la prima volta dopo tanto, troppo tempo, vigile e concentrato su ogni suo movimento e reazione, Non importava quanto superficialmente si fosse interessato alle vicende di quel ragazzino spaurito, non importava quanto egoisticamente avesse calpestato le aspettative e i sogni del cugino o quante volte avesse ignorato le richieste di aiuto ai suoi tormenti in passato; adesso Kibum rappresentava la chiave di svolta della sua esistenza e, nonostante tutto, sentiva ora più che mai quel legame che si stringeva e lo teneva legato a lui. Improvvisamente Kibum era diventato la guida e JongHyun si sentiva limitato nel proprio volere: poteva solo seguire quel filo e sperare che non si spezzasse mai, altrimenti si sarebbe ritrovato a vagare nel buio più totale, in compagnia solo di un nastro strappato e sfilacciato a un'estremità e profondamente ancorato alla sua anima nell'altra.

<< Dov'è il mio sfidante? >> chiese con un filo di voce Taemin, alzando un sopracciglio e guardandosi attorno: mancavano solo tre persone di rilievo tra quelle presenti e, dato che due di esse era certo non si sarebbero presentate, la terza e ultima rimasta doveva essere per forza...

<< Eccola qua. >> Taemin non sembrava essere così sorpreso vedendo chi gli si trovava davanti. Anche lui si era stancato di quella farsa e la sua sete di vendetta andava sempre più a scemare man mano che il piano si tramutava in realtà. Ma ormai erano sul ciglio del baratro e forse, con un po' di fortuna, tutta quella faccenda si sarebbe risolta nel migliore dei modi possibile per tutti. O quasi.

Lim Yoona sembrava emanare luce pura, fasciata da tessuto nero incastonato di gemme. Indossava pantaloni dal taglio scandalosamente maschile che mettevano anche in fin troppa evidenza le gambe magre e toniche. Erano stati confezionati per lei al fine di garantirle più libertà di movimento in occasioni come il duello che si apprestava a combattere.

I due duellanti sarebbero stati infatti Lee Taemin e Lim Yoona. A Taemin non piaceva per niente quella situazione, ma si era convinto che la cosa migliore da fare fosse seguire le direttive di HyoYeon, anche perché ormai aveva avuto la conferma del sospetto che aveva intuito riguardo a chi fosse il vero ingranaggio che muoveva tutti quanti loro. Infatti HyoYeon si era limitata a informarlo che Yoona si sarebbe battuta di sua volontà contro di lui e che lui non avrebbe dovuto in alcun modo rifiutare di duellare solo perché lei era una donna e perché lui trepidava all'idea di infilzare Kibum come uno spiedino, ma anzi avrebbe dovuto dare il massimo per vincere quel duello. Il che decretava la morte della giovane donna, ma fortunatamente per lei e per la coscienza di Taemin, quest'ultimo aveva involontariamente origliato una conversazione tra HyoYeon e Tiffany avvenuta nella notte dell'incontro tra Jinki e Sunny, proprio dopo aver abbandonato le sue stanze e aver fatto un giro per i corridoi gelidi del castello per schiarirsi le idee.

 

<< Posso fidarmi di voi? >> la regina inglese sussurrava a malapena nella sua lingua madre temendo, a buon diritto dato che Taemin ascoltava attento e nascosto dopo essere capitato per sbaglio sulla stessa strada delle due ragazze, che qualcuno potesse origliare la conversazione. << Vi prego, HyoYeon, salvatelo! Agire così è l'unico modo per far felici tutti, inclusa Jessica. Se non volete farlo per Kibum, almeno fatelo per lei! >>

<< Vi ho detto che lo farò, non dubitate. >> rispose la principessa belga, apparentemente più calma dell'altra nobildonna << Mi occuperò della faccenda in prima persona, ma non ho idea di come reagirà il nobile Jinki. Tenterò di tenere tutto sotto controllo, ma voi siete sicura della validità delle parole di madonna Sunny? >>

<< Sebbene non sia mai scorso buon sangue tra me e lei, potrei giurare il mio onore senza timore di perderlo per difendere le sue parole. E' stata lei che mi ha cercata proponendomi questa via di fuga mutilata senza chiedere niente in cambio se non agire e mantenere segreto il fatto che è stata una sua idea. Io credo che il suo obbiettivo sia risistemare i danni del passato, soprattutto quelli fatti da Kibum, cercando di non crearne di nuovi anche perché, ammettendo che lo faccia per un secondo fine, che cosa ne guadagnerebbe? Non ha altro che da perdere l'ultima cosa preziosa che le è rimasta e sta cercando di allontanarla da sé di sua spontanea volontà... >>

<< E' proprio questo che destabilizza le mie certezze. >> il tono grave col quale HyoYeon aveva parlato lasciava intendere a Tiffany che quello che la principessa temeva era un loro possibile doppio-gioco ai danni di Jessica, perciò la giovane regina si sbrigò a dissipare ogni dubbio.

<< Tutto quello che voglio è la felicità di Kibum: questo piano fa comodo ad entrambe, ma se non dovesse andare in porto, sappiate che non esiterò a conquistare la felicità di Kibum anche attraverso mezzi meno civili e umani. E credo che voi intendiate benissimo il mio pensiero. Non è così chiaro? >>

<< Trasparente. >> rispose HyoYeon limitandosi a un breve cenno.

Intendeva con estrema certezza e precisione quello che Tiffany le stava dicendo, lei era intenzionata a fare lo stesso per il bene di Jessica, ma nessuno tra tutti i giovani aristocratici radunati era una persona malvagia e, se come sosteneva Tiffany su suggerimento di Sunny, si poteva raggiungere un accordo versando molto meno sangue rispetto a quello previsto in partenza, allora HyoYeon avrebbe aderito con entusiasmo. Dopotutto sembrava che entrambe le parti avessero uno scopo in comune da raggiungere: l'annullamento di quelle nozze indesiderate. E la principessa belga sarebbe riuscita nel suo intento in un modo o nell'altro, presto o tardi.

L'ennesima fitta al petto la prese alla sprovvista soprattutto per l'intensità del dolore che la costrinse a portarsi velocemente il fazzoletto di seta alla bocca per impedire al piccolo rigurgito di sangue di fuoriuscire impressionando e forse, giustamente, anche disgustando Tiffany. Quest'ultima però notò comunque che c'era qualcosa che non andava in HyoYeon e si avvicinò offrendo aiuto. Prima che Tiffany potesse però realizzare la situazione, HyoYeon nascose rapidamente il pezzo di stoffa macchiato e, dopo un flebile sorriso, si congedò dall'inglese per poi sparire nel buio dei corridoi estranei del castello.

HyoYeon realizzò in quel momento più che mai che se voleva aiutare Jessica doveva farlo il prima possibile perché sapeva che il tempo a sua disposizione era ormai scaduto. Quello che ignorava era che Taemin aveva assistito a tutta la scena e il suo intuito non ci aveva messo molto a inserire ogni tassello nello spazio giusto mentre, per un attimo soltanto, la parte più infantile e irrazionale del re ebbe il sopravvento su quella razionale e geniale domandando a se stesso su quante persone ancora i suoi occhi si sarebbero posati decretando involontariamente la loro scomparsa prematura. Quegli stessi occhi che avevano visto la propria madre spegnersi tra le sue braccia, gli stessi che avevano sorriso amorevolmente al nipotino appena nato, gli stessi che incontravano lo sguardo di Jinki ogni giorno e gli promettevano giustizia.

 

<< Vi nascondete dietro le gonne di una donna, Kibum? >> il re nordico non era riuscito a trattenersi dal fare quella battuta, alzando in modo ironicamente strafottente un sopracciglio in direzione del principe austriaco << Anche se, da quel che vedo, c'è più donna che gonna! >> aggiunse poi lanciando uno sguardo significativo a Yoona nella speranza di minare così l'autocontrollo della ragazza.

Doveva vincere quel duello.

Kibum aveva tutta l'intenzione di rispondere a quella provocazione, ma JongHyun gli mise una mano sulla spalla per ricordargli che doveva trattenersi e, dopo un profondo sospiro, il principe seguì il muto consiglio del cugino e ignorò l'offesa rimanendo nel cerchio umano, mentre Yoona si faceva sempre più avanti.

Ora lei e Taemin si fronteggiavano, entrambi con un fioretto sottile e lucido in mano, entrambi pronti ad affondare la lama nella carne dell'avversario.

Senza una parola, Yoona s'inchinò e Taemin rispose a sua volta. Immobili l'uno davanti all'altra, aspettavano il momento adatto per iniziare.

Da quando si era presentata, Yoona non aveva proferito parola. Si limitava a osservare impassibile il suo sfidante, mentre Taemin sembrava guardarla con gentilezza, anche se una punta di strafottenza negli occhi tradiva quella sua serafica facciata, quasi come se sapesse di avere già la vittoria in pugno.

Fu proprio quella superficiale arroganza che per poco non gli fece rischiare la vita quando, improvvisamente, la giovane dama francese affondò il primo colpo che Taemin evitò quasi per miracolo. In un baleno la sua espressione cambiò, da spavalda divenne seria e concentrata: farsi infilzare come carne da spiedo non rientrava di certo tra i desideri del giovane monarca.

I fendenti e i colpi iniziarono a susseguirsi ininterrottamente; rapidi e precisi fendevano l'aria nel silenzio profanato solo dai sibili e dal rumore stridente causato dal contatto del metallo delle due lame. La borghese Yoona si stava dimostrando una spadaccina eccellente, al pari di Taemin: entrambi i duellanti stavano dando prova sia delle loro capacità di maneggiare le spade, sia di grandissimo autocontrollo mentale ed emotivo. Se qualcosa turbava i loro animi, i due non lo esternavano di certo. I loro volti erano l'apoteosi della concentrazione: le sopracciglia leggermente corrugate, i respiri brevi e controllati, le schiene dritte e rigide, nessun movimento superfluo e gli occhi ben focalizzati sull'avversario, le palpebre che sbattevano raramente e, in quelle rare volte in cui scendevano a coprire gli occhi, si rialzavano così velocemente da dare l'illusione che mai si fossero mosse. Taemin bloccò un colpo mirato al suo volto all'ultimo secondo e poi, respinta la lama, indietreggiò di un paio di passi mente il sangue iniziava a colare dal taglio sulla guancia sinistra, fortunatamente davvero poco profondo, che si era appena procurato. La pausa si prolungò un attimo soltanto perché Yoona ripartì all'attacco, intenzionata a porre fine a quel duello e Taemin ebbe riflessi abbastanza pronti da riuscire a rispondere adeguatamente all'offensiva. I colpi del re nordico si fecero sempre più veloci e potenti e, dopo un'apparente parità iniziale, Yoona cominciò a mostrare i primi segni di cedimento. Per quanto abile e allenata fosse, il suo fisico esile rimaneva sempre più debole rispetto a quello di Taemin. La ragazza mise un piede in fallo e improvvisamente cadde a terra provocando un mormorio concitato tra i presenti mente il suo fioretto scivolava sull'erba ricoperta da uno strato di neve appena caduta. Immediatamente Taemin capì che era il momento giusto per il colpo finale. Alzò la lama che, riflettendo i raggi bluastri e argentei della Luna in una promessa di morte, si apprestava ad abbattersi su Yoona e focalizzò l'obbiettivo mirando al cuore della ragazza. E, alla fine, affondò. Con un movimento dalla velocità disperata, Yoona riuscì a impadronirsi di nuovo della propria arma e, fatto peso sul ginocchio sinistro a terra, si voltò di scatto fendendo a secco con la mano destra.

Avrebbe potuto penetrare la carne di Taemin e trapassarlo con la lama da parte a parte. Avrebbe potuto dividergli il cuore in due. Avrebbe potuto colpire al collo e ucciderlo. Ma non fece niente di tutto ciò. La ragazza si limitò a fare un mezzo sorriso e a lanciare al suo sfidante uno sguardo che sembrava chiedere scusa per una colpa che, in fondo, non era nemmeno sua. Poi spostò il fioretto da un lato, facendo pochissima pressione sulla lama che andò a compenetrarsi nella spalla del giovane re.

E a quel punto Taemin capì.

Yoona non voleva vincere. Lei era l'agnello sacrificale della situazione. Lei aveva deciso di morire.

Fu in quel momento che il giovane uomo decise che non l'avrebbe assolutamente sfiorata: era già contrario prima, ma aveva ceduto alle pressioni di HyoYeon per il bene di Jinki, a patto che fosse un vero duello. Invece Yoona era lì, pronta a farsi uccidere, e Taemin non aveva ancora capito se per amore o per umiltà, ma sicuramente non sarebbe stato lui l'artefice del suo assassinio perché, in questo caso, si sarebbe trattato proprio di un omicidio.

Eppure era troppo tardi. Si era svolto tutto in un attimo, una frazione di secondo e Taemin aveva ormai affondato il proprio colpo. Tentò di deviare il più possibile il percorso della lama in quel brevissimo istante e in quel piccolissimo spazio a disposizione, cercando di spostarla quel tanto che bastava da non colpire punti vitali, ma nonostante i suoi sforzi la lama squarciò comunque la pelle su un fianco della ragazza.

Ignorando il dolore alla spalla, Taemin si gettò sulla neve, accanto a Yoona, che andava a colorarsi di rosso man mano che il sangue fuoriusciva dalle ferite. Il re nordico sfilò la lama dalla carne della ragazza prestando la massima attenzione ad essere il più delicato possibile, per poi tamponarle la ferita con la propria camicia.

Kibum fissava allibito la scena: nessuno gli aveva detto che sarebbe finita così, nessuno gli aveva detto che sarebbero andati fino in fondo. Gli era stato riportato che era le sorti del duello erano già decise fin dal principio: Yoona avrebbe sfidato Taemin al suo posto e poi entrambi, di comune accordo, avrebbero smesso di duellare ponendo fine a quell'assurdità. Non doveva andare così, non doveva assolutamente andare così. Tiffany glielo aveva assicurato. Glielo aveva promesso.

Gli aveva mentito.

La persona di cui si fidava ciecamente, l'unica che lo aveva sempre sostenuto, amato e protetto adesso lo pugnalava alle spalle?

Se solo Kibum lo avesse intuito, se Kibum avesse anche solo immaginato che una cosa simile sarebbe potuta accadere, lui avrebbe sicuramente fatto di tutto per impedirlo. Ma ormai era accaduto e il suo angelo giaceva a terra, fredda come la neve sulla quale si trovava e altrettanto bianca, mentre le forze la abbandonavano.

<< Tu... >> solo un suono roco gli uscì dalle labbra mentre fissava Taemin << Tu! >> improvvisamente sembrò aver ritrovato la voce e le energie << Vile assassino, allontanati da lei! >> gridò mentre avanzava verso il monarca dopo aver afferrato il fioretto di Yoona.

Taemin, avendo realizzato quello che stava accadendo, riprese in mano il suo fioretto, ancora sporco del sangue della ragazza e lo puntò contro il collo di Kibum che si fermò di colpo.

In quel momento, Taemin non percepiva il freddo pungente che gli torturava la pelle del petto nudo o il dolore alla spalla. Tutto quello che sentiva era il sangue che gli ribolliva dentro e che saliva rapido al cervello, facendogli perdere la ragione. Come osava quel viscido dargli dell'assassino? Da che pulpito arrivava la predica? Da lui che aveva sterminato famiglie intere. Da lui che aveva rovinato le vite delle persone che confidavano in lui. Da lui che aveva sacrificato quella povera ragazza pur di fuggire nuovamente dal suo destino. Taemin aveva creduto che tra Kibum e Yoona ci fosse del tenero, dal modo in cui si guardavano e si parlavano, ma a quanto pare la giovane borghese era l'unica a provare dei sentimenti talmente nobili da sacrificarsi al posto dell'uomo che amava e che, palesemente, non la meritava. Quello che Taemin non aveva capito però, era che anche Kibum era stato raggirato: non era stato lui a spingere la francese nella braccia della morte, ma fidarsi di lui ormai gli era praticamente impossibile.

<< Un'altra parola soltanto! >> sibilò il più giovane << Dammi soltanto una buona scusa per divenire un assassino seriamente! Una sola! >>

JongHyun, dopo essere avanzato silenziosamente alle spalle di Kibum, afferrò il cugino per le braccia, assicurandosi che non facesse qualche follia con quell'arma in mano e un'altra puntata verso la gola.

<< Vi prego, ho soltanto lui... >> la voce del duca era poco più che un bisbiglio, ma colpì Taemin nel profondo.

Quelle parole gli avevano fatto più male della lama nella carne. Taemin era come JongHyun e lui voleva portargli via il suo ultimo legame. Sebbene Taemin non ritenesse Kibum alla stregua di Jinki per un'infinità di motivi, comprendeva comunque perfettamente cosa significasse essere soli al mondo, ancora legati alla vita da un'unica persona. Però JongHyun non era solo: oltre a suo cugino, aveva anche sua sorella, sua madre, tutte le sue amanti e pure suo zio. Invece Taemin aveva solo ed esclusivamente Jinki e il suo quotidiano cercare di tenerlo lontano dalla morte era la ragione che spingeva il più piccolo a restare vivo. Per quanto riguardava il resto dei suo affetti più cari, erano andati tutti persi. Non gli rimaneva altro che un'immensa mole di disperazione repressa e l'amaro in bocca lasciatogli dal rimorso di non averli saputi proteggere adeguatamente.

Lentamente, abbassò il proprio fioretto per poi gettarlo a terra e voltare le spalle ai due cugini. Jinki si avvicinò al fratello togliendosi il proprio mantello di dosso per poi adagiarlo sulle spalle nude di Taemin che gli sorrise dolcemente. Gli piaceva quando il fratello si riprendeva dal suo stato di apatia profonda, seppur raramente, e gli faceva dono di quei gesti umani e pieni di calore.

<< Mi dispiace. >> si limitò a dire il re, intendendo scusarsi con quelle parole del fatto che non aveva mantenuto la promessa di portargli la testa di Kibum su un piatto d'argento.

<< Va tutto bene. >> rispose il maggiore << Non ho mai voluto che tu lo facessi. Non ti ho mai fermato per il semplice motivo che credevo che fosse una cosa che tu volessi fare per porre fine, anche se inconsciamente, alla tua sete di vendetta. Credevo che fosse la scusa che ti eri creato per metabolizzare il dolore delle perdite che abbiamo subito. E' stato versato già fin troppo sangue, Taemin. Sono orgoglioso di te e della tua decisione di non portare fino in fondo la tua vendetta. >>

Dopo aver ringraziato il cugino che lo aveva difeso e lo aveva aiutato a prendere la decisione giusta, Kibum dette l'ordine di chiamare degli inservienti che lo aiutassero a portare Yoona in un letto caldo senza peggiorare la sua situazione drastica, mentre spedì altri due a chiamare il medico di palazzo affinché facesse qualcosa per fermare l'emorragia della ragazza. Nel frattempo si chinò su di lei e le prese il volto tra le mani sussurrandole che avrebbe sistemato tutto per il meglio. Sfortunatamente però vide che la camicia di Taemin era ormai zuppa di sangue, perciò si apprestò a togliersi la giacca e la camicia per tamponarle la ferita nel migliore dei modi fino all'arrivo del medico. Non poteva permettersi di perdere Yoona, assolutamente. Era un peccato che avesse realizzato soltanto adesso quanto quella giovane borghese lo avesse preso in quel breve periodo in cui si erano conosciuti, ma Kibum non era comunque disposto in alcun modo a fare a meno di lei.

Mentre premeva con una certa forza da fermare la fuoriuscita del sangue, ma non abbastanza forte da fare del male alla francese, Kibum incontrò lo sguardo di Tiffany. La regina inglese se ne stava in disparte, lontana da tutti gli altri che invece si erano avvicinati per prestare soccorso a Yoona e a Taemin e lo fissava insistentemente. Il principe austriaco ricambiò lo sguardo con astio; ancora non gli andava giù il fatto che la persona con la quale era cresciuto lo avesse tradito.

Tiffany sembrava quasi implorare perdono, un perdono che Kibum non era intenzionato a darle e anzi, proprio nell'attimo in cui aveva chiamato suo cugino per far scacciare la ragazza dal momento che lui era occupato a prendersi cura di Yoona, un urlo femminile, agghiacciante e pieno di terrore, giunse da una finestra aperta del castello, attirando l'attenzione di tutti i presenti nel parco. Jessica, che fino a quel momento era rimasta in religioso silenzio e in una posizione pressoché immobile, alzò lo sguardo preoccupato verso quella finestra, una delle finestre delle stanze dell'imperatore che si affacciavano proprio sul parco principale e, conscia di quello che era appena accaduto, non riuscì a impedirsi di piangere, nonostante gli sguardi indiscreti e interrogativi che la fissavano.

Il suo cuore aveva udito chiaramente lo straziante addio che la sua sola ed unica sorella le aveva gridato per salutarla un'ultima volta ancora.

 

Nascondendo la bocca sorridente dietro il ventaglio semiaperto in un gesto di falso pudore, HyoYeon versava l'ennesima bottiglia di vino nel calice dell'imperatore che, arrogantemente pieno di sé, si compiaceva per essere riuscito a portare nelle proprie stanze la bella e giovane fanciulla che adesso gli sorrideva amorevolmente. Il monarca l'aveva trovata in quelle tarde ore a gironzolare per il corridoio del terzo piano, a dispetto delle regole del castello che impedivano a chiunque, escluse le guardie personali dell'imperatore e l'imperatore stesso, di avervi accesso a qualsiasi ora del giorno e della notte. Il viso dall'espressione birichina e il leggero rossore che andava a imporporarle le guance mentre si scusava imbarazzata per essersi persa nell'immensità del castello, avevano vinto sull'ostilità dell'arcigno sovrano il quale supponeva invece che la principessa belga si fosse fatta trovare di sua iniziativa vicina alle sue stanze con la speranza di entrarvi assieme all'imperatore. Il che era in parte vero: HyoYeon non si era persa, una come lei trovava la strada di casa anche nelle selve più impenetrabili, ma aveva seriamente intenzione di farsi invitare dal malvagio monarca a entrare nelle sue stanze. Quello che il vecchio non immaginava era che i piani di HyoYeon si sarebbero discostati di gran lunga dai suoi, una volta fatto l'ingresso nella camera.

Una volta entrata infatti la ragazza aveva dato un giro di chiave alla serratura della porta, anche se aveva chiaramente udito l'ordine che l'imperatore aveva dato alle guardie, ovvero di non disturbarli per nessun motivo.

Fingendo di trovare divertente lo squallido aneddoto che quel viscido uomo le stava raccontando, la principessa riempì nuovamente il bicchiere con del vino, mescolando segretamente però della polvere scura, che aveva tenuto nascosta fino a quel momento in una delle pieghe del ventaglio, al liquido che stava versando per poi ridere di cuore, per cause ben diverse, assieme al monarca austriaco. La principessa belga porse il calice all'imperatore con un'occhiata maliziosa ed egli lo afferrò e trangugiò la bevanda in un sol sorso senza mai staccare il proprio sguardo da quello di HyoYeon. Senza tanti complimenti, l'aristocratico gettò il calice di cristallo alle proprie spalle, che cadde frantumandosi a contatto con il terreno, prima di azzerare le distanze tra lui e la giovane nobildonna che gli stava d'innanzi, andando a sfiorarle i capelli biondo cenere con le mani tozze e sudaticce a causa dell'eccitazione crescente e dei numerosi bicchieri di vino puro che aveva già bevuto. L'imperatore, notando che la ragazza lo lasciava fare e preso dall'ennesimo delirio di onnipotenza, si avventò con la bocca sul collo della principessa, baciando e mordendo a suo piacere, mentre HyoYeon cercava di rimandare indietro il ripulso che stava provando in quel momento, tentando di mantenere la calma e la lucidità. Nel frattempo, l'imperatore faceva forza sui laccetti del retro del corsetto per poter avere una via di accesso più agibile al corpo della ragazza mentre, sempre più lascivo e avido, risaliva lungo la mandibola e gli zigomi continuando a baciarla. Avvicinatosi pericolosamente alla bocca, HyoYeon rivolse di scatto il proprio viso da un lato, impedendo così che le sue labbra si scontrassero con quelle dell'imperatore. Per quanto determinata a portare fino in fondo quel suo piano, la ragazza non era minimamente intenzionata a lasciarsi baciare da quel viscido vecchio sulle labbra, le stesse labbra che ormai avevano giurato eterna fedeltà ad un unico uomo che niente aveva a che vedere con quello che le stava d'innanzi. Riuscito nell'intento di slacciare il corpetto della giovane, l'imperatore fece del suo meglio per toglierlo definitamente, ma senza risultati. Il suo viso si stava facendo sempre più rosso e sudato e il vecchio sembrava iniziare ad avere seri problemi di respirazione. Lasciando perdere i propri fini, indietreggiò fino a colpire di lato uno scribacchino e a cadere su di una poltrona che si rovesciò a causa dell'improvviso peso, portando con sé il corpo tremante e annaspante del regnante. HyoYeon, sorridendo soddisfatta dell'effetto che il cianuro stava avendo su quello schifoso bastardo, si avvicinò lentamente, squadrandolo dall'alto con indifferenza. L'imperatore, steso con la schiena a terra, un rivolo di saliva che gli colava dalle labbra e un braccio rivolto verso la ragazza, iniziò a chiederle aiuto, invocando la sua pietà.

<< State tranquillo, signore. >> sussurrò la principessa belga accucciandosi presso il morente << Tra poco il veleno finirà di corrodervi gli organi e a quel punto morirete amato da nessuno da quel miserabile che siete. >>

<< Maledetta, è tutta opera tua... >> il vecchio monarca realizzò solo in quel momento il fatto che non stesse avendo un crollo di salute dovuto all'età avanzata e dallo sregolato stile di vita che aveva adottato fino a quel momento, ma bensì stava morendo avvelenato per mano della ragazza.

<< No, non dite così. Dopotutto siete stato voi a volerlo. Nessuno vi avrebbe mai fatto del male se voi per primo non aveste fatto del male a tanta gente. Non sapete che nella vita si raccoglie quel che si semina? >>

L'imperatore tentò di rispondere alle parole della giovane nobildonna, ma riuscì solo a rantolare gorgoglii incomprensibili. Per quanto sadico e folle fosse, HyoYeon non riusciva ad evitare di sentirsi felice per quello che i suoi occhi stavano vedendo e non riuscì a staccarli dallo spettacolo grottesco che stava avvenendo proprio davanti a lei. Mentre con una guancia delicatamente poggiata sul palmo della sua mano destra, osservava quasi annoiata il vecchio regnante che tentava in ogni modo possibile di dare sollievo al proprio corpo preso da atroci e lancinanti dolori senza fine, una fitta dall'intensità senza precedenti la colpì al cuore, togliendole il respiro per svariati secondi.

Sapeva che il tempo per lei ormai era scaduto e preoccupata, lanciò uno sguardo terrorizzato al corpo dell'imperatore in preda alle convulsioni, ma ancora vivo: non poteva permettersi assolutamente di morire senza prima aver avuto la certezza che quell'orribile bestia avesse chiuso gli occhi per sempre, smettendo così di tormentare l'esistenza di Jessica. Arrancando il più vicino possibile al corpo semi paralizzato del vecchio, HyoYeon portò una mano nello scollo del proprio corsetto, tirando fuori un coltello dalla lama lunga abbastanza da penetrare facilmente le carni di un uomo. Facendo peso con il proprio corpo su quello dell'imperatore, assicurandosi così che non si muovesse troppo, la ragazza puntò il coltello contro il cuore dell'uomo. Lui, realizzando la situazione, la guardò terrorizzato e infuriato allo stesso tempo e, con le ultime forse che gli rimanevano, la afferrò per i capelli obbligandola a guardarlo.

<< F-finirai all'in-ferno per q-quello che hai fatto... >> le disse con un filo di voce.

<< Probabilmente è vero, ma tu verrai con me. >> rispose senza timore la principessa belga affondando subito dopo la lama dritta dentro al cuore.

L'imperatore lanciò un mezzo urlo strozzato e, rivoltando gli occhi, il corpo smise di tremare e la sua testa si ripiegò senza vita da un lato.

Adesso che si era assicurata che quel mostro non avrebbe più fatto danni di quanti ne aveva già fatti alle persone che le erano care, HyoYeon pensò che le era rimasta un'ultima cosa da fare prima di lasciare quel mondo per sempre. Scavando e cercando dentro se stessa tutte le poche forze che le erano rimaste, si voltò rotolando da un lato e, riempiendo i polmoni d'aria, chiamò a gran voce Jens.

Immediatamente, rumori striduli e sordi si susseguirono al di fuori della porta mentre Jens faceva fuori le guardie del corridoio del terzo piano, al fine di entrare nelle stanze dell'imperatore. Con un ultimo e forte colpo, la guardia tedesca abbatté la porta e si gettò di fianco all'unica donna che gli aveva rapito l'anima e che adesso stava indubbiamente morendo. La visione di colei che amava riversa a terra, con mani e vesti insanguinate e il respiro pesante, straziò letteralmente l'animo di Jens che non lo dette però a vedere.

<< HyoYeonnie, mi avevi giurato che stavi guarendo dalla malattia. >>

<< Ah... Perdonami, Jens. Devo essermi confusa... >> la principessa cercò di giustificarsi deviando la discussione su un tono scherzoso.

<< Sei una stupida. E io ancora più stupido per non essermi preso abbastanza cura di te. >> i sensi di colpa iniziarono a insediarsi dentro la mente e il cuore di Jens, mentre stringeva quel piccolo e gracile corpo tra le sue braccia.

<< Non dire così... >> HyoYeon sembrava essersi fatta improvvisamente seria << Nessuno sarebbe riuscito a fare un lavoro migliore del tuo, con me. >>

Il giovane uomo avvicinò il viso a quello della ragazza e sfiorò dolcemente le sue labbra con le proprie. Per quanto sapesse della gravità della malattia della principessa e per quanto poco avesse creduto alle sue parole riguardanti una futura guarigione totale, Jens non riusciva in alcun modo ad accettare che la donna che amava, l'unica che lo aveva fatto diventare quasi pazzo con le sue follie e le sue apparentemente assurde pretese, se ne stesse andando via, lasciandolo solo con il doloroso ricordo di quello che una volta era stato il loro amore, uno di quegli amori rari e puri che loro due avevano avuto la fortunata di vivere.

Non riusciva a perdonarsi il fatto che quel dono divino si stesse spegnendo tra le sue braccia; una vota ancora era arrivato troppo tardi. Come la prima volta che l'aveva incontrata, come l'ultima volta in cui l'aveva sentita chiedere aiuto a qualcuno.

Braccata da dei fuorilegge tra i fitti alberi della foresta nera, dove si era addentrata sconsideratamente da sola circa cinque anni prima durante una visita alla sua preziosa amica tedesca, HyoYeon era stata derubata, picchiata e violentata senza che nessuno potesse soccorrerla. Jens, che a quel tempo era appena entrato a far parte delle guardie regali, stava facendo la sua ronda lungo le sponde del fiume Kinzig, il quale delimitava la parte settentrionale della foresta da quella centrale ed era proprio lì che aveva trovato la ragazza. Furiosa, piangente e soprattutto spaventata, la giovanissima principessa belga se ne stava sdraiata a pancia in giù sulla terra umida dove era stata lasciata senza tanti complimenti, con il viso nascosto tra le braccia esili e il piccolo corpo che veniva scosso ripetutamente dai singhiozzi. Il giovane uomo non aveva esitato un attimo nel correre ad aiutarla, maledicendosi per non essere arrivato in tempo, una volta che la principessa aveva confessato cosa le era stato fatto. Se avesse tagliato per la strada secondaria senza perdere tempo nel controllare quella principale che sapeva già essere perfettamente sicura o se avesse dato l'ordine di intensificare il numero delle guardie al confine, probabilmente HyoYeon non sarebbe stata vittima di quella terribile situazione e non vi era giorno che Jens si incolpasse e si maledicesse per quello che era accaduto a quella ragazza. Per far sfumare i sensi di colpa, la guardia tedesca si era avvicinato sempre più alla principessa belga e, col passare del tempo, era anche riuscito a rintracciare i fuorilegge che l'avevano attaccata: un tipo barbuto e rozzo, probabilmente il capo di quella banda di criminali, aveva ancora al collo il ciondolo d'oro raffigurante il leone rampante, simbolo del paese natio della ragazza e Jens non si era posto alcuno scrupolo nell'uccidere i componenti di quel gruppo di furfanti. E in qualche modo, quell'atto aveva portato HyoYeon ad abbattere i muri che si era costruita attorno a sé, a ritrovare la forza di reagire e la voglia di vivere e, pian piano, si era ritrovata completamente innamorata ed emotivamente dipendente dall'uomo che l'aveva aiutata a rialzarsi dal fango. Per quanto forte fosse il nuovo carattere che aveva sviluppato, Jens rimaneva per lei una fonte di serenità e salvezza e anche il giovane uomo aveva realizzato quanto follemente adorabile potesse essere la principessa una volta scalfita la superficie di ghiaccio nella quale si era rintanata. HyoYeon non aveva bisogno di essere protetta, non più, ma Jens continuava a starle perennemente vicino. Eppure anche questa volta non era riuscito a salvarla. Certo, non era una sua colpa se la principessa era nata con una disfunzione cardiaca, ma il pensiero di non poterle essere di aiuto in alcun modo lo tormentava. Doveva proteggerla, voleva proteggerla. Ma non aveva la benché minima idea di cosa fare.

Qual è il fine di proteggere qualcuno che non ha più niente da perdere?

HyoYeon glielo domandava sempre, senza capire che in lei c'era ancora qualcosa da perdere ed era lei stessa e il nobile sentimento che provava nei suoi confronti. Peccato che avessero avuto così poco tempo a disposizione per assimilare tale concetto nelle loro vite.

<< Sono stata una stupida per non aver saputo esprimere prima quello che sentivo dentro... >> la voce di HyoYeon era a malapena un sussurro, una tiepida brezza che sfiorava la guancia di Jens << Anche se ti ho trattato male, anche se ti ho pressoché spinto a fare delle volte anche ignobili cose per archiviare le mie assurde richieste, anche se non ti ho mai ringraziato per avermi fatto ricordare quanto è bella la vita quando credevo che la morte fosse l'unica via di uscita... >> la ragazza afferrò e tirò il bavero della guardia nel tentativo di avvicinarlo di più a sé, perché il dolore era insopportabile e parlare le era praticamente impossibile, ma doveva finire quel discorso, glielo doveva << Per ogni singola cosa che hai fatto per questa stupida me, voglio solo dirti che ti ringrazio e che...ti amo. >>

<< Ti amo anch'io, HyoYeon. Ti ho sempre amata e sempre lo farò. Questo mio cuore non amerà nessun'altra donna che non sia tu. >>

<< Non essere stupido, Jens. >> la voce ridotta a un sibilo, ogni respiro era una pugnalata dritta in mezzo al petto << Ti sposerai con una brava donna, rispettabile e intelligente; l'amerai con tutto te stesso e avrai dei bambini con lei, tantissimi bambini...Questo bel viso non può andare di certo sprecato. >>

Jens strinse la mano di HyoYeon nella sua, tenendola vicina al volto dove la ragazza l'aveva posata per accarezzarlo dolcemente. Rise assieme alla principessa per quella battuta; lei non avrebbe rinunciato al proprio senso d'umorismo e la sua voglia di sdrammatizzare tutto per alleggerire le pene delle persone neanche in una situazione simile. Lentamente, come una farfalla che timida si avvicina ad un fiore per poi appoggiarvisi delicatamente sopra, le sue palpebre scesero a coprire gli occhi stanchi, la mano perse vigore e forza e i lineamenti del viso, tesi per la sofferenza, si ammorbidirono leggermente, non troppo. Poi sospirò.

La principessa HyoYeon era morta. Ma chiunque l'avesse osservata in quel momento avrebbe potuto giurare che il sorriso sulle sue labbra sembrava essere appena sbocciato.

Jens strinse a sé il gracile corpo della ragazza e nascose il proprio viso nei suoi capelli color dell'oro, permettendo alle proprie lacrime di divenire un fiume che avrebbe dissetato quel campo di grano in eterno.

Una domestica, attirata dai forti rumori che si erano susseguiti nei minuti precedenti, aveva avuto l'ardire di avventurarsi fino ai corridoi del terzo piano e, viste le guardie decedute, era corsa fin dentro la camera del monarca. Notato il cadavere dell'imperatore riverso a terra così come il viso marmoreo e freddo di HyoYeon, ignorò completamente la guardia tedesca che se ne stava immobile e in preda ai sensi di colpa, corse in direzione delle finestre che davano sul parco principale e lanciò un urlo agghiacciante.

Jens la lasciò fare. Non le disse di tacere perché tanto urlare non avrebbe cambiato niente. Non la costrinse con la forza a stare zitta perché altrimenti avrebbe attirato attenzioni indesiderate. La lasciò gridare quanto e come voleva.

Quel grido era talmente straziante che profanava le menti e lacerava i cuori. E chiunque doveva essere partecipe della sua sofferenza. Ogni singola persona sulla faccia della Terra, doveva venire a conoscenza del fatto che la sua HyoYeonnie, la farfalla più bella che gli aveva sconvolto la vita con un solo battito d'ali, era volata via. Lontana da quel maledetto mondo che faceva piangere gli angeli.

  
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