Anime & Manga > Slayers
Ricorda la storia  |       
Autore: Sabu_chan    13/02/2013    0 recensioni
Lina, Gourry, Zelgadiss e Amelia visitano una cittadina nei pressi di Saillune per assistere all'annuale festività, dedicata al solstizio d'estate.
Oltre a banchi, giochi, cibi e bevande, un importante evento è quello dell'asta pubblica serale. Cosa acquisteranno i nostri amici?
Genere: Comico, Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Banchetto di luna
A Slayers Fanfiction by Sabu-chan




Il Banchetto del Serpente

 
 

«C-cosa? Vuoi che ti parli di lei?!»
 
 
 
Andiamo con ordine.
Stavamo attraversando un villaggio nella zona meridionale della regione di Saillune, in cerca di un tesoro inestimabile che avrebbe reso non poco felici me e i miei compagni di viaggio, riempiendo i nostri impavidi spiriti avventurieri e saziato i nostri desideri più interni.
Sì, in poche parole una locanda con vitto e alloggio, ma in quel momento soprattutto la parte del vitto.
«Lina, forse ci converrebbe cacciare un orso nella foresta…» «Taci, zuccone. Il mio cuore di fanciulla da per certo che troveremo un tavolo libero nel giro di subito.» e le mie parole rispecchiavano benissimo il mio stato d’animo, così Gourry preferì tacere e mettersi a cercare un posto nelle vicinanze. Probabilmente i miei occhi ridotti a fessure, e soprattutto la tonalità che aveva assunto la mia voce, dovevano aver convinto lo spadaccino a non azzardarsi a proporre qualcosa che implicasse l’uscire dalla cittadina.
Gli altri nostri compagni di viaggio, la principessa Amelia e la chimera Zelgadiss, preferirono tacere e non menzionare le parole cibo e pazienza nella stessa frase.
Stavano un po’ più indietro rispetto a noi. Sempre più spesso. Anzi, da un certo periodo erano costantemente in disparte. Divertente.
Comunque il mio interesse per i loro sfioramenti del tutto casuali non rientrava più di tanto nelle mie priorità. Giusto all’altezza del petto, uno sfrigolio di interiora e il loro suono sordo mi ricordava che la cosiddetta “soglia minima di sopportazione Inverse” stava per avvicinarsi. E no, non è un buon segno.
Nel villaggio si stava tenendo una festa dedicata al solstizio d’estate. Erano all’ordine del giorno bancarelle, giochi di strada, teatrini e aste pubbliche. Ogni venditore esponeva la propria merce aprendo la vetrina del negozio, vendendo dall’interno, o ingombrando la strada con piccole costruzioni in legno.
E tante, tante leccornie in vendita.
Quale era il problema, dite? Semplice: si trattava, tra le altre cose, di una meta molto rinomata per i nobili e ricconi della capitale. Inutile dire che avevano la priorità su tutto, il passaggio libero per strada con la loro scorta, il primo posto nella fila alle bancarelle, i manicaretti più delicati…
«Sto per impazzire!- sbraitai calpestando il terreno con forza- Ok, ok, la festa è bella quanto volete, ma non possono aver davvero riservato tutti i locali a quei tizi con la puzza sotto il naso!»
Gourry sorrise. «Su con la vita, Lina! Appena troviamo un posto libero, ci potremo abbuffare di cibo…- no, non lo dire…- Basterà avere un po’ di pazienza!»
 
D’accordo, lo ammetto: sparare un paio di Fireballs in mezzo alla folla, arrostendo un gruppo di bancarelle, non è stata una buona idea.
Oh, e quella dozzina di servitori di quei cinque cialtroni con il naso incipriato.
Ah, e il loro cavallo.
Insomma, una ragazza ha bisogno di soddisfare le proprie esigenze in breve tempo e, sì, quel prurito alle mani stava diventando insopportabile. Almeno me l’ero levato, no? Ok, ok! Smettetela, va bene?
Il caos creatosi aveva richiamato l’attenzione delle guardie, o meglio, dei cavalieri personali di quei famosi cinque sventurati che stavano per caso sulla rotta dei miei incantesimi. Gli sguardi che mi lanciarono erano piuttosto eloquenti.
«C’è un errore, davvero, non sono stata io…» cercai di difendermi sfoggiando il migliore dei miei sorrisi. Cosa che non fecero loro, e ciò mi costrinse a dispiegare le labbra e spalancare i miei adorabili occhioni (ogni tanto serve averli così grandi, come mi dicono spesso) lievemente inumiditi.
Una delle guardie mi si avvicinò e puntò l’alabarda in mia direzione, cosa che mi fece scattare nella posa “fanciulla intimidita da uomo grande e grosso”. «Allora come spieghi quel fumo tra le mani?»
Ah.
Effettivamente, avevo dato un po’ troppo sfogo alla mia indole frustrata e un residuo di magia del fuoco ancora stanziava tra le mie dita, creando dei piccoli fiotti di fumo.
«Il mio cavallo!»
«La mia tunica!»
«Le mie crocchette di cinghiale!»
Due braccia per ognuna delle mie mi trattennero improvvisamente. Amelia da una parte e Gourry dall’altra. Zelgadiss ben in disparte, coprendosi il volto di fronte alla folla che ci stava osservando. Neanche il tempo di far notare a quei fanfaroni che almeno loro avevano avuto la fortuna di possedere tutto ciò che avevano elencato!
Ovviamente, glielo avrei fatto notare a modo mio, e i miei amici sapevano bene come intendessi farlo.
«Vi chiediamo scusa! E’ stato davvero un incidente!- intervenne la principessa, continuando a far forza sul mio braccio pronto a scattare- La nostra amica ha… Ecco… Gourry? Zell?!»
Guardò i due uomini sperando che completassero la frase per conto suo, evidentemente trovare una scusa valida al mio essere spontanea doveva costarle molto sforzo.
«Lei è un po’ toccata, quindi è normale che reagisca in modo così sproposiAUGH!!» il mio gomito dritto al suo mento terminò la frase in sua vece.
«Uh, dunque, se le cose stanno così…» «Le cose stanno così UN CORNO!» esclamai per niente divertita in direzione di uno dei nobili, ancora intento a spolverarsi la delicata veste. L’altro braccio era ancora intrappolato da Amelia, ma mi sarebbe bastata la voce e una mano sola per…
Già, una mano sola, posta davanti al mio naso. Le dita dalla pelle rocciosa di Zelgadiss mi fermarono per tempo. «Vogliate perdonare l’atto avventato della nostra compagna. Ripagheremo i danni…»
Oh? Un gesto altruista da parte della quella musona di una chimera? Avevo davvero sentito della compassione venir fuori dalle sue parole così ferme e precise?
Piegò il braccio facendo un cenno ad Amelia, che lasciò gradualmente la presa su di me. Abbassò lo sguardo e con esso anche la sua mano, che… afferrò il mio polso e mi strattonò in avanti.
«Essendo lei la causa dello scompiglio, abbiate cura delle mansioni che potrebbe svolgere per risarcirvi.»
 
Anche volendo, non potevo proprio lanciare un incantesimo di fuoco in quel momento.
Le mie mani avrebbero preferito affondare in una pentola di pasta filante, di quella che ti preparano nelle terre al di là della barriera, condita con quel fantastico sugo e polpette di daino in accompagnamento, ma tutto ciò che quella pentola conteneva era lordura, acqua e sapone.
Provate a immaginare la maga più abile del mondo ridotta a lavapiatti per conto di alcuni lamentosi proprietari, la cui locanda era andata in parte distrutta e in parte ripagata dal sigillo reale di Amelia. Avere una principessa tra i conoscenti è sempre un buon affare, specie se poi diventa tua amica, e da amica a ragionevole volenterosa. Forse suo padre non sarebbe stato d’accordo, ma cosa vuole che sia per lui, prossimo candidato al trono di Saillune, sborsare un centinaio di monete d’oro? Suvvia.
Fortunatamente, l’aver passato buona parte della mia infanzia sola in casa con mia sorella, a causa dei viaggi di lavoro che portavano lontano i nostri genitori, era servito ad imparare al meglio le mansioni casalinghe. Non ci volle molto per terminate il lavaggio di almeno metà dei piatti in una decina di minuti. Salvo il padrone della locanda che, con sorriso sornione sotto i baffi ancora abbrustoliti, li trovava ancora “troppo poco splendenti” e mi obbligava a ripassarli.
Sbuffai sonoramente. «Quanto vorrei poter partecipare all’asta pubblica di questa serata…» e quanto vorrei aver avuto una gemella che mi sostituisse per il resto del tempo. Effettivamente… NO. Non volevo nemmeno pensarci.
Anche se, a dirla tutta, la possibilità che mi era venuta in mente sarebbe stata così servizievole e caritatevole da accettare.
Già immaginavo quanti artefatti magici sarebbero stati messi al bando, magari qualche bel libro proibito spacciato per ricettario d’epoca, una manciata di pietre apparentemente senza valore, delle statuette con… magari basta con le statuette, non si sa mai che contengano talismani considerati utili per richiamare qualche signore dei demoni. Decisamente basta.
Poi sovveniva l’idea dei miei compagni di viaggio, belli accomodati attorno a un tavolo all’aperto, a gustarsi una bevanda rinfrescante in barba alla torbida serata estiva. Il biondino agitato come un moccioso per tutta la folla in festa, ma con il costante dubbio di cosa stia accadendo. La chimera grondante liquidi corporei pur di restare nascosta alla vista dei paesani, sorseggiare lentamente e con eleganza una tazza di caffè, magari seduto a fianco della principessa… «Amelia?! Cosa ci fai tu qui?!»
Il lavabo in cui stavo lavando i piatti era posto di fronte a una finestra, aperta sulla notte scura. La stanza era illuminata esclusivamente da un lume interno e dico che era già tanto se distinguevo una scodella da un pentolino. In questo scenario, vedo due grandi occhi blu semi-nascosti dai ciuffi scuri, fissarmi direttamente dall’altra parte del vetro, mentre una mano sventolava per farsi notare.
Mi guardai alle spalle, constatando che il padrone della locanda non era presente. Aprii la finestra e mormorai: «Sei impazzita? Rischi di farmi prendere un collasso! Se poi il vecchio nota che sto parlando con qualcuno, mi aumenta la mole di lavoro!»
La principessa sorrise in tutta risposta, ponendosi un dito sulle labbra. Frequentare un certo prete-demone le aveva regalato vizi irritanti. «Zelgadiss e Gourry stanno inscenando una lamentela sul servizio con il padrone, di sotto. Così sei libera della sua guardia e puoi venire alla festa con noi!»
Sussultai.
Amelia, stai veramente compiendo un’azione così meschina?
Che ne è stato dell’assetata di giustizia, per la quale portare a termine anche il più faticoso degli incarichi era un dovere morale al di sopra di ogni diletto? Eppure non l’avevo colpita con i miei incantesimi, quel pomeriggio!
«Cosa ti spinge ad aiutarmi a infrangere la mia punizione, mh? – mi avvicinai assottigliando gli occhi – E poi, passi quel tonto di Gourry, spiegami cosa è venuto in mente a Zelgadiss. A lui, proprio lui che mi ha consegnata oggi stesso in pasto ai pescecani.»
La sua prima reazione fu il panico totale. «L-Lina-san, Zell ha semplicemente riflettuto su quanto sia stato ingiusto aver reagito così oggi… per quanto avesse puramente ragione…» «PREGO?» «Nulla, nulla davvero! – proseguì impacciata – La ragione non la so con precisione, però ecco… mi ha mandata a prenderti e… visto che me l’ha chiesto…»
Sospirai, asciugandomi una mano nel grembiule (a fiorellini rosa e bordi verdi, ma immagino non desideravate saperlo veramente) per poggiargliela sulla testa e scompigliarle i capelli. «Sì, certo, visto che te l’ha chiesto lui ti sei fatta coinvolgere.»
Sorvolai il suo rossore divampante e le farneticazioni imbarazzate che ne seguirono, mi prodigai invece a levarmi di dosso quell’orrore e rimettere in sesto le vesti, per poi scavalcare con affascinante maestria il piccolo davanzale della finestra. Feci l’occhiolino alla principessa. «Andiamo!»
 
Raggiungemmo la piazza centrale in cui si teneva la famosa asta. Dire che tutta la popolazione era lì radunata sarebbe stato falso: i cittadini di almeno tre paesi stavano ammucchiati l’uno addosso all’altro come se ci fosse stato un annuncio pubblico reale! E considerando che buona parte di essi erano effettivamente nobili, non sarei stata sorpresa di sentire qualche pettegolezzo interessante.
Diedi una rapida occhiata e notai che buona parte era formata da comuni contadini e commercianti. Pochi i maghi o presunti tali sgomitavano per assistere all’evento. Un ottimo segno, se fossero spuntati degli oggetti magici sarebbe stato semplice accaparrarseli.
Le prime file erano occupate da panche di legno, inutile dire da chi erano occupate, e tutti gli altri in piedi in semicerchio attorno a un palco.
L’annunciatore fece un cenno alla folla animata e ne seguì il silenzio. «Come di consueto, anche quest’anno daremo il via al Banchetto di Luna, dove saranno messi in vendita alcuni oggetti particolari al miglior offerente!»
Udii alcuni mormorare qualcosa come “si, certo” e “come no” del tutto ironici. Evidentemente era chiaro che queste particolarità sarebbero finite in mano a chi aveva il borsello largo e pieno. Per esempio i tizi in prima fila.
Mi avvicinai all’orecchio di Amelia. «Credi che tuo padre si arrabbierebbe molto se gli chiedessimo un eventuale prestito…?»
Lo sguardo che ricevetti in risposta diceva molto più di mille parole. Traducibile in “tanto sarebbe inutile farti desistere dall’approfittarne, vero?”. Hey, sono figlia di commercianti, la mia indole va soddisfatta in qualche modo!
Il primo oggetto messo al bando era una sfera di cristallo, descritta come l’immancabile compagno per qualsiasi strega rintanata nel profondo della boscaglia… come dire, se siete avvenenti fattucchiere, comprate, comprate!
Il mormorio si fece un po’ più insistente. In pochi erano convinti del vero valore di quella palla trasparente ma, come si suol dire, il pacchiano va a toccare esattamente dove deve e una nobildonna in seconda fila alzò eccitata la mano inguantata. I suoi servitori applaudirono mestamente il gesto avventato, condendo il tutto con sorrisi sforzati ma che facevano tanto piacere all’acquirente. Gli altri aristocratici non fecero una piega, la maggior parte uomini, e scossero la testa per denotare la loro (voluta) sconfitta.
Ecco, se posso permettermi una piccola nota, detesto questo genere di spettacolo. Sapete, mi fa venire la pelle d’oca assistere alla farsa di quegli altezzosi sangue blu in occasioni mondane. E, se mi è ancora concesso, so recitare cento volte meglio.
Il secondo oggetto era un libro piuttosto rovinato, dalla copertina spessa e decorata, con alcuni fogli che uscivano dal blocco. «Si dice che questo testo sia stato la fonte di ispirazione per il mago Tarasco, il famoso creatore dello scambio di anime e corpi, bandito dall’ordine per i suoi esperimenti sugli esser- oh, ma c’è un signore laggiù che sta già facendo un’offerta!»
Il banditore indicò in mia direzione e andai lievemente in panico. Avevo effettivamente il braccio alzato, ma piegato dietro la nuca per mettermi apposto il colletto e… dannazione, voleva forse dire che vestita con la mia tunica rosa sembravo ancora un ragazzo?!
«Il prezzo di partenza è cinquanta monete d’oro!» e all’idea di sborsarle per non aver mai avanzato un’offerta mi fece impanicare del tutto.
«Settanta.»
La voce che rispose alle mie spalle era famigliare e, sì, Zelgadiss stava proprio alle mie spalle con il braccio alzato.
Rilasciai un sospiro di sollievo, sorridendogli. «Per fortuna sei tu l’offerente. Sai, tutti quei soldi per un libro stracciato…»
«Taci e dimmi quanto potrebbe valere, secondo te.» troncò lui in modo tagliente e serio. Riportai lo sguardo al volume in questione, considerando il suo aspetto esteriore poco invitante e le ragnatele che pendevano da un angolo.
«Onestamente non gli darei nemmeno trenta monete di rame.» «Lina, qui non stiamo commerciando normalmente, si tratta di rilanciare. – rispose secco e, sentendo che qualcuno aveva avanzato novanta monete, gridò – Centoventi!»
Un brivido freddo mi percorse la schiena. «Sei impazzito?! Con quei soldi puoi pagarti un viaggio andata e ritorno nell’arcipelago Croman e cercare testi sacri lì!»
La chimera rimase impassibile per un attimo, per poi abbassare lievemente il braccio. «Credi… che valga almeno centocinquanta, massimo duecento monete?»
«Ovviamente no! …ma se quanto dice quel tizio è vero, il mago Tarasco aveva effettivamente ideato delle manipolazioni tali da creare pseudo-chimere. – feci una pausa riflettendo – Se si tratta veramente di quel testo, per te sarebbe di immenso aiuto o almeno spero.»
Tra la folla, nessuno sembrava intenzionato a rilanciare. L’annunciatore iniziò a contare alla rovescia tenendo per buono l’ultima offerta del mio amico, almeno finchè un uomo bardato di nero non alzò a sua volta la mano, rilanciando di altre trenta monete d’oro. Zelgadiss non se lo fece ripetere e riprovò, alzando il prezzo al massimo che gli avevo consigliato.
Duecento monete d’oro.
Voglio dire, voi forse non avete presente quanto lui sia ossessionato dalla sua cura, benché il suo aspetto attuale gli dia un che di affascinante. Soprattutto agli occhi di qualcuna. E’ pronto a vendere un braccio per riavere il suo benedetto corpo alla normalità, anche se ormai si trattava di una questione di orgoglio.
Alla fine della seconda asta, Zelgadiss si avviò al palco e si portò via Mister Duecentomonetedoro, felice come un bambino a cui avevano regalato un orsacchiotto nuovo. Bè, mai giudicare un libro dalla copertina, ma sicuramente aveva tutto meno che del “nuovo”.
Ne seguirono nell’ordine: un mantello con cappa del terribile Ivan di Elmekia; uno scrigno di porcellana della baronessa deceduta un centinaio di anni fa di Dils; un frammento del ghiacciolo che ricopriva il saggio Lei Magnus (che, si scoprì, non era altro che un cristallo lavorato…); un ulteriore testo di magia tramandato nella famiglia Ruth di Saillune (che attirò nuovamente l’attenzione e le tasche della chimera, con principessa festante al suo fianco). Al termine della prima serie di aste, un diamante con sigillo magico, uno di quelli ottenibili grazie a un po’ di pergamene e tanta pazienza. Modestamente, ne so qualcosa.
Dopo quella noiosa trafila di oggetti di dubbio valore, ci fu una breve pausa per permettere a quei oh così tanto stanchi nobili di riprendere fiato, dopo un pressante tira e molla per acquistare il manufatto più ridicolo.
Durante quei momenti ci aveva raggiunto anche Gourry, armato di un pacco di dolciumi freschi di bancarella, che videro la loro fine in brevissimo tempo. «Lina, se ti ingozzi in quel modo rischi che ti venga mal di stomaco… - disse con un mezzo sorriso, con il suo solito fare da fratello maggiore – Oh, sei piena di briciole di biscotto qui davanti!»
E quello, per quanto poteva essere un gesto da fratellone, non era proprio il caso che si azzardasse a farlo. «Non sono una mocciosa, lasciami mangiare in pace!» risposi seccata, allontanando con la mano la sua che si stava pericolosamente avvicinando dove non doveva osare avvicinarsi.
«Uff, come sei permalosa… hey, non finirti tutti i biscotti alla vaniglia!» si lamentò, proprio mentre ne addentavo una manciata in un sol boccone. «Foffo tarfi, fei fento!» intendendo dire che era troppo tardi ed era lento, ma la mia mente era totalmente proiettata sul riempire lo stomaco piuttosto che parlare correttamente.
La folla si era leggermente diradata, alcuni avevano seguito il nostro esempio acquistando cibarie e bevande, in attesa della seconda fase dell’asta. Banchetto di Luna non era un eufemismo, in fondo, visto che si stava davvero avvicinando l’ora del riposo, con la luna alta in cielo e quella che definirei una riunione di voci e allegria, proprio come a una grande tavolata.
«Dicono che la seconda serie di aste sarà anche quella più interessante. – disse Zelgadiss, suonando totalmente distaccato e invece assorto nella lettura del suo acquisto. Duecentomonetedoro.- Ho sentito che, solitamente, vengono proposti oggetti realmente appartenuti a gente famosa, ma ci saranno anche cianfrusaglie ridicole.»
«Quanto ridicole?» chiesi, ponderando se fosse il caso di perdere ancora tempo o meno.
La chimera girò pagina, avvicinando di più il tomo al viso. Il suo sguardo si rabbuiò. «Abbastanza.- tagliò corto, per poi alzare gli occhi a me – Ti ricordi di Miwan e la sua ricetta per cucinare carne di drago?»
All’idea di vedere un pezzetto di Philia nel piatto, mi salì la nausea. Mi sarebbe salita comunque, a dire il vero. «Sì.»
«Il suo coltello.»
«Capisco. E… stasera?»
«No. – chiuse il volume dopo aver piegato l’angolo della pagina – L’anno scorso. Settecentoquaranta monete.»
«D’ORO?!» sbraitai. Pazzesco, qualcuno aveva avuto il coraggio di sborsare così tanto per un pezzo di metallo senza alcun valore di mercato?
Zelgadiss sorrise, socchiudendo gli occhi. «D’argento.»
Un lieve sospiro scivolò fuori dalle mie labbra. Era comunque spropositato, ma sempre meglio che fossero state d’argento. Davvero, mi chiedo con quale scusa l’abbiano venduto. “L’arma che affettò il mostruoso drago di lago e diede vita al famoso piatto della zona, non riuscirete più a farne a meno!” o qualcosa del genere. Ne sono sicura.
Un suono di campanella risuonò improvvisamente e la gente si riunì nuovamente attorno al palco, richiamando effettivamente molte più persone di prima. Zelgadiss rimase nelle retrovie a consultare ancora e ancora il suo libro (duecentomonetedoro!), mentre io e Amelia fummo spinte in avanti, con Gourry al seguito ancora intenzionato a rubarmi il cibo da lui stesso regalato.
«Lina, non essere crudele, almeno un dolcetto…» piagnucolò, il che gli si addiceva benissimo per carattere ma vedere un bel biondone con la lacrimuccia e il labbro tremulo era quasi raccapricciante.
Affondai la mano nel sacchetto e tirai fuori una decina di caramelle. Sorrisi, per poi offrirgliene solo due con suo grande disappunto, dato che le altre raggiunsero la mia bocca prima che potesse replicare. «Sei un animale senza cuore.»
Ecco, quella era una grossa offesa.
Cercai di voltarmi e assestargli un pugno nel ventre per riflesso ma, non solo la folla, qualcosa mi fermò.
Qualcosa che avevo sentito.
«…ed ecco a voi la mise appartenuta a una celebre maga oscura, che fronteggiò miriade di nemici durante le sue avventure. Come potete notare, per la donna era importante un look aggressivo e intimidatorio, composto da poche parti di pelle nera che lasciavano spazio a tutto il resto della sua pelle.
Signori e signore, comincia qui l’asta per il costume della grande Naga del Serpente Bianco!»

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slayers / Vai alla pagina dell'autore: Sabu_chan