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Autore: AnAngelFallenFromGrace    02/09/2007    5 recensioni
Può esserci una seconda chance anche per una creatura dannata e serva della notte? Può esserci un riscatto per un vampiro nella sua esistenza eterna e condannata? Adrian, che ha perduto la sua anima da 200 anni, non pone in tale convinzione alcuna speranza..
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Redemption

 

- there is always another chance to love for everyone -

                            

 

 

St Laurent, France  1867

 

 

La pallida luce lunare sfiorava i contorni dell'alta torre ormai diroccata, sulla cima della collina che dominava la valle. Il piccolo villaggio era avvolto nell'oscurità e nel silenzio. Soltanto il vento sibiliva leggero fra le fronde.

 

Sola, accoccolata fra le radici di un grande albero, una giovane donna ascoltava la voce del silenzio, lasciando vagare lo sguardo sulle case addormentate. Indossava una sottile veste celeste, che morbidamente avvolgeva il suo corpo dalla pelle candida, evidenziandone le belle forme, ma lasciava scoperte le lunghe gambe e i piedi nudi.

Nonostante il freddo pungente, non un brivido attraversava il suo esile corpo. Imperturbabile, continuava a scrutare la valle, immobile, lasciandosi andare ogni tanto a profondi sospiri.

 

Come è possibile, domandò alla notte una figura nascosta tra le rovine, che una così fragile creatura non sia nemmeno scalfita dalla crudele realtà?

 

Continuò ad osservare il suo petto sollevarsi e abbassarsi ritmicamente, i capelli dorati abbandonati in balia del vento, una viola quasi nascosta dietro l'orecchio.

E più la guardava, più il rimorso si faceva strada nel suo cuore che da più di duecento anni aveva smesso di battere. Il rimorso di essere la causa della fine di quella creatura. Ma non aveva scelta. Quello era ciò che era. Un mostro. Non poteva sconfiggere la sua natura.

Abbassò le palpebre sugli occhi del colore dell'oceano in tempesta e si lasciò andare ad un profondo sospiro.

 

Si avvicinò quindi lentamente alla giovane donna, senza il più minimo rumore, più leggero della brezza notturna.

Sfiorandole un braccio, all'improvviso, prese posto accanto a lei; la ragazza non si voltò, ma continuò a tenere lo sguardo fisso sull'orizzonte.

 

“Pensavo non saresti venuto”

“Non avrei dovuto infatti” mormorò lui, prendendo una ciocca di fili dorati fra le dita.

“E' per quello che dice la gente del villaggio?”

Il tenebroso angelo non riuscì a trattenere un sorriso, mentre ancora giocherellava con i suoi capelli e memorizzava il più piccolo particolare delle labbra sottili e del profilo delicato dell'innocente creatura al suo fianco. “E cosa dicono, Aurore?”

 

“Che sei pericoloso. Che hai fatto del male a delle persone. Che nessuno dovrebbe avvicinarsi” balbettò lei insicura e scuotendo la testa.

“E' la verità”

“Non è vero!” proclamò lei risoluta, voltando finalmente la testa e fissandolo con i suoi grandi e adirati occhi nocciola. “Tu non sei pericoloso. Io non credo a quello che dicono! Sono solo menzogne! Tu non mi hai mai fatto del male”

“Ma potrei fartene” sospirò lui, lasciando andare i suoi capelli e spostando lo sguardo colmo di tristezza verso la luna, unica testimone del mostro che era in lui. Te ne farò, e non sai quanto.

“No invece” lo rassicurò Aurore, posando una mano sul petto algido e marmoreo del giovane, esposto al suo sguardo attraverso la camicia aperta.

 

Sfiorò quella mano tiepida per poi stringerla e avvicinarla sempre più al gelo della sua anima. Quanto amava quel calore.

“Perchè sei tanto triste?” domandò la ragazza inginocchiandosi al suo fianco e avendo preso il suo mento fra le mani lo costrinse a guardarla negli occhi. “Io non ti lascerò mai. Resterò sempre con te. Non mi importa quello che dicono gli altri” lasciò passare le dita fra i suoi capelli corvini, sugli zigomi alti, sulle sopracciglia scure e poi su quelle labbra color del sangue. “Se vuoi fuggirò con te. Ce ne andremo da questo posto. Lascerò la mia famiglia, non mi importa! Voglio solo stare con te Adrian”

 

Basta. Ti prego, basta.

Ad ogni parola la stretta che attanagliava il suo cuore spento si faceva sempre più forte. E più dolorosa.

 

Quella fragile creatura stava distruggendo tutte le sue difese, ogni singola barriera. Ma non poteva cedere ad una mera illusione. Non sarebbe cambiato nulla. Non avrebbe mai potuto sconfiggere il mostro dentro di lui.

“Io...” balbettò Aurore, prima di nascondere il viso contro il suo petto. “Io non potrei vivere senza di te” un sussurro soffocato uscì dalle sue labbra.

 

Era ora, doveva farlo adesso. Non avrebbe sopportato un altro suono. Doveva sigillare quella bocca con la morte prima che riuscisse a rendere quell'esistenza dannata ancora più insopportabile. Un'esistenza eterna. Che non avrebbe mai avuto fine. In alcun modo. Avrebbe continuato a mietere vittime per sempre.

 

Perchè quella donna nella sua vita? Come aveva fatto a sconvolgere tutto in quel modo? Da duecento anni era un vampiro, ma solo dopo averla incontrata aveva iniziato a vedere se stesso come un mostro e il suo passato aveva cominciato a tormentarlo. Ma era certo di non avere la forza per contrastare gli istinti.

La strinse forte tra le braccia e sfiorò con la punta del naso il suo candido collo.

 

La sentì ridere spensierata e ancora una volta si bloccò. Non posso.

“Mi fai il solletico” gli sorrise la ragazza risollevandosi.

“Scusa” borbottò lui spettinandole i capelli.

Un'irresistibile broncio comparve sul suo viso, mentre Aurore soffiava all'insù per scostare la frangia dagli occhi. Quel gesto lo sconvolse. Aveva rivisto in lei il suo unico amore. Susanne. La donna, che gli era stata sottratta tanto tempo addietro insieme alla sua anima.

Doveva porre fine a quella situazione, prima di perdere completamente la ragione.

Ma prima che potesse muovere un muscolo, le sue fredde labbra vennero sfiorate da un caldo soffio delicato.

 

Un solo secondo. E gli parve che tutto il mondo gli crollasse addosso.

 

Sentendolo irrigidirsi la ragazza si allontanò subito.

“Mi dispiace” bisbigliò, tenendo lo sguardo basso.

Da così tanto tempo non si era più lasciato andare ad un bacio. Anche un solo e innocente bacio a fior di labbra. Ma si accorse che adesso era tutto quello che desiderava.

Sorrise a quei grandi occhi nocciola e prendendo il suo delicato viso fra le mani la riavvicinò a se.

 

Assaggiò il dolce sapore delle sue labbra calde e mentre il bacio diveniva sempre più profondo desiderò di poter porre finire alla sua esistenza dannata in quell'istante, in quell'abbraccio.

 

Memorie di una vita passata sfiorarono la sua mente. Susanne, la sua risata argentina, le corse senza fiato tra campi di papaveri, rossi come le sue labbra dalle quali non avrebbe mai allontanato le proprie. Il loro dare un senso alla vita stando insieme. E poi il tentativo inutile di salvarla da quel mostro. E il fragile filo della sua vita che si spezzava. La sua morte era stato l'inizio del suo incubo, quando, osservandola spirare fra le sue braccia, si era reso conto di star mutando per diventare forse peggiore del carnefice della sua Susanne.

 

E ancora l'immagine di Aurore e dei suoi occhi innocenti riempì la sua testa. I volti delle donne dai lui amate si sovrapponevano in un'infinta danza, fin quando gli parve che fossero nient'altro che la stessa persona.

Non voglio. Non voglio ucciderla. Non voglio più strappare nessuna vita. Ti prego. Prendi la mia in cambio. Lasciami morire adesso. Rivolse la sua disperata preghiera ad un Dio che non avrebbe mai esaudito quel desiderio. Non la richiesta di una creatura del diavolo. E il Demonio stesso non sarebbe mai stato così misericordioso.

 

Il petto oppresso dal dolore e dalla sofferenza, d'un tratto gli parve che i suoi occhi stanchi fossero riusciti finalmente a versare lacrime che non avevano più bagnato il suo viso da un'eternità. Ma era impossibile. Ad un mostro quale egli era non era concesso poter versare nemmeno una lacrima.

Ma quando il sale raggiunse le labbra tremanti si rese conto che era tutto vero.

 

Sconvolto, si allontanò da Aurore e portò una mano agli occhi umidi.

Il suo sguardo pieno di stupore e di incertezza si posò sul candido viso della ragazza, che lo osservava con un sorriso dolce e sereno.

“Ma...” cercò di parlare, ma un dito dalla pelle morbida si posò dolcemente sulle sue labbra.

“Shh” la giovane donna prese una delle sue mani, e gliela portò al petto.

Subito si accorse che non era più duro e freddo come il marmo, ma un lieve tepore emanava dalla pelle candida. E poi un leggero rumore.

No, non poteva essere.

Eppure quei fievoli battiti nascevano proprio dal suo cuore.

 

Sbattè più volte le palpebre, mentre una luce troppo intensa colpiva la radura all'ombra delle rovine.

Cercò di sforzare la vista, nel tentativo di vedere cosa stava accadendo. Tese una mano cercando di sfiorare la ragazza che poco prima gli stava accanto, e un'angoscia profonda lo colse quando non riuscì nel suo intento.

“Aurore” chiamò in un singhiozzo.

 

La luce si fece un poco più lieve e potè scorgere una donna bellissima, il cui corpo risplendeva più della luna lontana.

I capelli argentei le sfioravano il volto e le spalle, muovendosi sotto il giogo del vento. Gli occhi dalle iridi violacee non lo perdevano un istante. Chi era quella creatura sconosciuta? Dov'era Aurore?

Sentiva la testa sempre più pesante. Forse se avesse abbassato le palpebre...No! Non poteva! Doveva trovarla!

“Dov'è? Dov'è Aurore?” domandò cercando di alzarsi a fronteggiare la donna.

“Silenzio Adrian! E resta fermo, ti prego. Ti è stata concessa un'altra occasione. Hai una nuova vita davanti. Dimentica il passato.”

“Ma...” protestò con fievole voce, prima di cadere in un profondo sonno senza sogni e abbandonarsi all'oblio.

 

**

 

L'angelo dai capelli argentei si accostò al corpo addormentato del giovane, sfiorandone con delicatezza il profilo del volto.

“Il tuo amore ti ha salvato Adrian. E il tuo cuore tornerà a battere per un'altra donna. La amerai e la renderai felice. E non ricorderai più nulla del dolore passato. Non ti ricorderai più di me. Della tua Susanne. Della tua Aurore. Ma io veglierò sempre su di te” sussurrò al suo orecchio sordo. “Addio” gemette, posando un ultimo bacio sulle sue labbra cremisi.

E poi scomparve nell'oscurità, come se non fosse mai esistita.

 

**

 

Il sole di un nuovo giorno carezzò dolcemente la pelle del giovane addormentato sotto le fronde di un vecchio albero.

Socchiudendo le palpebre dei suoi occhi color del mare Adrian si sollevò per godere meglio di quel calore. Pace e serenità regnavano nel suo cuore. Non ricordava dove fosse. Non ricordava chi fosse. Si sentiva felice e non ne sapeva il motivo. Ma poco importava, almeno per il momento. Rimase ad ascoltare la melodia del mattino. Un sorriso sulle labbra.

 

E una fragile viola fra le mani.

                                                                                                                                                   

 

The end     

 

 

 

  
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