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Autore: stella_del_vespro    13/02/2013    4 recensioni
(Krislay/ Krisho- broken pairing.)
A volte si è troppo deboli per ribellarsi a un amore, anche se la realtà non è quella che ci si aspetta.
A volte si vive dentro un'illusione, un meraviglioso castello di carta.
Ma quando il castello crolla, bisogna fare i conti con la realtà: è accaduto a Yixing, che ha vissuto nella costante illusione di un amore che non ha mai posseduto.
E quando tutto svanisce, i ricordi tornano a galla come in un film....e tutto diventa,dolorosamente, più chiaro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Kris, Kris, Lay, Lay, Suho, Suho
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Bene, anzitutto, salve ** E' parecchio che non posto qualcosa, e mi scuso davvero tanto per non aver più aggiornato "The portrait" come avevo promesso T_T Non ho nessuna intenzione di abbandonare la ff, ma , essendo ispirata a una storia vera, ho bisogno della protagonista che mi racconti un po' come sono andate le cose. E la protagonista per adesso è in America...appena torno, giuro che riprendo a scriverla <3 Anche perché siete stati così carini nel recensire T_T

 

Bene, passiamo a questa storia. Non è nulla di che, ma è nata da un momento di disperazione in seguito ai continui attacchi di una cattivona di nome goddess che continua deliberatamente a massacrare la mia OTP. SCHERZO <3 Ti voglio tanto bene e dedico la ff a te e alla nostra cara beta ( che ringrazio ancora per aver corretto la ff  **). <3

Bene, buona depress....lettura. 

 

Stella.

 

(PS: Krislay RULEZ.)

 

Warning: quelli scritti in grassetto, sono i "ricordi" di Yixing, per questo c'è una disomogeneità temporale nella narrazione.^^

 

 

-C’è troppo Yin in te, Yixing.-

Era una frase che mi veniva ripetuta fin troppo spesso, senza che io ne carpissi il significato. Ero troppo piccolo, troppo ingenuo, troppo all’oscuro da tutto ciò che la vita avrebbe comportato.
Mio nonno, il vecchio Zhang (così lo chiamavano), mi guardava sempre con un’espressione a metà tra il preoccupato e il risentito, come se avessi qualche colpa, mentre ripeteva quelle parole con una cadenza lagnosa.
Io lo guardavo, e sbattevo le lunghe ciglia sui grandi occhi scuri. Le stesse ciglia che perfino le bambine mi invidiavano.
Di quei giorni passati spensierati tra i campi e le risaie, non mi è rimasto nulla, se non il pallido ricordo e l’aroma della brezza che smuoveva i ciliegi nelle narici.


Mi guardi, sento i tuoi occhi sul collo, come se il loro tocco bruciasse tanto quanto quello delle tue mani, ma non oso alzare lo sguardo.
Non credo resisterei ai tuoi occhi di ghiaccio, tinti di notte, eppure su di un volto che mi ricorda il più splendido dei soli.
Quando sorridi, sei come un sole, anche se la maggior parte del tuo tempo lo passi con un’espressione accigliata e severa.

-Yixing…-

Prendo un bel sospiro e alzo lo sguardo, cercando di ricacciare dentro i miei occhi le lacrime, sperando che tu non possa mai notarle, sperando che la penombra della stanza mi sia amica nel nascondere questo mio ennesimo segno di debolezza.
Quanto vorrei essere in grado di sostenere il tuo sguardo esattamente come lui riesce a fare con te.
Non ho mai capito come faccia. Lui ti guarda negli occhi, ti sorride, e mentre i suoi occhi brillano tu riesci a specchiarti nella loro gioia.
Io non ho mai saputo farlo. Io ti guardo, ti sorrido, per poi sentire il cuore stringersi in una morsa che è a metà tra il dolore e il piacere. E puntualmente schivo i tuoi occhi.
Ma adesso più che mai, sento solo dolore. Sento la paura, la paura di chi sta per perdere tutto, di chi è a un attimo dal crollare, a un attimo dal cadere nel vuoto.
Mi sento sull’orlo di un precipizio, e basta un tuo solo tocco per lasciarmi cadere.

-Yixing, ti prego, ascoltami.-

Ti ascolto, Fan. Ti ascolto in ogni momento della giornata, in ogni passo che facciamo insieme. Oramai non faccio altro che ascoltare il tuo respiro, come se fosse il ritmo che scandisse la mia vita.
Annuisco, non voglio parlare, sentiresti la voce rotta e non voglio.
Mi prendi il mento tra il pollice e l’indice, facendomi quasi male, con quella forza che non hai mai saputo controllare, e vedo i tuoi occhi luccicare nella penombra.

-Yixing… non può andare avanti così.-

No, non credo nemmeno io che possa andare avanti così.
Ho sperato e creduto, anche per un solo folle attimo, che tu fossi lì per dirmi tutt’altro.
Che gran bugiardo che sono sempre stato.
Una lacrima cola fino alle tue lunghe dita e la raccogli, tastandola con esse, per poi accarezzarmi il viso con la mano bagnata della mia stessa sofferenza.
Mi afferri un braccio, stringendolo un po’ troppo forte.

-Mi fa male, quanto fa a male a te…-

Non credo.

Non credo, Fan, che mille ferite sanguinolente si stiano riaprendo una ad una, squarciandoti e facendoti sentire il dolore fin dentro le ossa, fin nel più piccolo pezzo d’anima.
La prima, forse, fu la peggiore di tutte….

…Ci eravamo appena incontrati.
Qualche ora prima, sotto il sole pallido di novembre che penetrava dalle alte finestre locate sui muri delle scale, i nostri sguardi si erano incrociati.
E’ stata la prima volta, l’unica persona che mi abbia mai colpito così francamente, sei stata tu. E se solo sapessi cosa mi ha fatto voltare, cosa ha firmato quel contratto maledetto senza che io ne dessi il consenso, cosa… non lo so.
So solo che mi sembrava già di conoscerti, eppure eri uno straniero. Uno straniero dai modi tutt’altro che gentili, direi.
Anzi, se avessi avuto un minimo di dignità, quando quella stessa sera ho sentito le tue mani calde scivolare oltre le coperte e accarezzarmi la schiena, ti avrei schiaffeggiato intimandoti di sparire.
E invece no. Ho sgranato gli occhi nel buio della stanza, trattenendo il respiro mentre sentivo quel piacevole fremito cogliermi impreparato.
Non mi chiedesti né se fosse la prima volta, né se avevo voglia di farlo, né se fossi sicuro che tu fossi l’uomo giusto per me. Mi hai preso per scontato, e hai continuato a farlo senza sosta.
Io sono Yixing, quello che c’è sempre.
Non credo tu ti sia accorto quanto quella notte abbia continuato a sanguinare, ininterrottamente, sulle lenzuola.
Non era sangue di verginità, o forse solo in parte: era sangue di un corpo troppo debole perché tu ti curassi di accudirlo e prepararlo.
Ma lo ammetto, la colpa è solo mia, avrei dovuto voltarti le spalle per sempre. E invece il giorno dopo ho bussato alla tua porta, cercando conforto.

-Yixing, io ti amo, ma.…-

In fondo, ti credo. Mi riconosco un certo merito nell’averti fatto innamorare, giorno dopo giorno.
Il tempo passava, e io sviluppavo sempre di più quel lato oscuro, misterioso, e trasgressivo di me, che non avrei mai pensato di avere.
Il mio corpo si trasformava di pari passo, diventando sinuoso e flessibile, invitante e provocatorio, plasmato dal duro lavoro e da quel tocco quotidiano di erotismo che mi regalavi.
All’epoca dei miei 19 anni credevo di averti in pugno, credevo che non mi saresti più sfuggito grazie al mio aspetto e ai miei modi gentili, alla mia disponibilità.

-Questo è per te.-

Un braccialetto nero, con una stella disegnata al centro. Me lo mettesti al polso dopo averlo comprato ad una bancarella, la sera di Capodanno.
Poi lasciasti che io allacciassi il tuo, identico, mentre i fuochi d’artificio piroettavano nell’aria.
Non eri il mio ragazzo, non era un pegno d’amore. Ma a me, stupido, sembrò un anello di brillanti donato in ginocchio
.

Ma… c’è un ma.
In tutto ciò che mi concerne, c’è un ma.
Sei bravo, ma Jongin lo è più di te. E allo stesso modo, Sei un bravo compagno, Yixing, ma c’è chi lo è più di te.
Quel ragazzo stava sempre in disparte, senza parlare troppo. Senza attirare l’attenzione aiutava tutti e non chiedeva in cambio nulla, Lui, a differenza mia, ti ebbe con un sorriso, non con uno sguardo. Non gliene faccio una colpa. La colpa è mia che non ti ho tenuto abbastanza stretto, la colpa è mia che non ti ho legato a me quando forse ancora ero in tempo.

Non credo tu lo sappia, ma vi ho sentiti quella notte. Ero nella stanza accanto.
Ho fatto finta di credere che sareste rimasti in hotel per “discutere questioni da leader”, ma in realtà sono rimasto lì, con l’orecchio appoggiato al muro, e la finestra aperta che mi faceva sentire la brezza estiva sul volto, portando con sé l’odore del mare.
Con lui sei stato dolce, cauto, sereno, amabile.
Sei stato quell’uomo che ti ho chiesto mille volte di essere, a cui ha invece sempre preso il sopravvento un uomo passionale, ma indelicato.
Mentre mi chiedevo perché, la voce di mio nonno mi tornò in mente.

-C’è troppo Yin in te, Yixing.-


-... Ma io e Suho abbiamo deciso che vale la pena tentare di andare avanti.-

Mi fanno male le mani. Mi fanno sempre male le mani quando mi sento particolarmente triste, agitato, sconfortato. E’ come se il mio corpo cercasse di spostare tutto il dolore lì.
Le chiudo a pugno, inspirando ad occhi chiusi, e incassando il colpo.
Non ho la forza nemmeno di piangere.
Sento il tuo respiro affannoso sulla pelle, i tuoi occhi luccicare nel buio come fari per una nave, ma che in realtà sono solo luci traditrici.

-Sai… cosa rimpiango, Fan?-

Ti trema un labbro, ti accade sempre quando sei nervoso. Lo mordi.

-… Rimpiango di non poter ricordare il tuo ultimo bacio. Rimpiango di non aver conservato dentro di me il ricordo della mia ultima volta con te. Rimpiango di non avere un solo ultimo bel ricordo tra me e te prima della mia partenza per Changsha. Se solo avessi saputo che al ritorno avrei trovato questo.-

Non nascondi più la lacrima che ti cade sulle guance, ribelle. Allora, forse, un po’ ti interessa di tutto ciò che è stato.

-Scusami.-

Ti supero, dirigendomi verso la porta mentre non riesco a trattenere i singhiozzi, li sopprimo solo un altro secondo, cercando una fuga da te per lasciarli liberi.

-… E’ stato un mercoledì notte, il 24 novembre. E’ stato… esattamente quattro anni dopo…-

Mi fermo con la mano sulla maniglia e sgrano gli occhi impietrito.

Ecco che giorno era, quel primo giorno. Il 24 novembre.

I tuoi respiri si fanno più pesanti, irregolari.

-Avevi appena lavato i capelli, avevano il meraviglioso odore alla camomilla che hanno sempre. Il tuo odore.-

Mi volto a guardarti e fai lo stesso, avvicinandoti a me e alzando un dito per accarezzarmi la guancia con il dorso di esso. Adoro quando lo fai.
Accarezzi i miei lineamenti con lentezza, mentre mi guardi dritto negli occhi, e stavolta non posso schivare il tuo sguardo.

-Eri bello, come lo sei sempre stato. Come la prima volta che ti ho visto, se non di più. Ti ho baciato, ti ho stretto forte nelle mie braccia, e hai sussurrato qualcosa di stupido. E sai quanto adoro le tue stupidate.-

Piego appena le labbra, alzando un sopracciglio.

-Grazie…- è un grazie ironico.

Scuoti la testa, spostando la mano sulla mia spalla.

-E poi…. e poi, come sempre, ti sei sdraiato sulle lenzuola, sorridendomi e accarezzandomi i capelli. E avevi il tuo pigiama blu scuro addosso. E fuori faceva freddo, così mi hai chiesto di chiudere la finestra, che era rimasta socchiusa. Ti ho obbedito, ma mi è dispiaciuto non poter sentire più il profumo dei fiori fuori dalla camera d’hotel, si mischiava bene con il tuo.-

Non riesco a trattenermi dal sorridere, mentre richiami alla mente queste cose che ho già dimenticato.
Probabilmente lo sapevi. Sapevi che quella sarebbe stata l’ultima volta. Sapevi che non ci sarebbe stato un domani per noi due. E infatti, quella notte, sei stato innaturalmente gentile, innaturalmente lento e pacato nell’assaporare quel momento; finalmente i ricordi mi tornano alla mente.
Inspiro, e sento che non riesco più a sostenere la tua presenza.
L’orologio continua a ticchettare e nella penombra scorgo le lancette segnare le due e mezza.

-E’ tardi Fan, torna da lui… ti starà aspettando.-

Annuisci, finalmente mollando la tua presa su di me, ed esito giusto due secondi, come se qualcosa dentro di me avesse ancora qualcosa da dire.
Probabilmente, vorrebbe dire che non è giusto. Probabilmente vorrebbe dire che potrei essere la persona giusta per te, e che mi stai lasciando senza darmi neanche la possibilità di dimostrarlo.
Mi stai lasciando avendomi usato per il tuo piacere personale, senza guardarmi mai dentro e chiederti se forse avrei potuto dare di più.
Ti vorrebbe dire che c’è altro dentro di me, anche se fatichi ad accorgertene.

-Ti ho detto, torna da lui. A quest’ora starà pensando chissà cosa. Va e stringilo forte, non ha bisogno di essere ferito ancora da questa cosa tra noi due. Se è lui che scegli, allora va da lui e lasciati tutto il resto alle spalle.-

Annuisci e mi superi, venendo immediatamente illuminato dalla luce del corridoio.
Faccio per chiudere la porta, a testa bassa, ma qualcosa mi tira dal polso e mi sbatte contro il muro dentro la stanza; di nuovo al buio, mentre un paio di labbra mi sommergono nuovamente, come mille altre volte, come sempre.
Non vai neanche più a fondo. Non vuoi baciarmi. Stai solo cercando di dirmi qualcosa e non sai nemmeno tu cosa sia.
Premi forte, fino a fammi male, tremando pesantemente, poi ti stacchi e mi guardi, mordendoti un labbro.

-A domani.-
Atterrito, rimango appoggiato al muro, sorridendo amaramente.

-… A domani.- dico a mezza voce, al nulla.


Ho bisogno di uscire, di prendere aria. Non voglio stare tutta la notte a piangere nel mio letto, ho voglia di pensare ad altro.
Cammino per le strade, tutti chiacchierano, tutti sembrano felici, stretti nei loro cappotti e alle loro famiglie, nonostante sia notte fonda. E' il periodo di Natale, non esiste notte o giorno, ma forse questa esplosione di luci e colori è troppo in contrasto con… me.

Giro a destra, in una via secondaria, dirigendomi al parco, oramai conosco Beijing come fosse Changsha, così riesco a raggiungere la coltre di verde avvolto dal manto della notte in poco tempo.
Le piante sono gelate e raggrinzite, e tengono stretti i semi, pronti a liberarli quando sarà ora.
La primavera, prima o poi, arriva per tutti… non è così?
La luna è alta nel cielo, e si staglia oltre la collina nera, nella notte.

Mi fa ridere, quell’antica rappresentazione è il simbolo dello Yin in filosofia.

-C’è troppo Yin in te, Yixing.-
Quella volta mio nonno sorrise, scompigliandomi i capelli.
-Sappi farne tesoro.-


                                                                           ***

I due ragazzi sono insieme, nel letto, stretti l’uno all’altro in un caldo abbraccio. Wu Fan lo accoglie confortandolo e facendolo sentire protetto. L’altro sorride in questo piacevole momento d’intimità fatto solo di loro due, e stringe la mano di Wu Fan, in un modo quasi possessivo.

-Giura…-

Wu Fan lo guarda, aggrottando le sopracciglia.

-… Giura che questa è l’ultima volta che torni da me con il suo sapore sulle labbra.-

Wu Fan lo guarda e con un pizzico di amarezza inclina le labbra. Non è pentito della sua decisione, ma non può negare di aver sbagliato tutto e di aver cercato di riparare in un modo abbastanza discutibile. Non può negare il fatto che troppe persone hanno pagato per i suoi errori. 

-Giuro.-

Si stringono sincronizzando i respiri ai rumori della notte che li avvolge. Fuori è tutto perfetto, è dentro che il passato continua a martellare incessante sul cuore.

-Fan… e il… braccialetto…? Ce l’hai ancora?-

Wu Fan guardò Yixing appena, spostando immediatamente lo sguardo.

-Credo di averlo perso.-

-Oh…-
Solo due occhi delusi sotto il pesante ciuffo castano... ecco tutto ciò che gli rimase impresso in seguito a quella bugia.

Delicatamente, tira fuori dalla tasca un braccialetto di pezza con una stella disegnata al centro. Non l’ha mai buttato, nonostante Suho gliel’avesse chiesto.
Chiude gli occhi, e fa per buttarlo dalla finestra, ma la mano si blocca e trema.
Non ne ha il coraggio.

-Tienilo.-

Una vocetta si diffonde nella stanza e Wu Fan rimane atterrito.

-Puoi tenerlo… è un ricordo.-

Fan annuisce appena, baciando la guancia di Suho. E con estrema lentezza ripone il braccialetto in tasca.

-Questi ricordi stanno facendo male a troppe persone...-

Suho sorride alle sue parole, per poi baciarlo vicino alla bocca lentamente, lasciando che potesse assaporare il tocco delle sue labbra sulla pelle.

-Tu hai fatto male a troppe persone, Fan. E' tardi per avere rimpianti.-

Wu Fan sente il cuore chiudersi in una morsa.

-Ora dormi, Fan. E impara a non sbagliare più.-

  
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