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Autore: willbeyoungforever    14/02/2013    3 recensioni
OS Klaine per San Valentino - Kurt odia con tutto se stesso il 14 Febbraio per questo decide di fingersi malato e di chiudersi in casa a leggere sperando che quella giornata finisca presto. Forse però una visita inaspettata potrebbe fargli cambiare idea...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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You'll be my Valentine
 
Kurt Hummel odiava San Valentino con tutto se stesso.
Se fosse stato per lui il 14 Febbraio sarebbe stato un giorno come un altro.
 
E invece no.
 
Il mondo intero sentiva il bisogno di celebrare la festa  degli innamorati, riempiendo le vetrine di cuori, cioccolatini, peluche e fiori.
Tutto questo era così frustrante. Non faceva altro che ricordare al povero Kurt quanto fosse solo.
Da 17 anni non aveva mai avuto la possibilità di passare quella giornata con una persona speciale.
Era come se tutti i negozi, i programmi televisivi, le coppiette che giravano abbracciate per le strade non facessero altro che urlargli contro “Kurt Hummel, sei talmente sfigato da non avere nemmeno una persona speciale disposta a passare San Valentino con te!”.
A Kurt veniva il mal di stomaco già all’inizio di Febbraio al solo pensiero di quel giorno. Avrebbe tanto voluto andare a letto il 13 Febbraio e svegliarsi direttamente due giorni dopo, quando tutto quello strazio sarebbe ormai stato finito.
Senza contare che San Valentino era una festa assolutamente commerciale, e già di per sé insulsa. Per quale motivo doveva esistere un giorno in cui ci si scambiavano regali e/o cioccolatini per suggellare un sentimento che in realtà avrebbe dovuto essere tutt’altro che materiale?
Kurt proprio non riusciva a capirlo.
In più le sue compagne del Glee Club non lo aiutavano per niente.
Rachel l’aveva già trascinato per negozi per due pomeriggi interi con l’obiettivo di trovare il vestito perfetto che avrebbe indossato all’appuntamento con Finn (anche se Kurt preferiva definirlo agguato, visto che il suo fratellastro era assolutamente ignaro di tutto quello che sarebbe successo).
Mercedes, che invece aveva un po’ più di tatto di Rachel, si era offerta di fare compagnia a Kurt il 14 sera, ma il ragazzo aveva gentilmente rifiutato l’offerta per due motivi: sicuramente l’amica avrebbe preferito fare altro con il suo fidanzato giocatore di football, e poi perché sarebbe stato ancora più deprimente ritrovarsi in camera con la sua migliore amica a mangiare pop corn e schifezze di fronte alla televisione.
 
Il tanto famigerato 14 febbraio si stava avvicinando ma Kurt quest’anno aveva un piano. Non aveva proprio voglia di uscire di  casa e affrontare tutte le coppiette innamorate già da prima mattina, di passare l’intervallo seduto in aula per evitare di inciampare nei fioristi per i corridoi o nei ragazzi travestiti in modi assurdi che portavano palloncini alle loro fidanzate.
No, quest’anno sarebbe stato diverso.
Kurt Hummel sarebbe rimasto chiuso in casa a leggere libri di fantascienza, possibilmente con una decina di morti violente, in pigiama o al massimo in tuta, senza nemmeno badare a sistemarsi i capelli. La televisione sarebbe stata off limits (anche perché la programmazione su tutti i canali sarebbe stata da diabete) e per tutto il giorno non voleva nemmeno vedere un cuoricino o un cioccolatino.
E pensare che per i restanti 364 giorni dell’anno Kurt Hummel era anche un tipo romantico, che sognava di trovare il principe azzurro, che desiderava una storia d’amore da favola basata sulla fiducia e su sentimenti profondi.
Tutti i giorni, ma non a San Valentino.
 
Il 14 mattina Kurt si svegliò già con il piede sbagliato. Si era dimenticato di cambiare la sveglia che era impostata sulla radio. Per questo motivo la prima cosa che sentì quel giorno furono le note di “Come What May” direttamente dal Musical di Moulin Rouge.
Borbottando e imprecando sotto voce, Kurt si coprì la testa con il cuscino e allungò la mano, cercando a tentoni quell’aggeggio infernale per farlo stare zitto. Al terzo tentativo ci riuscì e una volta che la stanza tornò immersa nel completo silenzio, il ragazzo tirò un sospiro di sollievo.
Dopo essersi girato a pancia in su e aver osservato il soffitto per parecchi minuti, Kurt decise di agire.
Odiava mentire a suo padre e a Carole, ma non aveva alternative. Odiava troppo questa giornata, e non se la sentiva proprio di andare a scuola.
Per questo motivo prese il termometro che aveva precedentemente messo in un cassetto del comodino e lo avvicinò alla lampadina. Non aveva mai provato questo metodo, però nei film funzionava.
Dopo qualche minuto se lo infilò sotto l’ascella e chiamò suo padre a gran voce.
Burt Hummel con il suo solito cappellino sportivo e una delle sue classiche camice a quadretti, sbucò dalla porta dopo pochi secondi, con un’espressione preoccupata sul viso.
“Kurt, che succede figliolo?” domandò l’uomo.
“Papà…” rispose il ragazzo con la voce bassa “non mi sento tanto bene…”
Kurt era un grande attore, questa era una cosa risaputa, ma Burt Hummel lo conosceva da 17 anni, non sarebbe stato semplice ingannarlo.
“Fammi sentire se hai la febbre…” disse l’uomo avvicinandosi al ragazzo steso sotto le coperte e poggiandogli una mano sulla fronte “mmmm, sei abbastanza fresco…”
“Tieni il termometro…” rispose Kurt fingendo qualche colpo di tosse.
L’uomo controllò la temperatura scritta sul termometro sbarrando gli occhi “Kurt, 38,5! Ma com’è possibile! Non scotti!”
“Non lo so…ieri non mi sono asciugato i capelli prima di andare a dormire…” mentì Kurt evitando lo sguardo del padre.
“Mmmm stai dicendo la verità Kurt? Non è che stai attraversando qualche fase strana e non me ne sto accorgendo?” domandò l’uomo, toccando di nuovo la fronte del ragazzo.
Kurt arrossì per la vergogna, ma fortunatamente questo giocò a suo favore dato che il padre lo trovò leggermente accaldato.
“No papà…perché dovrei mentirti? Non mi sento tanto bene….” Rispose ancora il ragazzo.
“Ok ok figliolo…rimani pure a casa…ma Carole è già andata a lavoro, io sarò in officina tutto il giorno, non so quali saranno i programmi di Finn per il pomeriggio…”
“Oh, Papà ma stai tranquillo! Dormirò praticamente tutto il giorno, non mi accorgerò nemmeno che voi non ci siete…” disse Kurt velocemente.
“Anche stasera, ho prenotato in un ristorante e poi a teatro…sai è San Valentino e volevo fare qualcosa di speciale per Carole…ma posso anche provare a chiamare per disdire, così possiamo passare la serata insieme…”
”Papà, non sono in punto di morte…ho solo un po’ di febbre e di tosse. Non ti preoccupare, una giornata di riposo mi basterà per riprendermi…tu porta tranquillamente Carole a cena fuori e a teatro…” insistette Kurt.
“Se lo dici tu…” rispose il padre poco convinto “ti chiamo ogni ora per sentire come stai, d’accordo?”
“Anche ogni due papà, non vorrei che mi svegliassi…” disse Kurt in tono pratico.
“Hai ragione…allora buon riposo”. Burt baciò la fronte del figlio scompigliandogli i capelli, prima di lasciare la stanza chiudendosi la porta alle spalle.
 
Kurt aspettò di sentire il rumore della macchina del padre avviarsi e lasciare il vialetto, prima di togliersi le coperte di dosso, scendere dal letto e iniziare a stiracchiarsi.
Si sentiva tremendamente in colpa per aver mentito a suo padre in quel modo, ma l’aveva fatto per il suo bene.
Prima di tutto decise di spegnere il cellulare. Non voleva assolutamente ricevere nessun tipo di sms da parte di Rachel, Mercedes o chissà chi, preoccupate per la sua salute.
Poi, dopo essersi messo un paio di calze che lui amava definire “antisesso” dato che erano con i gommini e a forma di panda, scese da basso cercando qualcosa di commestibile per fare colazione. Trovò solo una scatola di cereali integrali quindi fu costretto ad optare per quelli. Si preparò una bella tazza di latte, sistemò tutto su un vassoio e poi tornò in camera da letto. Prese la sua copia di “IT” di Stephen King (solo libri truculenti per quella giornata, ricordate?), accese lo stereo con la musica classica, e dopo essersi ri-infilato sotto le coperte, iniziò a leggere, soddisfatto del programma della sua giornata.
 
Le ore passarono talmente velocemente che Kurt non si accorse nemmeno che si era fatto mezzogiorno passato. Suo padre aveva chiamato solo una volta per verificare come stesse, e il ragazzo aveva finto una voce impastata dal sonno che, secondo il suo modesto parere, gli era uscita anche abbastanza bene.
Il libro era davvero avvincente e Kurt aveva già superato le 300 pagine. Avrebbe continuato volentieri la sua lettura, ma il suono del campanello di casa lo obbligò a interrompersi.
 
Kurt era assolutamente impresentabile. Il suo pigiama era tutto stropicciato, senza contare che i pantaloni erano infilati nei calzini antisesso, i capelli erano un completo disastro, ma in fondo non gli importava. Alla porta ci sarebbe stato qualche venditore ambulante, o al massimo il postino. Persone di cui non gli interessava poi gran che.
Con passo svelto si diresse alla porta d’ingresso (la persona dall’altra parte continuava a suonare incessantemente) e con un’aria un po’ scocciata aprì la porta, già pronto a rispondere a tono a chiunque lo stesse disturbando in quel modo.
Peccato che quando aprì la porta si trovò di fronte un bellissimo ragazzo in completo scuro, con i capelli castani e ricci, un fiore rosso nel taschino e due occhi color caramello che lo squadravano dall’alto in basso.
Tutti gli insulti di Kurt gli morirono sulle labbra, e il ragazzo rimase a bocca socchiusa a fissare l’affascinante sconosciuto davanti alla sua porta, mentre sentiva le guance arrossarsi sempre più.
Il ragazzo lo stava fissando senza troppi complimenti con un sorrisino a metà tra il divertito e l’interessato sul volto, e Kurt non sapeva proprio come reagire. Gli unici pensieri razionali che aveva in quel momento erano riguardo i suoi vestiti e i suoi capelli impresentabili. Ma perché cavolo non si era fatto una doccia quel mattino?
“-urt Hummel?” disse l’affascinante sconosciuto davanti alla porta.
“Co-come scusa?” balbettò Kurt in un sussurro.
“Oh, ma allora ce l’hai la voce…” rispose il ragazzo sorridendo, e cazzo se era bello quando sorrideva!
“Sei tu Kurt Hummel?” disse ancora una volta il morettino, e Kurt si beò sentendo il suo nome pronunciato dalle labbra perfette di quello sconosciuto.
“Ehm…si-si sono io…” balbettò Kurt.
“Okay, allora sei proprio la persona che sto cercando…questo è per te…” disse il ragazzo prendendo una scatola piatta e quadrata dalle sue spalle, con un fiocco rosso e una rosa.
“Co-cosa?” disse Kurt sempre più confuso mentre guardava quello sconosciuto che gli stava porgendo una scatola che aveva tutta l’aria di essere un regalo di San Valentino.
“Prendi…non ho tutto il giorno…devo andare anche in altre case…” insistette il moro spingendo la scatola davanti a Kurt, che la prese in mano e…perché era calda?
E per quale motivo profumava di…pizza?
Kurt avvicinò il viso alla scatola, constatando che effettivamente si trattava di profumo di pizza.
Che diavolo di scherzo era quello?
“Okay, ora dovresti pagarmi…sai per il servizio e tutto il resto…sono 10 dollari…ma non disdegno la mancia…non mi pagano un gran che al ristorante, anche se mi costringono ad andare in giro in smoking per consegnare pizze, visto che è San Valentino…” spiegò il moro roteando gli occhi e sbuffando divertito “Grazie a Dio lavoro in quel ristorante solo da Gennaio…ho paura che a Dicembre mi facciano vestire da Babbo Natale…”
Kurt era…confuso.
Punto primo: chi gli aveva mandato la pizza a casa? Probabilmente Carole o suo padre, pensò, preoccupati per la sua finta malattia.
Punto due (il più importante tra l’altro) come si chiamava questo fantastico fattorino che stava sorridendo in modo così affascinante davanti alla sua porta?
Punto tre: Kurt era vestito in modo improponibile, e non stava sicuramente facendo una bella figura davanti al morettino dagli occhi caramello.
“Kurt? Kurt? Scusa se insisto…ma dovresti pagarmi…devo tornare in pizzeria a prendere gli altri ordini…” disse ancora il ragazzo, sventolando una mano davanti agli occhi del ragazzo che si riprese immediatamente.
“Ah, si scusami! Entra un secondo…devo andare a prendere i soldi di sopra…non aspettavo la pizza…quindi non ero preparato…” biascicò Kurt, correndo verso le scale, mentre il fattorino entrava in sala.
 
Kurt cercò di mantenere la calma, mentre con una mano si sistemava i capelli e con l’altra frugava nel cassetto cercando il portafogli. Dopo essersi tolto immediatamente quelle calze antisesso ed essersi spruzzato un po’ di lacca profumata, prese un bel respiro, si guardò allo specchio, facendo una smorfia di disapprovazione (ma pazienza, non aveva tempo in quel momento per fare meglio di così) e scese di nuovo in salotto, trovando il ricciolino intento a guardarsi attorno.
“Ehy…” lo chiamò Kurt che si era fatto un po’ di coraggio. Aveva intenzione di sapere per lo meno il nome di quello sconosciuto così affascinante dal sorriso così dolce “tieni pure il resto…”
“Kurt…ma questa è una banconota da 50 dollari…stiamo parlando di una mancia di 40 dollari…non ti sembra un po’ esagerato?” domandò il ragazzo interdetto.
“No, figurati…non preoccuparti…lo faccio perché hai avuto il coraggio di andare in giro tutto agghindato di casa in casa solo per consegnare le pizze…” mentì Kurt, mordendosi il labbro e guardando il fattorino perfettamente fasciato nel completo scuro.
“E’ San Valentino! Probabilmente questa è una delle minori stranezze che vedrai in giro quest’oggi!” disse il ragazzo scuotendo le spalle.
“Ahaha, non penso proprio…” rispose Kurt ridacchiando enigmatico.
“Perché no, scusa?”
“Perché non ho intenzione di lasciare questa casa per tutta la giornata…” spiegò Kurt in modo ovvio.
“Non hai una cena o un appuntamento questa sera con la tua ragazza?” domandò il ragazzo curioso.
“Ragazzo, casomai…e no. Sono un single depresso che odia con tutto se stesso San Valentino, che si è finto malato per evitare di andare a scuola ad affrontare tutte le coppiette innamorate e che ora strafogherà i suoi dispiaceri nella tua pizza”  spiegò Kurt soddisfatto di aver fatto sapere allo sconosciuto di essere single e interessato ai ragazzi nella stessa frase. Ora doveva solo scoprire gli interessi dello sconosciuto, ma il suo gay radar stava mandando dei segnali inconfondibili.
“Odi San Valentino?” domandò quello sbarrando gli occhi.
“Esatto” rispose Kurt, iniziando a slegare il fiocco rosso sopra la scatola della pizza per aprirne il coperchio.
“NO!” gridò il moro lanciandosi verso di lui e impedendogli di aprire la pizza.
Kurt lo guardò alzando un sopracciglio “che ti prende?” domandò stupito.
“Se odi San Valentino…non penso che sia il caso di aprire questa pizza…te ne posso portare un’altra tra 30 minuti…” disse il ricciolino mangiandosi le parole dalla foga.
“Per quale motivo??” domandò Kurt che ora era curioso di aprire quella scatola.
“No, sul serio, non aprirla…te ne porto un’altra…”
Kurt lanciò uno dei suoi sguardi taglienti allo sconosciuto, che lasciò immediatamente le mani dalla confezione sconfitto.
Kurt aprì il coperchio lentamente, e guardò dentro la scatola di cartone, trovandoci una pizza…
“A forma di cuore? STAI SCHERZANDO?!” disse Kurt sconvolto.
“Ehm…è la politica del ristorante…hanno deciso che per tutta la giornata le pizze saranno a forma di cuore…scusa” disse il ragazzo con uno sguardo da cucciolo bastonato.
Kurt prese un profondo respiro. Era tentato a rimandare indietro la pizza per averne un’altra, solo perché così avrebbe avuto la possibilità di rivedere il fattorino, ma non voleva risultare viziato e presuntuoso, quindi disse semplicemente “nessun problema, la mangerò ad occhi chiusi, o bendato…”.
Kurt non si accorse del modo in cui il moro lo guardò mentre diceva quelle parole, dato che non aveva assolutamente intenzione di risultare provocante.
“Ehm…okay…allora io vado…e scusami ancora…” disse il moro passandosi le mani sudate sul completo scuro.
“No! Aspetta!” disse Kurt, poggiando la scatola della pizza sul tavolino della sala facendosi prendere dal panico. Non poteva assolutamente lasciar andar via quello sconosciuto senza scoprire il suo nome.
“Perché?”
“Ehm….volevo sapere…stasera…ehm nel senso…” Kurt prese un bel respiro profondo prima di ricominciare da capo “anche stasera sono a casa da solo, e non c’è molto da mangiare in casa…naturalmente non ho intenzione di prendere un’altra pizza a forma di cuore, per l’amor di Dio, ma mi domandavo se…”
”Se voglio uscire a cena con te?” disse il moro tutto d’un fiato senza connettere il cervello alla bocca.
Kurt lo guardò a bocca sbarrata. Aveva sentito bene? “Ehm…no. In realtà non volevo chiederti questo anche perché non ci conosciamo nemme-” disse Kurt misurando le parole. Questo non vuol dire che non mi piacerebbe uscire con te, aggiunse poi mentalmente.
“Oh, menomale, perché stasera lavoro al ristorante e non avrei potuto!” disse il ragazzo tirando un sospiro.
Kurt non sapeva bene come considerare quella frase. Il fattorino aveva appena lasciato qualche speranza per una loro possibile uscita o si stava sbagliando?
“Comunque, volevo semplicemente chiederti se per caso il vostro ristorante fa anche dei primi piatti d’asporto o qualcosa d’altro oltre alla pizza…così ti potrei chiamare…nel senso, chiamerei la pizzeria non te, e non morire di fame...”
“Oh, si ovviamente! I nostri spaghetti sono fantastici!” disse il ragazzo animandosi “ti scrivo il numero sul cartone della pizza…”
Il ragazzo prese un pennarello rosso dalla tasca e scrisse il numero della pizzeria sulla scatola “chiedi di me…” aggiunse poi, scrivendo Blaine poco sotto “Sarei solo felice di tornare qui a portarti da mangiare…così non mi sentirei nemmeno in colpa per questa mancia assurda…”
Kurt sorrise leggendo più e più volte il nome Blaine scritto in stampatello sulla scatola.
“Allora ci sentiamo stasera…” disse il padrone di casa in un sussurro.
“Perfetto. A stasera” rispose il ragazzo sorridendo e avvicinandosi verso la porta “Buon Appetito”
Kurt guardò estasiato Blaine uscire dalla sua casa, con un sorriso stampato sulle labbra e la scatola della pizza tra le mani.
Forse quel San Valentino non sarebbe stato poi così terribile.
 

*

Kurt sapeva che era assurdo avere delle speranze per quella serata. Blaine era semplicemente un cameriere/fattorino che aveva visto una volta sola, non sapeva nemmeno se fosse gay quindi era tanto inutile farsi delle aspettative. Eppure la testa di Kurt era partita per la tangente. Saltellava per la stanza tutto felice contando le ore che lo separavano dalla cena.
Per prima cosa decise di farsi un bagno, di profumarsi per bene e di scegliere i vestiti che avrebbe indossato quella sera per il suo incontro con Blaine.
Non voleva risultare ne troppo sofisticato ma nemmeno troppo casual. Non voleva far capire a Blaine che si era messo in ghingheri per lui, ma non voleva nemmeno fargli credere che avesse un pessimo gusto nel vestire, visto il modo in cui si era presentato a mezzogiorno davanti alla porta.
Finn tornò a casa giusto il tempo per lasciare la borsa da football e salutare. Rachel aveva organizzato tutto il pomeriggio e tutta la serata, quindi non sarebbe stato in casa.
Che peccato, pensò immediatamente Kurt.
Lo stesso valeva per Carole e Burt. Quando i due tornarono a casa più o meno contemporaneamente, Kurt si fece trovare a letto. Non aveva voglia di parlare con nessuno dei due, quindi finse di dormire. I genitori lo baciarono sulla fronte, chiusero la porta della sua camera e gli spensero le luci, per lasciarlo riposare.
 
Kurt era un fascio di nervi, voleva sollevarsi da quel letto e sistemare la tavola. Aveva in mente di mettere qualche candela qua e la, facendola risultare casuale, una tovaglia bordeaux e una bottiglia di spumante sul tavolino, fingendo che l’avesse lasciata li il padre. Sperava di poter offrire almeno un bicchiere a Blaine.
Questo era il suo grande piano per la serata: l’obiettivo invece era riuscire ad avere il suo numero di telefono personale, non quello della pizzeria. Proprio quello di Blaine.
 
Verso le 18.30 Carole e Burt finalmente uscirono di casa, e non appena Kurt sentì la macchina lasciare il vialetto, saltò fuori dal letto, accese le luci e si precipitò a sistemare il salotto.
Una volta ultimato tutto prese il telefono e chiamò il numero del ristorante ordinando un piatto di tagliatelle al ragù, chiedendo espressamente del cameriere Blaine.
 
E poi, aspettò.
 
Kurt aspettò passeggiando davanti alla porta con il cuore in gola l’arrivo di Blaine ripassando mentalmente tutte le possibili frasi che avrebbe potuto dirgli, e sistemandosi il maglione panna che aveva scelto di indossare per quella sera.
Dopo 30 minuti il campanello finalmente suonò e il ragazzo aprì velocemente la porta, con un gran sorriso sul volto “eccoti finalmente Bla-“ ma le parole gli morirono in gola.
 
Quello davanti a lui non era Blaine, ma un ragazzo qualsiasi. Con gli occhi celesti e i capelli color cenere, avvolto in un completo scuro identico a quello di Blaine. A guardarlo bene era anche un bel ragazzo.
Ma non era Blaine.
Kurt era senza parole. Aveva chiesto espressamente di Blaine. Aveva lasciato il suo nome al ristorante e il suo indirizzo. Blaine aveva detto che sarebbe venuto. Kurt si era agghindato per Blaine, non per un tipo qualsiasi.
“Grazie” biascicò, prendendo la scatola con il fiocco rosso, sorridendo gentilmente al ragazzo e pagandolo.
Quello gli augurò “Buon San Valentino” e poi con passo svelto voltò i tacchi e tornò alla sua macchina.
 
Kurt rientrò in casa con le lacrime agli occhi.
Si era illuso di nuovo. Quante volte doveva sbattere la testa contro il muro prima di capire che era tutto inutile? Non sarebbe mai riuscito a trovare qualcuno interessato a lui. Le sue cotte erano a senso unico. Non aveva possibilità.
San Valentino era una merda.
E forse quest’anno ancora di più.
Lanciò la scatola sul tavolino del salotto e si tolse le scarpe e i pantaloni, cambiandosi in una tuta molto più comoda. Spostò tutte le candele rimettendole al suo posto, prese il dvd di “La guerra dei mondi” un film di Finn che non aveva mai visto ma dal titolo sembrava adatto al suo stato d’animo, prese le posate, si afflosciò nel divano e dopo aver aperto la scatola di tagliatelle al ragù iniziò ad ingozzarsi.
La pasta effettivamente era davvero buona, ma il film era di una noia mortale. Kurt non aveva voglia di alzarsi e di andare in cucina per prendere l’acqua, quindi decise di bere a canna lo spumante che aveva aperto per Blaine, e un po’ brillo, con ancora il magone e gli occhioni lucidi, si addormentò sul divano a metà film.
 
Il suo sonno venne disturbato dal rumore incessante del campanello di casa. Il ragazzo aprì gli occhi e con lo sguardo annebbiato guardò l’ora: 23.30.
Non potevano essere né Carole e Burt né Finn dato che era troppo presto per entrambi. Quindi confuso si alzò molto lentamente, con la testa che pulsava, si stropicciò gli occhi e spense la televisione. Si diresse verso la porta e domandò “Chi è?” non volendo aprire al primo ladro o maniaco.
Rimase totalmente shockato nel sentire la parola “Blaine!” pronunciata dalla voce calda del ragazzo che aveva desiderato di vedere per tutta la sera.
Kurt incapace di ragionare, aprì la porta, trovandosi faccia a faccia proprio con il morettino, ancora vestito di tutto punto e con un grande mazzo di fiori davanti a se.
“Scusami, scusami, scusami!” iniziò a pigolare quello “ero in turno nelle cucine quando è arrivata la chiamata e non mi hanno permesso di venire qui a portarti la pasta! Quindi appena ho staccato sono corso a prenderti dei fiori per farmi perdonare e sono corso qui…” spiegò quello con i suoi occhioni da cucciolo.
“Ma…ma perché?” domandò Kurt interdetto.
“Perché è il 14 Febbraio, ancora per 30 minuti è San Valentino…e…” disse Blaine iniziando a diventare rosso in viso.
“E? Io odio San Valentino Blaine.Te l’ho detto a mezzogiorno. Odio questo giorno con tutto me stesso. E quest’anno è stato più terribile del solito. Sono rimasto a casa per non rimanere scottato dalla vista di tutte le coppiette innamorate, ma è stato peggio. Perché è venuto a casa mia un bellissimo ragazzo  che mi ha illuso.” Disse Kurt sull’orlo di una crisi di pianto.
“Scusa Kurt, non ho davvero potuto venire a portarti da mangiare…e non avevo il tuo numero per avvisarti…” cercò di scusarsi Blaine “mi dispiace…”
Kurt tirò su con il naso impedendo alle lacrime di uscire “Tranquillo Blaine, sto-sto e-sagerando…non…non è niente...non ci conosciamo nem-meno…non eri obbligato a venire qui…”
“Ma io volevo!” disse Blaine avvicinandosi a Kurt e afferrandolo per un braccio “Volevo tantissimo venire qui per rivederti ancora una volta. Sapere di avere una scusa per incontrarti di nuovo, per vedere ancora i tuoi magnifici occhi azzurri…ho avuto le farfalle nello stomaco per tutto pomeriggio…” confessò Blaine
“Dici sul serio?” domandò Kurt alzando un sopracciglio.
“Si Kurt. Dal momento in cui hai aperto quella porta, con tutti i capelli arruffati e quelle adorabili calze a forma di panda-“ Kurt arrossì vistosamente sentendo nominare le sue calze e il suo look improponibile “-ho subito pensato che fossi il ragazzo più bello che avessi mai visto. Mi sono sentito fortunato ad essere stato io a doverti consegnare la pizza. Poi tu mi hai detto di essere gay e single…non sai quanto mi hai fatto felice…spero di non aver incasinato tutto, ma ti assicuro che non mi hanno lasciato uscire dalla cucina…”
Kurt sentì la testa girargli. Non sapeva se per colpa dell’alchool che aveva in corpo o per le parole di Blaine. Forse per entrambe le cose. Fattostà che prese i fiori che il moro gli stava ancora porgendo in una mano e nell’altra afferrò il braccio di Blaine trascinandolo in casa sua.
“Ti va di restare un po’ qui? Ho bisogno di sedermi...penso di aver bevuto troppo e mi gira la testa…” spiegò Kurt “nel frattempo possiamo parlare e magari conoscerci meglio…”
Blaine annuì e poi aiutò Kurt a sedersi sul divano. Il ragazzo immediatamente si accoccolò contro la spalla del moro (non sapeva nemmeno lui da dove gli fosse uscita tutta quell’intraprendenza) e poi domandò “Quindi Blaine…dimmi un po’…come ti chiami di cognome?”
“Anderson” rispose velocemente il ragazzo accarezzando il braccio di Kurt dolcemente.
“Mmm-kay E Blaine Anderson, quanti anni hai?”
“18…ho finito il 4 anno e sto cercando di guadagnare qualcosa per il college…”
“Wow…” rispose Kurt alzando un poco il viso per poter guardare meglio il meraviglioso ragazzo che aveva al suo fianco
“Ultima domanda…”
“Di già?” domandò Blaine stupito
“Si perché poi voglio fare altro…” disse Kurt con una tale naturalezza “Blaine Anderson 18 anni dimmi, ti piaccio almeno un po’?”
Blaine spalancò gli occhi per la domanda così diretta, ma senza nemmeno pensarci un secondo rispose “parecchio, mi piaci parecchio…”
“Okay Blaine Anderson 18 anni…cosa ne dici se ci baciamo adesso? E’ tutto il giorno che non faccio altro che pensare alle tue labbra…” disse Kurt, e si, questa frase era decisamente dovuta all’alchool.
“Non c’è nemmeno da chiederlo” rispose Blaine avvicinandosi alle labbra di Kurt baciandolo dolcemente.
Kurt si lasciò trasportare dal bacio, portando una mano sul petto del ragazzo e iniziando ad accarezzargli le labbra con la lingua per farsi strada nella bocca del moro, che senza troppi preamboli gli diede libero accesso. Kurt con una mossa abbastanza decisa spinse Blaine all’indietro, sdraiandosi sopra di lui.
Con le mani continuavano ad accarezzarsi mentre le loro bocche non si erano ancora staccate.
Blaine mugugnò qualcosa contro le labbra di Kurt, e questo fu costretto a staccarsi, domandando “Co-come?” con il fiato corto.
“Sei davvero fantastico…” rispose Blaine e Kurt sorrise, iniziando a baciargli il collo con trasporto.
“Kurt…” disse Blaine inclinando la testa all’indietro per facilitare l’altro ragazzo “sei un po’ ubriaco…non penso sia il caso di esagerare per stasera…”
“Ma sei così sexy…” biascicò il ragazzo tra i baci.
“Sarò sexy anche domani, dopodomani e i giorni a venire…” disse il ricciolino cercando di sedersi un po’ più comodo.
“Uff…hai ragione…” disse Kurt spostandosi dal corpo di Blaine sedendosi di fronte a lui. Entrambi i ragazzi avevano il fiato corto ed erano tutti scombinati, ma non era importante.
“Vieni qui…” disse Blaine trascinando Kurt verso di se e abbracciandolo.
Kurt passo immediatamente le braccia attorno al petto del ragazzo, accoccolandosi contro di lui.
“Com’era la pasta?” domandò Blaine accarezzandogli la schiena.
“Molto buona…” disse Kurt che adorava sentire le mani di Blaine coccolarlo in quel modo.
“Hai mangiato il dolce?” domandò Blaine subito dopo.
“Pensavo che il mio dolce fossi tu…” sussurrò Kurt mordicchiandosi le labbra. Stava forse esagerando? Ma l’alchool gli toglieva tutti i filtri.
“Kurt…concentrato…”
“Ehm…no. Mi sono addormentato sul divano davanti alla tv…”
“Cosa ne dici se vado a cucinarti qualcosa? Così concludi il tuo San Valentino nel migliore dei modi…” propose Blaine.
“Ottima idea ma prima…mi baceresti di nuovo?” domandò Kurt alzando lo sguardo e puntando i suoi occhioni azzurri contro quelli color caramello di Blaine.
“Se proprio insisti…” rispose Blaine, tornando a baciare le labbra del ragazzo.
 
In fin dei conti, il dolce poteva anche aspettare qualche minuto ancora.
 

- The End-
 

Free Talk

Buon San Valentino
Buon Glee Day
Buon Klaine Day <3

Questa storia è proprio una cavolata che mi è venuta in mente una sera e l'ho scritta di getto! Spero comunque che vi abbia fatto sorridere e in qualche modo vi sia piaciuta!
Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate

Su FB mi trovate sempre qui: Willbeyoungforever

A presto
Ottavia

 

 
 
   
 
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