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Autore: violetsugarplum    14/02/2013    3 recensioni
[Spin-off di One Last Chance]
Blaine osserva Sebastian al pianoforte, intento a suonargli quella che lui ha definito "una piccola cosa", senza sapere che quelle note parlano di lui e, soprattutto, di loro.
Genere: Fluff, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Your voice still gives me chills


Era ormai quasi sera e la stanza era illuminata dal debole sole che donava loro i suoi ultimi raggi prima di andare a coricarsi. Gli altri ospiti di Villa Liberty non erano in salotto; c'era chi era a fare fisioterapia e chi si godeva gli ultimi istanti di luce passeggiando per il giardino mano nella mano della persona amata.

Sebastian, senza dire una parola, lo aveva avvicinato con la carrozzella al pianoforte, che ormai veniva utilizzato da Ralph sempre più spesso per insegnare Annie a suonare -quant'erano cambiate le cose in quegli anni- e gli aveva detto di non muoversi assolutamente per nessuna ragione. Questa frase l'aveva trovata poco divertente e gli tenne il broncio perfino quando le sue lunghe dita gli solleticarono le guance in un gesto affettuoso.

Forse Sebastian voleva dare lezioni anche a lui o magari suonare qualcosa insieme, ma chissà cosa aveva in mente. Perché di lui si fidava, ma era sempre Sebastian, no?

"Blaine, so che ti stai chiedendo cosa faccio davanti al pianoforte", disse sedendosi lentamente sulla panchetta, lasciando cadere il bastone a terra. "Ma il punto è che... ."

"Sì? Sì cosa?", chiese Blaine aggrottando leggermente le sopracciglia. "Vuoi insegnarmi a suonare? Lo sai che da giovane ero bravo-"

"Voglio farti ascoltare una piccola cosa."

Blaine si lasciò scappare un 'oh' sorpreso. "Ok, Sebastian."

"Mi ascolti? Bene, perché richiede molta concentrazione."

"È musica classica? Una composizione di Mozart?"

"Meglio", Sebastian ridacchiò, posizionando le mani sui tasti e accarezzandoli piano, come se avesse paura di far loro del male.

"Devo chiudere gli occhi?"

"Questa è una tua scelta", Sebastian rise di nuovo. "Tanto non faccio la spia se li tieni aperti."

Blaine si mosse nervoso sulla sedia e Sebastian gli sorrise, facendogli capire che non c'era motivo di agitarsi.

"Sarò un po' arrugginito, forse, ma..."

E Sebastian iniziò, come se sapesse di star togliendo tempo utile a quella che era la magia più strana e affascinante di tutte; la musica.


All I know's I'm a lucky man,
I try to do the best I can
so I move trying to make things be all right


Le dolci note, suonate con assoluta maestria, che accompagnavano Sebastian non erano minimamente paragonabili alla sua voce che era calda e matura, così diversa dal tono che Blaine ricordava. Si era fatta più spessa, come se fosse cresciuta passo a passo con lui, e per Blaine non c'era niente di più bello che poterla ascoltare e osservare le dita che si muovevano veloci e esperte su tasti.


I'm so glad that you're in my life
You fill my heart, you fill my sky
I'm so glad 'cause you make it all right



Blaine non ricordava una canzone con quel testo, ma percepì che ci fosse una sorta di velo malinconico che avvolgeva ogni singola parola. Era uno di quei brani strappalacrime che andavano di moda quando erano giovani? Gliel'avrebbe sicuramente chiesto una volta finito, ma era sicuro che non lo fosse. Sembrava così personale...


When we met, well, the sun begun to shine
You know, I'm a lucky man,
I do my best, the best I can for you
and you smile and make everything all right



Aveva dovuto accantonare in una parte remota della sua mente il ricordo del loro primo incontro, avvenuto così tanti anni prima, perché in quel momento era giusto così. E, se ogni tanto cercava di rispuntare fuori, Blaine faceva di tutto per nasconderlo bene ancora una volta, come se fosse un pacchetto di sigarette sul fondo del cassetto dei calzini affinché la mamma non lo trovasse quando riordinava la stanza. Sebastian da ragazzo era un po' come il fumo; faceva male, ma era dannatamente bravo a dare assuefazione. E, nonostante ogni sforzo, i suoi occhi verdi erano rimasti lì, immutati perfino nelle loro sfumature azzurre, ed erano riusciti a farsi spazio tra gli abbracci di Virginie e i sorrisi dell'uomo che aveva sposato.


And you love me tonight
you love me tonight
you love me
you love me
tonight



Sentì il cuore esplodergli nel petto perché quella non era una richiesta e, forse, non lo era nemmeno mai stata. E non era nemmeno una constatazione, era semplicemente così. Perché l'amore può avere moltissimi sapori e odori, ma i colori rimangono inalterati. E non c'è niente di più bello di queste tonalità che si mischiano tra loro perfettamente, creando una gamma sempre più ampia. E, anche se Sebastian non poteva più vederli, Blaine glieli avrebbe descritti con calma e con precisione, esattamente come gli leggeva a voce alta i suoi libri o gli raccontava gli anni in cui avevano vissuto l'uno lontano dall'altro. Blaine vedeva in Sebastian la luce e l'ombra, il bianco e il nero, proprio come i tasti del pianoforte che stava suonando. E li apprezzava tutti, distintamente. Non gli era mai piaciuto il grigio.

Sebastian terminò la canzone con voce ferma e sicura. Nessuno dei due aveva il coraggio di parlare per primo, per non interrompere quel momento incantato che altrimenti sarebbe svanito come lo scoppio di una bolla di sapone.

Blaine sorrise quando vide Sebastian fare altrettanto e scuotere leggermente la testa. Ma l'attimo non era fuggito via, nessuna bolla di sapone era esplosa portando via con sé quello strano incantesimo. E i colori erano sempre più forti, più sgargianti, più vivi che mai.

"Ti è piaciuto?", chiese Sebastian cercando la sua mano e facendo scorrere lentamente il suo indice sulle nocche nodose.

"Moltissimo."

"E non me lo merito un bacio?"

Blaine scoppiò a ridere perché Sebastian non riusciva a stare serio per più di un minuto e approfittava di ogni minima cosa per rubargli un bacio, sia quando prendeva le sue medicine che trovava semplicemente disgustose e il più delle volte rifiutava di mandare giù, sia quando aiutava a Ralph a spolverare il pianoforte, sia quando finiva di raccontare quelle fantastiche storie di viaggi intorno al mondo ai suoi tre nipotini che lo ascoltavano rapiti, dicendo sempre che avevano un sacco di tempo da recuperare. E, qualche volta, Blaine sorrideva e cedeva perché non si sentiva in grado di negarglielo, avendo paura che l'indomani, ma anche solo una manciata di secondi dopo, la sua lucidità sarebbe svanita più veloce di un battito di ciglia.

"A questo ci penseremo più tardi. Sei stato bravissimo, Sebastian... È stato veramente bello. Sai, la tua voce mi dà ancora i brividi."

Sebastian sorrise in silenzio, arrossendo un poco, ma presto le sue labbra si curvarono in un ghigno di assoluta soddisfazione.

"Come sarebbe a dire 'ancora'?"

"Che, anche se non avrei voluto e, soprattutto dovuto", specificò Blaine ridacchiando, "La tua voce mi è sempre piaciuta. Perfino quando cantavi brani di gruppetti pop dal registro un po' troppo alto per te."

"Ehi, attento che mi offendo! Arrivavo a tutte le note con voce piena! Erano gli altri che non erano alla mia altezza!"

Blaine rise e Sebastian si unì a lui; le loro mani finalmente unite con le dita che si intrecciavano perché quello era un gesto di cui non riuscivano mai a farne a meno.

"Certo, ma non puoi negare che i testi fossero leggermente imbarazzanti... Però questo è meraviglioso. Col tempo hai raffinato i gusti, uh?"

Sebastian scosse la testa. "No, il tempo mi ha solo aiutato a finire di scriverla."

Gli occhi di Blaine si spalancarono in sorpresa e non potè far altro che sporgersi piano per accarezzargli una guancia e sentire il respiro di Sebastian farsi più rilassato al contatto.

"L'hai scritta tu?"

"Sì... Ho iniziato a scriverla tanti, tantissimi anni fa, ma non ero mai riuscito ad ultimarla. Doveva essere una dedica ad una persona a me molto speciale, ma il destino ha voluto che rimanesse nascosta e incompiuta. Ad ogni sbaglio commesso nella mia vita, aggiungevo o toglievo frasi, sperando che il segno della biro cancellasse anche tutte le stupidaggini che combinavo. Ma non ero mai soddisfatto, né della canzone e né di me stesso. E, dopo l'incidente, mi erano venute moltissime idee ma, ovviamente, non avevo più la possibilità di buttarle giù. Lo sai che ci ho provato? Intendo scrivere normalmente senza poter vedere? I dottori sono riusciti a fermarmi in tempo prima che iniziassi a scarabocchiare perfino le lenzuola."

"E come sei riuscito a finirla?", chiese Blaine sapendo che, per avere la risposta, sarebbe anche solo bastato guardarsi allo specchio.

"Le idee non mi convincevano mai perfettamente. Non c'è stata nemmeno una volta in cui pensavo ad una frase e tentavo di tenermela a mente, preoccupandomi che non sparisse subito come mi era arrivata. Nessuna era mai stata... abbastanza. L'ho ripresa quando sei arrivato...",spiegò paziente Sebastian, e Blaine sentì subito che voleva che capisse bene fino in fondo la fondamentale differenza che gli stava per mostrare. "...e l'ho finita quando ti ho ritrovato."

Rimasero ancora lì a sfiorarsi le mani con la punta delle dita, in un perfetto silenzio pieno di significati importanti. Perché le parole tra loro non erano mai state indispensabili e valevano meno dei sorrisi sulle labbra di Blaine di cui, anche se non poteva vederlo, Sebastian sapeva di esserne il motivo e rideva a sua volta, finalmente felice.

Finalmente felici.





Scrivere uno spin-off non è mai così facile come sembra, ma spero di essere stata all'altezza. È che questi due vecchietti mi mancavano tantissimo e avevo bisogno di parlare ancora di loro :)

La canzone si intitola "Tonight" ed è di Marco Mengoni che, essenzialmente, è una delle mie persone preferite dell'intero universo e che, inconsapevolmente, ha scritto tante di quelle canzoni Seblaine da star male. Come se non si soffrisse abbastanza a causa di quei bimbi bellissimi.

Spero vi sia piaciuta (è il mio modo di festeggiare San Valentino LOL) e a lunedì con Lessons! ♥

Un bacione,

-violetsugarplum
  
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